Note
dell’autrice: Scusaaaaaaaaaaaateeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ci ho messo
veramente tanto ad aggiornare, troppo, ma me ne sono successe così tante… beh,
vi basti sapere che ci vorrebbe una fanfiction per raccontarle tutte XD XD.
Spero che potete perdonarmi.
Intanto
partiamo con:
L’ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
YURI5:
Sì, Strawberry è gentile.. per ora… vedrai cosa combina in questo capitolo. Per
quanto riguarda il cassetto, beh era inevitabile che ci desse un’occhiatina no?
Spero che il capitolo ti piaccia.
ANNA96:
Sì, la storia è veramente bella, e in inglese lo è di più. Io adoro questa
lingua ed è per questo che ho deciso di tradurre questa fiction. Anch’io adoro
Ghish, un po’ meno Ryan e odio completamente Mark (o meglio l’ameba). Sì, Ghish
sta meglio ma… per quanto? Lo scoprirai presto.
ANNINA94:
sì, anch’io ho sempre pensato che Strawberry sia un’idiota a lasciarselo
scappare. Sono contenta che la storia ti diverta e spero che continui a
farlo.
VIOLETTAMICIOMAO:
Beh, ho passato i commenti tuoi e degli altri che recensiscono all’autrice e ne
è veramente contenta. Io continuerò a tradurre, magari con un po’ più di
regolarità, sperando che il lavoro riesca bene. Buona
lettura.
SAKURA
HATAKE: Grazie per i complimenti riguardo la traduzione, non sai quanto mi
facciano piacere. Mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto per il
seguito, spero di rimediare con questo capitolo.
Eccoci
qua, pronti per il nuovo capitolo: buona lettura a tutti.
Capitolo
6
Per
una volta nella sua vita, Strawberry ringraziò mentalmente i suoi genitori per
averle lasciato una lista incredibilmente lunga di lavoretti domestici. Mentre
passava l’aspirapolvere, spazzava, strofinava e spolverava, la sua mente si
rilassava, lasciando lentamente volare via tutti i pensieri stressanti riguardo
le ultime dodici ore. Si distese così tanto da sorridere, canticchiando mentre
lavorava.
Comunque,
il suo umore tranquillo non durò a lungo. Aveva appena guardato all’orologio,
notando che erano le 11:41 ed aveva deciso di aspettare mezzogiorno per cambiare
le bende a Ghish, quando fu interrotta dal suono del
campanello.
Ti
prego, fa che non sia nessuno d’importante…. non le Mew Mew, ti prego…. non
Ryan… ti prego, ti prego, ti prego, non –
Quest’ultimo
pensiero s’infranse non appena guardò attraverso lo spioncino ed il suo sguardo
incontrò il volto di Mark.
Trattenne
bruscamente il respiro, la faccia le diventò immediatamente rossa, le mani le
volarono come al solito alla bocca, in un gesto di femmineo
orrore.
Mark
era fuori davanti alla porta. Mark
Aoyama. Durante le vacanze invernali. Quando i suoi genitori non erano in casa.
Lei Stava Per
Morire.
Però,
questo treno di pensieri deragliò rapidamente. Mark era fuori. Ghish era di
sopra. Ghish + Mark =….
Strawberry
squittì mentre il panico cresceva in lei. Come per deriderla, il campanello
suonò ancora.
Dovrei
aprire? Non posso semplicemente lasciarlo lì fuori (Ma sì
che puoi, usa il cervello ndme)! Aspetta…
potrei far finta di non essere in casa! Sì, buona idea! Ma questo è Mark. Nel
periodo di vacanza.
Uno
strillo di frustrazione spezzò il silenzio mentre lei si mordeva freneticamente
le labbra, con gli occhi incollati intensamente alla porta, a tal punto che
sembrava che lei sperasse che quello sguardo potesse risolvere il problema. Non
ebbe questa fortuna: senza darsi per vinto, il ragazzo suonò una terza
volta.
Probabilmente
Ghish sta ancora dormendo, giusto?
Quindi, se lo faccio entrare e lo tengo al piano di sotto, dovrebbe
andare….
Un
sorriso le illuminò il volto, mentre apriva la porta, pensando di aver risolto
il problema e che il mondo fosse di nuovo in equilibrio. Il suo cuore fece un
balzo quando Mark ricambiò il sorriso, un paio di occhi castani incontrarono i
suoi mentre diceva:
“Ohayou
Strawberry.”
Il
cuore di Strawberry balzò un’altra volta al suono del suo nome: le era sempre
successo quando sentiva quella morbida voce, quando vedeva quel sorriso
perfetto, e si fissava in quelle orbite di infinita bontà e
premura.
“Oh…
Ohayou Mark. Come…
Come stai?” Era troppo agitata perfino per maledire la sua balbuzie. Era strano,
avrebbe potuto pensare se fosse stata un po’ più calma: la loro relazione era
cresciuta così tanto nelle ultime settimane, grazie alle loro diverse
confessioni. Perché era così nervosa?
Il
ragazzo lo notò, La sua faccia si addolcì un po’, e rispose: “Bene, tu stai
bene? C’è qualcosa che…?”
“Non
c’è niente che non va” si affrettò a dire Strawberry, forse un po’ troppo
velocemente. Dopo questo si sforzò di ricomporsi e di ritrovare la calma prima
di guardare negli occhi di lui, cercando di riportare la normalità alla
situazione:
“Sto
bene, vieni dentro.” Lo condusse al divano, sedendosi e facendogli cenno di fare
altrettanto. Non appena lui l’ebbe fatto, lei si rilassò.
Tutto
va bene, vedi? Ora parleremo semplicemente e tutto sarà
normale.
Per
quanto ne sapeva, questo era esattamente ciò che stava accadendo. I due
conversarono e risero e godettero l’uno della compagnia dell’altro. Il tempo
passò: quindici minuti, mezz’ora, un’ora. Per la prima volta da quando aveva
incontrato Ghish la notte precedente, Strawberry si sentì tranquilla. Quando
ringraziò Mark per essere venuto, sentì una nota di pura gioia nella sua voce.
Il suo sorriso era spensierato, libero dalla tensione, mentre lo accompagnava
alla porta.
“Strawberry”
“Cosa?”
lui si fermò giusto prima di andarsene, girandosi a guardarla, standosene tra
gli stipiti della porta aperta. Mettendosi la mano in tasca, ne estrasse una
scatolina bianca con un fiocco rosa pallido e la mise nelle sue
mani.
“Non
ti avevo ancora fatto un regalo.” Era una semplice dichiarazione, ma quali
sensazioni le provocò. Quel rossore familiare le si sparse sulle guance, il
sorriso le diventò piccolo, quasi timido. Dopo aver preso il regalo e ad aver
sfatto con cautela il nodo, aprì la scatolina e, con un urletto, tirò fuori un
paio di orecchini, bellissimi, blu, a goccia, in perfetta pendant con l’amuleto
“Lacrime di Natale” che lei gli aveva regalato.
“Arigatou”
sussurrò, improvvisamente sopraffatta da una traccia di… beh, non c’erano parole
per descrivere come si sentiva, per nulla. Riuscì solo a sorridergli e a
ripetere dei ringraziamenti. Quel momento durò per altri pochi secondi, anche se
Strawberry pensò con gioia che durassero un’eternità, prima che Mark la
abbracciasse e se ne andasse. Gli chiuse la porta dietro, sospirando
felicemente, girandosi ed appoggiandosi alla parete legnosa, con gli squisiti
orecchini tenuti nella sua dolce presa.
I
secondi successivi sarebbero stati perfetti: si sarebbe crogiolata nel ricordo
dell’ultima ora, se non fosse stato per un dettaglio. Mentre si voltava, colse
un movimento con la coda dell’occhio, Un piccolissimo flash, tutto qua. Così
piccolo che si sarebbe potuto considerare un semplice frutto dell’immaginazione,
se Strawberry non fosse stata così dolorosamente certa di quello che era già
accaduto.
Posando
i preziosi orecchini sul tavolo, salì di corsa le scale, facendo gli scalini a
due per volta, mentre la rabbia le storceva i lineamenti mano a mano che si
avvicinava alla camera. Aprì di botto la porta, livida in volto, e
ringhiò:
“Come
osi ?”
Se
possibile Ghish era arrabbiato quanto lei, anzi, a giudicare dalla crudele
espressione che gli dipingeva il volto, la sua rabbia era anche più
violenta.
“Quindi
stai ancora con quello, eh? Non ti sei ancora accorta di quanto sia penoso,
quanto….”
“Sta’
zitto, sta’ zitto tu.. tu inutile pervertito. Come osi dire questo nei
confronti di Mark?”
Ghish
provò a ribattere, ma la voce di Strawberry, la cui acutezza e volume salivano
con ogni respiro, lo bloccò bruscamente.
“E’
così dolce, e buono, e meraviglioso, come puoi…”
“Sono
cento volte quello che lui potrà mai…”
Sarebbe
accurato dire che Strawberry, a questo punto, aveva perso il controllo delle
proprie azioni. Il fatto che Ghish, con pura audacia, l’avesse spiata durante il
suo momento tenero e privato con Mark e che poi fosse arrivato ad insultare
colui che lei considerava il perno su cui si concentrava la sua esistenza
adolescenziale le fece superare ogni limite: volò sopra e dentro il canyon della
rabbia. Fu probabilmente per questo che urlò queste cose a
Ghish:
“Non
sarai mai neanche la metà di quello
che è lui! Mai! Sei orribile ed io
non verrei mai con te, neanche se lui sparisse dalla faccia della
Terra.”
In un
altro momento Ghish avrebbe reagito con una crudele ondata di furia: avrebbe
intrapreso la missione di trovare Mark e di tagliargli la gola di fronte agli
occhi orripilati di Strawberry. In un altro momento avrebbe reagito con tutta la
rabbia che il suo carattere poteva emettere.
Questa
volta, per la completa sorpresa di Strawberry, l’alieno cadde nel silenzio.
Invece di brillare di quella rabbia selvaggia, i suoi occhi divennero smorti. Il
suo intero corpo sembrò afflosciarsi, persino le sue orecchie sembrarono
abbassarsi. Il cambiamento fu così istantaneo ed improvviso che la rabbia di
Strawberry evaporò nel lasso di alcuni millisecondi. Era comunque troppo tardi.
Sembrava che qualcosa nella mente di Ghish si fosse
spezzato.
“E va
bene Strawberry” mormorò con un tono che ricordava tanto quello della sera
prima, quel tono così vulnerabile che aveva profondamente scosso la ragazza.
“Io.. io capisco.” Quello che accadde subito dopo, le fece balzare il cuore
dalla paura.
L’alieno
la guardò con un triste sorriso che si abbinava perfettamente agli occhi
smorti.
“Dovrei
andare ora, no?”
Non
attese per una risposta e la ragazza, in un totale stato di shock, non ne offrì
alcuna.
Lo
guardò con la bocca aperta, ma rimanendo in silenzio, mentre l’aria intorno
all’alieno ondeggiava e lui spariva dalla stanza.
Andato.
Se n’era andato. Cosa… Come..? Strawberry guardò lo spazio che lui aveva
occupato solo pochi istanti prima.
Non
le venne mai in mente di poter essere felice, o che i problemi del giorno prima
fossero finiti, il pensiero che, se non c’era Ghish, non ci sarebbero state
tante preoccupazioni. Riusciva a pensare solo a quello spazio vuoto davanti a
lei.
I
minuti passarono e lei, ancora, non, si, poteva, muovere. Andato… andato…
dov’era andato? Come avrebbe…? Cosa avrebbe…? I pensieri le rifluirono nella
mente paralizzata, mentre lo sguardo le andava alla finestra e le sue labbra
formavano la parola: “Ghish…”
Improvvisamente
un veloce schiaffo mentale la colpì con forza, strappando un urlo dalla sua
gola. Se n’era appena andato, dove, solo Dio poteva saperlo. Andato nella neve.
Andato senza compagni ad aiutarlo. Andato… a causa sua.
Si
accorse improvvisamente della spaventosa precarietà vitale di
Ghish.
Cosa
ho fatto?
FINE DEL
CAPITOLO.
Spero
che vi sia piaciuto. E ora, che succederà? Strawberry lo andrà a cercare? Se sì,
lo troverà in tempo. Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
A
presto
Bebbe5