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Autore: KiraKira90    22/05/2009    4 recensioni
Una profezia sul potere, una femmina testarda ed un principe orgoglioso...
Sullo sfondo di un'imminente battaglia i vecchi nemici devono unirsi e amicizie preziose rinsaldarsi.
Quattro anni dopo la morte di Naraku, l'avanzata di un esercito straniero si fa inesorabile e l'Ovest ha solo una scelta: resistere!
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non vi anticipo nulla …

Vi lascio a Mya e Sesshomaru il loro primo tuxtu …

 

 

9. Provocazione

Mya si svegliò con ancora la gola in fiamme.

Una flebile candela illuminava il luogo in cui si trovava, ma quella poca luce fu sufficiente a infastidire i suoi occhi, irritati dal veleno.

Era stesa su qualcosa di soffice, diverso dal duro terreno su cui era stata scaraventata poco prima.

Tentò di alzarsi, ma ebbe una vertigine, dovendo aggrapparsi alle coperte di quello che finalmente capiva, essere un letto.

Il SUO odore era ovunque …

Si massaggiò il collo ancora dolorante per la SUA stretta, incontrando qualcosa che tintinnava …

Si accorse di indossare qualcosa che non le apparteneva …

Una collana di perle …

 

A un tratto percepì chiaramente la SUA presenza …

Ora ricordava …

Aveva dato ordine di condurla nella SUA tenda, poco prima che svenisse...

 

Quell’odore ormai familiare era intensamente concentrato in un punto, dove la flebile luce della fiamma non giungeva, ostacolata anche dalle tende a fili liberi che la circondavano.

Lei sapeva che lui era lì a osservarla …

Si mise faticosamente seduta, in ginocchio, sul giaciglio soffice, intenzionata a rispondere prontamente a qualsiasi sua iniziativa …

Stavolta non era legata, ma si sentiva più in trappola di prima …

Il suo cuore batteva velocemente, mentre brividi freddi le attraversavano la schiena. Sintomi non dovuti alla leggera dose di veleno che aveva inalato.

Aveva paura, un terrore folle di sapere quali fossero le intenzioni del suo nuovo padrone …

Di certo non l’avrebbe uccisa, non ora che sapeva quale pezzo unico fosse.

 

In quell’angolo immobile e impassibile c’era lui, pensieroso e imperscrutabile come sempre …

Era rimasto lì a guardarla, attraverso quei fili rossi di stoffa che li separavano, per tutto il tempo, e ora che si era destata, aspettò che lei posasse i suoi occhi smeraldo nel punto dove si trovava.

L’ambra e la giada s’incontrarono fugacemente …

Solo allora avanzò verso la luce, divenendo visibile.

“Ti sei ripresa, Au! Sarebbe stato il colmo, se fossi morta per il poco veleno che ti ho iniettato …”

“Sarebbe stato meglio che risvegliarsi per starvi a sentire …” parlò come sempre … a sproposito.

Proprio non riusciva a non replicare alle provocazioni, specie se così acide.

Sesshomaru fece finta di nulla, ma era sorpreso dal suo ostinarsi.

“Mi chiedo come possa una creatura vulnerabile come te aiutarmi a divenire il dominatore del mondo …”

“Sì, in fondo è solo una sciocca favoletta per cuccioli, chi crede alle leggende di questi tempi … Lasciatemi andare, allora!”

Il principe si avvicinò ancora, divertito dal tentativo della yasha. Solo i lembi di stoffa a separarli, mentre lui le girava attorno, agitandola.

“Lasciatemi andare … non vi posso essere di alcuna utilità!” tentò di persuaderlo, mantenendo il contatto con il suo sguardo.

Non sarebbe stata lei ad abbassarlo per prima …

“Se è davvero come dici …” cominciò, estraendo di colpo Bakusaiga, facendola sobbalzare leggermente. “… allora non c’è bisogno che ti tenga in vita …” la minacciò, puntandole la lama contro, infilandola fra i fili rossi che pendevano.

La sua espressione era fredda e la mano ferma.

Faceva sul serio ...

Mya sorrise.

Magari l’avesse uccisa …

Era sfinita dalla sua continua battaglia per sopravvivere, contro tutto e tutti, perché tutti la volevano e tutto gli era avverso …

Era stata marchiata ancor prima di nascere …

Per una volta voleva essere libera di esistere …

Se doveva morire per esserlo, allora …

 

Sesshomaru la continuò a studiare, stupito dallo sguardo che non cedeva di un millimetro e dall’assenza di paura nel suo odore …

Era sparito all’improvviso, quando le aveva promesso la morte …

Che lei temesse la gabbia più dello spirare?

Tutto di quella donna lo incuriosiva, anche il modo con cui lo osservava, mentre faceva scivolare la lama lungo la stoffa, passando da filo a filo, lentamente, prendendo tempo, mentre continuava a studiarla dalle fessure sottili.

“Avete intenzione di continuare a guardarmi o vi decidete a uccidermi?” lo provocò, decisa a finirla per sempre.

Quell’attesa era una lenta tortura e l’innervosiva …

“Mi deludi … ti credevo più combattiva … Au!” l’immagine di lei, che si dimenava e tentava il tutto per tutto pur di sfuggire alla morsa di Baiko, era impressa nella sua mente.

L’aveva colpito era innegabile …

“Ridatemi i pugnali che il vostro amico mi ha sottratto, e vedrete quanto combattiva e poco ‘vulnerabile’ posso essere …”

Sesshomaru arricciò leggermente le labbra, mentre continuava a giocare intorno a lei con lama e stoffa, decidendo finalmente di scostarla e superare quella tenue barriera fra loro.

Aprì un varco nella tenda e finalmente, alla luce e senza intralci, entrambi poterono guardarsi …

 

***

 

Mya era inginocchiata sul letto, dove ogni notte si coricava. Le gambe erano leggermente divaricate, mentre la stoffa le copriva completamente e le mani, fra esse, celate dalle lunghe maniche.

L’obi era allentato, non stringendo a dovere il kimono e lasciando scoperti lo sterno e una spalla.

Sesshomaru ne poté vedere finalmente il volto ...

La pelle di un rosa pallido, tenue, che faceva risaltare le labbra rosse da cui s’intravedevano appena i denti bianchi.

I capelli lunghi adagiati tutti su un lato, che ricadevano morbidi e lucenti fin sotto il seno e poi i suoi occhi …

Due abissi, due malachiti. Selvaggi, affascinanti, ipnotici, dal taglio unico …

Senza accorgersene il principe abbassò Bakusaiga, come se ogni intento ostile fosse stato prosciugato da quello sguardo, contornato da lunghissime ciglia nere …

 

Era bella …

 

***

 

Il Signore dell’Ovest riluceva nella sua armatura …

Si ergeva in tutta la sua statura su di lei, ai piedi del letto.

Dovette ruotare leggermente il capo a sinistra per osservarlo ...

Indossava un kimono bianco da cui qualcosa d’incredibilmente soffice ricadeva.

Aveva abbassato Bakusaiga …

Che non avesse più intenzione di ucciderla?

Impugnava la spada, esperto e fermo, con mano salda e artigli letali.

I muscoli dell’avambraccio erano visibilmente tesi ...

Risalì per guardarne il viso, curiosa.

Era giovane …

Il volto pallido, le labbra sottili e dei marchi indelebili su guance e fronte a simbolo del suo rango.

Lo sguardo fiero e altezzoso da principe, freddo e sicuro da guerriero, ambizioso e virile da youkai.

Due pietre dure, due topazi color miele che la fissavano, rapiti …

 

Era bello …

 

***

 

Mya arrossì di colpo a quel pensiero e ancor di più quando si rese conto di come lui ne studiasse il corpo, rimpiangendo di aver allentato l’obi per essere più agile.

Istintivamente piegò il braccio, proteggendo la pelle visibile, inconsapevole di avere accentuato, così, la sua attenzione in quel punto.

Fece come se nulla fosse, sperando che dicesse qualcosa, invece rimaneva in silenzio a contemplarla.

Era una situazione imbarazzante e Mya decise di cambiare argomento.

Senza accorgersene fu la prima a distogliere lo sguardo …

Non era il caso di fargli intendere cose che non c’erano …

“Allora? I miei tanto? Me li rendete o devo riprendermeli?” chiese col solito tono, come se nulla fosse.

Sesshomaru si spostò verso il lato in cui ora stava guardando, trovandosi di fronte a lei con la spada ancora abbassata.

Mya non volle sollevare lo sguardo, rimanendo a osservare la lama che si stava lentamente alzando.

La mano del principe la puntò allo sterno della yasha che rimase immobile, confusa.

Si sentì graffiare la pelle candida dal contatto con la punta dell’arma che risaliva, lungo il collo, fermandosi all’attaccatura con la testa.

La yasha si ostinava a non guardarlo, nonostante avesse dovuto alzare il capo.

Sesshomaru ruotò la lama, facendola aderire sotto il mento dell’Au.

Il contatto col metallo freddo le causò un brivido.

Il principe spinse con la spada e le sollevò ancora di più la testa, portandone gli occhi all’altezza dei suoi.

“Coraggio … riprendili! Fammi vedere che sai fare …”

 

***

 

“Coraggio … Riprendili! Fammi vedere che sai fare …”

Mya sollevò lo sguardo e vide i suoi occhi che sensualmente la sfidavano.

“Non mi sembra uno scontro alla pari …” mormorò, sentendo la lama premere sulla gola.

“Dovrai inventarti qualcosa, allora … per spuntarla …”

La stuzzicò ancora, accarezzandone la pelle col metallo, mentre ritraeva l’arma.

Mya sentì la punta della spada poggiarle sul mento.

Voleva essere stupito?

La yasha cambiò a un tratto espressione, divenendo volutamente accattivante.

Sorrise, improvvisamente suadente nei gesti e nella voce.

Fece scivolare via la mano che tratteneva la stoffa sulla pelle scoperta, lasciandola libera di essere guardata, con gesto delicato, mentre sensualmente le sue falangi la sfioravano.

Sesshomaru rimase spiazzato da un simile, repentino cambiamento.

Sentiva che qualcosa frullava nell’astuta testa della youkai, ma volle vedere fin dove si sarebbe spinta.

Lo spettacolo non gli dispiaceva affatto …

In realtà i suoi gesti lo ipnotizzavano e la sua pelle candida era un invito difficilmente reclinabile.

Mya sentì la presa sull’elsa cedere leggermente, approfittandone per alzarsi in piedi, levitando dolcemente e mantenendo il contatto visivo con l’inu-youkai.

In piedi, sul letto del principe, risultava più alta di lui.

Stavolta era lei a guardarlo dall’alto in basso …

Avanzò silenziosa, costringendo Sesshomaru a spostare la spada che glielo impediva.

Si guardavano, muti, mentre una strana intimità gli avvolgeva.

Nonostante uno strano istinto iniziasse a pervaderlo, il Signore dell’Ovest non volle rinfoderare Bakusaiga, tenendola accanto ai tendini del collo della yasha.

Non c’era paura in lei …

“Sorprendervi? Potrei riuscirci …” gli bisbigliò maliziosa, mentre pochi centimetri separavano le loro labbra.

Sesshomaru si sentì assetato di lei.

Lei lo solleticò per un po’ con il respiro regolare, mentre la distanza diminuiva, finendo con lo sfiorarne le labbra sottili con le sue, rosse e carnose, gesto che non faceva che accentuare il desiderio di assaporarle.

Sesshomaru abbassò Bakusaiga deciso a non avere intralci fra i loro corpi, ma quando la yasha sentì la lama allontanarsi da lei, i suoi occhi semichiusi e penetranti si spalancarono, mentre con un movimento fluido sfilò l’altra arma che il principe aveva al fianco.

Si allontanò di scatto da lui, con nuovamente quell’atteggiamento ribelle e indomito, atterrando sul tappeto che ricopriva il terreno, alle spalle dello youkai.

Sesshomaru sorrise, deluso e in parte divertito, voltandosi verso di lei.

Si aspettava qualcosa del genere …

Era in piedi, puntandogli l’arma contro, ignorando la natura benevola di Tenseiga.

“Non sono i miei pugnali, ma mi accontenterò …” disse, mentre in posa d’attacco attendeva una sua reazione.

I fili di stoffa rossa li separavano nuovamente.

“Lo ammetto … mi hai stupito …” ironizzò lui “ … anche se non come speravo …” aggiunse irruente, mentre con un gesto violento scostava la tenda, oltrepassandola. Bakusaiga di nuovo alta, pronta allo scontro, nonostante sapesse dell’inoffensività di quella zanna.

“Temo che non farai molto con la mia spada …”

“Parliamone dopo che ve l’avrò conficcata in petto!” disse audace, prima di attaccarlo. Sesshomaru parò facilmente il colpo.

Non facevano sul serio si studiavano, si giravano attorno e le stoccate erano fugaci.

“Avanti! Fammi vedere che sai fare ...” la spronò Sesshomaru, attaccando lui.

Mya roteò su se stessa, accompagnata dal volteggio delle lunghe maniche del furisode, parando il colpo.

Al contatto le due lame vibrarono, risonando armoniose.

“Peggio per voi!” lo sfidò ancora, guardandolo con quelle iridi selvatiche.

Ora nulla li tratteneva …

Si spinsero lontani a vicenda con un cozzare metallico e quel canto vibrato. Pochi istanti e stavano già nuovamente volteggiando, parando un colpo da dietro, uno sul fianco, un affondo, lembi di stoffa lacerata dall’affilatura, una lama schivata …

Una danza sempre più veloce, incalzante, frenetica, senza spazio, più serrata, più pericolosa, quasi seguendo un ritmo di tamburi di guerra.

Guardarli era uno spettacolo unico …

Mya riuscì a disarmarlo, o meglio, fu lui a gettare lontano Bakusaiga per porre fine a quello scontro insensato.

“Non male per un’Au!”

“Io ho un nome!” gridò Mya, mentre trafiggeva Sesshomaru, o almeno tentava …

Un fascio rosa lo colpì, ma non percepì la lama affondare nella carne né l’odore di sangue della ferita mortale.

La yasha indietreggiò spaventata.

“Cosa sei tu?” domandò, shockata dall’evento.

Che fosse invulnerabile? Immortale?

Sesshomaru sorrise, compiaciuto di averla spiazzata.

Ora erano pari. Lui si era preso gioco di lei, come lei di lui.

Sesshomaru mosse alcuni passi verso la youkai d’oro, costringendola spalle al muro.

“Non ti avvicinare!” gli intimò, risollevando Tenseiga, mentre si premeva contro il grosso palo centrale che reggeva la struttura.

Sesshomaru scattò verso di lei, afferrandola per i polsi e costringendola ad abbandonare la spada, piegandole la mano dolorosamente all’indietro. Tenseiga cadde al suolo, mentre a Mya sfuggì un lamento.

Ora era lui a premerla contro il pilone …

“Te l’ho detto Au che con quella spada non mi avresti fatto un granché … Tenseiga non è in grado di uccidere.”

“Ed io vi ho detto che ho un nome, perciò smettetela di chiamarmi Au! Ogni volta che lo pronunciate, insultate tutti i miei simili!”

Nel suo sguardo c’era ancora fierezza e volontà incrollabile. Sesshomaru ne era sempre più attratto ...

Eppure quegli stessi occhi riuscivano a irritarlo terribilmente.

“Non ci sono più tuoi simili, Au!”

“Tutti i loro spiriti sono ancora qui, attendono di essere vendicati. Io non ne sfiderei le ire!”

“Se sono tutti come te … fieri, testardi e combattivi allora sono sicuramente temibili …”

Il principe diminuì la distanza fra loro.

“Fate bene a temerli! Loro detestano quelli come voi … altezzosi, egocentrici ed arcigni!”

Sesshomaru s’irritò a quella maligna descrizione, stringendo di più la morsa ai polsi della yasha, incapace di muoversi. Stavolta Mya non si lasciò sfuggire alcun suono, nonostante il volto visibilmente sofferente.

Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

“È questa la considerazione che hai di me, Au?” chiese con forza, spingendola contro il palo.

“Quale suddito ama il suo tiranno? Quale schiavo ama le sue catene?”

“Comportati da schiava, allora!” gli intimò furioso, mentre il suo corpo e la sua virilità gravavano pesantemente sul suo, rabbiosa anch’ella.

La voleva ed era disposto a prenderla con la forza se necessario. In fondo era una sua proprietà …

Mya era impassibile, stoica e fredda alla sua reazione istintiva e brutale, mentre lui estraeva da ogni centimetro della sua pelle scoperta la sua essenza, assaporandone il profumo.

Esotico, nobile, selvaggio ma sporcato dall’adrenalina.

La yasha era immobilizzata in balia dei desideri del suo Signore e lui voleva una concubina …

Sesshomaru si staccò dalla sua pelle, incontrando le sue iridi gelide e indifferenti che lo giudicavano.

“Sarò la vostra schiava perché non ho scelta, farò il mio dovere, avrete il mio corpo se lo desiderate, ma non confondete l’accondiscendenza con l'entusiasmo!”

Lo disse con una calma e una freddezza disarmante.

In un attimo l’impeto del principe svanì.

Quegli occhi avevano davvero il potere di prosciugare ...

Spiazzato, si staccò da lei, allentando la presa sui polsi.

“Riesci a spegnere un uomo con la stessa facilità con cui l’accendi, Au.”

“Voi uomini vi scaldate con poco!”

Un ghigno comparve sulle labbra del principe.

“Solo quando la sfida è allettante. Più è difficile e più è irresistibile …”

“Credevo di essere una schiava non una sfida …”

“La più complicata che abbia mai incontrato … AU!”

“Smettetela di chiamarmi così! Vi ho detto che ho un nome!” la sua indifferenza era svanita.

“Sentiamo, AU! Quale sarebbe?” ora era lui ad aver riacquistato il solito atteggiamento distaccato.

La yasha titubò di fronte alla domanda.

“Posso continuare a chiamarti Au o schiava se preferisci …” s’irritò lui.

“… Mya …” lo interruppe bruscamente lei. “Mi chiamo Mya …”

Sesshomaru sorrise di fronte alla sua insicurezza, voleva che non la chiamasse con disprezzo, ma non voleva nemmeno sapesse il suo nome …

Tutto di lei era una contraddizione …

La sua figura fragile ed esile e il suo carattere forte e determinato, una perla Akoya fra delle semplici gemme di fiume, come quella della collana che indossava.

Il desiderio di prenderla lo riavvolse. Il suo temperamento lo accendeva e quando svaniva, svaniva anche quell'istinto animale che lo assaliva.

Gli resisteva e questo lo faceva impazzire.

Si riavvicinò a lei, stavolta con meno irruenza, tenendole ancora i polsi bloccati. Ora era lui a stuzzicarla, accarezzandole la fronte e le guance con il respiro caldo.

“Non confondere l’entusiasmo per accondiscendenza, Mya! La mia pazienza ha un limite.” le bisbigliò all’orecchio, scendendo poi, sapiente, lungo il suo collo sottile, possedendolo con le labbra umide.

Voleva mettere in chiaro quali fossero i ruoli.

Lei era la schiava e lui il padrone. Ogni suo desiderio era un ordine che a lei piacesse, oppure no …

Voleva domarla!

“Che volete fare? Uccidermi se disobbedisco?” chiese lei, immobile.

 

Sesshomaru continuava quella lenta tortura lungo i tendini, sullo sterno, con possesso e dedizione. Le portò i polsi dietro alla schiena, spingendone il ventre contro il suo.

“Leggenda o no, ti preferisco viva …” ammise, costringendo la yasha a esporre la giugulare, che venne subito avvolta e assaporata dalla sua bocca avida.

Come aveva detto lei rimaneva impassibile, accondiscendente a ogni suo capriccio, ma nella voce e nello sguardo si nascondevano ribrezzo e rancore.

Si staccò da lei giusto il tempo per bloccarla con un unico braccio e utilizzare l’altro per scoprirle completamente la spalla, bramoso, assaporandone il gusto.

Mya lo sentì rilassarsi e irrigidirsi e decise di vendicarsi …

Attese che si dedicasse alla curva promiscua che spuntava dal kimono e che abbassasse ancora la guardia.

Un istante e rifilò una ginocchiata micidiale alla virilità del principe, vulnerabile in quel frangente.

Un dolore lancinante fece inginocchiare, per la prima volta, l'inu-youkai costretto a stringere i denti per contenere la rabbia.

Mya era libera dalla sua presa e senza indugio corse dai suoi pugnali.

La pazienza di Sesshomaru era decisamente al limite ...

 

***

 

Sesshomaru cadde a terra, a causa dell’inaspettato gesto.

Rimase immobile, digrignando i denti per alcuni secondi, aspettando che la fitta dolorosa passasse.

Un rancore improvviso lo avvolse.

Quella femmina gli apparteneva, come osava disobbedire?

Se non fosse stata l’Au della leggenda, a quest’ora l’avrebbe già uccisa per la sua insolenza. Nessuno poteva permettersi di trattarlo a quel modo. NESSUNO!

Lo sfidava? Lo provocava? Lo attaccava? Rifiutava le sue attenzioni? Lo umiliava a quel modo?

ORA BASTA!

L’aveva avvisata! La sua pazienza era al limite e ora, quel gesto impulsivo e sconsiderato, glielo aveva fatto superare!

Sciocca, Stupida, AU!

Pensare che le aveva chiesto persino il nome! Pensare che era riuscito a ingannarlo e a fargli abbassare la guardia!

Quel suo maledetto sguardo che si permetteva di giudicarlo … glieli avrebbe cavati quegli occhi!

La rabbia profonda che covava si scatenò.

Le iridi divennero rosse e minacciose, le zanne lunghe e affilate, gli artigli più acuminati, i segni violacei e perfetti sulle guance si allungarono, mentre un ringhio improvviso riecheggiò.

La sua aura si fece più intensa, mentre furioso si rialzava, schioccando le nocche.

Quel colpo lo aveva ferito profondamente …

… nell’orgoglio.

 

***

 

Mya era spaventata.

Quell’inu-youkai era potente e temibile, ma soprattutto aveva un forte ascendente su di lei.

Era innegabilmente affascinate, ma cedere alle sue lusinghe equivaleva alla resa.

Non si sarebbe mai permessa di arrendersi alle catene, alla gabbia, a tutto ciò cui era da sempre stata costretta, tutto ciò che, ora, Sesshomaru rappresentava.

Lei, nata per gli spazi sconfinati, fra i suoi simili, un’inu-youkai selvaggia ...

Non poteva piegarsi, non poteva rinunciare al suo spirito libero, sarebbe stato rinnegare le sue origini e rinnegare il suo essere.

Non poteva perché era stata libera!

L’aveva provata quella splendida sensazione …

L’ebbrezza di essere padroni di se stessi, di non avere i polsi legati, di non sentirsi un  oggetto.

Era una yasha, non una schiava … A QUEL TEMPO …

Ora era sola. Incompresa. Braccata dal mondo!

Nessuno la capiva …

Nessuno la VOLEVA capire …

Solo piegarla, domarla, USARLA …

Era un qualcosa non un qualcuno … Era NESSUNO!

Privarla della libertà le avrebbe tolto la poca identità e la poca dignità che le restava …

Morire era una scorciatoia molto comoda, ma pur sempre una disonorevole scorciatoia …

Quante volte aveva pensato di farla finita …

Qualcosa di più grande glielo aveva sempre impedito!

Non la paura, non le circostanze, ma il rispetto e il senso del dovere verso la sua gente …

Era l’ultima!

Doveva vivere per loro! Per non estinguersi!

Solo il fato poteva decidere diversamente …

Non era padrona neppure della sua morte!

Schiava del destino …

Reagire non l’aveva portata lontano!

Da una prigione a un’altra e non capiva il perché …

Soffrire? Era nata per questo?

Eppure quando era un cucciolo, non era così … era felice … era libera … era … SE STESSA!

 

***

 

Mya si liberò dalla stretta possessiva del Signore dell’Ovest, seguendo il richiamo delle sue armi. Il canto generato da Tenseiga e Bakusaiga ne aveva risvegliato il potere e lei aveva prestato attenzione, individuando il punto preciso in cui erano tenute.

Erano in quella tenda, nascoste nell’ombra …

Non perse tempo e, mentre il principe si riprendeva, lei era corsa ad armarsi per affrontare l’ira che il suo gesto aveva sicuramente provocato.

Lei voleva fuggire, ma lui non l’avrebbe mai lasciata andare.

Era troppo preziosa …

Scappando avrebbe avuto anche lui alle costole, assieme a Komori, ma non le importava …

Non voleva rassegnarsi …

La sua determinazione era tutto ciò che le restava …

Ucciderlo sarebbe stata la soluzione migliore, ma allo stesso tempo avrebbe dato la vittoria all’Est, cosa che lei non desiderava assolutamente.

Se avesse potuto, avrebbe strappato lei stessa il cuore dal petto del suo precedente padrone.

Per questo non aveva seminato strage fra i soldati …

Non voleva minare le risorse dell’Ovest in questa guerra.

Sperava che con la vittoria sull’Est la minaccia che l’inseguiva sarebbe svanita, ma ora …

Era in fuga anche dall’Ovest!

Era divisa in due, ma quello che più le premeva era il suo presente …

Afferrò l’impugnatura dei suoi tanto con fermezza e li estrasse, abbandonando i due splendidi foderi.

Nessun’aura ostile, indubbiamente avevano riconosciuto la loro proprietaria.

Una strana luce rossa impregnò i kanji, svanendo all’improvviso. Quasi il loro potere si fosse attivato.

Mya si voltò verso il principe, in guardia e decisa.

Lo vide rialzarsi, furioso, indemoniato, aggressivo …

I suoi occhi vacillarono quando incontrarono i suoi … vendetta, questo urlavano.

Tremò, ma non lo diede a vedere. Doveva farcela e fuggire, il più lontano possibile, come solo lei sapeva fare.

Mya si riprese dal brivido che la percorse, infondendo energia alle sue spalle e preparandosi a scagliargli addosso una croce d’energia.

Si concentrò e percosse l’aria con le lame, aspettando che il suo attacco prendesse forma.

I tanto vibrarono, ma non accadde nulla …

Un bruciore improvviso la fece gridare, smorzandole il fiato.

Abbandonò le spade, cercando di alleviare il dolore lancinante al collo.

Istintivamente se lo cinse, ma fu inutile …

Non riusciva a respirare ...

Sesshomaru ne approfittò, senza pietà. Si scaraventò contro la yasha, con forza e violenza.

La schiacciò a terra, mentre lei tentava di prendere aria, inutilmente.

“Mi credi tanto sciocco?” gli urlò contro. “La collana del clan delle Lontre mi è tornata utile!”

I suoi occhi rossi la fissavano furiosi.

Mya sentì la morsa e il bruciore al collo alleviarsi e riuscì a inalare un po’ d’aria, quasi asmatica, mentre credeva di essere arrivata al capolinea della sua triste e sventurata vita.

Attorno al suo collo, la perla Akoya della collana era divenuta di un rosso incandescente, che a poco a poco sbiadiva.

Si era attivata quando lei aveva cercato di attaccarlo mortalmente con i suoi pugnali.

Non poteva ucciderlo, quindi?

“La mia pazienza si è esaurita!!” ringhiò furioso, guardandola strappare un po’ d’ossigeno dall’aria.

Quanto era inutile lottare, eppure si ostinava ed era più forte di lei non arrendersi.

Sesshomaru la rimproverava con sguardo omicida, mentre asmaticamente lei tentava di non soffocare.

“NESSUNO si prende gioco di Sesshomaru!” lo youkai scoccò le falangi, digrignando le zanne.

Eccola la sua fine, pensò la yasha, rassegnata agli eventi.

All’improvviso sentì gli artigli del principe penetrarne la carne, mentre lei lanciava un urlo di dolore e la sua natura demoniaca emergeva.

I primi tratti di trasformazione comparirono ...

Entrambi si guardavano minacciosi, mentre la collana continuava a limitarne le intenzioni.

Non poteva difendersi. Ogni attacco potente e letale sarebbe stato vanificato.

Era alla sua mercé …

“Credi che non potrei prenderti con la forza se lo volessi?” gridò, affondando ancora di più le unghie e strappandole un altro lamento.

“Supplicami di fermarmi, ORA!” gli intimò crudele.

Mya strinse le zanne. Non si sarebbe lasciata sfuggire alcun suono.

Sesshomaru scoppiò a quell’ennesima resistenza, incontenibile e brutale.

“SUPPLICAMI!!” gridò, come non mai.

La freddezza e l'indifferenza erano decisamente svanite.

Mya si ostinò.

“SUPPLICAMIIII!!” gridò con più vigore, mentre estraeva gli artigli insanguinati dall’addome della Au e furioso gli utilizzava per lacerare le sue vesti.

Con un unico gesto, il furisode venne tranciato in cinque lembi di stoffa e ciò che copriva fu visibile e vulnerabile.

La pelle cerulea della yasha era in contrasto con il suolo scuro …

Mya si portò automaticamente le braccia ai seni, coprendoli, mentre il terrore se ne impossessava.

Sesshomaru manteneva quell’espressione di pura rabbia, che a ogni sua resistenza si accentuava.

Mya non cedette neanche stavolta e Sesshomaru divenne più aggressivo.

Le afferrò i polsi con tanta forza da spezzarli, mentre lei si dimenava, tentando di evitare di spostare gli arti.

“NO!!”

“ZITTA!!!” gli ordinò, mentre il suo vigore stava scardinando le sue protezioni.

Mya tentava di resistere, ogni muscolo delle braccia gli doleva, mentre la forza maschile di Sesshomaru aveva il sopravvento.

“LASCIATEMI!!!” gridò ancora, mentre il principe riuscì a spalancare le sue barriere, ammirando quelle coppe perfette.

“SMETTETELA!!!” urlò ancora, mentre i suoi tratti demoniaci scomparivano.

Le palpebre erano increspate sui suoi occhi, saldamente tenuti chiusi per non dover assistere a ciò che le accadeva e per resistere meglio alla paura e al dolore.

Si scuoteva, mentre i suoi capelli si mischiavano a quelli argentati di Sesshomaru.

Prepotentemente il principe le bloccò i polsi sopra la testa, appropriandosi nuovamente del suo collo, più vorace di prima, mentre il suo corpo gravava su quello della yasha come un macigno.

Mya si sentiva indifesa e vulnerabile, in balia della forza di quel dai-youkai. Sentire la sua virilità che voleva violarla, era come morire.

Si sentì addentare e pizzicare la pelle, con violenza e dominio, mentre un livido violaceo compariva in quel punto irritato.

Un altro grido di rabbia e disperazione, mentre il principe si tolse l’armatura e si sfilò il kimono dall’hakama, facendo aderire il suo torace ai seni della yasha.

“NO! TI PREGO!!” lo scongiurava Mya, disperata.

Sesshomaru sembrò non curarsi delle sue proteste, assordato dal suo sangue demoniaco che ribolliva.

Tentò di fare sue quelle labbra, mentre Mya agitava la testa decisa a non cedere.

Uno strano terrore l’avvolse, quando la mano di Sesshomaru le arpionò le guance baciandola con furia, disprezzo e vendetta, mordendola e strappandole un grido.

Il labbro di Mya iniziò a sanguinare, mentre il viso della yasha iniziava a bagnarsi di lacrime.

Quella violenza era troppo anche per lei. 

Era sfinita e non riusciva più a contrarre i muscoli.

Il suo spirito e il suo corpo erano provati e da lì a poco quest'ultimo sarebbe stato violato.

 I suoi occhi tremarono, rassegnati, profondamente sofferenti. Parvero spegnersi …

Sesshomaru la sentì cedere.

Aveva vinto.

L’aveva domata.

Si staccò da lei per guardarne il volto, dove finalmente non vi era più quella sicurezza e quello spirito selvaggio che la contraddistingueva.

“Basta …” lo implorò, bisbigliando fra i singhiozzi. “Vi supplico …” mormorò ancora, respirando a fatica.

Sesshomaru la guardò sorpreso e incontrò i suoi occhi, contornati dalle ciglia bagnate.

Lo stava implorando come nessuno aveva fatto e non si trattava delle parole, ma delle sue pupille che tremavano in quel mare smeraldo in cui si sarebbe potuti affogare.

Era la sua anima a chiedergli di avere pietà, gli stava parlando …

Bastarono pochi istanti in silenzio per far tornare Sesshomaru alla forma umanoide.

La sua aura ostile svanì e si pentì della sua reazione.

Solo lei aveva il potere di farlo sentire così a disagio.

Farle del male lo faceva sentire strano, ma se ne rese conto solo in quell’istante quando la sofferenza che lui le aveva recato gli fece provare una strana stretta.

Fissò le sue lacrime ancora per alcuni istanti prima di staccarsi da lei, rialzandosi e liberandola dal suo peso.

“Stanotte dormirò da solo.” si limitò a dire freddo e distaccato, mentre si rivestiva e usciva dalla tenda, abbandonando la yasha sul tappeto, seminuda.

Mya rimase alcuni istanti immobile, ansimando e singhiozzando per la paura.

Si mosse, raccogliendo i brandelli del suo kimono e stringendoseli al petto.

Strinse le gambe e si rannicchiò su un lato, dando sfogo alle sue emozioni, in un pianto ininterrotto.

 

***

 

Il Signore dell’Ovest uscì pallido e sudato dalla tenda, quasi febbricitante.

Che diavolo gli era preso?

Quella femmina …

I suoi capelli …

Il suo odore …

La sua pelle …

Il suo sapore …

Era pericoloso starle accanto!

Mai aveva perso a quel modo il controllo …

Mai aveva reagito così …

Mai il desiderio di qualcosa gli aveva fatto perdere il suo sangue freddo!

Era stata colpa sua …

Lo aveva provocato con quel suo temperamento ribelle …

E quel suo sguardo …

Quegli occhi che riuscivano ad aizzarlo e a spegnerlo senza che se ne rendessero conto …

Si asciugò la fronte, ancora palpitante ed esaltato dal sangue demoniaco che aveva lasciato libero di scorrere.

Quella youkai …

Le sue iridi …

Sarebbero state la sua rovina …

Eppure quegli stessi occhi gli promettevano la grandezza …

 

Gli ODIAVA eppure ne aveva BISOGNO.

 

 

- continua -

 

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Che ne pensate?

Spero di non aver fatto diventare OOC Sesshomaru …

Ho descritto il tutto, immaginando quale reazione avesse avuto Lord Ice in una situazione dove incontra, per la prima volta, una donna a lui preziosa, che non può uccidere e che deve sopraffare a causa del suo temperamento …

È una situazione estranea sia a noi fan della saga che a lui, Sesshomaru-sama …

Ho voluto mettere in risalto il lato istintivo della sua natura demoniaca … In fondo come si trasforma un cane di fronte una femmina della stessa specie?

Una sorta di sensualità, allusiva e implicita con una spruzzata di rivalità territoriale e naturale …

In Mya invece accentuo quello che è l’istinto di sopravvivenza … Il sesso è alla base di questa!

Insomma una lunga allusione, che rimanda a significati, confronti e contrasti, dove la natura ha il sopravvento sulla curiosità e lo studio iniziale …

Tenevo a mettere in chiaro il perché di questo capitolo e a spiegarlo …

Non vorrei vi faceste un’impressione di un Sesshomaru stupratore.

In tutta la storia ci sono significati nascosti … A voi trovarli! ^_^

Spero abbiate gradito …

 

ANGOLINO AUTRICE: saluti e chiarimenti

Perla Akoya

La perla "Akoya" viene coltivata in acqua di mare nel mollusco omonimo. Le perle Akoya sono le più famose e rare tra le perle coltivate e sono considerate come le perle classiche, per comporre delle collane e altri gioielli in perle. La loro misura è mediamente quella di 7 mm di diametro, ma grazie alle loro forme perfettamente rotonde, il loro lustro splendente e luminoso, così come al loro colore neutro e dolce, le perle Akoya riscontrano un grande successo in tutte le gioiellerie del mondo. Le perle Akoya sono attualmente coltivate in Cina e in Giappone, e in minor parte in Vietnam e in Tailandia e in altre aree secondarie. Il Giappone è l'inventore della perla di coltura.

 

Nell’episodio ‘Cuore di Lontra’ s’incontrano i demoni Lontra, per la precisione Kanta un cucciolo alla disperata ricerca del padre cui Hakudoshi aveva tagliato la testa. Purtroppo quando lo trovano, è troppo tardi per riattaccargli la testa e il povero cucciolo piange disperato sul suo corpo esanime. Per caso giunge anche Sesshomaru che esortato da Tenseiga (ma io credo sia stato il ricordo della perdita di suo padre) riporta in vita il demone Lontra. Per questo nella mia storia è fedele a Sesshomaru e porta in dono un simile regalo. Apparentemente misero! ^^

 

Tenda a fili liberi:

Adoro queste tende e poi hanno notevolmente contribuito all’atmosfera sensuale e allusiva!

KissKiss KiraKira90

 

   
 
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