Non vi
anticipo nulla …
Vi lascio a
Mya e Sesshomaru il loro primo tuxtu …
9. Provocazione
Mya si
svegliò con ancora la gola in fiamme.
Una
flebile candela illuminava il luogo in cui si trovava, ma quella poca luce fu
sufficiente a infastidire i suoi occhi, irritati dal veleno.
Era
stesa su qualcosa di soffice, diverso dal duro terreno su cui era stata
scaraventata poco prima.
Tentò di
alzarsi, ma ebbe una vertigine, dovendo aggrapparsi alle coperte di quello che
finalmente capiva, essere un letto.
Il SUO
odore era ovunque …
Si
massaggiò il collo ancora dolorante per la SUA stretta, incontrando qualcosa
che tintinnava …
Si
accorse di indossare qualcosa che non le apparteneva …
Una
collana di perle …
A un
tratto percepì chiaramente la SUA presenza …
Ora
ricordava …
Aveva
dato ordine di condurla nella SUA tenda, poco prima che svenisse...
Quell’odore
ormai familiare era intensamente concentrato in un punto, dove la flebile luce
della fiamma non giungeva, ostacolata anche dalle tende a fili liberi che la
circondavano.
Lei
sapeva che lui era lì a osservarla …
Si mise
faticosamente seduta, in ginocchio, sul giaciglio soffice, intenzionata a
rispondere prontamente a qualsiasi sua iniziativa …
Stavolta
non era legata, ma si sentiva più in trappola di prima …
Il suo
cuore batteva velocemente, mentre brividi freddi le attraversavano la schiena.
Sintomi non dovuti alla leggera dose di veleno che aveva inalato.
Aveva
paura, un terrore folle di sapere quali fossero le intenzioni del suo nuovo
padrone …
Di certo
non l’avrebbe uccisa, non ora che sapeva quale pezzo unico fosse.
In
quell’angolo immobile e impassibile c’era lui, pensieroso e imperscrutabile
come sempre …
Era
rimasto lì a guardarla, attraverso quei fili rossi di stoffa che li separavano,
per tutto il tempo, e ora che si era destata, aspettò che lei posasse i suoi
occhi smeraldo nel punto dove si trovava.
L’ambra
e la giada s’incontrarono fugacemente …
Solo
allora avanzò verso la luce, divenendo visibile.
“Ti sei ripresa,
Au! Sarebbe stato il colmo, se
fossi morta per il poco veleno che ti ho iniettato …”
“Sarebbe
stato meglio che risvegliarsi per starvi a sentire …” parlò come sempre … a
sproposito.
Proprio
non riusciva a non replicare alle provocazioni, specie se così acide.
Sesshomaru
fece finta di nulla, ma era sorpreso dal suo ostinarsi.
“Mi
chiedo come possa una creatura vulnerabile
come te aiutarmi a divenire il dominatore del mondo …”
“Sì, in
fondo è solo una sciocca favoletta per cuccioli, chi crede alle leggende di
questi tempi … Lasciatemi andare, allora!”
Il
principe si avvicinò ancora, divertito dal tentativo della yasha. Solo i lembi
di stoffa a separarli, mentre lui le girava attorno, agitandola.
“Lasciatemi
andare … non vi posso essere di alcuna utilità!” tentò di persuaderlo,
mantenendo il contatto con il suo sguardo.
Non
sarebbe stata lei ad abbassarlo per prima …
“Se è
davvero come dici …” cominciò, estraendo di colpo Bakusaiga, facendola
sobbalzare leggermente. “… allora non c’è bisogno che ti tenga in vita …” la
minacciò, puntandole la lama contro, infilandola fra i fili rossi che
pendevano.
La sua
espressione era fredda e la mano ferma.
Faceva
sul serio ...
Mya
sorrise.
Magari
l’avesse uccisa …
Era sfinita
dalla sua continua battaglia per sopravvivere, contro tutto e tutti, perché
tutti la volevano e tutto gli era avverso …
Era
stata marchiata ancor prima di nascere …
Per una
volta voleva essere libera di esistere …
Se
doveva morire per esserlo, allora …
Sesshomaru
la continuò a studiare, stupito dallo sguardo che non cedeva di un millimetro e
dall’assenza di paura nel suo odore …
Era
sparito all’improvviso, quando le aveva promesso la morte …
Che lei
temesse la gabbia più dello spirare?
Tutto di
quella donna lo incuriosiva, anche il modo con cui lo osservava, mentre faceva
scivolare la lama lungo la stoffa, passando da filo a filo, lentamente,
prendendo tempo, mentre continuava a studiarla dalle fessure sottili.
“Avete
intenzione di continuare a guardarmi o vi decidete a uccidermi?” lo provocò,
decisa a finirla per sempre.
Quell’attesa
era una lenta tortura e l’innervosiva …
“Mi
deludi … ti credevo più combattiva … Au!”
l’immagine di lei, che si dimenava e tentava il tutto per tutto pur di sfuggire
alla morsa di Baiko, era impressa nella sua mente.
L’aveva
colpito era innegabile …
“Ridatemi
i pugnali che il vostro amico mi ha sottratto, e vedrete quanto combattiva e
poco ‘vulnerabile’ posso essere …”
Sesshomaru
arricciò leggermente le labbra, mentre continuava a giocare intorno a lei con
lama e stoffa, decidendo finalmente di scostarla e superare quella tenue
barriera fra loro.
Aprì un
varco nella tenda e finalmente, alla luce e senza intralci, entrambi poterono
guardarsi …
***
Mya era
inginocchiata sul letto, dove ogni notte si coricava. Le gambe erano leggermente
divaricate, mentre la stoffa le copriva completamente e le mani, fra esse,
celate dalle lunghe maniche.
L’obi
era allentato, non stringendo a dovere il kimono e lasciando scoperti lo sterno
e una spalla.
Sesshomaru
ne poté vedere finalmente il volto ...
La pelle
di un rosa pallido, tenue, che faceva risaltare le labbra rosse da cui
s’intravedevano appena i denti bianchi.
I
capelli lunghi adagiati tutti su un lato, che ricadevano morbidi e lucenti fin
sotto il seno e poi i suoi occhi …
Due
abissi, due malachiti. Selvaggi, affascinanti, ipnotici, dal taglio unico …
Senza
accorgersene il principe abbassò Bakusaiga, come se ogni intento ostile fosse
stato prosciugato da quello sguardo, contornato da lunghissime ciglia nere …
Era
bella …
***
Il
Signore dell’Ovest riluceva nella sua armatura …
Si
ergeva in tutta la sua statura su di lei, ai piedi del letto.
Dovette
ruotare leggermente il capo a sinistra per osservarlo ...
Indossava
un kimono bianco da cui qualcosa d’incredibilmente soffice ricadeva.
Aveva
abbassato Bakusaiga …
Che non
avesse più intenzione di ucciderla?
Impugnava
la spada, esperto e fermo, con mano salda e artigli letali.
I
muscoli dell’avambraccio erano visibilmente tesi ...
Risalì
per guardarne il viso, curiosa.
Era
giovane …
Il volto
pallido, le labbra sottili e dei marchi indelebili su guance e fronte a simbolo
del suo rango.
Lo
sguardo fiero e altezzoso da principe, freddo e sicuro da guerriero, ambizioso
e virile da youkai.
Due
pietre dure, due topazi color miele che la fissavano, rapiti …
Era
bello …
***
Mya arrossì
di colpo a quel pensiero e ancor di più quando si rese conto di come lui ne
studiasse il corpo, rimpiangendo di aver allentato l’obi per essere più agile.
Istintivamente
piegò il braccio, proteggendo la pelle visibile, inconsapevole di avere
accentuato, così, la sua attenzione in quel punto.
Fece
come se nulla fosse, sperando che dicesse qualcosa, invece rimaneva in silenzio
a contemplarla.
Era una
situazione imbarazzante e Mya decise di cambiare argomento.
Senza accorgersene
fu la prima a distogliere lo sguardo …
Non era
il caso di fargli intendere cose che non c’erano …
“Allora?
I miei tanto? Me li rendete o devo riprendermeli?” chiese col solito tono, come
se nulla fosse.
Sesshomaru
si spostò verso il lato in cui ora stava guardando, trovandosi di fronte a lei
con la spada ancora abbassata.
Mya non
volle sollevare lo sguardo, rimanendo a osservare la lama che si stava
lentamente alzando.
La mano
del principe la puntò allo sterno della yasha che rimase immobile, confusa.
Si sentì
graffiare la pelle candida dal contatto con la punta dell’arma che risaliva,
lungo il collo, fermandosi all’attaccatura con la testa.
La yasha
si ostinava a non guardarlo, nonostante avesse dovuto alzare il capo.
Sesshomaru
ruotò la lama, facendola aderire sotto il mento dell’Au.
Il
contatto col metallo freddo le causò un brivido.
Il
principe spinse con la spada e le sollevò ancora di più la testa, portandone
gli occhi all’altezza dei suoi.
“Coraggio
… riprendili! Fammi vedere che sai fare …”
***
“Coraggio
… Riprendili! Fammi vedere che sai fare …”
Mya
sollevò lo sguardo e vide i suoi occhi che sensualmente la sfidavano.
“Non mi
sembra uno scontro alla pari …” mormorò, sentendo la lama premere sulla gola.
“Dovrai
inventarti qualcosa, allora … per spuntarla …”
La
stuzzicò ancora, accarezzandone la pelle col metallo, mentre ritraeva l’arma.
Mya
sentì la punta della spada poggiarle sul mento.
Voleva
essere stupito?
La yasha
cambiò a un tratto espressione, divenendo volutamente accattivante.
Sorrise,
improvvisamente suadente nei gesti e nella voce.
Fece
scivolare via la mano che tratteneva la stoffa sulla pelle scoperta,
lasciandola libera di essere guardata, con gesto delicato, mentre sensualmente
le sue falangi la sfioravano.
Sesshomaru
rimase spiazzato da un simile, repentino cambiamento.
Sentiva
che qualcosa frullava nell’astuta testa della youkai, ma volle vedere fin dove
si sarebbe spinta.
Lo
spettacolo non gli dispiaceva affatto …
In realtà
i suoi gesti lo ipnotizzavano e la sua pelle candida era un invito
difficilmente reclinabile.
Mya
sentì la presa sull’elsa cedere leggermente, approfittandone per alzarsi in
piedi, levitando dolcemente e mantenendo il contatto visivo con l’inu-youkai.
In piedi,
sul letto del principe, risultava più alta di lui.
Stavolta
era lei a guardarlo dall’alto in basso …
Avanzò
silenziosa, costringendo Sesshomaru a spostare la spada che glielo impediva.
Si
guardavano, muti, mentre una strana intimità gli avvolgeva.
Nonostante
uno strano istinto iniziasse a pervaderlo, il Signore dell’Ovest non volle
rinfoderare Bakusaiga, tenendola accanto ai tendini del collo della yasha.
Non
c’era paura in lei …
“Sorprendervi?
Potrei riuscirci …” gli bisbigliò maliziosa, mentre pochi centimetri separavano
le loro labbra.
Sesshomaru
si sentì assetato di lei.
Lei lo
solleticò per un po’ con il respiro regolare, mentre la distanza diminuiva,
finendo con lo sfiorarne le labbra sottili con le sue, rosse e carnose, gesto
che non faceva che accentuare il desiderio di assaporarle.
Sesshomaru
abbassò Bakusaiga deciso a non avere intralci fra i loro corpi, ma quando la
yasha sentì la lama allontanarsi da lei, i suoi occhi semichiusi e penetranti
si spalancarono, mentre con un movimento fluido sfilò l’altra arma che il
principe aveva al fianco.
Si
allontanò di scatto da lui, con nuovamente quell’atteggiamento ribelle e
indomito, atterrando sul tappeto che ricopriva il terreno, alle spalle dello
youkai.
Sesshomaru
sorrise, deluso e in parte divertito, voltandosi verso di lei.
Si
aspettava qualcosa del genere …
Era in
piedi, puntandogli l’arma contro, ignorando la natura benevola di Tenseiga.
“Non sono
i miei pugnali, ma mi accontenterò …” disse, mentre in posa d’attacco attendeva
una sua reazione.
I fili
di stoffa rossa li separavano nuovamente.
“Lo
ammetto … mi hai stupito …” ironizzò lui “ … anche se non come speravo …”
aggiunse irruente, mentre con un gesto violento scostava la tenda,
oltrepassandola. Bakusaiga di nuovo alta, pronta allo scontro, nonostante
sapesse dell’inoffensività di quella zanna.
“Temo
che non farai molto con la mia spada …”
“Parliamone
dopo che ve l’avrò conficcata in petto!” disse audace, prima di attaccarlo.
Sesshomaru parò facilmente il colpo.
Non
facevano sul serio si studiavano, si giravano attorno e le stoccate erano
fugaci.
“Avanti!
Fammi vedere che sai fare ...” la spronò Sesshomaru, attaccando lui.
Mya
roteò su se stessa, accompagnata dal volteggio delle lunghe maniche del
furisode, parando il colpo.
Al
contatto le due lame vibrarono, risonando armoniose.
“Peggio
per voi!” lo sfidò ancora, guardandolo con quelle iridi selvatiche.
Ora
nulla li tratteneva …
Si
spinsero lontani a vicenda con un cozzare metallico e quel canto vibrato. Pochi
istanti e stavano già nuovamente volteggiando, parando un colpo da dietro, uno
sul fianco, un affondo, lembi di stoffa lacerata dall’affilatura, una lama
schivata …
Una
danza sempre più veloce, incalzante, frenetica, senza spazio, più serrata, più
pericolosa, quasi seguendo un ritmo di tamburi di guerra.
Guardarli
era uno spettacolo unico …
Mya
riuscì a disarmarlo, o meglio, fu lui a gettare lontano Bakusaiga per porre
fine a quello scontro insensato.
“Non male
per un’Au!”
“Io ho
un nome!” gridò Mya, mentre trafiggeva Sesshomaru, o almeno tentava …
Un
fascio rosa lo colpì, ma non percepì la lama affondare nella carne né l’odore
di sangue della ferita mortale.
La yasha
indietreggiò spaventata.
“Cosa
sei tu?” domandò, shockata dall’evento.
Che
fosse invulnerabile? Immortale?
Sesshomaru
sorrise, compiaciuto di averla spiazzata.
Ora
erano pari. Lui si era preso gioco di lei, come lei di lui.
Sesshomaru
mosse alcuni passi verso la youkai d’oro, costringendola spalle al muro.
“Non ti
avvicinare!” gli intimò, risollevando Tenseiga, mentre si premeva contro il
grosso palo centrale che reggeva la struttura.
Sesshomaru
scattò verso di lei, afferrandola per i polsi e costringendola ad abbandonare
la spada, piegandole la mano dolorosamente all’indietro. Tenseiga cadde al
suolo, mentre a Mya sfuggì un lamento.
Ora era
lui a premerla contro il pilone …
“Te l’ho
detto Au
che con quella spada non mi avresti fatto un granché … Tenseiga non è in grado
di uccidere.”
“Ed io
vi ho detto che ho un nome, perciò smettetela di chiamarmi Au! Ogni volta che lo pronunciate,
insultate tutti i miei simili!”
Nel suo
sguardo c’era ancora fierezza e volontà incrollabile. Sesshomaru ne era sempre
più attratto ...
Eppure
quegli stessi occhi riuscivano a irritarlo terribilmente.
“Non ci
sono più tuoi simili, Au!”
“Tutti i
loro spiriti sono ancora qui, attendono di essere vendicati. Io non ne sfiderei
le ire!”
“Se sono
tutti come te … fieri, testardi e combattivi allora sono sicuramente temibili
…”
Il
principe diminuì la distanza fra loro.
“Fate
bene a temerli! Loro detestano quelli come voi … altezzosi, egocentrici ed
arcigni!”
Sesshomaru
s’irritò a quella maligna descrizione, stringendo di più la morsa ai polsi
della yasha, incapace di muoversi. Stavolta Mya non si lasciò sfuggire alcun
suono, nonostante il volto visibilmente sofferente.
Non gli
avrebbe dato quella soddisfazione.
“È
questa la considerazione che hai di me, Au?”
chiese con forza, spingendola contro il palo.
“Quale
suddito ama il suo tiranno? Quale schiavo ama le sue catene?”
“Comportati
da schiava, allora!” gli intimò furioso, mentre il suo corpo e la sua virilità
gravavano pesantemente sul suo, rabbiosa anch’ella.
La
voleva ed era disposto a prenderla con la forza se necessario. In fondo era una
sua proprietà …
Mya era
impassibile, stoica e fredda alla sua reazione istintiva e brutale, mentre lui
estraeva da ogni centimetro della sua pelle scoperta la sua essenza,
assaporandone il profumo.
Esotico,
nobile, selvaggio ma sporcato dall’adrenalina.
La yasha
era immobilizzata in balia dei desideri del suo Signore e lui voleva una
concubina …
Sesshomaru
si staccò dalla sua pelle, incontrando le sue iridi gelide e indifferenti che
lo giudicavano.
“Sarò la
vostra schiava perché non ho scelta, farò il mio dovere, avrete il mio corpo se lo desiderate, ma non confondete
l’accondiscendenza con l'entusiasmo!”
Lo disse
con una calma e una freddezza disarmante.
In un
attimo l’impeto del principe svanì.
Quegli
occhi avevano davvero il potere di prosciugare ...
Spiazzato,
si staccò da lei, allentando la presa sui polsi.
“Riesci
a spegnere un uomo con la stessa facilità con cui l’accendi, Au.”
“Voi
uomini vi scaldate con poco!”
Un
ghigno comparve sulle labbra del principe.
“Solo
quando la sfida è allettante. Più è difficile e più è irresistibile …”
“Credevo
di essere una schiava non una sfida …”
“La più
complicata che abbia mai incontrato … AU!”
“Smettetela
di chiamarmi così! Vi ho detto che ho un nome!” la sua indifferenza era
svanita.
“Sentiamo,
AU! Quale sarebbe?” ora era lui ad
aver riacquistato il solito atteggiamento distaccato.
La yasha
titubò di fronte alla domanda.
“Posso
continuare a chiamarti Au
o schiava se preferisci …” s’irritò lui.
“… Mya
…” lo interruppe bruscamente lei. “Mi chiamo Mya …”
Sesshomaru
sorrise di fronte alla sua insicurezza, voleva che non la chiamasse con
disprezzo, ma non voleva nemmeno sapesse il suo nome …
Tutto di
lei era una contraddizione …
La sua
figura fragile ed esile e il suo carattere forte e determinato, una perla Akoya
fra delle semplici gemme di fiume, come quella della collana che indossava.
Il
desiderio di prenderla lo riavvolse. Il suo temperamento lo accendeva e quando
svaniva, svaniva anche quell'istinto animale che lo assaliva.
Gli resisteva
e questo lo faceva impazzire.
Si
riavvicinò a lei, stavolta con meno irruenza, tenendole ancora i polsi
bloccati. Ora era lui a stuzzicarla, accarezzandole la fronte e le guance con
il respiro caldo.
“Non
confondere l’entusiasmo per accondiscendenza, Mya! La mia pazienza ha un limite.”
le bisbigliò all’orecchio, scendendo poi, sapiente, lungo il suo collo sottile,
possedendolo con le labbra umide.
Voleva
mettere in chiaro quali fossero i ruoli.
Lei era
la schiava e lui il padrone. Ogni suo desiderio era un ordine che a lei
piacesse, oppure no …
Voleva
domarla!
“Che
volete fare? Uccidermi se disobbedisco?” chiese lei, immobile.
Sesshomaru
continuava quella lenta tortura lungo i tendini, sullo sterno, con possesso e
dedizione. Le portò i polsi dietro alla schiena, spingendone il ventre contro
il suo.
“Leggenda
o no, ti preferisco viva …” ammise, costringendo la yasha a esporre la
giugulare, che venne subito avvolta e assaporata dalla sua bocca avida.
Come
aveva detto lei rimaneva impassibile, accondiscendente a ogni suo capriccio, ma
nella voce e nello sguardo si nascondevano ribrezzo e rancore.
Si
staccò da lei giusto il tempo per bloccarla con un unico braccio e utilizzare
l’altro per scoprirle completamente la spalla, bramoso, assaporandone il gusto.
Mya lo
sentì rilassarsi e irrigidirsi e decise di vendicarsi …
Attese
che si dedicasse alla curva promiscua che spuntava dal kimono e che abbassasse
ancora la guardia.
Un
istante e rifilò una ginocchiata micidiale alla virilità del principe,
vulnerabile in quel frangente.
Un
dolore lancinante fece inginocchiare, per la prima volta, l'inu-youkai
costretto a stringere i denti per contenere la rabbia.
Mya era
libera dalla sua presa e senza indugio corse dai suoi pugnali.
La pazienza
di Sesshomaru era decisamente al limite ...
***
Sesshomaru
cadde a terra, a causa dell’inaspettato gesto.
Rimase
immobile, digrignando i denti per alcuni secondi, aspettando che la fitta
dolorosa passasse.
Un
rancore improvviso lo avvolse.
Quella
femmina gli apparteneva, come osava disobbedire?
Se non
fosse stata l’Au
della leggenda, a quest’ora l’avrebbe già uccisa per la sua insolenza. Nessuno
poteva permettersi di trattarlo a quel modo. NESSUNO!
Lo
sfidava? Lo provocava? Lo attaccava? Rifiutava le sue attenzioni? Lo umiliava a
quel modo?
ORA
BASTA!
L’aveva
avvisata! La sua pazienza era al limite e ora, quel gesto impulsivo e
sconsiderato, glielo aveva fatto superare!
Sciocca,
Stupida, AU!
Pensare
che le aveva chiesto persino il nome! Pensare che era riuscito a ingannarlo e a
fargli abbassare la guardia!
Quel suo
maledetto sguardo che si permetteva di giudicarlo … glieli avrebbe cavati
quegli occhi!
La
rabbia profonda che covava si scatenò.
Le iridi
divennero rosse e minacciose, le zanne lunghe e affilate, gli artigli più
acuminati, i segni violacei e perfetti sulle guance si allungarono, mentre un
ringhio improvviso riecheggiò.
La sua
aura si fece più intensa, mentre furioso si rialzava, schioccando le nocche.
Quel
colpo lo aveva ferito profondamente …
… nell’orgoglio.
***
Mya era
spaventata.
Quell’inu-youkai
era potente e temibile, ma soprattutto aveva un forte ascendente su di lei.
Era
innegabilmente affascinate, ma cedere alle sue lusinghe equivaleva alla resa.
Non si
sarebbe mai permessa di arrendersi alle catene, alla gabbia, a tutto ciò cui
era da sempre stata costretta, tutto ciò che, ora, Sesshomaru
rappresentava.
Lei,
nata per gli spazi sconfinati, fra i suoi simili, un’inu-youkai selvaggia ...
Non
poteva piegarsi, non poteva rinunciare al suo spirito libero, sarebbe stato
rinnegare le sue origini e rinnegare il suo essere.
Non
poteva perché era stata libera!
L’aveva
provata quella splendida sensazione …
L’ebbrezza
di essere padroni di se stessi, di non avere i polsi legati, di non sentirsi
un oggetto.
Era una
yasha, non una schiava … A QUEL TEMPO …
Ora era
sola. Incompresa. Braccata dal mondo!
Nessuno
la capiva …
Nessuno
la VOLEVA capire …
Solo piegarla,
domarla, USARLA …
Era un
qualcosa non un qualcuno … Era NESSUNO!
Privarla
della libertà le avrebbe tolto la poca identità e la poca dignità che le
restava …
Morire
era una scorciatoia molto comoda, ma pur sempre una disonorevole scorciatoia …
Quante
volte aveva pensato di farla finita …
Qualcosa
di più grande glielo aveva sempre impedito!
Non la
paura, non le circostanze, ma il rispetto e il senso del dovere verso la sua
gente …
Era
l’ultima!
Doveva
vivere per loro! Per non estinguersi!
Solo il
fato poteva decidere diversamente …
Non era
padrona neppure della sua morte!
Schiava
del destino …
Reagire
non l’aveva portata lontano!
Da una
prigione a un’altra e non capiva il perché …
Soffrire?
Era nata per questo?
Eppure quando
era un cucciolo, non era così … era felice … era libera … era … SE STESSA!
***
Mya si
liberò dalla stretta possessiva del Signore dell’Ovest, seguendo il richiamo
delle sue armi. Il canto generato da Tenseiga e Bakusaiga ne aveva risvegliato
il potere e lei aveva prestato attenzione, individuando il punto preciso in cui
erano tenute.
Erano in
quella tenda, nascoste nell’ombra …
Non
perse tempo e, mentre il principe si riprendeva, lei era corsa ad armarsi per
affrontare l’ira che il suo gesto aveva sicuramente provocato.
Lei
voleva fuggire, ma lui non l’avrebbe mai lasciata andare.
Era
troppo preziosa …
Scappando
avrebbe avuto anche lui alle costole, assieme a Komori, ma non le importava …
Non
voleva rassegnarsi …
La sua
determinazione era tutto ciò che le restava …
Ucciderlo
sarebbe stata la soluzione migliore, ma allo stesso tempo avrebbe dato la
vittoria all’Est, cosa che lei non desiderava assolutamente.
Se avesse
potuto, avrebbe strappato lei stessa il cuore dal petto del suo precedente
padrone.
Per
questo non aveva seminato strage fra i soldati …
Non
voleva minare le risorse dell’Ovest in questa guerra.
Sperava
che con la vittoria sull’Est la minaccia che l’inseguiva sarebbe svanita, ma
ora …
Era in
fuga anche dall’Ovest!
Era
divisa in due, ma quello che più le premeva era il suo presente …
Afferrò
l’impugnatura dei suoi tanto con fermezza e li estrasse, abbandonando i due
splendidi foderi.
Nessun’aura
ostile, indubbiamente avevano riconosciuto la loro proprietaria.
Una
strana luce rossa impregnò i kanji, svanendo all’improvviso. Quasi il loro
potere si fosse attivato.
Mya si
voltò verso il principe, in guardia e decisa.
Lo vide
rialzarsi, furioso, indemoniato, aggressivo …
I suoi
occhi vacillarono quando incontrarono i suoi … vendetta, questo urlavano.
Tremò,
ma non lo diede a vedere. Doveva farcela e fuggire, il più lontano possibile,
come solo lei sapeva fare.
Mya si
riprese dal brivido che la percorse, infondendo energia alle sue spalle e
preparandosi a scagliargli addosso una croce d’energia.
Si
concentrò e percosse l’aria con le lame, aspettando che il suo attacco
prendesse forma.
I tanto
vibrarono, ma non accadde nulla …
Un bruciore
improvviso la fece gridare, smorzandole il fiato.
Abbandonò
le spade, cercando di alleviare il dolore lancinante al collo.
Istintivamente
se lo cinse, ma fu inutile …
Non
riusciva a respirare ...
Sesshomaru
ne approfittò, senza pietà. Si scaraventò contro la yasha, con forza e
violenza.
La
schiacciò a terra, mentre lei tentava di prendere aria, inutilmente.
“Mi
credi tanto sciocco?” gli urlò contro. “La collana del clan delle Lontre mi è
tornata utile!”
I suoi
occhi rossi la fissavano furiosi.
Mya
sentì la morsa e il bruciore al collo alleviarsi e riuscì a inalare un po’ d’aria,
quasi asmatica, mentre credeva di essere arrivata al capolinea della sua triste
e sventurata vita.
Attorno
al suo collo, la perla Akoya della collana era divenuta di un rosso
incandescente, che a poco a poco sbiadiva.
Si era
attivata quando lei aveva cercato di attaccarlo mortalmente con i suoi pugnali.
Non
poteva ucciderlo, quindi?
“La mia
pazienza si è esaurita!!” ringhiò furioso, guardandola strappare un po’
d’ossigeno dall’aria.
Quanto
era inutile lottare, eppure si ostinava ed era più forte di lei non arrendersi.
Sesshomaru
la rimproverava con sguardo omicida, mentre asmaticamente lei tentava di non
soffocare.
“NESSUNO
si prende gioco di Sesshomaru!” lo youkai scoccò le falangi, digrignando le
zanne.
Eccola
la sua fine, pensò la yasha, rassegnata agli eventi.
All’improvviso
sentì gli artigli del principe penetrarne la carne, mentre lei lanciava un urlo
di dolore e la sua natura demoniaca emergeva.
I primi
tratti di trasformazione comparirono ...
Entrambi
si guardavano minacciosi, mentre la collana continuava a limitarne le
intenzioni.
Non
poteva difendersi. Ogni attacco potente e letale sarebbe stato vanificato.
Era alla
sua mercé …
“Credi
che non potrei prenderti con la forza se lo volessi?” gridò, affondando ancora
di più le unghie e strappandole un altro lamento.
“Supplicami
di fermarmi, ORA!” gli intimò crudele.
Mya
strinse le zanne. Non si sarebbe lasciata sfuggire alcun suono.
Sesshomaru
scoppiò a quell’ennesima resistenza, incontenibile e brutale.
“SUPPLICAMI!!”
gridò, come non mai.
La
freddezza e l'indifferenza erano decisamente svanite.
Mya si
ostinò.
“SUPPLICAMIIII!!”
gridò con più vigore, mentre estraeva gli artigli insanguinati dall’addome
della Au
e furioso gli utilizzava per lacerare le sue vesti.
Con un
unico gesto, il furisode venne tranciato in cinque lembi di stoffa e ciò che
copriva fu visibile e vulnerabile.
La pelle
cerulea della yasha era in contrasto con il suolo scuro …
Mya si
portò automaticamente le braccia ai seni, coprendoli, mentre il terrore se ne
impossessava.
Sesshomaru
manteneva quell’espressione di pura rabbia, che a ogni sua resistenza si accentuava.
Mya non
cedette neanche stavolta e Sesshomaru divenne più aggressivo.
Le
afferrò i polsi con tanta forza da spezzarli, mentre lei si dimenava, tentando
di evitare di spostare gli arti.
“NO!!”
“ZITTA!!!”
gli ordinò, mentre il suo vigore stava scardinando le sue protezioni.
Mya
tentava di resistere, ogni muscolo delle braccia gli doleva, mentre la forza
maschile di Sesshomaru aveva il sopravvento.
“LASCIATEMI!!!”
gridò ancora, mentre il principe riuscì a spalancare le sue barriere, ammirando
quelle coppe perfette.
“SMETTETELA!!!”
urlò ancora, mentre i suoi tratti demoniaci scomparivano.
Le
palpebre erano increspate sui suoi occhi, saldamente tenuti chiusi per non
dover assistere a ciò che le accadeva e per resistere meglio alla paura e al
dolore.
Si
scuoteva, mentre i suoi capelli si mischiavano a quelli argentati di
Sesshomaru.
Prepotentemente
il principe le bloccò i polsi sopra la testa, appropriandosi nuovamente del suo
collo, più vorace di prima, mentre il suo corpo gravava su quello della yasha
come un macigno.
Mya si
sentiva indifesa e vulnerabile, in balia della forza di quel dai-youkai. Sentire
la sua virilità che voleva violarla, era come morire.
Si sentì
addentare e pizzicare la pelle, con violenza e dominio, mentre un livido
violaceo compariva in quel punto irritato.
Un altro
grido di rabbia e disperazione, mentre il principe si tolse l’armatura e si
sfilò il kimono dall’hakama, facendo aderire il suo torace ai seni della yasha.
“NO! TI
PREGO!!” lo scongiurava Mya, disperata.
Sesshomaru
sembrò non curarsi delle sue proteste, assordato dal suo sangue demoniaco che
ribolliva.
Tentò di
fare sue quelle labbra, mentre Mya agitava la testa decisa a non cedere.
Uno
strano terrore l’avvolse, quando la mano di Sesshomaru le arpionò le guance
baciandola con furia, disprezzo e vendetta, mordendola e strappandole un grido.
Il
labbro di Mya iniziò a sanguinare, mentre il viso della yasha iniziava a
bagnarsi di lacrime.
Quella
violenza era troppo anche per lei.
Era sfinita
e non riusciva più a contrarre i muscoli.
Il suo
spirito e il suo corpo erano provati e da lì a poco quest'ultimo sarebbe stato
violato.
I suoi occhi tremarono, rassegnati,
profondamente sofferenti. Parvero spegnersi …
Sesshomaru
la sentì cedere.
Aveva
vinto.
L’aveva
domata.
Si
staccò da lei per guardarne il volto, dove finalmente non vi era più quella
sicurezza e quello spirito selvaggio che la contraddistingueva.
“Basta
…” lo implorò, bisbigliando fra i singhiozzi. “Vi supplico …” mormorò ancora,
respirando a fatica.
Sesshomaru
la guardò sorpreso e incontrò i suoi occhi, contornati dalle ciglia bagnate.
Lo stava
implorando come nessuno aveva fatto e non si trattava delle parole, ma delle
sue pupille che tremavano in quel mare smeraldo in cui si sarebbe potuti
affogare.
Era la
sua anima a chiedergli di avere pietà, gli stava parlando …
Bastarono
pochi istanti in silenzio per far tornare Sesshomaru alla forma umanoide.
La sua
aura ostile svanì e si pentì della sua reazione.
Solo lei
aveva il potere di farlo sentire così a disagio.
Farle
del male lo faceva sentire strano, ma se ne rese conto solo in quell’istante
quando la sofferenza che lui le aveva recato gli fece provare una strana
stretta.
Fissò le
sue lacrime ancora per alcuni istanti prima di staccarsi da lei, rialzandosi e
liberandola dal suo peso.
“Stanotte
dormirò da solo.” si limitò a dire freddo e distaccato, mentre si rivestiva e
usciva dalla tenda, abbandonando la yasha sul tappeto, seminuda.
Mya
rimase alcuni istanti immobile, ansimando e singhiozzando per la paura.
Si
mosse, raccogliendo i brandelli del suo kimono e stringendoseli al petto.
Strinse
le gambe e si rannicchiò su un lato, dando sfogo alle sue emozioni, in un
pianto ininterrotto.
***
Il
Signore dell’Ovest uscì pallido e sudato dalla tenda, quasi febbricitante.
Che
diavolo gli era preso?
Quella
femmina …
I suoi
capelli …
Il suo
odore …
La sua
pelle …
Il suo
sapore …
Era
pericoloso starle accanto!
Mai aveva
perso a quel modo il controllo …
Mai
aveva reagito così …
Mai il
desiderio di qualcosa gli aveva fatto perdere il suo sangue freddo!
Era
stata colpa sua …
Lo aveva
provocato con quel suo temperamento ribelle …
E quel
suo sguardo …
Quegli
occhi che riuscivano ad aizzarlo e a spegnerlo senza che se ne rendessero conto
…
Si
asciugò la fronte, ancora palpitante ed esaltato dal sangue demoniaco che aveva
lasciato libero di scorrere.
Quella
youkai …
Le sue
iridi …
Sarebbero
state la sua rovina …
Eppure
quegli stessi occhi gli promettevano la grandezza …
Gli
ODIAVA eppure ne aveva BISOGNO.
- continua -
ANGOLINO
AUTRICE: saluti e chiarimenti
Che ne
pensate?
Spero
di non aver fatto diventare OOC Sesshomaru …
Ho
descritto il tutto, immaginando quale reazione avesse avuto Lord Ice in una
situazione dove incontra, per la prima volta, una donna a lui preziosa, che non
può uccidere e che deve sopraffare a causa del suo temperamento …
È una situazione estranea sia a noi fan della saga che a lui,
Sesshomaru-sama …
Ho
voluto mettere in risalto il lato istintivo della sua natura demoniaca … In
fondo come si trasforma un cane di fronte una femmina della stessa specie?
Una
sorta di sensualità, allusiva e implicita con una spruzzata di rivalità
territoriale e naturale …
In Mya
invece accentuo quello che è l’istinto di sopravvivenza … Il sesso è alla base
di questa!
Insomma
una lunga allusione, che rimanda a significati, confronti e contrasti, dove la
natura ha il sopravvento sulla curiosità e lo studio iniziale …
Tenevo
a mettere in chiaro il perché di questo capitolo e a spiegarlo …
Non
vorrei vi faceste un’impressione di un Sesshomaru stupratore.
In
tutta la storia ci sono significati nascosti … A voi trovarli! ^_^
Spero
abbiate gradito …
ANGOLINO
AUTRICE: saluti e chiarimenti
Perla Akoya
La perla "Akoya" viene coltivata in acqua di mare nel
mollusco omonimo. Le perle Akoya sono le più famose e rare tra le perle
coltivate e sono considerate come le perle classiche, per comporre delle
collane e altri gioielli in perle. La loro misura è mediamente quella di 7 mm
di diametro, ma grazie alle loro forme perfettamente rotonde, il loro lustro
splendente e luminoso, così come al loro
colore neutro e dolce, le perle Akoya riscontrano un grande successo in tutte
le gioiellerie del mondo. Le perle Akoya sono attualmente coltivate in Cina e
in Giappone, e in minor parte in Vietnam e in Tailandia e in altre aree
secondarie. Il Giappone è l'inventore della perla di coltura.
Nell’episodio ‘Cuore di Lontra’ s’incontrano i demoni Lontra, per la
precisione Kanta un cucciolo alla disperata ricerca del padre cui Hakudoshi
aveva tagliato la testa. Purtroppo quando lo trovano, è troppo tardi per
riattaccargli la testa e il povero cucciolo piange disperato sul suo corpo
esanime. Per caso giunge anche Sesshomaru che esortato da Tenseiga (ma io credo
sia stato il ricordo della perdita di suo padre) riporta in vita il demone
Lontra. Per questo nella mia storia è fedele a Sesshomaru e porta in dono un
simile regalo. Apparentemente misero! ^^
Tenda a fili liberi:
Adoro queste tende e poi hanno notevolmente contribuito all’atmosfera
sensuale e allusiva!
KissKiss
KiraKira90