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Autore: _Bac    19/12/2016    7 recensioni
Rose Weasley ha quindici anni. Dopo aver studiato per quattro anni da privatista, decide di iscriversi a Hogwarts per affrontare al meglio gli esami G.U.F.O.
Peggior decisione di sempre...
...che la porterà a definire un logoro diario il suo miglior amico, a sviluppare una strana ossessione per il bagno di Mirtilla Malcontenta e un assolutamente comprensibile repulsione per i portatori di testosterone.
Hogwarts non era preparata alla sua stranezza.
E viceversa.
Ma in fondo chi lo sapeva che un cazzo di schiaffo le avrebbe stravolto la vita??
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1: Giovanna d'Arco e il cerebroleso

Sabato 2th Settembre 2020
Dopo quattro giorni di permanenza ad Hogwarts, non ho ancora capito come raggiungere l'aula di Divinazione senza venire attaccata verbalmente da quel cazzo di dipinto, ma non importa.
Le persone qui sono piuttosto ignoranti... intendo i professori.
Oh andiamo, quale insegnante di Rune Antiche che si possa definire all'altezza di una scuola come Hogwarts non confronta l'antica arte di scrittura con il regale alfabeto Latino? O quello Greco?
E' da stupidi.
In ogni caso, non ho ancora rivolto la parola ad alcun individuo dotato di encefalo funzionante di questa scuola. Dominique è l'unica che osa camminare di fianco a me tutto il giorno. Ma Domi non conta, lei un encefalo non ce l'ha. Che sia un bene o un male ancora devo deciderlo.
L'unica mia consistente compagnia sei tu, logoro diario (Gesù, sei davvero logoro! Dovrei sostituirti).
Albus è totalmente estraneo alla mia presenza in questa cazzo di scuola. Poco male. È diventato tanto idiota quanto i suoi amici, a forza di ronzarci intorno.
In fondo, vivendo con le serpi ha imparato a strisciare.
Ugh. Per quale assurdo motivo ho deciso di iscrivimi qui?
Quattro anni da privatista con mamma come insegnante valgono più dell'intera preparazione che questa sottospecie di istituto offre.
Aah, fanculo.

 

 

Dopo aver gettato il diario alla rinfusa nella sua borsa a tracolla, l'agguantò rudemente infilandola al collo. Gettò il moncone di sigaretta e lo pestò sull'erba spolverata di neve con la punta del piede prima di varcare i portoni d'ingresso della scuola.
Non era propriamente facile inquadrare Rose Weasley in una certa categoria di persona; una cosa era ovvia, però: eclissava qualsiasi cliché. Non era mai stata una ragazza socievole, la riservatezza era la sua principale virtù. A causa della sua poca interazione con il mondo esterno durante i suoi anni adolescenziali, Rose non aveva mai conosciuto il significato di vera amicizia, né aveva mai provato a farlo. I suoi unici amici erano i suoi cugini, ma sarebbero davvero tali se la loro amicizia non gli fosse stata imposta sin dalla nascita? Era una domanda a cui Rose non avrebbe mai saputo dare risposta.
In ogni caso, era a tutt'altro che stava pensando mentre camminava lungo i corridoi del secondo piano gremiti di persone. Alcune di esse ancora la guardavano di sbieco; d'altronde, Rose si faceva guardare. Era alta nella media, magra come un chiodo, con un caschetto di capelli rosso mogano, ordinati e leggermente mossi; il bel viso ovale era di carnagione olivastra e costellato di lentiggini scure che si sposavano perfettamente con gli scuri occhi a mandorla; aveva delle gambe lunghe e il sedere alto e sodo compensava la mancanza del seno. Quella particolare mattina di sabato, poi, aveva deciso di indossare un poncho dalle colorate fantasie africane abbinandolo a degli scarponcini da montagna e ad un paio di Rayban tondi. Il tutto risultava come un pugno in un occhio per chiunque posasse sguardo su di lei, ma a Rose piaceva così.
Cercava di raggiungere la Casa di Grifondoro, quando la scena che si stava svolgendo ai piedi delle scale dirette al terzo piano attirò la sua attenzione. Impossibile ignorarla, comunque, considerando il capannello di ragazzi che vi stava assistendo dove grasse risate derisorie vi si innalzavano.
“Oh Merlino mi sto scompisciando!” a gongolare allegro era un certo William Zabini, Serpeverde del quinto anno. Rose lo incrociava spesso durante le lezioni di Trasfigurazione. Era un ragazzo formato dio greco, alto quanto il palo della luce fuori casa sua e dall'intelligenza non molto lontana. Aveva i capelli più neri che Rose avesse mai visto, perennemente pettinati in una cresta alla moicana; la sua pelle era color caffè latte e sul viso dalla mascella squadrata brillavano di sarcasmo un paio di occhi blu notte.
“T-ti prego... ridammela!”
Suo malgrado, Rose si fece spazio fra la bolla di persone avvicinandosi sempre di più alla scena. A parlare era stata una ragazzina molto carina dal viso tondo delineato da due codini biondi e illuminato da due grandi occhi azzurri inondati di lacrime. Secondo i calcoli di Rose, non dimostrava più di tredici anni.
Per quale motivo uno come Zabini avrebbe dovuto discutere con una ragazzina? Rose se lo chiese più volte nell'arco di pochi secondi, prima di ricordarsi della limitata capacità sinaptica dell'individuo di sesso maschile in questione.
“Questo bigliettino mieloso l'hai scritto per me?” l'espressione disgustata che seguì le sue parole fece sobbalzare la piccola Corvonero che, con un profondo singulto, affondò il viso fra le mani. Vederla scoppiare in singhiozzi non scalfì nemmeno per un secondo il sorriso serafico di Zabini che continuò: “Credi di essere alla mia altezza mocciosetta?”
“Dai Will, falla finita...”
Era la voce di Albus quella che aveva sovrastato le risatine generali. Quando Rose lo vide poggiato alla balaustra delle scale, affiancato da un verde-argento di origini asiatiche e poco distante da Will, provò un incontenibile moto di rabbia. Avrebbe dovuto immaginarlo che il peggio del peggio della feccia di Hogwarts fosse uno degli amichetti del suo ex cugino preferito. Al era cambiato molto dal suo primo giorno di scuola; il ragazzino timoroso e insicuro era sepolto sotto strati e strati di pura arroganza Serpeverde.
“Ah taci, piccolo Potter!” fu la risposta di Zabini. “Non è divertente? Oh andiamo, leggi un po'!” con un gesto brusco, lanciò un bigliettino rosa acceso ad Albus che lo rigirò più e più volte a le mani senza mai nemmeno aprirlo.
C'erano cinque cose che Rose odiava con tutta sé stessa:
1- il verde
2- l'argento
3- le persone stupide
4- i colori verde e argento nella stessa frase
5- le discriminazioni di sangue
Perciò quando il verde e argento, stupido Zabini si abbassò all'altezza di quella che lui stesso aveva definito mocciosetta per ringhiarle all'orecchio qualcosa che suonava terribilmente come “Piccola, sangue sporco”, un sonoro SCIAF rimbombò nel corridoio e zittì senza difficoltà la folla.
Passarono un paio di secondi, duranti i quali Zabini si portò la mano alla guancia arrossata e dolorante, prima che Rose si rendesse conto del fastidioso pizzicore che provava al palmo destro e degli sguardi delle persone che, forse ammirate e sconvolte allo stesso tempo, erano piantati senza scrupoli su di lei. E passarono ulteriori secondi prima che un'orribile realizzazione le germogliasse nelle viscere: era stata lei. Rose lo aveva schiaffeggiato.
Ma non era il momento di farsi prendere dal panico; ora era lì, davanti a Zabini e sotto l'attenta e vigile osservazione dei suoi compagni di scuola. Doveva continuare ciò che aveva cominciato. Per farlo dovette racimolare ogni briciola di coraggio che il suo animo Grifondoro possedesse.
“Dillo ancora una volta, cervello di plancton, e giuro che ti faccio ingoiare tutta la merda che esce dalla tua bocca” sorpresa delle sue stesse parole, Rose si abbassò gli occhiali dal sole sul naso stile VIP hollywoodiana e si allontanò imperterrita guardandosi attorno spaesata mentre notava la folla scostarsi al suo passaggio. Si sentiva un po' come Mosè che fendeva le acque.
Camminò con passo sicuro e altezzoso su per le scale, giusto per incrementare l'idea da osso duro che probabilmente qualsiasi individuo avesse assistito alla scena aveva ormai di lei. In realtà quello che sperava mentre si addentrava verso il terzo piano era che il pavimento si aprisse sotto di lei e la inghiottisse per catapultarla direttamente negli Inferi di Ade. D'altronde, non poteva biasimare sé stessa: sapeva e non nascondeva il fatto che nel suo cervello esistessero ancora molte aree paludose e inesplorate che l'avevano portata molte volte a compiere azioni irrazionali/ impulsive/ irrimediabilmente sbagliate di cui poi si era sempre pentita.
Proprio come quella volta. Fin dal primo momento in cui i suoi occhi guerrieri si erano incrociati con quelli offesi di Zabini dopo il fatidico schiaffo, seppe di essersi scavata la fossa con le sue stesse mani. Quello che ignorava, tuttavia, era quanto quell'incontro mano a guancia le avrebbe stravolto la vita come un calzino.

 

**

 

“Rose Testadicazzo Weasley, esci da questo bagno!”
Dominique non l'avrebbe convinta ad uscire; c'erano delle valide e consistenti motivazioni a tenerla ancorata a quella tavolozza, come ad esempio l'istinto di sopravvivenza. Rose sospettava, anzi sapeva che non l'avrebbe passata liscia: aveva osservato Zabini abbastanza da sapere che non avrebbe ignorato l'accaduto tanto facilmente. Dubitava che avrebbe semplicemente alzato le spalle e sarebbe semplicemente tornato nel suo covo a serpeggiare con i suoi non-troppo-brillanti amichetti.
Cercò di non dare peso all'irritante vocetta che, nella sua testa, le suggeriva le varie macabre opzioni con cui Zabini avrebbe potuto ucciderla e si concentrò, invece, sulla progettazione di un nuovo piano di fuga.
Non era affatto semplice, ma Rose aveva già deciso: avrebbe dato fuoco all'aula di pozioni scatenando in tal modo una serie a catena di esplosioni chimiche che avrebbero distrutto l'intera Hogwarts, naturalmente qualcuno l'avrebbe scoperta comportando la sua immediata incarcerazione in un manicomio, dove avrebbe vissuto una vita felice e priva di preoccupazioni e dove Zabini non avrebbe potuto ucciderla. Un piano perfetto, c'era solo un piccolo problema: come fare per raggiungere i sotterranei senza passare davanti al buco delle serpi?
“Guarda che non riuscirai a evitare la Casa Serpeverde per raggiungere l'aula di pozioni”
Pausa ad effetto.
“Eeehm... sei un'abilissima Legilimens, mi conosci talmente bene da sapere ciò che penso o l'ho semplicemente detto ad alta voce?”
“La terza opzione” sospirò Dominique, lanciando uno sguardo esasperato alla porta oltre la quale la cugina stava letteralmente impazzendo “Senti sappiamo tutti che prima o poi dovrai uscire da qui. Lo so io, lo sai tu e lo sa anche Zabini”
Invece avrebbe potuto viverci tranquillamente nel bagno di Mirtilla Malcontenta; aveva una comodissima vasca da bagno/piscina in cui dormire, acqua a volontà con cui dissetarsi e sapone per un esercito con cui cibarsi, un'ampia scelta di riviste gettate alla rinfusa accanto alla tavolozza del water con cui avrebbe passato il tempo e poi c'era l'allegro fantasma del bagno che l'avrebbe tirata su di morale. Okay, forse quella del sapone non era una delle sue migliori idee e, okay, forse Mirtilla non sarebbe stata una così gioiosa compagnia, ma se sarebbero servite per evitare qualsiasi contatto con il mondo esterno avrebbero funzionato. E poi aveva sempre il suo diario.
“Rose!! Giuro che se entro cinque secondi non esci da questo fottutissimo cesso, sfondo la porta e ti prendo a sberle per tutta la settimana!” sbraitò Dominique, picchiando ferocemente il pugno alla porta.
“Scusa ora non posso sto scrivendo il mio testamento”
“Fantastico! Allora assicurati di scrivere che lasci il tuo cervello alle autorità scientifiche”
“Così possono sezionare la mia genialità?”
“No, perché così possono analizzare da vicino un cervello affetto da gravi turbe mentali” ululò Dominique, esasperata.
Non prestando attenzione al sarcasmo della cugina, Rose decise che se mai fosse uscita da lì, avrebbe pagato James e Freddie come sue guardie del corpo per tenere lontano qualsiasi essere vivente avesse desiderato avvicinarla. D'altronde nessuno aveva le palle per contraddire/ sfidare quei due combina guai; come dire... erano un tantino vendicativi e, considerando che uno era figlio del proprietario di scherzi più famoso d'Inghilterra e l'altro la copia sputata del nonno paterno, anche piuttosto creativi quando si trattava di farla pagare a qualcuno. Soprattutto se questo qualcuno centrava con una delle loro cugine/ sorelle. Zabini non avrebbe mai osato mettersi contro quei due.
“Cinque...”
“Domi non tirarmi per il culo!!”
“Quattro...”
“Tanto non ne hai il coraggio”
“Tre...”
“Domi se butti giù la porta giuro che finirai nelle fognature quando tirerò lo sciacquone con te dentro!!”
“Due...”
Rose sospirò profondamente.
“Uno...”
Alzò gli occhi al cielo. “E va bene! Va bene!! Uscirò da questo bagno, ma solo perché sto morendo di fame!”
Non fece nemmeno in tempo ad aprire la porta che un oggetto non identificato calò dall'alto per colpirla in fronte. “Ma che cazzo?!” si portò una mano offesa alla botta, e lanciò uno sguardo risentito alla cugina che la fissava di rimando con un cipiglio impaziente e una rivista arrotolata fra le mani.
“Questo per avermi fatto perdere venti preziosissimi minuti della mia vita!” disse.
Uscirono insieme dai servizi delle ragazze al secondo piano e scesero le scale, l'una con passo frettoloso e l'altra con passo funebre. Rose lanciò uno sguardo di sbieco a Dominique e socchiuse gli occhi su di lei; avrebbe dato qualsiasi cosa per somigliarle almeno un po'. Così tranquilla e pacata (certo, sempre se non le facevi perdere la pazienza), anche se allo stesso tempo era ferma e irremovibile. A Domi non importava ciò che le persone pensavano ed era così in pace con sé stessa che fare amicizia per lei era come sorseggiare dell'acqua. Non si poneva il problema di poter fare brutta impressione sulla gente... quale essere umano con una traccia di sangue Veela nelle vene può fare brutta impressione sulla gente poi?? Era meravigliosamente sexy; aveva lunghi capelli argentei, quel giorno raccolti in una morbida treccia laterale; il suo viso dolce aveva un sano colorito roseo e gli occhi azzurro cielo sorridevano insieme alle sue belle labbra carnose. Per non parlare del fisico dalle curve morbide e sensuali che faceva voltare chiunque le passasse accanto, uomo, donna o bambino che fosse.
Sbuffò sonoramente e allo stesso tempo il suo stomaco gorgogliò rumorosamente, reclamando cibo.
“Rose?”
Ancora infuriata con sé stessa per non avere tratti in comune con Dominique, si voltò verso la cugina con un grugnito scontroso. “Che vuoi?”
La bionda aggrottò le sopracciglia oltraggiate su Rose, ma ignorò la provocazione. “Hai veramente steso Zabini con un gancio sinistro?”
Sentendosi accusata ingiustamente, Rose si fermò bruscamente sull'ultimo gradino costringendo anche Dominique ad interrompere la sua corsa. “Io cosa a Zabini?!”
Alzò le spalle. “E' quello che mi ha detto Roxy!” confessò, alzando le mani in segno di resa.
Rose sospirò. Avrebbe dovuto sospettarlo che la questione, passata di bocca, in bocca, si sarebbe meccanicamente ingigantita.
“Ehm... posso farti un'altra domanda?” tentò Domi. Rose evitò di specificarle che, in realtà, una domanda gliel'aveva già fatta e le fece un cenno d'assenso.
“Spara”
Si ritirò in silenzio stampa per qualche secondo.
“La pelle di Will è davvero così morbida come sembra?” domandò infine evitando lo sguardo di Rose e infiammandosi come un incendio doloso.
“Chi cazzo è questo Will adesso?”
“William. William Zabini. Hai presente? Quello che hai preso a pugni qualcosa come due ore fa” disse colorandosi ancor di più, se possibile.
Rose la fissò stupita: incredibile che il fascino da cerebroleso di Zabini avesse colpito anche Dominique. Dopo tutto, ci voleva un cieco civile assoluto per non notare quanto fosse bello. Certo, troppo stupido, arrogante e Serpeverde per i gusti di Rose, ma senza dubbio era davvero, davvero un bel ragazzo.
“Ah...” si pose un quesito universale: divertirsi o ammettere la verità? Non c'era nemmeno da chiederlo. “Oooooh, era così morbida Domi! Sai, quando l'ho toccato ho sentito una scossa calda percorrermi tutto il corpo... credo... credo...”
Dominique era sul punto di svenire dalla curiosità. “Cosa credi?”
“... credo di essere incinta di lui!”
L'eccitazione della biondina sembrò gelarsi come le acque del Lago Nero d'inverno. Abbassò le mani precedentemente congiunte al petto lungo i fianchi e lanciò uno sguardo spazientito a Rose.
“Tu mi pigli per il culo!!”
“Deduzione esatta, Watson!” ridacchiarono guardandosi negli occhi. “E adesso andiamo a pranzare che questo pomeriggio dobbiamo svaligiare Hogsmeade per i regali di natale... sempre se ci arrivo ad oggi pomeriggio”
Rose aveva previsto di entrare nel panico più totale, non appena sarebbe giunto il momento di spalancare la doppia porta di legno di ciliegio che dava sulla Sala Grande, ma non aveva fatto i conti con l'invitante profumino di pollo arrosto che proveniva da là dentro. In fondo si sa che se il tuo cognome è Weasley la fame predomina in qualsiasi parte del cervello. Perciò senza alcun indugio e sotto lo sguardo perplesso di Dominique, Rose fece il suo teatrale ingresso in sala pranzo.
Non c'era da stupirsi quando tutte le teste, bionde more castane o rosse che fossero, si voltarono immediatamente alla sua volta. Nessun muscolo guizzò sulla sua faccia seria, ma dentro di sé dovette raccattare tutta la forza a sua disposizione per non far slittare gli occhi in direzione del tavolo dei verde-argento.
“Che peccato però” sussurrò a Domi deglutendo a gola secca: sembrava di mandar giù carta vetrata.
“Che cosa?” bisbigliò l'altra in risposta.
“Che debba morire proprio oggi per mano di quel cerebroleso... oggi ci sono gli sconti natalizi da Mielanda” s'intristì, afflosciandosi tatticamente sulla panca fra James e Freddie. Dominique prese posto di fronte a lei, dove sorrise ai presenti prima di riempire il suo piatto con una porzione di tutte le pietanze possibili. Rose seguì il suo esempio, sempre ben attenta a non incrociare lo sguardo di Zabini. Sentiva gli occhi curiosi di tutti, professori compresi, che le perforavano il viso; tentò di ignorarli sperando che la smettessero. Ma non lo fecero. Soprattutto non dopo che notarono Zabini zampettare stranamente allegro verso il tavolo dei Grifondoro.
E così era giunta la sua ora.
Niente tragedie drammatiche!” le suggerì una vocetta nella sua testa. “Tira fuori gli artigli che ogni vero grifone ha a disposizione!”
Ma naturalmente, il cervello ingegnoso di Rose Weasley aveva già messo appunto un piano perfetto. La tecnica era semplice e diretta: essendo Zabini a 9 km/h da lei, Rose, puntigliosamente scortata da James e Freddie, avrebbe percorso la distanza che la separava dall'uscita su linea orizzontale, camminando sopra il cibo delle altre persone, se necessario. Avrebbe chiamato con un incantesimo d'appello la sua Firebolt007 per raggiungere il Messico dove avrebbe lavorato illegalmente come spacciatrice di marijuana insieme al suo mafioso marito messicano e avrebbe passato la vita a sfornare figli, ovviamente tutto ciò dopo aver cambiato il suo nome in Rosàlinda Mària Fernanda Pilar de la Còsta Ramirez.
“Buongiorno, Giovanna d'Arco dei poveri”
Troppo tardi.
Quasi soffocandosi con il boccone d'arrosto ebbe bisogno dell'aiuto di James che, con davvero poca leggerezza, le piantò una pacca stile uomo di neanderthal sulla schiena. A Rose quasi schizzarono gli occhi fuori dalle orbite, ma almeno il boccone ritrovò la sua strada verso lo stomaco.
Zabini si resse esilarato alle spalle di Domi, poggiandole il mento squadrato sui biondi capelli profumati; inutile spiegare quante tonalità di rosso si fecero strada sul visino della sopracitata.
“Alle cinque dai Tre Manici di Scopa, okay?”
Rose si sentì come se la propria anima le fosse stata strappata a forza dal corpo. Alzò lo sguardo vuoto su William Zabini e mosse leggermente le labbra: in realtà avrebbero dovuto parafrasare un “Cosa?” piuttosto sconvolto, ma non sembravano in grado di collaborare.
“Ci beviamo una Burrobirra insieme” spiegò lui arricciando i capelli di Dominique con l'indice. “Puoi venire anche tu, eh, biondina”
Prive delle facoltà necessarie per rispondere, lasciarono che Zabini se ne ritornasse al suo tavolo.
Passarono pochi minuti prima che Rose, con quella poca voce che le era rimasta, mormorasse: “Che cosa è appena successo?”
“Zabini ci ha appena invitate ai Tre Manici di Scopa...” fu una Dominique sconvolta a rispondere.
“Non avrete intenzione di andarci, vero?” s'intromise James, subito sfoggiando la sua gelosa iperprotettività.
“Certo che no”
“Certo che sì”
Le due cugine si scambiarono uno sguardo confuso.
“Deve essersi inceppata la noce marcia che hai al posto del cervello se pensi che io possa sprecare il mio pomeriggio libero con dei Serpeverde, Domi!” tuonò Rose.
La diretta interessata socchiuse gli occhi chiari in due fessure. “Non puoi sprecare un'opportunità del genere, Rosie!!”
“Oh certo che posso... eccome se posso!!” rise la ragazza. “Non vedo l'ora di sprecarla un'opportunità del genere!”

**
Poche ora più tardi, Dominique si era infilata il suo reggiseno push-up di pizzo rosso e aveva spalmato sulle sue labbra rosee il rossetto più costoso che aveva. Da lì a pochi minuti, sarebbe andata ad Hogsmeade con Rose, avrebbe comprato i regali di Natale per tutti i parenti/ amici e si sarebbe presentata ai Tre Manici di Scopa dove Zabini e i suoi amici le aspettavano. Si prospettava una serata fantastica.
“Rose Testadicazzo Weasley! Esci da questo stracazzo di bagno!”
Certo, se Rose avesse deciso una buona volta di uscire dal fottutissimo bagno di Mirtilla Malcontenta sarebbe stato tutto molto più semplice.

 

***

 


NdA
Salve a chi ha finito il primo capitolo e sta leggendo queste note d'autore pietose! Come ogni volta che pubblico una nuova storia, sono nel panico totale. In ogni caso, spero vi siate divertiti come mi sono divertita io scrivendo questa storia.
Se vi va di fare una generosa opera di bene, lasciatemi un commentino! (va bene anche piccolo, piccolo ;D)
Buona serata!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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