A: alli1607@webmail.us
Da: jdrew94@webmail.us
Oggetto: ...
Messaggio: Allison, penso tu abbia letto il giornale.
Vorrei vederti per chiarire alcune cose, ho posticipato di un giorno la mia partenza.
Se mi mandi il tuo indirizzo ti passo a prendere alle 21:30.
Rispondi al più presto, Justin D. Bieber.
Oggetto: ...
Messaggio: Allison, penso tu abbia letto il giornale.
Vorrei vederti per chiarire alcune cose, ho posticipato di un giorno la mia partenza.
Se mi mandi il tuo indirizzo ti passo a prendere alle 21:30.
Rispondi al più presto, Justin D. Bieber.
Decido di cestinare l'e-mail, trovo banale questa richiesta. Non è a me che deve spiegazioni, ma a Jolene. Successivamente, però, mi lascio sopraffare dal senso di rivendicazione. Eseguo una rapida ricerca su Internet e digito velocemente nel messaggio l'indirizzo di una abitazione situata dal lato opposto della città. È una mossa rischiosa, non si sa come potrebbe reagire la celebrità, ma nessuno ha il diritto di fare un torto simile a mia sorella.
Sono le 22:00, Jolene si è addormentata da poco più di dieci minuti ed io sono seduta sul letto a leggere un romanzo di avventura. Vengo interrotta da mio padre il quale, aprendo la porta per far scorgere a malapena il suo viso, mi chiede di scendere. Lascio il libro sul letto e indosso le pantofole, nel frattempo sento i suoi passi farsi sempre più lontani. Non mi pongo troppe domande, lo raggiungo in salotto e resto allibita non appena incrocio lo sguardo di Justin. «Non è possibile» mormoro avvicinandomi sempre più alla porta di ingresso. «Immaginavo una mossa del genere da parte tua, quindi ho lasciato che il mio manager facesse delle ricerche». Allude al mio tentativo di farlo finire nel luogo sbagliato. Tentativo fallito. I miei genitori tornano in salotto dopo averlo salutato e perdonato dell'orario poco consono di visita. «Vieni con me» «No, forse non hai capito che ciò che volevo dirti l'ho già detto ieri pomeriggio» «Sì, ma non mi hai lasciato il tempo di rispondere». Oltre il marciapiede si presenta una Range Rover nera e una figura immobile al suo interno. «Puoi farlo qui, adesso, senza che io ti segua» insisto. Non voglio dare preoccupazioni ai miei genitori, ma specialmente vorrei che la conversazione si concluda rapidamente. «Bene». Mi domanda di entrare e lo invito ad accomodarsi in cucina, ci sediamo uno di fronte all'altra. «I paparazzi sono come iene. Ti seguono finché non gli cedi la possibilità di essere sbranato, e poi, a stomaco pieno, si dileguano. Il mio manager mi aveva già avvisato della loro presenza in città, ieri. Non volevo accadesse quel che mio malgrado è già successo, cioè che una di voi due finisse sui giornali. Loro cercano di diffondere una falsa realtà per guadagnarci qualcosa». Ci osserviamo in silenzio per qualche secondo, poi gli propongo un tè freddo. Accetta. «Vedi, Justin, vorrei crederti ma quando qualcuno si comporta in maniera disonesta, divento molto diffidente. Avresti dovuto scrivermelo subito, in quella e-mail, ma hai preferito mentire!» dico, mentre verso il tè in un bicchiere. Nel passarglielo le nostre mani si sfiorano, ma non viene data importanza al gesto. «Hai ragione» continua, «ma temevo non mi avresti creduto, alla fine i paparazzi sono un fattore quotidiano nella mia vita. Ho pensato sarebbe stato più facile improvvisare un impegno» «Non continuare a giustificarti, Justin. Per favore». Fa una lunga sorsata e riprende a guardarmi. Di nuovo il silenzio. «Allora... quale è la tua destinazione, domani?» «Florida. Mentre tra dieci giorni sarò in Texas, sai?». Al solo sentir pronunciare la mia dimora, mi piange il cuore e lo lascio trapelare dalle mie iridi celesti. Justin poggia una mano sul mio braccio, «Non pensavo ci saresti rimasta tanto male». Lascio scappare un flebile sorriso dalle mie labbra e per evitare l'argomento lo accompagno verso l'uscita. Si è fatto un certo orario. «Mi piace il tuo carattere, Allison. Suona come una continua sfida. Ci sentiamo, se vuoi. E grazie per aver ascoltato». Mi saluta con un bacio sulla guancia, a mia volta lo ringrazio di non essersela presa per l'indirizzo fasullo. Dopo aver chiuso a chiave la porta, torno in cucina a finire il mio tè e continuo ad osservare il suo bicchiere, ripensando a quelle parole.
Salve!
Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo. L'ispirazione sopraggiunge in giorni alternati, è come se fosse il burattinaio della mia scrittura. Comunque, spero piaccia anche questo seguito, ammetto di essere dispersiva nel narrare e quando arriva la scena più "attesa", pare che duri mezzo secondo.
Grazie a chi sta apprezzando!
S.