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Autore: Maggie_Lullaby    23/05/2009    9 recensioni
Lexi è una sedicenne testarda e dalla lingua affilata che vive in un mondo tutto suo pieno di ideali e stili di vita.
Maggie è una ragazza timida a innocente, incapace di dire di no e di vivere tranquillamente la sua vita.
Maryl è una ventenne che aspira a una grande carriera, ma è bloccata da un padre testardo e da due sorelle che hanno bisogno di lei.
La vita di tre sorelle si mescola a quella dei Jonas Brothers
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Ciao!

Scusate, scusate, scusate il catastrofico ritardo!! Scusate!! Davvero, mi dispiace tanto, ma che vi posso dire? Non mi funzionava internet … quelli della Vodafone sono stupidi.

Coooomunque spero che questo capitolo vi piaccia … a me non molto, ma si sa non mi piacciono i tre quarti dei capitoli che scrivo XD

Ed ecco a voi i ringraziamenti:

jeeeee: ti ringrazio di cuore amor per i complimenti, perchè davvero era una giornata no e mi hai consolato. Grazie!

DarkViolet92: già, povero Joe, sigh, quel povero ragazzo, ma vedrai, vedrai cosa gli combino. Ah, comunque sotto c'è il mio avviso… un bacione!

_KikyBlonde_: allora, prima di tutto mi dispiace che questa storia non ti sia piaciuta e mi voglio scusare io se ti ho fatto perdere tempo leggendo una storia che, a quanto pare, alla fine non ti è piaciuta. Ho capito i motivi per cui questa FF non ti piace e io stessa, prima che tu mi scrivessi, avevo avuto dei ripensamenti su quel capitolo, ma davvero non sapevo come fare altrimenti per fare capire che i personaggi erano innamorati fra di loro. La storia del padre, sarà anche banale, (questa non è un'offesa nei tuoi confronti) ma a me piace e sembra che piaccia anche a tutti gli altri lettori di questa storia. Scusa se ti ho fatto perdere tempo. Un bacio!

Sbranina: grazie mille per avermi lasciato quella stupenda recensione. Quando l'ho letta mi si è davvero riempito il cuore di gioia …mm non sto esagerando però, dico la verità!! Sono contentissima che questa storia ti piaccia, davvero. Vorrei lasciarti un ringraziamento un po' più lungo ma sono di fretta. Ti voglio bene! Un bacione!

Potterina Weasley: si si ormai ti conosco e non mi importa dei tuoi ritardi!! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e anche che ti piacciano i testi delle canzoni che uso, e pensare che io trovo che, a volte, non centrino niente con la storia e li metto solo per inserire una canzone XD Spero che tu ti sia divertita con tua figlia, anche qui a Milano c'è un sole che spacca le pietre!! No, non lo sapevo che aspetti un maschietto, che bello!! Auguri ai figli maschi, anche se di solito questa frase si dice ai matrimoni e io non ho la più pallida idea di quello che significa … Hi hi, come vorreste chiamarlo se non sono troppo indiscreta?? Un bacione! Ti amo.

LoveJonasBrothers: hi hi hi già Sasha se ne è andata e non ritorna più … o almeno tornerà dopo un anno, due mesi, sette giorni, tre ore, dodici minuti e quarantaquattro secondi … vabbè lascia stare la mia pazza pazzia. Vedrai cosa combino al povero Joe … IO ESSERE CRUDELE MHUAAAA!!

Capitolo 13. I miss you

- Difendete i diritti dei polli! - urlò Lexi sventolando dei volantini rossi alla folla di studenti che uscivano dalle proprie classi.

- Anche loro sono esseri viventi! - strillò una ragazzina dai capelli corti, magra a minuta.

- Ben detto, Josie! - si congratulò la rossa dandole un cinque con forza. - Aiutateci a difendere i polli! Donate cinque dollari per un'organizzazione che si occupa della loro difesa.

Diversi ragazzi si misero a ridere.

- Che avete da ridere? - si infiammò subito Lexi. - Se voi foste al posto di quei poveri volatili indifesi non vorreste che qualcuno vi aiutaste?

Il gruppo di adolescenti continuò a ridere.

- Alexandra la Pazza – commentò uno di loro.

La sedicenne lo ignorò, avrebbe tanto voluto ribattere ma decise che era meglio non farlo, non in quel momento per lo meno.

- Ehi Lexi – la chiamò Josie voltandosi verso la ragazza. - Se arriva Hanson che facciamo?

La sedicenne sbuffò, Hanson sempre quello stupido preside di mezzo.

- Coinvolgiamo anche lui, non si sa mai magari anche lui vuole proteggere i polli! - disse cercando di convincere la sua unica amica, e se stessa, di ciò che stava dicendo.

- Oh, va bene – disse Josie e tornò a rivolgersi agli studenti della sua scuola, chiamandoli a gran voce.

- Venite e donate cinque dollari per i polli! - urlò la ragazzina.

- Siate generosi! - la supportò Lexi, gridando alla folla. - Solo cinque dollari, avanti mica chiediamo la luna!

Il ragazzo idiota che prima aveva insultato Alexandra tornò all'attacco e iniziò a sbandierare in aria i suoi quaderni.

- Ehi ragazzi guardatemi! - urlò ai suoi amici, facendo finta di essere la rossa. - Difendete i polli! Avanti! Su! Datemi cinque dollari e vi ripagherò con ben altro – a quel punto schioccò le labbra facendo un verso molto provocante.

Lexi non ce la fece più, non era una ragazza molto paziente lei.

- Ascolta un po' Jimmy – disse severa, - non vuoi proteggere i tuoi simili?

Jimmy arrossì di rabbia e vergogna.

- Ti ha risposto per le rime la tipa! - disse uno degli amici di Jimmy.

- Avrei un nome tipo! - gridò la rossa nella sua direzione.

Il gruppo di deficienti smise di ridere e si allontanò parlando a bassa voce, ma fra tutte le parole che si dissero Lexi ne capì solo tre.

- Quella è matta – sussurrò Jimmy, cercando di non guardarla.

Matta e fiera di esserlo, pensò dura la sedicenne ma decise di non dirlo ad alta voce, aveva ben altro da fare che insultare quegli stupidi, viziati, senza morale figli di papà e poi il fiato le serviva per dire i diritti dei polli, non a insultare cinque deficienti.

In quel momento Lexi vide sua sorella gemella che percorreva tutta l'atrio con passo veloce per raggiungerla.

- Oh mamma – sussurrò la rossa e si nascose sotto il tavolo che aveva “preso in prestito” dall'aula di scienze che aveva avuto il buon senso di ricoprire con una tovaglia.

- Ehm Alexandra – disse Josie guardandola confusa, - che stai facendo?

- Sta arrivando mia sorella e se mi vede qui sono morta, se te lo chiede io non ci sono! - mormorò spiando con un occhio la posizione della sorella da sotto il tavolo.

- Oh, okay … ciao Maggie! - esclamò Josie all'arrivo della mora.

- Ciao Josie, come va? - domandò Maggie sorridendo.

- Bene, bene, stai cercando tua sorella? Perchè non era qui, è in biblioteca a studiare per un test di letteratura! - mentì pessimamente la ragazzina.

Lexi si colpì la fronte con una mano, Josie era sempre stata una pessima attrice.

- Oh davvero? - chiese la gemella mora.

- Si, in biblioteca, alla prossima ora ha un test di letteratura, te l'ho detto – sorrise incerta Josie.

Ma no, Jos!, pensò Lexi, io e Maggie abbiamo storia insieme dopo! Siamo amiche da una vita e non hai imparato neanche il mio orario!

- Ah, ah – snocciolò Maggie, si mise in ginocchio come volesse allacciarsi le Puma che portava e, invece, scostò la tovaglia dal tavolo in cui si era nascosta la gemella.

- Dimmi Alexandra – iniziò la mora, - o mi credi scema oppure sei tonta tu.

- Dai Maggie, non rompere – sbuffò la rossa uscendo dal suo nascondiglio e rimettendosi in piedi.

- Ti ho detto un milione di volte di fare queste benedette manifestazioni fuori da scuola – spiegò per l'ennesima volta Maggie.

- E io la faccio a scuola, qualche problema? - domandò Alexandra.

- Oh io di sicuro non ne ho, ma sei tu che li avrai, Hanson sta arrivando, ho sentito la Livingston che gli diceva che, a quanto pare, “dei matti stanno conquistando la scuola ” - disse Maggie scostandosi il ciuffo castano dagli occhi.

- Caspita, quella è proprio fumata! - esclamò Lexi grattandosi il naso.

- Lasciamo stare gli scleri di quella donna per favore e parliamo del fatto che tu e la qui presente Josie, dovete riportare questo tavolo dove l'avete preso e sparire – disse la mora cercando di assumere una posizione una volta nella vita.

La rossa alzò gli occhi al cielo per la disperazione, voleva bene a Maggie più di qualsiasi persona al mondo, ma quando iniziava a dire cosa dovevano fare gli altri diventava insopportabile e c'era un unica cosa da fare in quei casi: assecondarla.

- Va bene, riporto 'sto coso nell'aula di scienze a farò finta di fare la brava, va bene? - disse la minore alludendo al tavolo.

Maggie sorrise.

- Grazie Lexi – disse, cacciò una mano in taca e tirò fuori dieci dollari. - Difendi quei polli, c'è bisogno che qualcuno aiuti anche loro – e si allontanò con lo zaino dell'Eastpak in spalla.

Le labbra di Alexandra si curvarono in un sorriso, quella era sua sorella.


Fino a te ho aperto i miei occhi e vedo

fino a te

amarti è l'immenso per me

(Amarti è l'immenso per me, Eros Ramazzotti)


A quanto pare Matt è scemo, pensò Maryl appoggiandosi con uno schianto al proprio armadietto mentre Matt Dowson continuava a parlarle della festa che aveva in programma quel sabato e a cui voleva che lei partecipasse. Non ha capito che non mi interessa.

- Verrà un famoso DJ, il cibo verrà preparato da uno chef italiano e ci saranno anche della spogliarelliste! - esclamò lui entusiasta.

- Sai Matt, a meno che non si scopra che io sia omosessuale l'idea delle spogliarelliste non mi attira – disse la bionda guardandolo con aria scocciata.

- Ma dai vieni! O il tuo ragazzo – quasi sputò l'ultima parola, - non vuole che tu venga?

Giusta ora lei doveva fingere di essere la fidanzata di Kevin, anche se il suo cuore sembrava molto contento dell'alternativa ragazzo senza “fingere”.

Calma, si disse Maryl, ho capito Kevin mi piace, ma per la miseria devo calmarmi!

- Kevin si fida di me e mi lascia fare tutto quello che voglio – disse la ventenne, - ma io non voglio venire alla tua stupida festa Matt, per di più quel sabato sono impegnata – e si allontanò ma lui la seguì da bravo rompiscatole che era.

La bionda a malapena trattenne uno sbuffo, Matt era così insopportabilmente insopportabile, la seguiva ovunque, ogni giorno la invitava da qualche parte, si proponeva di fare da baby-sitter a Lexi e Maggie, come se ne avessero bisogno, e si preoccupava molto della media scolastica della bella Maryl.

- Ah, e cosa devi fare? - domandò il ragazzo, curioso.

- Sarebbero fatti miei, Dowson – sibilò Maryl. - Comunque resto a casa con le mie sorelle, ci affittiamo un film e mangiamo pizza e dolci fino a vomitare, contento?

Stupido, idiota, di un Matt Dowson.

- Ehi, calmati dolcezza – sussurrò il ragazzo, - non fa niente, posso annullare la mia festa e venire a casa tua, sono sicuro che le tue sorelle, ehm Betty e Nixi, mi adoreranno.

Già come una spina nel fianco, pensò la ventenne.

- Maggie e Lexi – lo corresse lei. - E no Matt, non annullare la tua festa, tu vacci pure e sappi che nessuno può partecipare al sabato sera della sorella Campbell, nessuno.

- A parte Kevin? - domandò Matt.

- No, neanche Kevin può venire – sbottò la bionda, - ora scusami, ho un'altra lezione – e lo lasciò nel bel mezzo del corridoio a pensare sulle sue parole.

Se fosse stato per Maryl avrebbe tranquillamente preso la sua borsa di Gucci che aveva comprato il giorno prima e sarebbe andata in giro per negozi a fare spese pazze, d'altronde suo padre le ricaricava la carta di credito con più di trecento dollari a settimana. Per ora la carta era stata ricaricata due volte, la prima il giorno dopo che Peter era partito per Miami, la seconda il giorno in cui la ragazza aveva comprato la nuova borsa di Gucci.

Ma la bionda non poteva lasciare la scuola in quel momento, aveva una lezione di Diritto che non poteva perdersi soprattutto perchè doveva recuperare l'orribile voto che aveva preso nell'ultima verifica.

La scuola per Maryl non andava bene, continuava a calare e, anche se i professori continuavano a sperare in un miglioramento, la ragazza sapeva che sarebbe solo peggiorata. Ormai tutte le lezioni le sembravano difficilissime, non riusciva più a seguire una professoressa che spiegava un nuovo argomento per più di dieci minuti.

Non sapeva neanche lei il perchè di quel cambiamento, fino a qualche mese prima era stata l'orgoglio di quella scuola, sempre con ottimi voti e note di merito, e poi era calata improvvisamente; certo qualche mese fa non aveva scoperto che c'era un'università di Moda&Designer a qualche chilometro di distanza da casa sua e ora, ogni volta che ci passava davanti, aveva la tentazione di entrare in quell'istituto e di iscriversi ai corsi lì tenuti.

- Signorina Campbell vuole entrare in classe per favore e onorarci della sua presenza o deve stare sulla soglia di quest'aula fino alla fine dei suoi giorni? - domandò la professoressa Gregory a Maryl, strappandola ai suoi pensieri.

- Certo, mi scusi – disse la ragazza, entrò in aula e si sedette al suo solito posto, in prima fila.

- Bene ora iniziamo la lezione – annunciò la Gregory con un sorrisetto e iniziò a spiegare; come da copione dopo qualche minuto Maryl si perse nei suoi pensieri e non riuscì più a seguire una parola della spiegazione della prof nonostante la sua buona volontà.

La bionda si risvegliò solo al suono della campanella, si alzò e fece per uscire dalla classe.

- Signorina Campbell – la chiamò la Gregory. - venga qui un un minuto.

Maryl si avvicinò alla prof camminando piano.

- Si prof? - domandò con una timidezza degna di Maggie.

La Gregory la guardò attraverso gli occhiali rettangolari.

- Maryl cosa ti sta succedendo? - chiese con voce dolce senza darle del lei come di solito faceva.

- Perchè? - domandò la ragazza piuttosto innocentemente.

- Suvvia, è da mesi che i tuoi voti non fanno che calare, non sei attenta in classe e non segui le lezioni – disse la prof. - E' successo qualcosa?

Maryl sapeva che la fama della Gregory era quella di saper trattare gli studenti come figli suoi, ma credeva fosse solo una leggenda metropolitana.

La bionda alzò le spalle.

- E' un periodo un po' così prof – sussurrò.

La Gregory le sorrise.

- Chiamami Myrtle, Maryl – disse. - Avanti sediamoci qui e spiegami – e si sedette sulla sua sedia mentre la ventenne ne prendeva una da un banco in prima fila e la sistemava davanti alla cattedra.

- Forza, raccontami, perchè è un periodo nero per te? - chiese Myrtle. - Hai dei problemi con il tuo ragazzo?

Maryl ignorò il fatto che una professoressa non dovesse impicciarsi dei problemi personali dei suoi studenti e raccontò con tranquillità.

- No, io non ho un ragazzo – arrossì, per lei dirlo era come confessare un crimine orrendo.

- Oh – disse la Gregory, - mi aspettavo il contrario, ma allora cosa c'è che non va?

La bionda guardò la propria professoressa e le disse ciò che pensava senza peli sulla lingua.

- Odio legge.

Myrtle parve sorpresa.

- Non la posso soffrire – continuò le ventenne, - non mi è mai piaciuta.

- Scusa Maryl, ma allora perchè hai scelto questo indirizzo universitario se legge non ti interessa? - chiese Myrtle.

- Beh l'ho fatto per mio padre – sussurrò lei, - volevo che fosse fiero di me.

La Gragory non volle approfondire l'argomento sulla famiglia e tornò sulla scuola.

- Cosa ti piacerebbe fare, allora?

Maryl la fissò, rossa in viso.

- Vorrei fare la stilista – ecco l'aveva detto, le sembrò di essersi libera di un grosso fardello.

- Oh ma allora è semplice! - esclamò Myrtle. - Ho qualche contatto in qualche università qui vicino che include Moda nei suoi corsi, se mi dai qualche tuo disegno posso farlo vedere ai miei colleghi e, forse, riuscirai a entrare.

Maryl scosse la testa.

- No, grazie, mio padre non approverebbe. Vorrei, davvero, ma no grazie – spiegò la ragazza.

- Non puoi per sempre assecondare i tuoi genitori Maryl – disse saggiamente la Gregory. - Prova a chiedere il permesso a tuo padre. – prese i suoi libri e fece per uscire dalla classe – E poi tentar non nuoce, no? - e uscì.


In una gioia che fa male di più

della malinconia

ed in qualunque sera ti troverai

non ti buttare via

(La vita è adesso, Claudio Baglioni)


- Joe non puoi passare il resto della tua vita nella tua camera – disse Kevin bussando alla porta della stanza del fratello con delicatezza.

- Si invece – rispose la voce del mezzano soffocata contro il cuscino, - la mia vita è finita!

- Non essere così melodrammatico – disse il maggiore.

Da una settimana Joe passava le sue giornate nella sua camera, pretendendo che la cena gli fosse portata davanti alla porta, usciva solo per andare in bagno.

Quel giorno era il peggiore di tutti dato che Sasha era partita quella mattina.

La ragazza aveva mantenuto la sua promessa, non aveva mai chiamato Joe o era andata a fargli visita creando in entrambi un dolore incalcolabile.

- Joe è passata una settimana ormai – provò Nick sapendo perfettamente che una settimana non era abbastanza per superare la fine di una storia d'amore.

Ciò che il sedicenne e il ventunenne ricevettero furono un singhiozzo e un urlo disperato.

- Dai Joe! Così fai stare male tutti! - disse Frankie. - Facciamo così, non ti chiederò più il favore che mi dovevi per la parolaccia che hai detto.

Caro, piccolo, dolce Frankie.

Il diciannovenne non rispose e cacciò la testa sotto il cuscino.

- Quale parolaccia avrebbe detto? - domandò Paul Kevin Jonas Senior ma tutta la famiglia lo ignorò deliberatamente.

- Joseph, tesoro, dai fammi entrare – lo pregò Denise con voce dolce.

Il ragazzo non rispose, ma gemette e ricominciò a frignare.

Tutta la famiglia Jonas sospirò in contemporanea.

- Ti prego, fammi entrare – ritentò Denise.

Joe gemette, dolorante.

- Joseph, figliolo, cosa possiamo fare per farti stare meglio? - chiese Paul Kevin Senior.

- Cancellate quello stupido film di cui Sasha è protagonista e fatela tornare a casa! - esclamò il mezzano.

Kevin alzò gli occhi al cielo.

- Joe, ragiona, come possiamo fare per cancellare un film in programmazione? - gli domandò cercando di farlo ragionare. - Non abbiamo mica tutto questo potere!

- Ma che ne so! Chiamate l'FBI, Barack Obama, fateli scendere da quell'aereo a costo di farlo precipitare! - urlò il diciannovenne.

Frankie trattenne a mala pena un sorriso, Nick e Kevin alzarono gli occhi al cielo e i coniugi Jonas scossero piano la testa.

- Non possiamo far precipitare un areo – disse Paul Kevin Senior.

- Appunto! Come potremmo fare poi? - chiese stupidamente Nick.

Il maggiore lo guardò.

- Vuoi dire che ci avevi pensato? - domandò.

- No – disse il sedicenne senza guardarlo negli occhi. - Come potrei?!

Frankie bussò di nuovo alla porta di Joe.

- Fratellone mi fai entrare? Sono circondato da idioti! - esclamò il piccolino.

- Frankie non si dicono le parolacce! - lo rimproverò Paul Kevin Senior.

- Ma questa parolaccia me l'ha detta Joe! - si difese il bambino.

- Non si dicono comunque – disse Denise per placare le acque.

- Joe vuoi uscire, allora? - domandò Nick, paziente.

- No! - urlò il mezzano.

- Ho capito, devo chiamare i rinforzi! - disse Kevin prendendo il cellulare e componendo un numero.

Le mie mani sono vuote ma

io non nascondo l'amore che sento

da sempre per te

in fondo all'anima non so perchè

io vorrei stringerti

(Non so che darei, Alan Sorrenti)


- Bene la scuola è finita quindi possiamo andare a protestare tranquillamente in giardino, che ne dici Josie, ci stai? - chiese Lexi uscendo da scuola con il sorriso sulle labbra.

- Certo, va bene – annuì non troppo convinta lei guardando a terra. - Solo che ...

- Si? - domandò la rossa.

- Beh avrei un appuntamento con John – sussurrò la ragazza dai capelli scuri arrossendo di botto.

- E tu non me l'hai neanche detto! - esclamò Maggie che camminava a pochi passi di distanza dalle due amiche.

- Beh non è molto importante – mormorò Josie.

- No, non è importante, di più – esclamò Lexi. - Potevi dirmelo che uscivi con lui, però.

Josie arrossì ancora di più e continuò a osservare le sue Nike.

- Ecco, non sapevo come dirtelo – disse la ragazzina, - ma se vuoi non ci esco, non c'è problema – si affrettò ad aggiungere Josie.

- Scherzi? Tu ci esci con lui, vi fate il filo da secoli – le ordinò Alexandra, a volte riusciva a sembrare una ragazza normale.

- Ah, grazie Lexi, sei un'amica – esclamò la ragazzina con il sorriso sulle labbra.

- Modestamente – si vantò la rossa, quando il suo cellulare squillò con il suo solito rumore acuto e penetrante.

La ragazza lo prese a guardò il numero del mittente.

- Chi è? - chiese Maggie alla gemella.

- Kevin – rispose la rossa e rispose al cellulare.

- Chi è Kevin? - domandò Josie.

- Un amico – la liquidò in fretta la mora. - Ora vai a prepararti per quell'appuntamento, muoviti!

Josie non se lo fece ripetere due volte e se ne andò, saltellando.

- Ciao Kev! - lo salutò Alexandra.

- Ehi Lexi, come va? - chiese il ventunenne.

- Bene – rispose la rossa, - da voi? Joe come sta?

- Ehm … non bene purtroppo, è ancora distrutto per la storia di Sasha – spiegò Kevin.

- Oh.

Nell'ultima settimana Lexi era stata l'unica ad essere riuscita a parlare con Joe, sarà stato che l'aveva minacciato di morte, fatto sta che con lei il diciannovenne parlava, e anche tanto.

E nell'ultima settimana Alexandra aveva capito di essere realmente innamorata di Joe, non lo pensava perchè le era stata messa la pulce nell'orecchio da Maggie, ma perchè aveva capito che era impossibile non amare una persona come Joseph Adam Jonas, era troppo dolce per essere odiato.

- Non vuole uscire dalla sua camera, non potresti venire tu? - chiese il maggiore dei Jonas.

- Certo! - esclamò Lexi. - Subito! Immediatamente! Sto già arrivando! - forse era stata un po' troppo entusiasta.

Kevin, infatti, ridacchiò.

- Va bene, ti aspettiamo.

- A fra poco – e lei mise giù. - Maggie a sta sera.

- Dove vai? - chiese la gemella.

- Vado a convincere un deficiente a uscire dalla sua tana! - gridò mentre correva via, andando verso il suo paradiso.

Quindici minuti dopo la sedicenne bussò alla porta di casa Jonas con fare insistente.

- Si, chi è? - chiese una voce dall'interno, una voce femminile.

- Sono Lexi! - rispose la rossa e la porta si aprì mostrando Denise Jonas.

- Ciao Alexandra! - la salutò la signora Jonas con un sorriso.

- Ciao Denise, sono venuta per Joe, è ancora nella sua tana? - chiese la sedicenne.

La signora Jonas aveva capito ben presto, fin dal suo primo incontro con la ragazza, che era una signorina tutta pepe e ne aveva subito apprezzato i pregi per evitare di capire tutti i suoi difetti.

- Si – disse Denise scuotendo la testa. - Si rifiuta di uscire.

- Non preoccuparti, lo faccio uscire io – disse Lexi con un sorriso, senza darle del lei.

La signore Jonas sorrise.

- Sai dov'è la sua stanza.

- Grazie – sorrise Alexandra e salì le scale per arrivare alla porta della camera dell'amico.

- Joe! - esclamò ad alta voce bussando con forza sulla soglia. - Se non mi apri butto giù io la porta e non scherzo! Non ci metterò molto a trovare qualcosa in questa specie di reggia in cui vivi che serve per buttare giù le porte!

Kevin e Nick, che avevano subito riconosciuto la sua “calmissima” voce quando aveva iniziato a bussare alla porta del fratello la raggiunsero.

- Già – annuì Kevin.

- Abbiamo una motosega in cantina - aggiunse Nick.

- Bene, grazie dell'informazione Nick, userò quella motosega per farti tutte le atrocità che si vedono nel film “Non aprire quella porta” e se tu, Joe, hai visto quel film sai di cosa parlo! - continuò a minacciarlo Lexi.

- Okay, ti apro, un attimo – si affrettò a dire il mezzano, aprì la porta e fece entrare Lexi, facendo restare fuori i due fratelli che ne rimasero alquanto offesi.

La camera di Joe era semi buia e completamente distrutta, molti vestiti erano buttati per terra, il letto era totalmente disfatto e nella stanza aleggiava un orribile odore di chiuso.

Senza aspettare il permesso del proprietario della camera si avvicinò alle finestre e le spalancò.

Joe la lasciò fare.

- Ascoltami bene – iniziò Lexi – così ti rovini, te l'ho già detto ieri e l'altro ieri e una settimana fa. Non puoi vivere qui dentro per sempre, devi uscire dal guscio, conoscere gente nuova!

- E io ti ho già detto ieri, l'altro ieri e una settimana fa che non mi interessa conoscere gente nuova, io voglio la mia Sasha – frignò Joe.

- Per la miseria Joe, sveglia, non so come fartelo capire ma lei se n'è andata! Ora si trova in Australia o dove diavolo doveva andare e non è qui con te! So di essere brusca ma è così ed è inutile che tu stia qui a piangerti addosso mentre lei se ne sta su una spiaggia a prendere il sole e a spassarsela con Leonardo di Caprio! - esclamò Lexi. - Devi uscire.

- Non voglio.

- Joe, il mio non era un consiglio, ma un ordine, fatti una doccia, vestiti e ora esci con me, subito! - ordinò la rossa.

- E se io non volessi?

- Non mi importa cosa vuoi e non vuoi, Jonas. Ma con questo tuo stupido comportamento fai stare male tutti i membri della tua famiglia, anche me – ammise Alexandra.

- Sul serio? - chiese Joe dopo essersi soffiato il naso in un fazzoletto tenendo gli occhi bassi.

- Si – arrossì Lexi.

- E con che genere di ragazze dovrei uscire? - chiese il diciannovenne.

- Non lo so – disse la rossa. - Ma forse la ragazza che cerchi è già sotto il tuo naso.

Joe alzò gli occhi e la guardò come se fosse la prima volta. E capì.

E se fosse stata lei la ragazza con cui sarebbe dovuto uscire?


Continua …

AVVISO PER FAVORE LEGGETE QUI!!

Ciao ragazze,

spero di avere la vostra cortese attenzione, ma una mia amica, Darkviolet92, mi ha chiesto di farvi sapere che ultimamente non ha aggiornato la sua FF a causa della scuola e mancanza di ispirazione, ma comunque non appena la scuola finirà si metterà d'impegno per aggiornare almeno tre capitoli.

Grazie ragazze!!

Vi voglio bene,

Maggie

  
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