[Shinpai]
し
んぱい- ひじぎん[HijiGin]
Avevo
promesso che non avrei più combattuto.
Dopo
la I grande guerra contro gli Amanto il demone bianco era morto.
O
almeno così credevo.
Eppure
ora ero qui, seduto su questa roccia, contemplando quello che restava
di Edo,
trasformata in un gigantesco campo di battaglia.
Lance
conficcate nel terreno, spade spezzate.
Cadaveri
di amici, di nemici che ormai non riuscivo a distinguere gli uni dagli
altri.
Però
non mi sbagliavo. Il guerriero che ero stato era davvero morto.
A
quel tempo infatti combattevo col gruppo Joi, al fianco dei samurai che
proteggevano la terra dagli Amanto.
Ma
erano altri i colori che indossavo oggi, diversa la fazione alla quale
avevo
giurato fedeltà, diversi i miei nemici, diverso il mio
cuore, diverso io
stesso.
L'elegante
nera divisa che indossavo ora contrastava in maniera impressionante con
il
bianco argenteo dei miei capelli.
Eh
sì... avevo abbandonato la mia tranquilla e futile vita allo
Yorozuya per
combattere al fianco dei cani dello Shogun.
Ero
davvero ridicolo, sembravo una presa in giro di me stesso.
Dopo
aver lottato per anni, perso tutto, per scacciare gli Amanto ora dovevo
difenderli.
I
miei nemici erano i miei amici di sempre, Zura, Shinpachi...
Non
mi avevano perdonato il tradimento e ora volevano solo trafiggermi con
le lame
delle loro katane.
Kagura
non se l'era più sentita di restare sulla terra, non sapendo
con chi
schierarsi, ed era fuggita ai primi focolai di guerra.
Ricordo
ancora il suo viso in lacrime quando mi vide per la prima volta con la
divisa
nera a finiture dorate.
Perchè
ho fatto tutto questo?
Perchè
non mi sono unito di nuovo al gruppo Joi?
Perchè
le persone fanno sempre cose da pazzi quando sono innamorate.
Perchè
non potevo sopportare neanche l'idea di dover combattere contro di lui.
Lo
cercai con lo sguardo in quello sterminato luogo di morte, in quella
distesa di
cadaveri.
Stava lottando con il suo stile
deciso ed elegante contro un gruppetto di ribelli.
Più
che combattere con la spada sembrava stesse danzando.
Quando
anche l'ultimo dei nemici cadde a terra esanime si accese una sigaretta diede un tiro soddisfatto.
Mi sorrise.
Poi
la sua espressione cambiò di colpo.
Sgranò
gli occhi e si girò di scatto, aveva sentito un nemico alle
sue spalle.
Ma
non fu abbastanza svelto e il ribelle gli passò il filo
della lama sul collo,
tagliandogli la gola.
Urlai,
corsi verso di lui e uccisi in un attimo l'aggressore.
Quando
questi cadde al suolo con un tonfo il cappello che gli copriva gli
occhi rotolò
via, era Zura.
Avevo
ucciso quello che era stato il mio migliore amico. Lui, che anche se
eravamo nemici non riuscivo ad odiare.
Rimasi
un attimo interdetto, mi cadde la spada dalle mani.
Ma
per quanto grande questo dolore passò subito in secondo
piano.
Mi
inginocchiai a fianco di Hijikata, mentre con le mani cercavo di
bloccare
l'emorragia, inutilmente.
Presi
il fazzoletto bianco che avevo al collo e usai anche quello, ma sempre
invano,
diventò cremisi, immediatamente.
“Lascia
s-stare st-stupido” mugolò debolmente Hijikata
“N-non
ce la fa-farei comunque”
“Non
dire così! Tu non puoi...” Ma sapevo che aveva
ragione.
Sentivo il suo sangue e la sua vita scorrere via dalle mie mani.
“S-scemo... Baciami...”
Posai le mie labbra sulle sue in un
bacio dolce poi non sentii più
il suo respiro.
Alzai
la testa e urlai al cielo tutta la mia disperazione.
In
quel momento arrivò Shinpachi, lo sguardo freddo,
l'espressione
non sua, stravolta dalla guerra. Si fermò alle mie spalle,
vide,
capì.
Non
schivai deliberatamente il suo affondo che mi trafisse il ventre,
caddi
a fianco del corpo dell'uomo che avevo amato, gli sorrisi e chiusi gli
occhi
per l'ultima volta, mentre la mia vita scivolava via,
saremmo
stati insieme per sempre.