John annuisce a sé stesso. Molto logico, come discorso. Il suo cruccio per la situazione diventa così visibile che Sherlock gli chiede perché lo indossi. Lui dissente soltanto, ancora pensieroso. Non vorrebbe sbagliarsi, ma...
"Mycroft mi ha fatto presente della possibilità che tu ti droghi." 
La reazione di Sherlock è esagerata, un papiro. 
"Molti si chiedono tante cose. Cose talmente irritabili per chi non ha la minima idea di cosa si stiano parlando. Io sono una persona coscienziosa che sa quello che fa. No, ok, non così tanto, non posso dire di esserlo. Perché dovrei definirmi coscienzioso? Sono solo un uomo, e gli uomini dormono, prendono qualche cucchiaiata di vita e dormono di nuovo. Nel frattempo, nel bel mezzo di ciò, succedono cose belle e brutte, di cui noi siamo la causa o no."
John cerca di finire l'inquietudine del discorso, ma Sherlock prende solo fiato per parlare. "Tu ti stai sbagliando." 
"Davvero? Mi sto sbagliando."
Questa volta Sherlock rimane in silenzio. 
"Sherlock..." 
"So che mi sta succedendo qualcosa, John. La droga amplifica solo tutto." 
"Quindi ti droghi."
"No." 
"C'è qualcuno che potrebbe aiutarti." John decide di dirglielo come si strapperebbe un cerotto. Fa sempre male, ma non si perde troppo tempo. E poi questa è solo una conversazione, no? Gli sta solo consigliando cosa fare. 

Non si prende la briga di capire qualcosa su di lei. Semplicemente, se ne sta seduto immobile e la guarda. 
"Analizziamo, ti va?" chiede adesso lei, dopo aver riposto qualche documento in una cartelletta che ha appena finito di mettere apposto in un cassetto di legno.
"No" dice schietto lui. 
"Molto bene." 
"Molto bene cosa?" chiede un pizzico confuso Sherlock.
"Ah, scusi, niente. Lo dico così, non si preoccupi." 
"È sicura di essere una psicologa?" chiede Sherlock serio. 
"Certo" fa subito lei. "Una psicologa sull'orlo di una crisi di nervi. Sa, potrebbero fare uno show del genere." Fa spalline e lo guarda. "Allora, come si sente?" 
Sherlock ancora rimane un attimo confuso, ma adesso risponde. "Bene." 
"Sicuro? Altrimenti quale sarebbe il mio lavoro?" 
Sherlock rimane ancora confuso. "Non capisco." 
"Non capisci cosa provi?" 
Lui annuisce, e lei gli fa da sfondo annuendo pure. 
"Allora... Direi lei sia confuso." 
"Davvero?" chiede Sherlock. "Io non lo direi con certezza." 
"Ma è cosi, non è vero?"
"Troppe domande." Pensa a cosa dirgli, oltre al fatto di perché sia qui. "Perché sono qui?" chiede però ugualmente.
Lei annuisce, coscienziosa di qualcosa che lui non sa. "Lei ha dei sentimenti." 
Silenzio tombale. Passano cinque minuti e ancora nessuno dei due dice niente. Si guardano, distolgono lo sguardo, guardano altrove, lei fa un mezzo sorriso, qualche volta. 
"Lei cosa ha?" chiede Sherlock adesso, sei minuti dopo. Sicuramente è un tentativo vano di cambiare discorso.
"Oh, tante cose." 

"Dove l'hai trovata?" chiede Sherlock uscendo infuriato dalla stanza. Rilassa i muscoli e butta fuori un po' d'aria. "Mi sento meglio." 
"Davvero?" fa John, troppo coinvolto dalla situazione per capirla fino in fondo. "Sai, ho preso una psicologa differente dalla mia." 
"Perché?"
"È in vacanza" dice subito l'altro. "E poi non mi piace l'idea di Sherlock Holmes e la mia psicologa." 
"Certo." 
A John non piace la voce di Sherlock e il suo anche solo camminare più distante da lui. "Cosa c'è?" dice, i passi di lui e di Sherlock adesso coordinati.
Sherlock sbuffa. "Lei è avida di attenzioni." 
John sbuffa. "Una psicologa avida di attenzioni... Come te, dopotutto." John si scaccia qualche pensiero dalla testa. "Pensandoci bene... Proprio no. Scusa, ti mando da una brava e..." 
"Io non sono fragile, John" lo interrompe l'altro, chiudendo il discorso.
Chissà quanto tutto ciò sia vero.






Altra cosa meh. Manca ormai poco. Auguro a tutti una buona stagione e... Attenzione a cosa potrebbe succedere nella quinta! (?)