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Autore: Blue_Sapphire    22/12/2016    0 recensioni
Un'epoca di buio, oggi dimenticata. Ciò che accadde molto tempo dopo la guerra di AZ ma prima degli avvenimenti dei giochi Pokémon che noi conosciamo...
Anche se oggi vediamo un mondo che ci appare tutto sommato pacifico, qualcuno ha sicuramente combattuto in passato per renderlo come ci appare ora.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 4
Kalos, rifugio di Alya e Thunder


Quando Hiro riprese i sensi, si trovò in una piccola grotta illuminata da due torce arredata con due pagliericci e una vecchia pentola su un focolare spento. Da un angolo sgorgava dell’acqua che andava a cadere in un minuscolo laghetto chiuso con delle pietre.

Sui pagliericci erano sedute quattro persone: due donne adulte (probabilmente gemelle, visto il loro aspetto identico), Thunder e una ragazza, mentre dei Pokemon stavano riposando accanto a loro.

Anche se non erano in molti, il piccolo rifugio era pieno.

Si tirò su massaggiandosi la testa: tutto quello che ricordava era che, dopo essersi beccato un pugno sul naso da una ladra e aver tentato di presentarsi, si era preso un calcio in testa mentre era ancora piegato ed era svenuto.

All’improvviso si ricordò dei suoi Pokemon e si girò a cercarli, ma vide con sollievo che si trovavano dietro di lui e dormivano tranquilli. Evidentemente non erano in pericolo.

Dopo un po’ si accorse che la ragazza che lo aveva colpito era girata verso di lui. Nonostante avesse ancora indosso la maschera, Hiro immaginava benissimo uno sguardo freddo e severo.

-Sei sveglio- disse semplicemente lei, alzando la testa con fare di superiorità -Un soldato che si fa mettere KO da una ragazzina. Ridicolo-

Hiro provò a ribattere, ma uno sguardo di supplica di Thunder gli fece capire che non era il caso.

Le due donne lo stavano fissando, come se lo stessero analizzando: -Non è un soldato di Unima. Non l’ho mai visto alla base- disse una delle due, e l’altra confermò.

-Quindi è questo il genere di soldati che c’è nel nostro esercito? Ora capisco perché mezza Kalos è stata conquistata- sbuffò la ladra.

Hiro arrossì: che colpa ne aveva lui? Si era appena arruolato dopotutto!

-Sei... Lady Eon giusto?- chiese alla ragazza, che annuì distrattamente, come se non lo stesse quasi considerando. In realtà, Hiro sapeva che la ladra lo stava tenendo d’occhio da sotto la maschera e non lo perdeva di vista un attimo.

Sospirò. Che aveva fatto di male?

Ma poi si accorse dello sguardo intristito che aveva Thunder e capì che non era l’unico con cui la ragazza era arrabbiata.

-E... posso sapere che ci faccio qui?- provò a chiedere poi.

Thunder si schiaffò una mano in faccia, mentre Lady Eon si girava di scatto verso di lui: -Sei un soldato, probabilmente avresti cercato di arrestarmi se ti avessi seguito, hai cercato di attirare mio fratello nella tua base e lo hai pure attaccato! Ti avrei dovuto lasciare lì secondo te? Così magari appena ripreso saresti corso dagli altri per prenderci?- sbraitò.

Thunder rimase in silenzio, guardandosi i piedi come se fossero la cosa più interessante in quel momento, mentre le due donne guardavano con apprensione la ragazzina, che si era ricomposta subito dopo.

Hiro non sapeva cosa ribattere. Era vero, Lady Eon in quanto ladra era ricercata e di sicuro avrebbe cercato di arrestarla. Si voltò verso Thunder ma lo trovò ancora assorto nel guardarsi le scarpe per evitare lo sguardo della sorella. Si passò le mani tra i capelli, senza sapere cosa fare.

-Quindi ora che vorresti fare di me?- chiese alla ragazza, quasi con tono di sfida -Di sicuro non mi vorrai liberare-

Lei sbuffò: -E’ ovvio che non ti voglio liberare. Ma potresti venirmi utile... sempre che tu sia in grado di combinare qualcosa-

-Venirti utile in che senso scusa?- chiese il soldato, confuso.

La ragazza si voltò verso le due donne, che annuirono, mentre Hiro ci capiva sempre meno.

-Voglio liberare Kalos- disse semplicemente -Se sono quel che vedi è colpa della guerra. Sono nata nella guerra, non ho mai neanche saputo perché è scoppiata. Vengo da Romantopoli, e lì le notizie dal resto del regno spesso non arrivano... neanche loro lo hanno mai saputo-

Hiro rimase esterrefatto. Lui veniva da Temperopoli, il più importante porto commerciale di Kalos ed era sempre stato aggiornato sugli sviluppi della guerra, e non solo perché era di famiglia ricca. Tutti quelli della sua città lo sapevano. E ora scopriva che nel resto del regno le informazioni non arrivavano... neanche a Romantopoli, che era comunque stato un centro culturale molto ricco, seppur isolato dal resto del regno.

Era sicuro che ciò accadesse per volere dei potenti di Kalos, ma non ne capiva il motivo. Non capiva questi giochi politici.

Poi si voltò verso Thunder: -E tu? Anche a Fractalopoli è lo stesso?-

Il ragazzino non rispose, ma la sorella rispose al posto suo: -Sì. Anche lì è lo stesso. Come avrai capito, non siamo fratelli “di sangue”...- sospirò per un attimo, alzando lo sguardo verso il soffitto di roccia -Non è una bella storia la nostra. I soldati arrivarono a Romantopoli una sera... era inverno, e faceva molto freddo. Nessuno si aspettava un attacco. Perfino gli adulti, che sapevano solo delle “tensioni politiche” tra Kalos e Unima. Non era mai arrivata notizia della guerra, non eravamo commercianti o viaggiatori. Quella notte la città fu bruciata e distrutta dall’esercito nemico-

Hiro si accorse che la voce della ragazza si stava facendo rotta, ma non voleva fermarsi dal raccontare.

-La mia casa fu una delle prime. Due Druddigon sfondarono il muro di pietra come se fosse fatto di pergamena. Con loro c’erano dei soldati... non posso dimenticare i loro volti illuminati dalle fiamme. Avevano uno sguardo crudele mentre uccidevano i miei genitori, senza accorgersi di me. Ero nascosta, avevo paura. Stringevo a me i miei Pokémon, e per la prima volta nella mia vita conoscevo l’odio, la morte, la sofferenza. Depredarono tutto e se ne andarono. Io stavo soffocando nel fumo, riuscii a scappare per miracolo dalla casa mentre cadeva a pezzi.- fece una pausa, mentre tremava leggermente ricordando quegli orrori.

-Non è necessario che mi racconti tutto, se non ce la fai- provai a dirle, per sembrare gentile.

Ma lei scosse la testa:-No, devi sapere. Te lo leggo negli occhi, tu non sai che cosa vuol dire tutto questo. Non lo hai mai vissuto. Dico bene?-

Hiro abbassò lo sguardo, sussurrando un “sì”.

Lei sospirò, poi riprese a raccontare: -Dopo essere scappata, mi rifugiai tra le macerie di una casa che non stava bruciando. Era terribile. Sentivo urla di terrore e dolore provenire da tutti, Pokémon e uomini, donne e bambini. All’alba la città era distrutta, e i soldati se ne andarono. Non l’avevano conquistata, l’avevano semplicemente eliminata. Pura crudeltà. I sopravvissuti vennero fuori dalle macerie, io compresa. Iniziammo a incamminarci verso Fractalopoli, sicuri che potesse essere un posto tranquillo. Attraversammo passi innevati e piccoli villaggi. Alcuni si fermarono in quei paesini, altri morivano tra la neve. Non so come feci ad arrivare a destinazione. So solo che mi diressi alla casa più vicina e svenni subito dopo aver dato qualche debole colpo. Era la casa di Thunder e sua madre, Juliette. Mi accolsero e mi trattarono come una di famiglia. Thunder divenne il mio fratellino, Juliette mia madre. Soffrivo terribilmente la morte dei miei veri genitori, anche se loro facevano di tutto per farmi stare meglio. Ma la cosa terribile era che nessuno sapeva della guerra che andava avanti da anni. Fummo noi, i superstiti di Romantopoli, a portarne la notizia. Restai lì qualche anno, poi anche Fractalopoli fu attaccata. Un Emboar irruppe in casa nostra con due soldati. Io provai a lottare con i miei Pokémon, ma rimasi ustionata... fu Thunder a raccontarmi il resto, poiché persi i sensi dopo la lotta. Juliette era stata uccisa mentre cercava di difenderci, e Thunder mi aveva portata via di peso. Ci rifugiammo nella foresta, e lì mi medicò con delle piante medicinali. Decidemmo di scappare alla Città Centrale, e ci mettemmo in viaggio. Non fu facile, più volte rischiammo di perdere la vita. Trovammo questo rifugio e decidemmo di vivere qui... e poi prendemmo una decisione importante. Sapevamo che non esisteva lavoro per noi, ma non potevamo morire di fame. Fu allora che presi il nome di Lady Eon, dopo aver indossato questa maschera, unico ricordo di mio padre. Saremmo diventati dei ladri. Non potevamo fare altro-

Thunder stava singhiozzando, e la ragazza lo circondò con un braccio per stringerlo a sé: -Ora capisci, soldato? Questa è la sofferenza della gente come noi. Della gente di cui ai re non importa nulla-

Hiro la guardò negli occhi: -E’ vero. Non conosco questa sofferenza. Probabilmente mi disprezzerai, e ne hai tutto il diritto. Vengo da una famiglia ricca di Temperopoli, dove ero sempre aggiornato sulle svolte della guerra. E se lo vuoi sapere, questa è una guerra di conquista. Non fui io a volermi arruolare, fui costretto. E sono un soldato solo da pochi mesi. Quindi dammi del codardo, del figlio di papà, dimmi ciò che vuoi. Ma ti aiuterò-

La ragazza lo fissò, poi si sfilò la maschera rivelando il volto chiaro e sottile rigato dalle lacrime: -Il mio nome è Alya, e sì, sei tutto ciò che hai elencato: un codardo, un figlio di papà. Ma hai un cuore, soldato. Qual è il tuo nome?-
Il soldato rimase a bocca aperta: quella ragazza era non sembrava quasi la stessa di prima.

Poi la guardò dritta negli occhi: -Il mio nome è Hiro, e sono deciso ad aiutarti nella liberazione del nostro regno-

   
 
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