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Autore: Fabi_    23/12/2016    3 recensioni
Camminava da solo sul ponte, stretto nel cappotto. La giornata era nuvolosa, ma almeno non c'era molto vento.
Hermione gli aveva dato appuntamento sul lungomare nel Southend, dove un paio di anni prima Harry era stato con Dudley Dursley, in uno dei rari, stranamente piacevoli, incontri che avevano avuto dopo che la guerra era finita. Harry si era fatto accompagnare da Ron e da Hermione e aveva trovato un Dudley più maturo, più aperto nei confronti della magia. Harry sapeva che questo era dovuto al fatto che Hestia e Dedalus gli avevano dimostrato che i maghi erano un po' strani, ma che alla fine non erano così diversi dai Babbani, cosa che lui con lui il cugino non era stato molto propenso a capire.
Harry riconobbe i suoi capelli: erano scompigliati, un disastro come ai tempi della scuola. Portava una giacca a vento e faceva girare distrattamente un cappello di lana tra le mani. Non l'aveva visto. Lui si prese un attimo per guardarla, sembrava pensierosa, ma sorrideva e lui sperava che fosse perché era contenta di vederlo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nickname autore: Fabi_
Titolo: Incontro a Southend
Genere: Introspettivo, romantico
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Ginny
Prompt scelto:
http://browse.deviantart.com/photography/?order=11&offset=96#/d4izer7
Rating: Verde
Avvertimenti:
NdA

Incontro a Southend



Da piccolo, Harry si era abituato a passare il Natale da solo. Poi, nel corso dei suoi anni a Hogwarts, la festa aveva assunto per lui un'importanza che prima non aveva: significava famiglia e condivisione, risate. Significava anche caos e il luogo del Natale era la Tana.
C'era stato anche quel Natale in fuga e con lui c'era Hermione. Nonostante la situazione fosse disperata, Harry lo ricordava con nostalgia, perché con lei si era sempre sentito a casa, ovunque fosse.
Quell'anno, però, avrebbe passato il Natale da solo, sarebbe stato l'inizio del ritorno alla solitudine di Harry Potter. 
 
Tutto era iniziato sei settimane prima, quando Ginny gli aveva detto che forse se si fossero lasciati sarebbe stato meglio per entrambi. Ginny era sempre stata quella che prendeva l'iniziativa nella coppia e Harry si era abituato così bene a quella situazione di comodità che accettava di buon grado le sue proposte, come quella di andare a vivere insieme, per esempio. Si volevano bene, se ne volevano ancora, ma qualcosa nel loro rapporto col tempo era cambiato: sembrava che la loro fosse un'amicizia molto profonda, più che un rapporto sentimentale. 
Harry si era ritrovato a pensare di voler continuare a stare con Ginny per non perderla, più che perché desiderava che lei fosse la sua compagna. Era un sentimento strano, che lui non riusciva a inquadrare, perché una cosa era chiara: in tema di sentimenti, Harry era un imbranato.
La famiglia Weasley era un po' la sua famiglia e lui teneva a tutti loro, ma sembrava che nell'ultimo periodo sia per lui che per Ginny il loro rapporto fosse diventato quasi un 'dovere' per la famiglia, più che una scelta di coppia.
Quando, due settimane prima di Natale, ne avevano parlato serenamente, si erano detti che sarebbero riusciti a restare amici, ma che avrebbero fatto bene a lasciare passare un po' di tempo perché tutti, in famiglia, si abituassero all'idea e magari per evitare che in troppi cercassero di intromettersi in questa scelta privata. Per questo, Harry aveva deciso di non andare alla Tana per Natale.
 
***
 
Camminava da solo sul ponte, stretto nel cappotto. La giornata era nuvolosa, ma almeno non c'era molto vento.
Hermione gli aveva dato appuntamento sul lungomare nel Southend, dove un paio di anni prima Harry era stato con Dudley Dursley, in uno dei rari, stranamente piacevoli, incontri che avevano avuto dopo che la guerra era finita. Harry si era fatto accompagnare da Ron e da Hermione e aveva trovato un Dudley più maturo, più aperto nei confronti della magia. Harry sapeva che questo era dovuto al fatto che Hestia e Dedalus gli avevano dimostrato che i maghi erano un po' strani, ma che alla fine non erano così diversi dai Babbani, cosa che lui con lui il cugino non era stato molto propenso a capire.
Harry riconobbe i suoi capelli: erano scompigliati, un disastro come ai tempi della scuola. Portava una giacca a vento e faceva girare distrattamente un cappello di lana tra le mani. Non l'aveva visto. Lui si prese un attimo per guardarla, sembrava pensierosa, ma sorrideva e lui sperava che fosse perché era contenta di vederlo.
"Ciao, Hermione."
Lei sollevò lo sguardo e i suoi occhi si riempirono di luce; si schiacciò il cappello in testa e si alzò in piedi allargando le braccia, gli corse incontro e lo strinse a sé; Harry si rese conto che forse agli occhi di un estraneo il loro non sembrava l'abbraccio di due amici che non si vedevano da un po', ma più quello di una coppia di innamorati. Harry scacciò il pensiero, come aveva fatto sempre più spesso nell'ultimo periodo.
"Finalmente! Sono mesi che non ci vediamo: non dobbiamo mai più far passare così tanto tempo. Mi sei mancato tantissimo!" Hermione iniziò a parlare di tutto quello che aveva fatto nell'ultimo periodo, durante il quale era stata in Sud America a lavorare per il C.R.E.P.A., era appena tornata e lui era il primo che aveva visto, non contando i suoi genitori.
Dopo un po', avevano cominciato a camminare ed erano entrati in una sala da tè,  dove stavano bevendo del tè alla cannella accompagnato a quei dolcetti al burro e spezie fatti in casa che ricordavano a entrambi la loro vita da Babbani.
"...E così abbiamo deciso di restare amici." 
"Sì, Ginny me l'ha scritto. Mi ha mandato un gufo a casa, nel quale mi diceva di non farmi trovare impreparata..." Scese tra loro un silenzio imbarazzato.
"E... sei preparata?" Harry era convinto di aver capito, perché Ginny aveva fatto un discorso del genere anche a lui, che era certo che fosse un po' il suo modo per spiegargli che lei avrebbe capito, anzi: che lei sapeva quello che ancora Harry non aveva ammesso neppure a sé stesso. Però lui non era in grado di gestire quel tipo di situazioni e, come aveva sempre fatto, stava aspettando: sperava che Hermione avrebbe fatto quel passo che lui non riusciva ad affrontare.
"Certo: sono corsa da te. Non sapevo di preciso cosa fosse successo, non sapevo come ti avrei trovato. Stando a quello che mi aveva scritto lei, è stata Ginny a lasciarti, quindi sono contenta." Hermione rise, un po' imbarazzata per questa affermazione. "Sono contenta di vederti così bene, intendo."
"Oh, grazie, credo." Harry non sapeva da quanto tempo fossero lì sapeva solo che ormai era calato il sole e che presto la sala da tè sarebbe chiusa. Era la vigilia di Natale e probabilmente tutti avevano fretta di andare a casa per stare con la propria famiglia o di correre a concludere i preparativi per il Natale. "Tu cosa fai stasera?"
"A quanto pare, mi preparerò qualcosa per cena e andrò a ricontrollare i documenti del lavoro, visto che ho tempo... i miei genitori sono partiti prima per la Francia, vanno a trovare dei parenti e io ho deciso di restare qui." 
Per un attimo si era incupita e, anche se aveva subito ritrovato il sorriso, per una volta Harry sembrava aver chiaro in mente cosa doveva fare: "Se non hai di meglio da fare, possiamo cenare insieme."
Hermione trattenne il respiro , quasi a voler ritardare la sua decisione, poi annuì convinta: era quello che desiderava, anche se una parte di lei le ripeteva che il momento era sbagliato, che avrebbe dovuto aspettare a riavvicinarsi a lui, aspettare che lui fosse pronto per vederla con occhi diversi, con gli stessi occhi innamorati con cui lei vedeva il suo Harry, che per lei fino a poco più di un anno prima non era che un amico.
 
***
 
Hermione ricordava quel giorno in modo vivido: era alla Tana, Harry e tutti i Weasley stavano giocando a Quidditch. Lei era in disparte e li guardava, sempre poco convinta che fosse uno sport sicuro.
 
Si era messa a osservare Ron, chiedendosi se avrebbe dovuto riprovarci con lui dopo quella storia durata poco più di un'estate e conclusasi quando lei aveva deciso di ritornare a Hogwarts senza i suoi amici. Harry e Ginny erano rimasti insieme e Hermione aveva visto arrivare i gufi per la sua amica ogni settimana, il tutto mentre lei si doveva accontentare della rinnovata Gazzetta del Profeta, che almeno le permetteva di occupare il suo tempo senza pensare a quanto Ron fosse orgoglioso.
Pensandoci, solo dopo un'attenta analisi, si era resa conto che lei non era esattamente senza colpe nel fallimento del loro rapporto, infatti il suo orgoglio l'aveva portata a evitare di ragionare con Ron, pur sapendo che il suo comportamento li avrebbe allontanati. 
Finito l'anno, Ron era di nuovo un amico per lei. Aveva superato a modo suo il lutto per la morte del fratello e si vedeva con una ragazza che aveva conosciuto giocando a Quidditch, una certa Mindy che dopo quell'estate Hermione non aveva più rivisto.
 
Persa nei suoi pensieri, aveva urlato nel vedersi la mano di Harry a poco più di mezzo metro di distanza, il boccino stretto tra le dita. Nell'incrociare il suo sguardo allegro, Hermione si era sentita persa. Era stato un attimo durante il quale lei aveva sognato di alzarsi in piedi di scatto e di baciarlo lì in mezzo a tutti, ma era durato giusto il tempo di rendersi conto che Ginny era lì a pochi passi e che per lei Harry Potter non era che un amico. Da quanto le faceva questo effetto? Lo conosceva da anni, erano cresciuti insieme e mai, mai Hermione aveva pensato a lui in quel senso.
Quel giorno Hermione aveva preso una decisione: lo avrebbe evitato e il sentimento se ne sarebbe andato. Aveva funzionato con Ron, perché con Harry avrebbe dovuto essere diverso? 
Sì, ce la poteva fare.
 
***
 
Quella sera, Harry e Hermione si parlarono di tutto quello che era successo mentre erano stati separati. Cucinarono insieme una zuppa di verdure che Hermione aveva comprato al suo arrivo e dopo cena continuarono a chiacchierare. 
Si erano un po' persi di vista, con Hermione sempre in viaggio per lavoro e Harry impegnato con il lavoro al Ministero e con Ginny e tutti i Weasley che riempivano le sue giornate; lui ogni tanto le mandava lettere, ma si era reso conto che la sua amica viveva in quella casa da un paio di anni e che lui c'era stato solo un paio di volte e si stava chiedendo perché.
"Ma è tardissimo!" Harry osservò l'orologio Babbano di Hermione, probabilmente un regalo dei suoi genitori, e si alzò in piedi. "Devo proprio andare."
Hermione si alzò in piedi e sorrise, incerta. Poi prese coraggio e lo abbracciò.
Harry la stringeva a sé, incapace di lasciarla andare, conscio del fatto che Ginny, lui non sapeva come, avesse sempre saputo che tra lui e Hermione c'era più di una semplice amicizia. "Con te mi sento a casa, non so perché non ti abbia vista spesso in questo periodo, ma dobbiamo rimediare."
 
Entrambi sentivano che era sbagliato e che avrebbero fatto bene ad aspettare, ma il bacio che nacque da quell'abbraccio fu così naturale e così giusto che entrambi sentirono un peso sollevarsi dai loro cuori nel momento in cui si guardarono negli occhi e capirono che quello era sempre stato il loro destino.

 
   
 
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