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Autore: alexluna    23/12/2016    4 recensioni
Tu ami la Burrobirra Triplo Zenzero. La clientela dei Tiri Vispi, se vuole rinfrescarsi con una qualsiasi bevanda, può andare da Madama Rosmerta o da Aberforth. Non metterai un distributore incantato di Burrobirra nel negozio, Ronald.”
“Giuro che per smaltire tornerò a casa da lavoro con la Firebolt. Tutti i giorni. Lo giuro.”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'AURORS IN LOVE'
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Partecipante al contest ChristmasCarols2016, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]”


Nickname autore: Alexluna
Titolo: Burrobirra Triplo Zenzero
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life
Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Ronald Weasley
Prompt scelto: Né vincitori, né vinti, si esce sconfitti a metà, la vita può allontanarci, l’amore continuerà. (Arisa – La notte)
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?
 

BURROBIRRA TRIPLO ZENZERO
“Ascolta, Hermione, la Burrobirra Triplo Zenzero è quanto ci sia di più vicino alla religione per noi artisti del bere. Questa bevanda va inserita in un’ottica di fidelizzazione della clientela.”
“No.”
La risposta era arrivata con tono asciutto. Hermione non si era neanche girata durante la presentazione di quel progetto; presentazione che Ron aveva curato durante gli ultimi quattro giorni, negli intervalli di tempo tra l’indossare la camicia da notte e l’intrufolarsi sotto le coperte fredde; tra lo scegliere la giusta piuma e lo srotolare una pergamena; tra l’affettare un panino e il deciderne il ripieno – durante quest’ultima attività aveva in gran parte svolto tutto il lavoro sporco, anche perché la frequenza era nettamente superiore alle precedenti. Una reazione così ostruttiva da parte di Hermione, comunque, andava ben oltre le sue più funeste aspettative. Si sentì pertanto quasi in imbarazzo a riprendere la parola poco dopo. Si tamponò con un fazzolettino sgualcito le tempie, giusto per mascherare il proprio vacillamento. Poi, come se si fosse anche deterso le idee, riattaccò con nuova e trasfusa fiducia. Avrebbe giocato un po’ basso, se necessario.
“No?! Sai che ti reputo una moglie di larghissime vedute… lo sai, vero?”
“So cosa?”
“Che reputo le tue qualità di moglie brillanti tanto quanto quelle di strega.”
“Buono a sapersi. Comunque no.”
“N-non lo sapevi?”
Comunque no: non mi abbindoli – non cambierò mai idea – andrò a comprare i regali da Zonko.”
Udendo il nome della concorrenza, Ron trasalì e incassò la testa tra le spalle. Gli avrebbe fatto meno male se Hermione lo avesse colpito con un Bolide in pieno stomaco. Dall’inizio di quella conversazione si trovò nuovamente a corto di parole, aria e risolutezza. Hermione non gli badava molto, intenta com’era a far piroettare statuette di ghiaccio e Bacchette Magiche alla Liquirizia, attorno a quell’albero di Natale con i rami già traboccanti di Ricordelle difettose o consumate. Ron decise di sfruttare quella sottile distrazione per portare a casa la vittoria.
“Tu non sai nulla di commercio,” riprese, quindi, cercando grossolanamente di sembrare determinato. “La clientela dei Tiri Vispi ama la Burrobirra Triplo Zenzero!”
Tu ami la Burrobirra Triplo Zenzero. La clientela dei Tiri Vispi, se vuole rinfrescarsi con una qualsiasi bevanda, può andare da Madama Rosmerta o da Aberforth. Non metterai un distributore incantato di Burrobirra nel negozio, Ronald.”
“Giuro che per smaltire tornerò a casa da lavoro con la Firebolt. Tutti i giorni. Lo giuro.”
Hermione arrestò talmente bruscamente la marcia dei Topi di Marzapane ai piedi dell’abete, che qualche Mosca al Caramello ruzzolò dai rami più alti. Cercò di pulire alla bell’e meglio l’alone di zucchero a velo rimasto sulla bacchetta e sui bordi delle maniche. Avrebbe desiderato moltissimo staccare tutte le Piperille Sputafuoco per tirarle in testa a Ron, ma con che coraggio avrebbe poi guardato Rose, dopo che l’aveva sgridata proprio quella mattina per aver tentato di fare lo stesso col cugino Albus?
“Finisci di addobbare tu, qui? Mi sono ricordata che devo mandare un gufo al mio Dipartimento.”
 
 
 
Harry non entrò nella cucina. A braccia conserte, si abbandonò allo stipite della porta e rimase a osservare Hermione, che, concentrata, non si accorse del suo arrivo. Se fosse stata in difficoltà, sarebbe intervenuto, e non era di certo quella, la circostanza. La sua amica sembrava invece impacciata in modo deliziosamente buffo. In quel momento stava infilando la testa in un calderone sistemato a terra.
“Eccezionale,” si lasciò sfuggire sommessamente Harry, apprezzando quell’inedito punto di vista. Hermione riuscì a sentirlo e scattò su.
“Cosa?” gli chiese, voltandosi verso di lui con la faccia tutta arrossata per lo sforzo e con una spolverata di cacao sulla punta del naso.
Ron aveva insistito affinché Harry si fosse “almeno inumidito” le labbra, assaggiando tutta la sua produzione di Burrobirre. Durante le ultime vacanze dai Granger, era rimasto affascinato da come i Babbani mettessero le bevande nelle lattine. Trovava che quelle “fiaschette ermetiche gorgheggianti all’apertura” mantenessero più a lungo il frizzante, la pastosità e il sapore delle bibite. Harry credeva invece che, negli anni, il suo migliore amico assomigliasse sempre di più alla buon’anima del signor Weasley – calvizie ovviamente compresa.
A forza di dare a stomaco vuoto piccoli sorsi a quelle Burrobirre – molte delle quali contrabbandate, ma che Ron si ostinava a definire di “produzione casalinga” –, si sentiva la testa leggera e la lingua sciolta. Ma sopra ogni altra cosa, la bocca di Hermione non gli era mai parsa così turgida e vermiglia. Aveva voglia di farsi largo tra quei mestoli che frullavano da soli e quelle uova sul punto di esplodere in terrine zeppe di farine colorate, solo per saggiare la più inestimabile ambrosia di Ron: quelle labbra.
“Scusa, Harry, non sono molto a mio agio in cucina,” iniziò a giustificarsi Hermione, con un tono di voce poco propenso a delle sentite scuse. “Volevo aiutare Molly per una volta, ma temo che combinerò un disastro! Ho già perso il conto della cannella che ho messo. I calderoni hanno deciso di non fare i calderoni. Brucerò tutte le portate. Finirete al San Mungo. Per avvelenamento.”
“Avanti, sai cucinare pozioni cento volte più complicate di qualche Cioccolo Gigante. C’è del senso di colpa latente, che ti frena nel realizzare questi dolciumi.”
“Del senso di colpa palese, semmai. Sono pur sempre la figlia di due dentisti. Non ho mai mangiato tortini, caramelle, biscotti e via discorrendo, figurati prepararne. Perché proprio io dovevo pescare le specialità zuccherine?!”
“Prova a concentrarti solo su dosi, fiamma del calderone, tempi di cottura.”
“Se ne accorgerà.”
“Chi?”
“Molly.”
“Di cosa?”
“Che non c’è amore! Che avrò concertato tutto come se fosse il Filtro Contro le Verruche da Asticello.” Poi, come assorta in altri insondabili pensieri, con le palpebre semichiuse a scandagliare qualche ricordo, soggiunse: “Molly sa. Sa sempre quando non c’è amore.”
Erano parole che quasi non le appartenevano, tanto fu il distacco con cui le sputò fuori dai denti. Harry avrebbe potuto raggiungerla e stringerla a sé, ma non sarebbe stato l’abbraccio di conforto che dava a una Lily Luna giù di morale, né quello di riflesso che regalava a una Ginny di ritorno dalla redazione. Rimase inchiodato ad ascoltare ancora una volta il peso di una sconfitta personale che negli anni aveva iniziato a prudere. Avrebbe dovuto abbracciare Hermione quel lontano pomeriggio di troppi anni prima, dopo una vittoria di Quidditch, in Sala Comune, alla presenza di tutti.
“Comunque a cosa ti riferivi con quell’eccezionale di prima?” domandò Hermione, facendo riscuotere entrambi.
“Ah. Sì. All’albero,” mentì Harry, toccandosi la nuca accaldata. “È bellissimo,” rincarò, “molto alto.
“Sì… Ron ha scelto quello più alto.”
Ron aveva scelto bene, mentre lui male? Hermione si era lasciata scegliere male? Ma soprattutto: aveva senso continuare a interrogarsi su questioni ormai fuori (dal) tempo?
Si concentrò sull’immagine di Ginny. Sua moglie aveva indubbiamente il potere di chetarlo, ma il sentimento per lei era altrettanto privo di guizzi. Un fuoco tiepido se ingenerosamente paragonato alla fulgida bellezza che bruciava negli occhi della sua migliore amica, in quel momento fissi nei suoi. Una bellezza antica e profonda, che andava ben oltre il – seppur apprezzato – lato prettamente esteriore. Si vergognò d’un tratto per aver quasi ceduto a un comportamento da Troll, alla vista di due natiche alte e ben fasciate in un paio di pantaloni. Redarguì se stesso dal corrompere nuovamente la visione asessuata di Hermione, altrimenti al boccale successivo avrebbe dovuto incatenarsi lingua e mani.
“Ron ha dei buoni gusti,” concesse a se stesso e al suo miglior amico, senza aggiungere altro.
 “Talvolta sì. Prendi la Burrobirra Triplo Zenzero…”
“È terribile!” conclusero all’unisono.
   
 
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