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Autore: ReiAtake    23/05/2009    1 recensioni
Red Blood. Così recitava l'insegna di Led lampeggianti. Quando le luci calavano e la gente-per-bene andava a dormire, la musica cominciava a pulsare. Era il cuore palpitante della città. Il locale era diviso in più livelli. In base alla disperazione dei clienti e allo spessore del portafoglio, il Red Blood sapeva trasformarsi da discoteca di periferia a bordello di lusso. Tutto però - va ammesso - era trattato con una discrezione tale, da garantire al locale ospiti di prestigio ed entrate costanti. Terzo capitolo inserito: "Let eat your purpose"
Genere: Introspettivo, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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1. Eyes of despair

Red Blood. Così recitava l'insegna di Led lampeggianti.
Quando le luci calavano e la gente-per-bene andava a dormire, la musica cominciava a pulsare. Era il cuore palpitante della città.
Il locale era diviso in più livelli. In base alla disperazione dei clienti e allo spessore del portafoglio, il Red Blood sapeva trasformarsi da discoteca di periferia a bordello di lusso. Tutto però - va ammesso - era trattato con una discrezione tale, da garantire al locale ospiti di prestigio ed entrate costanti.
Al Red Blood si incrociavano parecchie storie. Era il posto dove raccogliere i cocci della propria vita e andare avanti, oppure dove fermarsi e lasciarsi cadere in pezzi. Tutti i clienti, però, s’identificavano sotto un comune denominatore: che fosse per divertimento, solitudine, bisogno o malattia, c’era la pretesa di chiedere e chiedere ancora consolazione al battito animalesco della notte.

« Mamma mia, sono stanchissima. »
« Coooosaaaa? Non ti sento, alza la voce. »
« Ho detto che sono stanchissimaaaaaa. »
Riuscire a parlare sui ritmi ossessivi della musica era un’arte affinata da tempo. Si dovevano sincronizzare i movimenti della bocca con quelli convulsi della danza e non perdere il ritmo né la concentrazione.
Sakura Haruno era molto abile in questo. Da parte sua c’era lo sforzo di isolare mente e corpo. Così, mentre continuava ad agitarsi sotto la musica, poteva fare un mucchio di altre cose.
Quella sera scelse di impiegare questa piccola libertà nello studio attento e nell’analisi degli ospiti. Di lei si diceva che potesse capire le cose al volo e che con uno sguardo sapesse spiegare il motivo che aveva condotto uno dei tanti sulla soglia del Red Blood.
Sapeva che le mani insistenti sui suoi fianchi erano una storia di tradimenti e insoddisfazioni. L’uomo che le ballava davanti, invece, doveva essere uno di quelli con la paura di fare il primo passo. Il sorriso di uno ricordava il ghigno lascivo nelle iconografie dei demoni, quello di un altro l’esaltazione di un santo. Tutti nel vorticare della musica potevano essere considerati libri aperti, in cui gli attenti occhi di Sakura leggevano ogni sfumatura di pensiero.
Tutti, tranne uno.
Un paio d’occhi scuri e severi mantennero il segreto della loro storia. Sakura resse a lungo il contatto, ma non scoprì nulla né riuscì a leggervi qualcosa. Guardare quell’uomo era guardare una sagoma anonima e priva di vita. Nessuna espressione che ne marcasse il viso, nessun piccolo gesto che tradisse segnali di personalità. L’unica sensazione provata - più simile ad un sapore strano, che alla nascita di un sentimento - era quella di una vita storta. Lasciava disgustati, affascinati e pieni di paura.
« Hai ballato troppo, Sakura. »
« Dici? No, è che c’è un tizio di là… mi guarda dall’inizio della serata e non riesco a capire cosa vuole… »
« Cosa può volere, scusa? Se è venuto qui, vorrà divertirsi… magari con te, se ti fissa…. »
« Mah, non lo so. Di solito sono brava a capire le cose… »
« Allora, sarai solo stanca. Spera che nessuno chieda di te più tardi e fatti una bella dormita. Vai adesso... »
Sakura ascoltò il consiglio e lasciò la sala da ballo. Controllò con attenzione che non ci fossero clienti per lei nei salottini privati e raggiunse lo spogliatoio. Sarebbe tornata a casa, si sarebbe rilassata e avrebbe dimenticato quegli occhi senza storia. Dimenticare, però, non è un'azione facile. Richiede una forza d'animo non indifferente e Sakura Haruno non era certa di possederne a sufficienza. Quando ogni cosa va male e sei costretta a fare la puttana per vivere, non hai le giuste energie per opporti all'eterno divenire delle cose. Il destino, come una spada di Damocle sulla testa, incombe in ogni istante. Quel giorno attaccò con un'arma sublime: due occhi neri di pece e nessuna luce a farli brillare. Occhi senza storia.

  
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