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Autore: _MartyK_    23/12/2016    1 recensioni
Seoul, Corea del Sud. Anno 2110. Sei ragazzi alieni sbarcano sulla terra con un solo obbiettivo: uccidere gli ibridi nati da relazioni scandalose tra gli umani e i loro predecessori.
Alex e Jungkook sono studenti modello, i classici secchioni del liceo. Tormentati dai bulli, trovano conforto nella cultura e nelle materie scientifiche.
Come s'incroceranno i loro destini?
Dal capitolo 1:
Aveva fame, non di carne umana. Non stavolta.
Aveva fame di complimenti, di adorazione, gli sarebbe piaciuto avere una folla personale di fans. Perchè lui era il migliore, il più bello, il più tenace, possedeva quella marcia in più che nemmeno gli altri cinque messi insieme sarebbero riusciti a raggiungere.
Come avrebbe ucciso gli ibridi? Semplice, partendo dall'interno. No, non dal cuore, ma dai sentimenti.
Gli umani: esseri così patetici da rispondere a qualsiasi questione con cose del tipo 'segui il tuo cuore'. Lui i cuori li divorava.
E avrebbe divorato anche quello della ragazza che aveva appena sfiorato la sua spalla, probabilmente impegnata a dirigersi verso la sua classe. Gli bastò un'occhiata in volto per identificarla con nome e cognome.
Alex Park, la secchiona della 3C.
[Tipo di coppia: Het. Accenni di YoonKook]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Park Alex è una nullità

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il colpo secco che l'ha messa KO non appena Kim Taehyung mimò la frase con le labbra.
Già, perchè era come se non volesse neanche darle la soddisfazione di ascoltare la sua voce, si era limitato a parlare in labiale.
Ma non era stata la frase ad averle annullato l'anima, era stato lui. Lui, che le aveva promesso di esserci e cavolo se voleva rinfacciarglielo.
Il problema è che era stato fottutamente coerente con se stesso, non aveva tutti i torti, mica le aveva specificato cosa avrebbe fatto nel caso si fosse presentata l'occasione di intervenire.
Soprattutto se avesse fatto qualcosa.
Le lacrime scesero calde e copiose sul viso, partendo dagli occhi e percorrendo le guance, a volte così lentamente da farle sentire un leggero solletico.
Scesero giù fino al collo e morirono diventando un tutt'uno con il colletto della camicia dell'uniforme.
Crollò sulle sue ginocchia, lo sguardo perso nel vuoto nonostante puntassero il pavimento. Non aveva più forze, non sentiva più nulla. Pensieri, emozioni, nulla.
Poi buio.
Crollò a terra sbattendo la testa e chiuse gli occhi. Forse per sempre.
L'ultima cosa che vide fu il sorrisetto soddisfatto di Taehyung e il resto dei Bangtan Soyeondan che festeggiava assieme a lui.
Era tutto un piano, e lo sapeva fin dall'inizio. Ma il manipolatore della ragione era stato così astuto da controllare il suo cervello come fosse una marionetta.

Una bambolina con fili invisibili a braccia e gambe. Era lui la mente, era lui la sua condanna.
Ci era arrivata troppo tardi. Per troppo tempo aveva creduto al 'segui il tuo cuore' degli esseri umani; per troppo tempo aveva creduto che la gente potesse cambiare carattere da un momento all'altro. Non è così. Se qualcuno ti odia, ti odierà per il resto della sua vita.
Aveva imparato a sue spese, rimettendoci le penne.


Verso la ricreazione Jungkook uscì dalla sua aula, addentando la sua merenda quasi come se non vedesse cibo da mesi.
Il fatto era che non voleva dare la sua merenda a quegli idioti più grandi di lui, per cui l'unico modo per non farsi beccare era ficcarsi tutto in bocca e mentire loro dicendo di non avere nulla da mangiare. Certo, di sberle e pugni ce ne sarebbero stati comunque, ma almeno il suo stomaco aveva qualcosa da maciullare nel frattempo.
Nel mentre passeggiava per il corridoio notò che non c'era quasi nessuno, ed era parecchio strano. Forse erano in cortile.
Si sarebbe tranquillizzato se non fosse che Jin, Yoongi e Hoseok sembravano i bambini più felici del mondo, quel giorno. Qualcosa non andava, decisamente.
E ne ebbe la conferma nel momento in cui vide in lontananza una figura femminile sdraiata a terra in modo scomposto.
Assottigliò gli occhi, l'immagine davanti a sè si fece immediatamente più nitida: Alex.
Sgranò gli occhi, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
Prese a correre più velocemente possibile verso la ragazza, quando dal nulla comparvero i tre hyung che gli davano tanta noia.

- Dove credi di andare?- esordì Yoongi con un sorriso perverso bello stampato in faccia.
Il corvino gli rivolse un'occhiataccia e fece per sorpassarla, ma invano. Jin lo bloccò per il braccio, facendolo ritornare al suo posto.

- Non pensare che risparmieremo la tua vita- sibilò minaccioso.
Hoseok si mise dietro di lui e cominciò ad importunarlo picchiettando il medio contro la sua tempia, aiutandosi col pollice.

- Jeon Jungkook, sai meglio di noi che gli ibridi hanno il destino segnato- continuò la testa azzurra, incrociando le braccia al petto.
Jungkook tentò di liberarsi dalla presa ferrea di Jin, dimenandosi come poteva. Hoseok e le sue dita divennero sempre più insopportabili.
Non faceva tanto male, soltanto dava un madornale fastidio.
Come se non bastasse, a loro si unirono quelli mancanti all'appello e lo sguardo di Taehyung era più malvagio del solito.

- Credi di essere forte solo perchè il tuo corpo sopravvive ai colpi dei bulli, eh?- fece beffardo, credendo che ciò colpisse l'animo del corvino.
Al contrario, egli ridacchiò ironico.

- Se è per questo anche tu sembri invincibile dato che ti hanno fatto a prova di proiettile, o non è per questo che qui a scuola ti chiamano così?- ribattè.
Namjoon roteò il capo da destra verso sinistra e si sgranchì le braccia, per poi sferrare un pugno in pieno volto al ragazzo.
Sputò il sangue dalla bocca e storse il naso, borbottando qualcosa a proposito del gesto improvviso.

- In effetti mi mancava qualche livido da mettere in mostra- ridacchiò.

- Cazzo ti ridi, coglione!- Jimin gli tirò una ginocchiata all'addome, facendogli sputare altro sangue.
Jungkook subì tutto in silenzio, sopprimendo a stento qualche gemito di dolore e tossendo come se avesse la bronchite.
I ragazzi continuarono imperterriti il loro lavoro, sferrando pugni e calci al corpo del ragazzo e cercando in tutti i modi di stenderlo a terra e terminarlo, una volta per tutte. Non sapevano come ucciderlo, la storia dei sentimenti non funzionava con uno come lui, per questo motivo si erano rassegnati al pestaggio, l'unica soluzione rimasta nel loro repertorio.
Jungkook sorrise ad ogni colpo, sorrise attraverso l'anima. Poi alzò lo sguardo e lo puntò su ognuno di loro.
Freddo, distaccato, inespressivo, era con i suoi occhi nordici che doveva combatterli.
Yoongi mostrò i primi segni di stupore e arrendevolezza, incrociando lo sguardo del corvino.
Quell'azzurro intenso era così inquietante da incutere timore persino ad uno come lui.
Il ragazzo tirò una gomitata ad Hoseok e un'altra a Jin, distraendoli un attimo.
Si avvicinò con lentezza straziante alla testa azzurra, un sorrisetto diagonale si faceva largo sul suo visino dolce e innocente.
Lo prese per il colletto della camicia e lo avvicinò alle sue labbra, non levandosi mai l'espressione maliziosa dalla faccia.

- Non è così che si annienta uno che prende colpi da ben tre anni- mormorò in un soffio, sfiorando di poco le labbra rosee dell'altro.
Yoongi rimase a dir poco scioccato dal tizio che si ritrovava davanti.
Taehyung accorse in suo aiuto, prendendolo per le spalle e strattonandolo via dal ragazzo, ma Jungkook si scostò bruscamente da lui.

- Tu? Tu mi fai solo pena- continuò con disprezzo. Il castano fece per intervenire, ma venne zittito.

- So che non sei credente, ma non preoccuparti. Dio avrà pietà per te che non sai quello che fai-
Si allontanò dai sei ragazzi, consapevole di averli colpiti nel profondo.
Perchè sì, anche se erano alieni, celavano un'anima nelle profondità più oscure e misteriose dei loro cervelli.


S'inginocchiò di fronte alla ragazza e le accarezzò una guancia, scostandole dal viso alcune ciocche ribelli. La fronte era pallida e le labbra violacee, prive di vitalità.
Se la caricò in braccio e si avviò verso l'uscita scolastica, ignorando i dolori all'addome e il fatto che sarebbe dovuto ritornare in classe, la campanella della fine dell'intervallo era suonata da un pezzo.
Taehyung aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo perso, sentiva di aver sbagliato tutto nella vita. Si poteva dire lo stesso dei suoi hyung.
Crollò a terra sulle sue ginocchia e lasciò penzolare le braccia lungo i fianchi, dischiudendo la bocca. Yoongi fece inconsapevolmente la stessa cosa.

- Che-che vi prende?- borbottò Namjoon. Ma Taehyung non lo ascoltava affatto. Jungkook, le sue parole lo avevano colpito nel profondo.
E soprattutto, non sapeva di possedere qualcosa di profondo.
Yoongi si morse a sangue il labbro inferiore, sentendo improvvisamente caldo e respirando in modo affannato, al castano tremolò la bocca.
Gli occhi pizzicavano da morire, era una sensazione nuova.
Per la prima volta vedeva tutto appannato; per la prima volta qualcosa di caldo e bagnato solcava le sue guance pallide. Per la prima volta pianse dal dolore.
Non è vero che gli alieni non provavano emozioni.
La fermezza e l'apatia era solo ciò che gli era stato insegnato all'Accademia Militare.
Gli ordini del Generale affiorarono alla sua mente, colpendola come fosse uno schiaffo:

Spara contro quel fantoccio!

Non era un fantoccio, era un ibrido.

Non me ne fotte un cazzo di che cosa si tratta, mira al suo cuore e premi quel dannato grilletto!

Chiuse gli occhi e serrò la mascella.

Ho detto spara! Se non lo farai ti espellerò da qui.

Non poteva, i suoi genitori ci avevano investito l'intera esistenza per mandarlo al servizio militare, non poteva deluderli.
L'essere davanti a lui complicava le cose con quel suo sguardo da cane bastonato. Strizzò gli occhi e puntò l'arma verso il poveretto.
Si fece forza e sparò.
Uno, due, tre colpi.
L'ibrido era accasciato a terra, riverso in una pozza di sangue.
I compagni abbozzarono un sorriso e fecero il segno di vittoria con le dita, lui si ripromise due cose: sigillare i suoi sentimenti nell'angolino più remoto del suo cervello e odiare con tutto se stesso gli ibridi e gli occhi azzurri.



Quella mattina Kim Taehyung pianse forte. Pianse fino a sgolarsi e non avere più voce.
Singhiozzò e tirò su col naso, a fargli compagnia c'era Yoongi che lo abbracciava.
Lentamente anche gli altri consolarono i due, continuando a non mostrare alcuna emozione. Era inutile, non l'avrebbero mai compreso.
I Bangtan Sonyeondan erano rimasti gli stessi ragazzini euforici all'idea di uccidere degli ibridi con le loro stesse mani.

Ma questa era una forma implicita di autodifesa.
L'autodifesa dai sensi di colpa che li avrebbero portati alla morte.









* * *










Jungkook filò dritto in camera sua, promettendo ai suoi di spiegare più tardi il motivo per cui si ritrovava una ragazza fra le braccia.
Spalancò la porta della sua stanza e si precipitò verso il letto, adangiando sul letto l'esile corpo della ragazza.
Si chiuse la stessa porta dietro le spalle e tirò un sospiro di sollievo, per poi ritornare accanto alla mora.
Non emetteva alcun suono, nè un sospiro, nè un mugolio. Niente di niente.
Il corvino storse la bocca e le si sedette accanto, passando una mano sulla sua guancia e sfiorandogliela con dolcezza.

- Dimmi che non morirai- disse piano.
Non ricevette alcuna risposta, nè tantomeno si aspettava di riceverne una. Sospirò, un velo di tristezza celava il vero colore limpido dei suoi occhi.

- Perchè ci si innamora sempre della persona sbagliata?- borbottò imbronciato.

- Mi piaci- continuò.

- Mi sei piaciuta fin da quando mi hai aiutato contro i bulli. Mi sono ritrovato con un sorriso idiota ogni volta che allontanavi quei tizi grandi il triplo di te e mi trascinavi in bagno. Adoravo quando mi passavi i batuffoli di cotone impregnati d'alcool sulle labbra, anche se bruciava mi sentivo bene. E se mi sentivo in quel modo era solo grazie a te. E, detto fra noi, ho benedetto Taehyung e il resto del gruppo quando hanno tentato di schizzarti l'acqua delle pozzanghere passandoci accanto con l'auto. Ho adorato fare la doccia gelata solo per starti incollato per più di venti secondi. E adesso tu sei qui, sul mio letto, a combattere tra la vita e la morte- si fermò un attimo e si morse il labbro inferiore. Le prese una mano e gliela strinse forte.

- Ricordi quando mi stringevi le mani per infondermi coraggio? Mi ritrovo a fare la stessa cosa con te. Buffo no?- ridacchiò e si bloccò l'istante successivo, borbottando fra sè e sè mugugni incomprensibili su quanto fosse patetico.
Gli occhi di Alex si mossero velocemente. La ragazza storse la bocca e si lasciò sfuggire un mugolio di dolore.
Jungkook alzò un sopracciglio e si sporse verso di lei, forse un po' troppo. Fece pressione all'addome e a stento soppresse un gemito.
Alex non era morta, era solo a metà percorso. Un po' come se fosse nel limbo.

Si trovava sul tetto dello stesso grattacielo del primo incubo. L'aria era fredda, glaciale come quella dei poli terrestri.
Si sporse verso il basso e guardò la stada, visto da lassù il mondo era davvero minuscolo.
Una lacrima solitaria solcò il suo viso, si disse che vivere non aveva più senso.
Taehyung l'aveva ingannata e lei glielo aveva permesso, e così facendo aveva deluso l'unica persona per cui valeva la pena sorridere: Jungkook.
Si lasciò scappare un singhiozzo e allargò le braccia in un gesto secco. Chiuse gli occhi, la sua mente era più leggera.
Era la fine niente e nessuno le avrebbe impedito di buttarsi.
Borbottò un flebile mianhae rivolto a tutte le persone che di lì a poco avrebbe deluso. Poi si lanciò.
L'aria s'insinuava all'interno della candida vestaglia da notte, i capelli svolazzavano di qua e di là, scompigliati a causa del vento e della pressione.

Taehyung aveva ragione, era una nullità
.

- Jungkook, mi dispiace- singhiozzò lei in pieno stato di dormiveglia.
Il corvino la prese per le spalle e la scosse un po', tanto bastava a farla riprendere dallo stato di trance.

- Alex non dire scemenze, so quello che stai sognando. Non è vero! Svegliati!- urlò in preda al panico.
La ragazza cominciò a piangere, borbottando frasi senza un filo logico. Poi il colmo.

- Dimenticati di me, dimentica che ti amo- sussurrò, il suo viso assunse un'espressione più rilassata.
Il corvino sgranò gli occhi.
Dopo una manciata di minuti Alex aprì gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre. Si tirò su a sedere ma cadde con la testa all'indietro.

- Sta' ferma, sei ancora debole!- l'ammonì lui. La mora sorrise impercettibilmente e gli strinse un polso.

- Ora puoi farlo- mormorò con un filo di voce.

- Cosa?-
Alex abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Jungkook capì all'istante e arrossì.

- N-non farebbe bene alla tua reputazione stare con uno bullizzato- bofonchiò imbronciato.
La ragazza scosse la testa e indicò con lo sguardo uno dei suoi libri sulla mensola.

- Prendi Catullo- gli ordinò. Jungkook fece come gli aveva detto e le portò il libro. La ragazza lo sfogliò fino a quando non trovò ciò che stava cercando.
Mostrò la poesia al ragazzo.

- Vivamus mea Lesbia atque amemus?-
Alex annuì.

- Cosa c'entra?-

- Leggila, ti prego-
Il corvino prese un bel respiro e cominciò a leggere i primi versi in latino.

- Vivamus mea Lesbia atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. Soles occid...- prima che potesse continuare, Alex lo prese per il colletto della maglietta e lo tirò a sè, unendo le labbra alle sue in un casto bacio.
Da quanto voleva assaporare quelle labbra così morbide e carnose, da quanto voleva morderle, baciarle, leccarle e farle sue, così che nessun'altra ragazza potesse avvicinarsi a lui.
Jungkook dal canto suo rimase immobile, il suo cuore sembrò cessare di battere.
Poi chiuse gli occhi e approfondì il bacio, lasciando perdere il libro e affondando una mano nei capelli della ragazza, mentre con l'altra le accarezzò il fianco sinistro.
Capì appieno cosa voleva dirgli con quella poesia. Sorrise sulle sue labbra e si distese sopra di lei, sorreggendosi sui gomiti e contemplando la sua bellezza.

- Viviamo mia Alex e amiamoci- ridacchiò, una volta staccatosi dalle labbra di lei.

- Già, e chissenefrega di quello che pensano gli altri- si alzò col busto e lasciò al compagno un bacio a fior di labbra.











* * * 











                                                                                                                                                                                                                                          Nazburuk. Anno 2110.

Dopo centinaia di anni passati a tormentare gli ibridi, la razza aliena aveva finalmente accettato di convivere pacificamente con loro.
La Terra era ormai un pianeta inabitabile, la maggior parte degli esseri umani erano estinti e gli alieni erano stati costretti a riprodursi con loro per salvare almeno in parte la loro razza.
Jungkook e Alex si stavano godendo una passeggiata romantica al parco, quando il corvino ebbe la brillante idea di rincorrerla per tutto il perimetro del luogo.
Alex rideva felice e correva più velocemente possibile per sfuggire al ragazzo. Tutto proseguì normalmente fino a quando non andò a sbattere contro il petto di qualcuno. Sgranò gli occhi e si scostò subito, facendo per scusarsi. Poi vide chi era in realtà. Kim Taehyung.
Il castano la trattenne fra le sue braccia e mostro un sorrisetto ironico.

- Ti sono mancato?-

- Per niente- Jungkook li raggiunse e prese per il braccio la sua ragazza, lanciando un'occhiata minacciosa all'altro.

- Yah tranquillo, non voglio mica rubartela. O meglio, non più- sorrise sincero.

- Abbiamo dovuto sorbirci una guerra durata più di un secolo per essere accettati da voi apatici snob?- fece Alex sarcastica.
Taehyung ridacchiò, infilando le mani in tasca.

- Posso dirti una cosa in privato? Sempre se il tuo quasi marito me lo permette- lanciò uno sguardo di sfida al corvino, il quale annuì lentamente.
Prese per il braccio la ragazza e le portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli.

- Certe cose non finiscono mai- e lo disse in modo misterioso ed inquietante.

Giuro che se non fossi fidanzata ti bacerei come se non ci fosse un domani

Il suo pensiero arrivò chiaro e potente alla mente di Alex, che prontamente si scostò il ragazzo di dosso e fece una smorfia di disappunto.

- Prova a ripeterlo e ti faccio saltare tutti i denti- Jungkook mostrò un pugno alzato e si riprese la sua donna.

- Ci si vede- l'altro salutò con la mano e proseguì per la sua strada. In effetti era vero, certe cose non cambiavano affatto.
Taehyung rimaneva sempre lo stesso strambo ragazzo di cento anni prima.
Ma andava bene così, era questa l'armonia dei contrari di cui parlava Eraclito. Il male non esiste senza il bene, e viceversa.

E' questa la legge dell'universo, del loro universo.


***
Annyeong gente! Uhm, che dire, è un finale un po' strano e incompleto (come sempre), ho semplicemente scritto di getto il capitolo, nulla di tutto ciò era programmato ahah XD un grazie speciale va a tutte quelle care personcine che hanno letto la storia, a quelle che l'hanno inserita nelle varie categorie e a jungkookiee16 che sostiene ogni mio sclero (ma che patatosa sei aww! *-*) e niente... non scompaio tranquilli, fra pochissimo ritorno con una nuova storia a tema idol ;) (dovrete sopportarmi per 15 capitoli, vi avviso già da adesso ahah). Mi dileguo, bacioni e buone feste a tutti! _MartyK_ <3
   
 
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