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Autore: lr_ff    23/12/2016    1 recensioni
Sequel del giallo-introspettivo "L'ultima Corsa".
Trama: La Detective Alessandra indaga sull’omicidio dell'editore fiorentino Pietro Dinasti. Sulla scena del crimine incontrerà di nuovo l'aspirante scrittrice Elena, la quale avrebbe dovuto incontrare Pietro, per concordare la pubblicazione del suo romanzo, il giorno prima della morte dell’editore. Alessandra ed Elena dovranno sforzarsi di non far riemergere sentimenti messi a tacere negli ultimi mesi per non rischiare di compromettere l’indagine in corso... ci riusciranno?
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corse nell’ufficio di da Tempo trascinandosi appresso la sua gamba storta. Di notte per strada il vecchio che lo smascherò il giorno di Santa Lucia era ancora sveglio ed iniziò a urlare: Corre con il suo passo lento / dietro alla farfalla l’elefante / e nel frattempo ne ammazza cento / ne ammazza cento! Attirando su di se maledizioni che lo avrebbero fatto restare in vita ancora per poco tempo.
Ad aggravare lo stato d’animo dello zoppo c’era quello scenario mille e più volte disprezzato. C’erano sempre le stesse strade da percorrere per non andare da nessuna parte.
La sua vita era sempre stata qualcosa da far passare e poi sarebbe andata meglio. Ma quel qualcosa non era mai passato.
Il cuore che non si scalda con una coperta, il vento che non smette chiudendo la finestra, il pensiero che non se ne va dormendo.
La sua era una vita triste, misera, atto unico di una commedia ridondante, priva di spettatori, con il solo protagonista pronto a battere le mani mentre per tutta la durata dello spettacolo non ha desiderato altro che tagliarsele. Ma chi l’avrebbe guardato? Contro chi avrebbe imprecato se il cielo era vuoto come un teatro con posti a sedere che spingono sui tuoi sogni per schiacciarli tutti?
Lo spaventava constatare quanto gli stava stretta la sua solitudine, e come ogni suo tentativo di disfarsene non faceva altro che gettare sulle persone una forza che le allontanava da lui.
La sofferenza lo teneva in vita.
Il suo mal di testa era tutto ciò a cui riusciva a pensare.
Il dolore che fa più male assorbe tutti gli altri malesseri per accrescere la sua forza; la ferita che più pulsa infetta ogni pensiero.
 
Scavalcò il nastro adesivo della polizia, appoggiò i guanti di pelle sul pomello della porta, quegli stessi guanti con cui aveva strangolato due uomini e una ragazzina. Il buio della stanza era illuminato da quei gioielli. Li vide e la sua avidità lo spinse dentro la cassaforte a toccare quell’oro, ad odorare quei diamanti. Stringeva finalmente tra le mani ciò che era suo e non sentiva niente.
 
Cade tutto a pezzi. I sentimenti, i sogni, il corpo. Brandello dopo brandello ci consumiamo dietro a chi non ci vuole, per ciò che non possiamo avere. Cade tutto e noi con esso. Cadono gli imperi, cadono le foglie, e lui era caduta nella trappola tesa da chissà quale buffone.
 
All’improvviso le luci dell’ufficio si accesero e Alessandra e Manuel gli piombarono addosso prima ancora che lo zoppo potesse girarsi. Non tentò nemmeno di liberarsi dalla presa o di inventare scuse: era lui il killer e ne andava fiero. I due Detective portarono l’uomo nella centrale ed ebbero  la premura di ringraziare Ercole Grassi per il lavoro svolto. Grassi si catapultò fuori per guardare in faccia il serial killer.
«Ernesto?»
«Lo conosceva?», gli chiese Alessandra.
«Era… era il mio barista. Il barista di tutta la centrale.»
«Era più di un barista», aggiunse Manuel, «Ha confessato di aver fatto parte di una banda di rapinatori, di essere stato abbandonato dopo essere sparato alla gamba. Si è fatto vent’anni di carcere solo per uscire ed ammazzarli ad uno ad uno, ci ha dato tutti i nomi. Anche quello di suo padre.»
Ercole Grassi si fece scuro in volto, il finale di questa storia proprio non l’aveva indovinato.
   
 
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