12)Salti senza rete di
protezione.
Tamao p.o.v.
Sono seduta su gradini della casa della mia infanzia.
Intorno a me ci sono solo campi e si sente il profumo
dolce dell’erba appena tagliata, qualche lucciola si alza in
volo pigramente.
Mi guardo e noto che indosso la mia divisa da studentessa
liceale e ho i calzini flosci, come vuole la moda di Tokyo, anche se da
noi è
arrivata in ritardo, come tutto.
“Tamao.”
La voce di mia madre mi fa alzare e fronteggio la figura minuta che
indossa un
vecchio abito da casa a fiori.
“Come hai potuto?”
“Non ti capisco, madre.”
“Ti sei data in sposa a un uomo senza nemmeno consultare
la tua famiglia, tuo padre è molto arrabbiato.”
Alla menzione del suo nome stringo i pugni e la mia
espressione diventa dura.
“Sono una donna, madre.
Posso disporre della mia vita come voglio e non mi
interessa se mio padre è arrabbiato con me, anche io sono
arrabbiata con lui.
Non lo perdonerò mai per avermi venduto e non
perdonerò mai te per averlo
permesso.”
Lei sospira.
“Una donna fa quello che il marito ritiene giusto.
I Kami ti puniranno per questa tua decisione, lui non ti
amerà mai.”
Io inizio a urlare qualcosa, ma all’improvviso tutto inizia a
diventare
sfuocato e poi nero, mi ritrovo seduta vicino a Jaime ansante e sudata.
Lui mi guarda preoccupato.
“Tutto bene?”
“Solo un incubo.”
“Cosa hai sognato?”
Io abbasso gli occhi, non mi sembra una buona idea dirglielo.
“Niente di che.”
“Tamao, ti sei svegliata urlando.”
Io sospiro.
“Ho sognato di essere nella casa della mia infanzia, ho
parlato con mia madre Mi ha fatto capire che ho disonorato la famiglia
per
essermi data in sposa a un uomo senza il loro consenso.
Ho risposto che potevo fare quello che volevo e che li
odiavo.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Lei mi ha detto che i Kami mi puniranno per questa
decisione e tu non mi amerai mai.”
Sospira anche lui.
“Se i Kami non avessero voluto questa unione non ti
avrebbero messa sul mio cammino, il tuo sogno è solo una
proiezione della tua
paura.”
Io annuisco, la sua spiegazione ha senso.
“Adesso allacciati la cintura, l’aereo sta per
atterrare.”
Io faccio quello che mi dice e
poi aspetto che la sensazione di
compressione al petto arrivi. È solo un attimo, ma ho sempre
paura che duri per
sempre.
Una volta atterrati recuperiamo il bagaglio a mano e
scendiamo dall’aereo, entriamo in aeroporto e recuperiamo
anche il resto dei
nostri bagagli.
Jaime li impila su un carrello e comincia a spingerlo
seguendo le indicazioni per gli arrivi internazionali.
“Sai qual è l’indirizzo della casa di
Yukari?”
“Sì, me l’ha scritto su un
biglietto.”
Lui si ferma e si fruga le tasche, dopo un po’ estrae un
biglietto e me lo
porge.
“Potresti tenerlo?
Dopo dovrò dirlo al taxista e non mi va di frugarmi le
tasche come un disperato davanti a lui.
“Va bene.
Continuiamo a camminare e usciamo dall’aeroporto.
L’aria fresca mi riempie i polmoni come un balsamo, pur
essendo primavera molto inoltrata fa ancora freschino qui. Il cielo
è grigio e
incombe pesantemente su di noi – ma non piove e forse non
pioverà – le nubi
corrono veloci nella loro pesantezza.
Jaime ferma un taxi e carichiamo i nostri bagagli.
“Dove vi porto, signori?”
Ci chiede il taxista con un pesante accento indiano, Jaime dice
l’indirizzo ad
alta voce e la macchina parte.
Chissà cosa succederà in questo soggiorno
londinese?
Intanto guardo la città scorrere davanti al finestrino,
incontriamo qualche autobus rosso a due piani e vedo il Tamigi scorrere
lento e
solenne, una striscia d’argento nella mattinata grigia.
Poi riconosco la sagoma del Big Ben e quella del London
Eye, mi piacerebbe farci un giro sopra.
Finalmente la macchina si ferma in una zona residenziale
poco lontana dal centro, Jaime e i taxista scaricano i bagagli.
“Tamao, controlla se c’è un portiere e
chiedigli a quale
piano è l’appartamento di Yukari.”
“Hai.”
Apro il cancello con una leggera spinta – meravigliandomi di come non sia chiuso a
chiave – percorro il
breve vialetto e salgo tre gradini, poi apro anche la porta dipinta di
rosso.
Dentro c’è un atrio non troppo grande in cui sono
un
ascensore, le scale e una struttura con delle grandi finestre in vetro,
dentro
c’è una donna che sta facendo un cruciverba.
Busso con discrezione e la donna mi guarda curiosa.
“Buongiorno, posso aiutarla?”
Mi chiede gentilmente, lasciando perdere le sue parole
crociate.
“Sì, vorrei sapere a che piano è
l’appartamento degli
Yidashi.”
“È un’amica di famiglia? Una parente?
Mi dispiace informarla che i signori si sono trasferiti a
Sheffield qualche anno fa e ora l’appartamento è
vuoto.”
“Sono un’amica di Yukari, la figlia.
Lei ha invitato me e mio marito a trascorrere qualche
settimana nel suo appartamento londinese.”
Lei mi squadra ancora, indecisa se credermi o no.
“Mi lasci fare una telefonata, per cortesia.”
Io annuisco e aspetto.
Una decina di minuti più tardi torna da me.
“È tutto a posto. L’appartamento dei
signori Yidashi è
all’ultimo piano, buon soggiorno a Londra.”
“La ringrazio.”
Esco e trovo Jaime da solo, probabilmente ha già pagato
il taxista e adesso mi sta aspettano per sapere per quanti piani
dovrà
trascinare le valigie.
“C’è l’ascensore e siamo
fortunati perché sembra che
l’appartamento sia all’ultimo piano.”
Lui annuisce prende un paio di valigie, io prendo il mio paio e insieme
entriamo nella casa, la portinaia ci saluta. Con qualche
difficoltà riusciamo a
far stare noi e le valigie dentro all’ascensore e finalmente
saliamo all’ultimo
piano. Inizio a essere stanca, non mi dispiacerebbe fare una doccia e
dormire
per qualche ora.
L’ascensore si ferma e apriamo la porta con le chiavi che
ci ha dato Yukari, non siamo preparati alla sorpresa che ci attende:
l’appartamento è in stile giapponese con tanto di
tatami per terra.
Sembra di entrare in un elegante appartamento
tradizionale a Tokyo.
“Oddio.”
Esclama Jaime guardando il tatami, i mobili
in stile tradizionale, le porte scorrevoli e il kotatsu,
nell’appartamento c’è un leggero profumo
di fiori di ciliegio.
“Chi l’avrebbe mai detto che i genitori di Yukari
avessero un appartamento simile?”
Chiude la porta alle sue spalle e poi porta le valigie nel salotto, io
lo
percorro e mi infilo in un corridoio, lì trovo tre stanze e
il bagno – che è in
stile occidentale, per fortuna – e controllo quale sia la
matrimoniale.
È la più grande con un futon maestoso coperto da
una
copriletto nero a fantasia di fiori rossi e oro, roba rara e preziosa,
i
genitori della mia amica devono essere ricchi.
“Ma hai visto che casa assurda? C’è
persino una katana in
salotto!”
“Di che ti stupisci? Yukari l’aveva detto.
Uhm, se non fai il bravo ti affetto.”
Vado in salotto e prendo in mano la spada, il peso – intorno
ai 20 kili – me la
fa abbassare momentaneamente, poi la alzo. Sono allenata da anni di
cucito e i
muscoli delle braccia mi si sono irrobustiti e mi metto nella posizione
di
inizio combattimento.
Meno qualche fendente ricordandomi delle lezioni di kendo
che lasciano Jaime senza fiato.
“Oh, cazzo! Non scherzi! La sai usare davvero!”
“Usare è un termine esagerato. Il kendo si fa con
delle
spade di bambù, questa spada pesa venti kili, so solo alcune
mosse. Dovrei
esercitarmi di più e assumere un istruttore
magari.”
“Tamao, posa quella spada e dimentichiamoci del kendo e del
resto.”
Mi dice con un brivido.
“Scemo, non ti faccio a fette davvero.
Ti amo troppo per farlo.”
Lui tira un plateale sospiro
di sollievo, io rimetto la spada al suo posto. Sembra molto antica,
forse i
genitori di Yukari sono ricchi da generazioni.
“Faccio fatica a immaginarmi Yukari in chimono, ma
immagino che ne abbia di bellissimi. La sua famiglia è molto
ricca, io avevo
cugina, Yumi, che mi passò il suo.
Era orribile, ma lo dovetti accettare perché i miei non
potevano comprarmene uno, ma lo presero per Shinji.”
“I tuoi avevano il culto del figlio maschio?”
“Hai!
Volevano il meglio per lui e per me andava bene anche la merda.
È il passato, lasciamolo dove sta. Meglio per
tutti.”
Dico decisa e lui annuisce.
Io e Jaime sistemiamo le nostre cose nella camera
matrimoniale della casa e poi io mi faccio una doccia per togliermi le
fatiche
del viaggio. Mentre mi asciugo i capelli se la fa anche lui e la cosa
mi mette
un pochino in imbarazzo, pensando al corpo nudo oltre il vetro della
cabina
arrossisco furiosamente, ma poi mi dico che mi devo abituare.
Questo non mi impedisce di uscire dalla stanza con il
phon in mano quando sento l’acqua finire di scendere, vado in
camera mia e li
continuò ad asciugare i miei lunghi capelli biondi.
Li controllo con sguardo critico e mi dico che hanno
bisogno di essere ritinti, la ricrescita sta diventando evidente e non
molto
bella esteticamente.
Jaime non commenta la mia uscita, ma mi rivolge uno
sguardo di scusa, come se sapesse di avere oltrepassato un
po’ il limite, io
gli sorrido.
È mio marito, devo abituarmi a queste cose, se mai lui mi
amerà. La mia voce interiore è tremenda, non fa
altro che ricordarmi questa
cosa, sembra che ci provi gusto a farmi male e a fare eco alle parole
di mia
madre nel sogno.
“Va tutto bene, Tamao.”
Mi dice Jaime e io gli credo perché non posso fare a meno
di farlo.
Lui e il suo sorriso tutto fossette mi fregano sempre e
gli crederei anche se mi dicesse che la Terra è piatta o che
è il sole che gira
attorno alla Terra e non viceversa.
A mezzogiorno ordiniamo una pizza e la mangiamo parlando
di cose leggere e ricordi piacevoli, i miei sono per la maggior parte
scorribande
nelle campagne giapponesi, i suoi sono legati alla band e ai suoi inizi.
Gli piace molto raccontare di quando i Pierce The Veil
non erano ancora famosi ed erano una band come un’altra, gli
brillano gli occhi
e si anima. È un uomo felice di aver raggiunto un traguardo.
Chissà cosa farò io con la mia misera licenza
media?
Forse dovrei pensare al futuro partendo dalla scuola,
iscrivermi a un liceo e poi a un’università e non
pensare subito alla mia linea
di abbigliamento.
“Secondo te posso avere successo anche senza avere la
licenza liceale con la mia linea di moda o devo pensare a fare
l’uno e
l’altro?”
Jaime si gratta la testa.
“Puoi pensare a uno e all’altro. Sai cucire e
secondo
Tony i tuoi disegni valgono qualcosa, hanno idee originali e lui se ne
intende
visto che ha avuto una linea di abbigliamento per un
po’.”
“Forse dovrei iniziare a produrne qualcuno.”
“Forse, Tony ti aiuterà poi.”
“Non voglio essere mantenuta dai Pierce The Veil.”
“Se entrerà in società con te
dividerà i guadagni e le
perdite.”
Io annuisco, mi sembra una cosa sensata.
Devo utilizzare questo tempo non solo per fare innamorare
Jaime di me, ma anche per crescere e maturare.
Per troppo tempo le mie ali sono rimaste forzatamente
chiuse, è arrivato il momento di spiegarle e volare.
Dopo un sonnellino trascorso tra
le braccia di mio marito
decidiamo di fare un giro per Londra.
Per prima cosa andiamo al Big Ben e assistiamo al cambio
della guardia, è affascinante vedere questi omini in
uniforme rossa con un
cappello nero alto e lungo camminare con marziale decisione e
avvicendarsi nel
proteggere Buckingham Palace.
Anche loro sembrano soddisfatti di quello che fanno,
hanno uno scopo nella vita e si sentono orgogliosi di averlo, anche
perché
migliaia di turisti li fotografano entusiasti.
Io mi sento come una bambina al parco giochi, trabocco di
felicità e curiosità per le cose nuove che
vedrò, sono mano nella mano con
Jaime e mi sembra naturale come respirare. Sembriamo davvero una coppia
felice
che si gode la sua luna di miele.
Dopo ci fermiamo in una sala da the e davanti a due tazze
del liquido fumante ci sorridiamo a vicenda.
“Bello, vero?”
“Molto, non avrei mai pensato che l’avrei visto sul
serio un giorno. Da
ragazzina avevo un poster di Londra in camera da letto e volevo
andarci, non
pensavo sarebbe successo davvero.
Tu ci sei già stato?”
“Sì, ma non ho mai avuto il tempo di visitarla
come
turista. I tour non hanno molti tempi morti, giri il mondo, ma
è come se non lo
vedessi. Ti passa accanto, una città come un’altra
mentre sei stanco e stordito
da prove, concerti e feste dopo i concerti.
Hai visto anche tu com’è, vediamo di
più il pullman o gli
hotel che la città in cui siamo.”
“Sì, hai ragione. Anche io sono uscita poco dal
tour bus.”
“Avevi le tue ragioni.
Sono felice di essere qui con te.”
“Anche io.”
“Sei molto bella, Tamao, e hai una grande forza di
carattere.
Mi piacciono questi tuoi lati.”
“Un giorno arriverai ad amarli?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Penso proprio di sì, almeno così dice
il mio cuore, il mio
cervello cerca di tenermi a freno.”
“Spero di piacere anche al tuo cervello un giorno.”
Lui allunga le mani e stringe le mie.
“Succederà anche quello.”
Beviamo il nostro the in silenzio e poi usciamo, ributtandoci nel
pomeriggio
soleggiato e brulicante di persone, londinesi o semplici turisti come
noi.
“Dove andiamo?”
Mi chiede Jaime.
“Al London Eye, voglio fare un giro e vedere Londra
dall’alto.”
“Agli ordini, mia signora.”
Ci dirigiamo verso la grande ruota panoramica mano nella mano,
tranquilli,
quando sento qualcuno chiamare il mio nome.
“Tamao!”
Mi volto, irrigidita.
La voce è giovane, maschile e arrabbiata, quindi
potenzialmente pericolosa.
Mi ritrovo davanti a un ragazzo più giovane di me di un
paio d’anni con dei capelli neri e scompigliati e vestito con
abiti della Drop
Dead.
Shinji, mio fratello.
Jaime lo guarda senza capire, ma io l’ho riconosciuto
subito e un senso di rabbia mi pervade: ecco la persona per cui ho
dovuto
rinunciare a vivere una vita normale.
“Cosa vuoi?”
Gli dico secca in giapponese.
“Non ti vergogni a girare mano nella mano con lui?”
“Non vedo perché dovrei, è mio
marito.”
“Ci hai disonorati in tutto il Giappone, razza di lurida
puttana!
Ti sei sposata senza il permesso di papà con questo
gaijin, che fa un lavoro disonorevole!
Vergognati! Ora lo sa tutto il Giappone e papà non
può
uscire di casa, ti sei persino tinta i capelli come una
ganguro!”
“Ci marcisse papà in casa e marcisci
all’inferno anche
tu, razza di stronzo egoista.
Per pagare la tua bella vita ho lavorato come una schiava
per dieci anni, questo ragazzo e i suoi amici mi hanno salvato la vita
e non me
ne frega niente dell’onore della famiglia!”
La mia voce è dura, lui stringe i pugni e mi fulmina con
un’occhiata.
“Mamma non ti ha insegnato niente, allora!
Devi portare rispetto a tuo fratello.”
“Mamma è solo la vittima consenziente di un modo
di pensare sbagliato che vuole
le donne sempre sottomesse agli uomini anche quando sono pezzi di
merda. Io non
ho intenzione di portare rispetto a te visto che non me ne hai portato
per
tutta la vita.”
“Stai zitta!”
“No!”
“Tamao, torna immediatamente a New York a compiere il tuo
dovere!”
“Sono merce scaduta.”
“Hai disonorato papà di nuovo, chiedigli almeno
scusa.”
Lo guardo come se fosse un alieno.
“E magari vuoi che divorzi da Jaime e mi suicidi per
espiare i miei presunti peccati?”
“È quello che dovrebbe fare una donna a
modo.”
“Scordatelo. Non mi separerò da Jaime e non mi
suiciderò perché non ho commesso
nessun peccato. Non mi scuserò con papà
né mi metterò in contatto con lui, digli
da parte mia che per me è morto.”
“Come osi?”
Fa per colpirmi con uno schiaffo, ma Jaime si mette in mezzo e gli
prende il
polso.
“Non osare toccare mia moglie, chi sei?”
“Sono suo fratello, gaijin. Non metterti in mezzo.”
Gli risponde lui in inglese.
“Chiunque tenti di picchiare Tamao, ha un problema con me
e non me ne frega un cazzo del fatto che tu sia suo fratello. Tieni le
mani a
posto, chico.”
Shin ringhia, ma alla fine abbassa la mano.
“Dopo quello che hai detto ti ripudiamo, non fai
più
parte della famiglia Ishida.”
“Mi sta bene. Ti do un paio di consigli gratuiti: non
trattare la tua ragazza come tratti me o ti ritroverai single a vita e
non
portare la roba della Drop Dead, se Oli sapesse che pezzo di merda sei
te lo
proibirebbe.”
“Lo conosci?”
Io ghigno.
“Noi cattive ragazze conosciamo un sacco di persone, era
al mio matrimonio.”
“Puttana.”
Sibila con disprezzo, poi gira i tacchi e se ne va, Jaime lo segue con
li
occhi.
“È davvero tuo fratello?”
“Sì, si chiama Shinji.
È lui la causa della mia schiavitù, lui doveva
studiare
nelle migliori scuole del paese e dare lustro al cognome degli Ishida.
Siamo
sempre stati una famiglia di contadini e avere un figlio medico o
avvocato
sarebbe stato un motivo di riscatto, anche perché mio padre
è sempre stato un
mezzo alcolista.
Immagino che ce l’abbiano fatta se si trova a Londra,
forse sta seguendo un master o forse studia qui, in Giappone
è molto valutata
l’esperienza all’estero, soprattutto
perché i giapponesi hanno serie difficoltà
a imparare l’inglese.”
“Tu sei l’eccezione che conferma la
regola.”
Io arrossisco di piacere come sempre quando lui mi fa un qualche genere
di
complimento.
“Grazie per avermi difeso, per me significa molto.”
“Non voglio che qualcuno ti faccia del male e poi odio che
picchia le donne.”
“Anche io, mio padre mi picchiava spesso, ma non
parliamone più.”
“Cosa voleva tuo fratello?”
Io gli faccio un succinto riassunto della nostra penosa conversazione,
Jaime
sembra arrabbiato dopo.
“Quindi, siccome non vuoi farti sfruttare a vita sei da
diseredare.”
“Esatto e poi mi sono sposata senza il consenso dei miei e
anche questo è grave
per loro, ma non per me.
A me non importa nulla del loro permesso, sono libera di
fare quello che voglio e non accetterei comunque i loro consigli dopo
quello che
mi hanno fatto.”
Lui annuisce vigorosamente, comprensivo.
Credo che inizi a odiare anche lui la mia famiglia e fa
bene, non è una bella famiglia, è un posto da cui
scappare, una prigione.
Ora sono libera, penso, libera sul serio, come la gru sul
mio braccio.
Jaime è la
mia
speranza e con lui posso fare tutto, spero solo che non se ne vada.
“Dai, andiamo al London Eye.”
Mi dice sorridendo mio marito e io annuisco.
Sì, ho voglia di svagarmi dopo questo spiacevole
incontro.
“Sì, va bene.”
Andiamo verso la ruota panoramica, Jaime prende due biglietti e mi
impedisce di
pagare il mio.
“Ehi, agli appuntamenti sono i ragazzi a pagare!”
“Lo so, ma sei mio marito.”
Lui alza un sopracciglio.
“C’è qualche differenza?”
Io non dico nulla e lo lascio fare, quando la ruota finisce il giro che
sta
facendo un uomo ci apre uno dei cubicoli e ci fa entrare.
“Non alzatevi in piedi durante il giro.”
Ci avverte gentilmente, noi annuiamo ed entriamo.
Ci sediamo, l’uomo chiude la porta e poi la ruota inizia
a salire. Io ammiro entusiasta il panorama di Londra. La
città con le sue tante
abitazioni, il Big Ben, i ponti, Buckingham Palace, il Tamigi che
scorre come
un nastro d’argento.
È tutto meraviglioso, esattamente come l’avevo
sognato a
lungo nella mia cameretta in Giappone osservando il mio vecchio poster
di
Londra.
Jaime stringe gentilmente la mia mano e io sorrido.
La mia famiglia mi ha appena scomunicato, se dovesse
andare male non ho un posto in cui tornare, ma forse non l’ho
mai avuto e ogni
mia azione è sempre stata un salto senza rete di protezione.
Forse sì, forse no.
Adesso sono libera ed è la prima volta da secoli, prima
di oggi qualcuno aveva sempre deciso per me e la libertà mi
piace.
Sospiro felice e Jaime mi guarda.
“Sei felice?”
“Sì, molto.
Grazie. Grazie a te so cosa si prova a essere liberi ed è
meraviglioso.”
“Di niente. Voglio che tu sia felice.”
“Voglio essere felice con
te.”
Lui mi sorride e mi sembra di rinascere ed è la sensazione
più bella del mondo,
tutto è nuovo e pulito, il passato è stato
lasciato alle spalle come una
pericolosa scoria radioattiva.
Mi piace l’inizio della mia nuova vita.
Penso che per una volta mi potrà andare bene.
E la ruota continua a salire.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione e buon Natale! Se vi va passate anche dalla mia one shot natalizia^^