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Autore: Robigna88    23/12/2016    3 recensioni
Allison Morgan credeva di essersi lasciata alle spalle gli Originali con i loro drammi, i loro segreti e quel sempre e per sempre in nome del quale avrebbero fatto qualunque cosa. Sono suoi amici e vuole loro bene ma ha già abbastanza problemi e nemici di cui occuparsi e non vuole avere a che fare anche con quelli dei Mikaelson. Questo fino a quando Rebekah non la chiama in cerca di un aiuto per trovare un posto sicuro per lei e la piccola Hope e orde di cacciatori sono pronti a raggiungere New Orleans in seguito a strani avvenimenti che hanno attirato la loro attenzione. Allison si sente in dovere di avvertire Klaus ed Elijah; solo avvertirli e niente di più. Una volta arrivata nella città del Quartiere Francese però, tutto cambia e lei viene risucchiata dai loro problemi, come già le era successo in passato. Decide quindi di rimanere per un po'. Nel frattempo, in Kansas, Dean e Sam Winchester, avvertito il tumulto tra i cacciatori decidono di partire per New Orleans ed indagare senza sapere però che quel caso-non caso li condurrà dritti dalla loro amica cacciatrice e dai suoi strani amici.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NDA: A volte mi chiedo se qualcuno legge perchè la mancanza di recensioni, lo ammetto, mi smonta un po' l'entusiasmo... spero che mi lascerete qualche commento, anche solo per dirmi che la storia vi fa schifo... sempre meglio del silenzio.

Buona lettura.

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26.

IL TEMPO

 

 

 

 

 

“Gemelli?” Allison si mise a sedere sul lettino e respirò a fondo guardando Daisy, la sua ginecologa, negli occhi. “Gemelli” ripeté. Ma stavolta era più un’affermazione. Senza rendersene conto si accarezzò il ventre che si era un po’ arrotondato da quando aveva scoperto di essere incinta quattro giorni prima. Beh, a dirla tutta era certa che quell’arrotondamento l’avesse notato solo lei…

La forza della suggestione si disse mentre respirava a fondo cercando di metabolizzare la notizia.

“Stai bene?” le chiese la dottoressa con un sorriso comprensivo. “Capisco lo shock, davvero. Vedo un sacco di future mamme ogni giorno e ognuno di loro mi riserva una sorpresa diversa. Alcune singhiozzano, altre urlano come pazze, altre ridono a crepapelle. Tu invece” le disse alzandosi in piedi. “Stai diventando troppo pallida, quindi coraggio, sdraiati mentre io chiamo Joel.”

Allison obbedì, si mise in posizione supina su quel lettino imbottito e respirò a fondo chiudendo gli occhi. Gemelli… lei non era sicura che sarebbe stata in grado di prendersi cura di un bambino, figurarsi due. Joel, dal canto suo, probabilmente sarebbe esploso di gioia. Con un sorriso ricordò il momento esatto in cui gli aveva detto di aspettare un bambino, tutte le varie emozioni che erano passate sul bel viso del suo fidanzato. La prima era stata la sorpresa, seguita dalla confusione e poi subito dopo era arrivata la felicità. L’aveva presa in braccio e stretta forte, la bocca poggiata sulla sua; poi avevano fatto l’amore nel modo più dolce in cui si erano mai amati. Anche il più intenso a dire il vero.

Certo che sarebbe stato felice, non era il suo corpo a dover ospitare due vite e tutte le responsabilità che ne derivavano. Quelle pendevano tutte sulle spalle di Allison. E lei aveva paura. Passarono alcuni minuti e infine Joel arrivò, il camice stropicciato e la penna appesa al taschino come al solito. Daisy li lasciò da soli dicendo qualcosa che riguardava un bicchiere di acqua e un giro di visite, la futura mamma non ne era tanto sicura visto il ronzio che ancora sentiva nelle orecchie.

“Hey” le disse Joel avvicinandosi e prendendole una mano. “Che succede? Daisy dice che non ti senti bene.”

“Gemelli” farfugliò lei mettendosi piano a sedere, senza mollare la mano che teneva la sua.

“Come scusa?”

“Gemelli Joel,” Allison si indicò il ventre. “Sono due.”

L’uomo guardò giù per un istante, poi di nuovo lei in viso. “Diventeremo genitori di due gemelli?” chiese e di nuovo l’esplosione di gioia lo colpì facendogli diventare gli occhi lucidi.

Allison invece pianse. Nascose il viso tra le mani e lasciò andare le lacrime e la nausea che sentiva. Joel le diede qualche secondo, poi le prese il viso tra le mani sorridendole con quella dolcezza di cui solo lui era capace.

“Ho paura” gli confessò lei. “Sono felice di essere incinta, sono felice che sia tu il padre dei miei figli e ti amo tantissimo ma… è una cosa grande Joel, importante ed ho paura.”

“Lo so.”

“Che succede se non sono abbastanza brava? Che succede se mi addormento con uno di loro in braccio e lui o lei finisce sul pavimento e si fa male?”

“Impossibile!” esclamò Joel con un sorriso. “Sono gemelli, puoi dimenticarti il verbo dormire” la guardò e lei scoppiò a ridere tra le lacrime, infine lo strinse in un abbraccio poggiando l’orecchio sul suo petto.

“Ti prego, qualunque cosa accada dimmi che sarai sempre al mio fianco. Che ogni volta che mi girerò per cercarti sarai accanto a me.”

L’uomo le accarezzò i capelli respirandone a fondo l’odore. Quel profumo di pulito e di buono. Quel profumo che sentiva ogni mattina quando apriva gli occhi e ogni sera prima di chiuderli. Non ci sarebbero stati più muri, né due case diverse in cui stare separati dopo un litigio o una giornata no. Ci sarebbe stato un solo posto, un solo nido. Il loro.

“Al tuo fianco è l’unico posto in cui voglio stare, per sempre” le disse rompendo il contatto e guardandola dritta negli occhi. “Sposami Allison Morgan, fai di me l’uomo più felice su questa terra.”

Allison lo baciò sentendo una nuova ondata di lacrime, questa volta di una gioia talmente grande che spazzò via la paura. “Mille volte sì.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Dean era stato l’ultimo ad entrare nella stanza in cui si trovava il corpo di Allison. O meglio, era stato l’ultimo ad entrare per dirle addio. Aveva rimandato quanto più aveva potuto, accecato dal dolore, pietrificato dal gelo che sentiva dentro. Allison gli aveva insegnato l’amore, più di qualunque altra donna, più di qualunque altra persona. Lo doveva a lei se ora, di tanto in tanto, si ritrovava a pensare a come sarebbe stato avere una famiglia, doveva a lei un sacco di cose. Così tante che aveva perso il conto.

Sam e Castiel erano stati più coraggiosi di lui ma erano entrati in un unico pezzo dentro quella stanza e ne erano usciti in tanti piccoli cocci che nessuno sapeva come recuperare e rimettere insieme. Forse solo il tempo avrebbe potuto farlo ma per qualche strano motivo sembrava essersi fermato. Marcel era passato poche ore prima, ubriaco fradicio e spezzato e il maggiore dei Winchester avrebbe voluto chiedergli se aveva un bicchierino anche per lui, solo quello e niente di più.

Invece aveva pianto, con la fronte poggiata sul corpo freddo della sua amica aveva pianto e poi aveva vomitato la tristezza e il resto delle lacrime per colpa del puzzo che quel corpo emanava. Sapeva di fine e faceva impressione sentirlo su Allison che invece sapeva sempre di vita, di fresco, di inizio. Infine era sceso al piano di sotto e si era seduto accanto a suo fratello e a ciò che rimaneva del glorioso angelo del Signore che era il loro migliore amico. Klaus e gli altri li avevano raggiunti qualche secondo dopo.

“Com’è successo?” chiese Sam scuotendo il capo. “Non capisco, doveva solo tornare qui, prendere alcune cose e lasciarsi tutto alle spalle.”

“Non sappiamo precisamente cosa sia successo. Io e lei” iniziò Rebekah ma si fermò quasi dovesse riprendere fiato. “Avevamo appuntamento ma ho chiesto ad Elijah di andare al mio posto. Volevo che parlassero e si chiarissero. E poi lui ha telefonato, ha detto che c’era una maledizione, voleva che cercassimo Freya ma quando l’abbiamo trovata e siamo arrivati era troppo tardi.”

“Che tipo di maledizione?” domandò Castiel.

“Era molto antica e molto potente” spiegò proprio Freya. “Il marchio del traditore. Anche se avessimo agito prima non sono certa che sarei stata in grado di aiutarla.”

“Il marchio del traditore?” Dean scosse il capo. “Non ha senso, chi può averle fatto una cosa del genere? Lei era la persona più leale che…” si schiarì la gola. “Non era una traditrice.”

“Qualcuno la pensava diversamente” mormorò Klaus, le mani intrecciate sotto il mento, negli occhi uno sguardo perso. “Non c’era un cacciatore che la considerava la sua amicizia con noi una specie di offesa alla categoria?”

“Miles Brown” ricordò Dean. “Credi che lui possa avere a che fare con tutto questo?”

Klaus si strinse nelle spalle. “Non lo so ma sarei lieto di fargli qualche domanda.”

Calò il silenzio per un attimo, poi Rebekah si schiarì la voce. “Non voglio sembrare insensibile” disse. “Ma cosa ne facciamo del corpo? Non possiamo tenerla su quel letto per sempre.”

“Ci occuperemo noi del corpo, avrà un funerale da cacciatrice, perché è ciò che era!” sentenziò Castiel ma Dean e Sam notarono qualcosa di strano nel suo sguardo.

“E che facciamo con Elijah?” intervenne Hayley attirando l’attenzione. “So che occuparsi di… Allison ha la priorità adesso, ma Elijah è lì fuori e ha spento la sua umanità. È una specie di bomba ad orologeria e dobbiamo fare qualcosa per fermarlo.”

Klaus si mise in piedi e fece un grosso respiro. “Mi occupo io di Elijah. Voi rimanete finché volete” disse ai suoi ospiti. Poi uscì.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah decise che stavolta l’avrebbe fatto con dolcezza, non come con l’ultima. Qual era il suo nome? Rosemary, sì… non era stato molto gentile con lei ma non era propriamente colpa sua. Hayley era arrivata ad interrompere il tutto, parlando di dolore, implorandolo per una conversazione a cuore aperto. Era un peccato che fosse fuggita via così presto, lui si era ripromesso di assaggiare quel sangue ibrido. Se lo era sempre immaginato dolciastro e piacevole ma non aveva mai potuto provare la sua teoria. Aveva assaggiato molto della bella Hayley, ogni parte del suo corpo, il calore della sua lingua, la morbidezza delle labbra ma non il sangue… ancora.

Ah, Hayley. Così testarda e selvaggia. E lui che per un lungo periodo aveva creduto di amarla; forse lo aveva fatto, poi però…

“Cosa c’è?” gli chiese la donna che gli stava lasciando una scia di baci umidi sul petto e di cui si era quasi dimenticato. “Sembri triste.”

Lui abbozzò una specie di sorriso e le spostò di lato i capelli. “Oh no, io non sono triste. Non lo sono più” le baciò il collo, le sue labbra poterono sentire il battito accelerato pulsare violento. “Rilassati” le disse guardandola negli occhi. “Preferisco un battito lento, il sangue si muove meno velocemente e mi arriva in bocca al giusto ritmo.”

“Come vuoi” sussurrò lei piegando poco il capo e guardandolo. “Cos’altro posso fare per te?”

“Potresti darmi il tuo polso, così posso iniziare da lì ad assaggiarti” le disse malizioso e lei ridacchiò porgendogli la mano. Elijah morse piano, il sangue gli accarezzò la lingua e scivolò fino in gola. Era ottimo, fresco e pulito ma c’era qualcosa che non andava.

È un nuovo profumo, ti piace? Chiese lei tendendo il polso. Lui respirò a fondo quell’aroma fruttato.

Il suono di quella risata gli scoppiò nelle orecchie facendolo indietreggiare. Perse il controllo per un attimo, gli occhi si venarono, la fame si fece più urgente. Poi lo riprese e fece un grosso respiro. E fu in quel momento che si accorse che non erano più solo lui e la sua bella cena nella stanza. “Niklaus” disse alzando il viso per guardarlo.

“Ciao fratello!” esclamò l’Ibrido facendo uscire il vampiro. “Facciamo quattro chiacchiere, che ne dici?”


NDA: A volte mi chiedo se qualcuno legge perchè la mancanza di recensioni, lo ammetto, mi smonta un po' l'entusiasmo... spero che mi lascerete qualche commento, anche solo per dirmi che la storia vi fa schifo... sempre meglio del silenzio.

Buona lettura e Buone feste se non dovessimo "sentirci" prima :)

   
 
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