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Autore: SliteMoon    24/12/2016    2 recensioni
Sono sempre stata un oggetto per mia madre.
Qualcosa da vendere al miglior offerente per ricavarne profitto.
Mi è vietato essere libera, mi è vietato essere me stessa.
Posso solo essere prigioniera in casa mia.
Beh, le cose stanno per cambiare.
Sono Emma Da Vinci e questa è la mia Ribellione.
Dal secondo capitolo:
“Mi affaccio alla finestra e mentre osservo le bellezze di Firenze penso che la mia vita sia solo uno scherzo. Non è possibile! Vivo nella culla dell’arte e mi è vietato crearla.
Mi è vietato essere me stessa.
Un’artista, ecco cosa vorrei essere.
Colei che materializza i suoi pensieri, colei che trova la libertà nella tela e nei colori.”
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Vieri de' Pazzi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Arte della Ribellione '
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Firenze, anno 1448


Era una mattinata piovosa di Febbraio quella in cui suo padre le diede l'ennesimo incarico.
- Quest'oggi tornerà a Firenze la famiglia del Fiore dopo un anno passato a Roma. Sono affiliati dei Templari, quindi nostri nemici e un pericolo per la nostra città.

Albiera era in piedi, di fronte alla massiccia scrivania dell'uomo, senza nessuna espressione in volto. L'unica manifestazione del suo nervosismo era il continuo picchiettare del suo indice sulla superficie di legno.
- Padre, arrivate al punto.- disse infine seria.
- Ebbene, i coniugi del Fiore hanno una figlia della tua età che stanno avvicinando al loro ordine. Il suo nome è Caterina. Il tuo compito è quello di entrare in contatto con lei, diventando sua amica, per ottenere informazioni sui piani templari. Devi scoprire il più possibile, capito?
La ragazza rimase in silenzio, pensierosa sul da farsi.
- Praticamente devo infiltrarmi nella sua famiglia e conquistarmi la loro fiducia.
- Esatto.
Albiera sospirò pesantemente, per poi incrociare il suo sguardo smeraldo con quello del padre.
- Capito. Troverò il modo di imbattermi casualmente sul suo cammino.

 

 


Stava passeggiando tranquilla per le vie della sua amata città.
Finalmente era tornata. Quell'anno passato a Roma era stato a dir poco caotico.
Prima il trasferimento improvviso, poi le strane riunioni a cui partecipavano i suoi genitori, di cui le veniva detto ben poco. L'unica cosa positiva era stata visitare quell'immensa e stupenda città, colma di antichità e bellezza... però Firenze era sempre nei suoi pensieri.
I piccoli vicoli quasi claustrofobici ricchi di fascino e mistero, il verde lussureggiante delle colline attorno alla città, i palazzi magnifici, l'acqua dorata dell'Arno al tramonto. È vero, in confronto all'infinita Roma, Firenze sembra nient'altro che un misero borghetto periferico, ma è proprio per questo che le piaceva così tanto.
Interruppe il fiume di pensieri portando l'attenzione attorno a sé.
Era in Piazza Santa Maria Novella, al cospetto della bella chiesa. Si mise a sedere su una delle tante panche presenti, mettendosi a contemplare l'edificio, mentre stringeva forte la piccola croce che aveva al collo.
È sempre stata molto religiosa, forse perché la sua famiglia l'ha indirizzata sin da piccola a credere fermamente e ciecamente nella chiesa e in Dio. Per questo ha sempre affidato la sua vita nelle Sue mani, con la convinzione che Lui l'avrebbe sempre guidata nella giusta via.
Purtroppo la verità era un'altra. Era un burattino sotto il controllo di suo padre, che era in diretto contatto con la massima autorità, sia ecclesiastica che templare.
Inconsapevolmente il futuro di Caterina era già segnato, o almeno era così fino a quel momento, quando una ragazza dagli occhi verdi e i capelli di fuoco non le rivolse la parola.
- Scusatemi, posso sedermi di fianco a voi?
- Certo, fate pure.- disse la prima, facendo spazio alla nuova arrivata, che quasi si lasciò cadere sulla panchina in pietra.
- Grazie mille, non ce la facevo proprio più. Quella maledetta cassa mi stava spezzando la schiena. Ah, che maleducata, ne volete una?
Caterina rimase disorientata dal comportamento di quella curiosa ragazza, accettando però volentieri la mela che quest'ultima le stava porgendo.
- Ditemi, vi siete appena trasferita? Aspettate, forse no. Il vostro viso non mi è nuovo. Forse abitavate qui e ora siete in visita?
- Ehm, no. Io ho sempre vissuto qui, però sono stata in viaggio per un lunghissimo anno a Roma.- le rispose la ragazza dai capelli biondi, continuando a rigirarsi fra le dita il ciondolo.
- E voi perché vi portate appresso tutta questa frutta?
- Mio padre mi ha semplicemente mandata a comprarla. Però si è dimenticato del piccolissimo fatto che essendo una donna non riesco a portarmi dietro questo carico molto pesante.- si lamentò la misteriosa ragazza.- A proposito di mio padre: se non rientro fra poco saranno guai. Grazie mille per la piacevole conversazione e scusatemi se vi ho arrecato disturbo.
- Quale disturbo, anzi, mi avete alleggerito la giornata. Volete una mano? Vi vedo piuttosto instabile.- si offrì Caterina avvicinandosi alla fanciulla.
- Grazie infinite, mi farebbe davvero comodo un po' d'aiuto.

Dieci minuti dopo si erano fermate davanti a una bella abitazione. Anche lei doveva essere di buona famiglia.
- Che dire, grazie per avermi aiutata ehm... qual'è il vostro nome?
- Giusto, non ci siamo presentate. Io sono Caterina del Fiore. Voi?
- Albiera di Giovanni Amadori, piacere di conoscervi.- disse la ragazza dagli occhi smeraldo mimando un mesto inchino, scoppiando poi a ridere.
- Il piacere è mio Albiera. Bene, vi lascio alla vostra frutta e me ne vado a casa. Prevedo che mia madre sarà un po' in pensiero. Arrivederci e buona giornata.- disse incamminandosi verso la via del ritorno, salutando la nuova amica.

 

 

 

Passò il tempo e le giovani erano sempre più inseparabili.
Albiera riuscì ad ottenere la fiducia di Caterina, però non tentò mai di carpirle delle informazioni, sarebbe stato estremamente imprudente. Per sua fortuna Caterina la ospitò svariate volte a casa sua, ed era proprio in quelle occasioni che si adoperava a cercare qualcosa. Non appena la giovane padrona di casa si distraeva, Albiera ne approfittava per frugare fra i cassetti e gli armadi, sbirciare nelle stanze, origliare conversazioni, e fu proprio per una di queste che iniziò a dubitare di tutto.

 

Prima di allora credeva che Caterina fosse un'apprendista templare, o che comunque sapesse molte cose sull'ordine a cui apparteneva la sua famiglia. Invece scoprì che era ignara di tutto ciò e dei piani che suo padre, e altre persone, avevano per lei. A breve l'avrebbero letteralmente venduta a un uomo dell'alta società romana, nipote di un influente vescovo: Rodrigo Borgia. In questo modo la famiglia del Fiore sarebbe diventata una delle più influenti in Italia. Albiera rimase sconvolta da quella scoperta. Caterina era considerata poco più di una bambola, una merce di scambio, l'agnello sacrificale. Era solo lo strumento per arrivare al potere.
Si allontanò dalla stanza e si avviò rapida alla porta d'ingresso.
- Albiera, dove stai andando? I tuoi dolcetti preferiti sono pronti.- disse sorridente la ragazza.
- Caterina, perdonami, ma mi ero completamente scordata di avere un impegno piuttosto urgente. Se ti va questo pomeriggio possiamo andare a fare una passeggiata.
- Ma...
- Vedrai, mi farò perdonare. A più tardi!- esclamò la ragazza uscendo velocemente dall'abitazione, lasciando il silenzio assoluto come unica compagnia a Caterina, che rimase a dir poco scossa dal atteggiamento bizzarro dell'amica.

 

Stava tornando in tutta fretta verso casa, mentre ripercorreva mentalmente tutto ciò che riguardava la sua missione.
Carpirle delle informazioni? Sin da subito le era sembrata una cosa sbagliata, avendone poi la conferma quando ormai si era fin troppo affezionata a quella fanciulla così ingenua. Stava male per ciò che faceva. Spiava, rovistava fra le cose altrui, ma la cosa peggiore di tutte è che stava tradendo la fiducia di Caterina.
Lei, che considerava come la sorella mai avuta. Ingannarla in quel modo la faceva sentire miserabile, peggio di qualsiasi malfattore, soprattutto ora che sapeva la verità sulla sua famiglia. Tutte le persone che le stavano accanto le mentivano, la sfruttavano per secondi fini. Albiera era rimasta disgustata dal piano del padre dell'amica, ma al contempo anche da sé stessa. Lei non era assolutamente meglio di lui. Si smarrì, non sapeva più cosa fare. Doveva riferire tutto quello che aveva scoperto, o restare in silenzio? Se lo avesse comunicato cosa sarebbe potuto accadere?
Suo padre sicuramente ne avrebbe approfittato per fermare i Templari, ma Caterina? Che fine avrebbe fatto?
Fu così che prese la sua decisione. Abbandonò la missione, ovviamente non facendosi scoprire dal padre.

 

 

 

- È lui?
- Si! Non è bellissimo?- disse Caterina adorante.
- Si, devo ammetterlo, è davvero un bel ragazzo.- Caterina si voltò di scatto verso l'amica, guardandola di sbieco- Tranquilla! Non te lo rubo!- si affrettò ad aggiungere Albiera.
- Mmm, bene...- le rispose Caterina, ricominciando a guardare estasiata il ragazzo.
- Almeno sai il suo nome?
- Ehm, no.
- Sei un caso disperato.
- Non è vero!... Ho un piano al riguardo.- esclamò Caterina tirando il braccio di Albiera.
- Sentiamo.
- Allora, ora tu vai da lui e gli chiedi il nome.
- Sei seria?
- Ma certamente! Ho la faccia di una che scherza?
- No, piuttosto sembri disperata. Comunque assolutamente no.- rispose risoluta la ragazza dai capelli rossi.
- Ma perché?
- Perchè se vado io crederà che sia io quella invaghita di lui. Quindi, fatti vedere...sei perfetta. Prendi un bel respiro e vai a parlare con lui.- e fu così che spinse la ionda fanciulla verso il ragazzo, per poi dirle- Buona fortuna e fatti valere!

Con questo incoraggiamento Caterina si avvicinò, forse a passo un po' troppo lento, al giovane. “Com'è bello...” pensò per l'ennesima volta mentre lo guardava.
E in effetti ne aveva tutte le ragioni. Era alto, con un fisico prestante e snello. Gli occhi azzurri risaltavano immediatamente con il castano scuro dei suoi capelli, leggermente arruffati. La ragazza continuava a guardarlo mentre avanzava, stringendo fra le dita la croce che aveva al collo, pregando e confidando che Lui avrebbe fatto andare tutto nel migliore dei modi. Presa com'era dai suoi pensieri non si accorse di alcune casse poggiate a terra poco lontane da lei. Il risultato? Ovviamente inciampò su di esse, cadendo rovinosamente addosso al bel ragazzo da cui era così tanto affascinata.
Per fortuna lui riusci a restare in piedi, reggendo con le braccia possenti la giovane.
- Vi siete fatta male madonna?- chiese gentile.
Caterina alzò lo sguardo, incontrando quello da cucciolo di lui che la fissava con preoccupazione. Rimase momentaneamente senza parole.
ualche instante dopo si ricordò della situazione bizzarra in cui era finita.
- O mio Dio! Cosa ho combinato!? Perdonatemi messere, purtroppo tendo a immergermi un po' troppo nei miei pensieri. Ah, sono un disastro.
- Ma cosa dite. Calmatevi. Piuttosto, state bene?- continuò lui, aiutando la fanciulla a ritrovare l'equilibrio.
- Si si, state tranquillo, sana come un pesce.
- Ne sono lieto. Se non sono indiscreto, qual'è il vostro nome madonna?
- Caterina del Fiore. Il vostro?- chiese timidamente.
- Piero da Vinci. Madonna, posso essere così sfrontato da chiedervi a cosa stavate pensando prima di piombarmi addosso?- disse lui sorridente.
Il primo impulso fu quello di dirgli “stavo pensando a voi”, per fortuna riuscì prima a ragionare, evitandosi una figuraccia. - A una cosa di cui mi hanno parlato poco fa.
- Salve messere, scusate l'interruzione. Caterina, dobbiamo andare, altrimenti tuo padre si infurierà per il ritardo.- le disse Albiera arrivando in suo soccorso, prendendola a braccetto.
- Oh, si, hai ragione. Perdonatemi messere, ma devo andare.- Caterina si rivolse sconsolata a Piero.
- Non voglio far aspettare oltre vostro padre, ma voglio essere sicuro di potervi rivedere.- disse tutto d'un fiato il giovane, rosso in viso per l'imbarazzo.
Passarono vari secondi prima che la ragazza dai capelli biondi si riprendesse dallo stato di confusione, aiutata da una gomitata dell'amica.
- Ehm, certamente. Ca-capiterà senz'altro l'occasione. Ora perdonatemi, ma devo congedarmi. A presto messer da Vinci.- gli rispose Caterina impacciata ed emozionata come non mai, mentre veniva trascinata via da Albiera, ormai spazientita.

 

Ovviamente quello non fu il loro ultimo incontro, anzi, fu il primo di tanti altri, portando inevitabilmente i due ad innamorarsi. Fu così che iniziò la loro relazione, ovviamente tenuta nascosta ad entrambe le famiglie. L'unica ad esserne a conoscenza era Albiera, che veniva costantemente informata da Caterina.




- Che cosa hai detto?!- esclamò sconvolta, lasciandosi crollare sulla sedia più vicina.
- Forse aspetto un bambino da Piero.
- Ne sei sicura?
- Credo di si...
- Cosa vuol dire “credo di sì”?! Lo sei o no?
- Allora, negli ultimi mesi sono un po' ingrassata, spesso ho fame ma anche mal di stomaco, e poi non mi è più venuto...insomma...hai capito...- disse Caterina titubante, aspettando la reazione dell'amica.
- “Negli ultimi mesi” quanti mesi sono esattamente?
- Ehm... forse quattro...
- Quattro?! Caterina, ma cosa diavolo ti è saltato in mente?! Eppure di solito sei così pudica e, soprattutto, responsabile.
- Ma io lo amo. E poi se Dio ha voluto che accadesse...
- Ora non iniziare con la storia “l'ha voluto Dio”. Non l'ha voluto Lui, l'hai voluto tu.
- Ma perché sei così arrabbiata? Non capisco...
- Non sono arrabbiata, sono solo preoccupata. Lo sai che sono entusiasta se voi due state insieme, dopotutto sono un'inguaribile romantica, ma hai pensato alle conseguenze? Cosa diranno i tuoi genitori quando lo scopriranno?
- Molto probabilmente si adireranno con me...- le rispose la bionda, mentre si torturava le mani.
- Ma non è solo questo il problema! Ti sei dimenticata che sei promessa a un altro uomo?!
Non appena realizzò cosa disse Albiera, Caterina sbiancò in volto, come se si fosse ricordata qualcosa di vitale importanza.
- O mio Dio! Come ho potuto scordarmi una cosa del genere? Se lo scoprisse non solo non mi sposerebbe, ma tutta la città verrebbe a saperlo e io sarei letteralmente rovinata!- esclamò vicina alle lacrime, sedendosi sul letto dell'amica, tremante come una foglia. La ragazza dai capelli rossi si mise al suo fianco, abbracciandola, tentando di consolarla.

 

Purtroppo la previsione di Albiera divenne realtà qualche mese più tardi, quando i genitori di Caterina scoprirono la sua gravidanza. Ne rimasero sconvolti e adirati all'inverosimile. Il matrimonio e tutti i benefici che ne sarebbero conseguiti erano a rischio. Per questo tennero nascosta la questione, per evitare scandali e l'annullamento delle nozze.
 

Il 15 Aprile del 1452 Caterina diede alla luce un bellissimo bambino, che venne chiamato Leonardo. Naturalmente Rodrigo Borgia, il promesso sposo di Caterina, scoprì tutto e si rifiutò di prenderla in moglie, indignato e offeso dall'accaduto.
 

La situazione per i due innamorati peggiorò di giorno in giorno.
In città si sparlava, varie voci si diffusero, portando le due famiglie a provvedere.
Venne così deciso che Caterina si sarebbe sposata con un ricco nobile, ovviamente templare, molto più vecchio di lei; inoltre avrebbe dovuto rinunciare a Leonardo, essendo il frutto della relazione illegittima fra lei e Piero.
Anche per lui erano state decise le nozze con una ragazza di buona famiglia.

 


 

- State scherzando, vero padre?
- Certo che no. Ho la faccia di uno che scherza?- le chiese l'uomo con sguardo di pietra, fronteggiato da quello della figlia.
- No, ma potete star certo che nemmeno io sto scherzando. Non mi sposerò con quel ragazzo.
- Non fare la bambina! Non è una domanda, è un ordine!
- Ho sempre fatto tutto quello che mi avete chiesto! Ho eseguito ogni ordine che mi avete impartito! Sono sempre stata fedele sia a voi, padre, che alla Confraternita! Mi sembra di essermi comportata correttamente sia come figlia che come Assassina! Potete chiedermi di tutto, ma questo no. Non posso farlo.
- I da Vinci sono una famiglia di notai molto rispettabile, inoltre sono anche loro Assassini. Non potrei trovarti un ragazzo migliore. Dammi un buon motivo per cui non dovresti sposarlo.
- Ne ho più di uno. Primo: non provo nulla per lui; secondo: lui ama Caterina del Fiore e lei contraccambia; terzo: Caterina è mia amica e non posso sposarmi col suo uomo.
- A quanto pare ti sei fatta coinvolgere troppo. Mi deludi Albiera, non è da te.- disse suo padre mentre si alzava dalla sedia, guardando la figlia con sufficienza per poi osservare pigramente le persone oltre la vetrata dello studio.- La vicinanza di quella ragazza ti ha rammollito. Non hai trovato niente stando con lei. Non sei nemmeno riuscita a scoprire che era promessa in sposa al nipote di un potente vescovo. Sei sembrata un'incapace sia ai miei occhi che a quelli dei superiori. Mi hai fatto passare per un povero idiota. Dovresti vergognarti. Mi hai disonorato.
Albiera rimase di sasso. Suo padre sapeva tutto e aveva intenzione di fargliela pagare così.
- Padre, ve ne prego, qualsiasi altra cosa, ma non questa.
- Ora basta! Tu sposerai Piero da Vinci, che lo tu lo voglia o no! Ora vattene!- esclamò perentorio l'uomo, battendo un pugno sulla scrivania sottolineando la serietà e l'inflessibilità di quelle parole.

 

 

 

- Caterina, bimba mia, non piangere così.
- Perchè mi state facendo questo?! Mi avete tolto mio figlio, mi avete separato da Piero e mi impedite di parlare con Albiera!- disse Caterina fra i singhiozzi rivolgendosi alla madre.
- Tesoro, è per il tuo bene. È per salvarti dalle voci che girano in città.
- Ma cosa vuoi che me ne importi delle pettegole che sparlano?!
- Caterina! Datti un contegno!- esclamò suo padre, apparendo come un gigante oscuro sulla soglia della stanza.- Non capisci che ti hanno preso in giro per tutto il tempo? In particolare quell'Albiera.
- Padre, ma cosa dite?
- Ho fatto delle ricerche. Albiera di Giovanni Amadori è un'Assassina. La sua missione era quella di ottenere informazioni sul nostro Ordine. Ecco perché si è avvicinata a te. Sei stata solo un mezzo per il suo scopo, nient'altro. Ha sempre finto. A proposito, sai chi è la futura moglie di Piero? La tua cara amica Albiera. Saranno sicuramente una bellissima coppia di Assassini.- disse suo padre, non tentando nemmeno di nascondere un ghigno sadico.
Caterina non rispose. Era sconvolta. Rimase immobile, inerme. Solo il suo respiro e le lacrime che le scendevano sulle guance dimostravano che fosse viva, che non fosse una statua di marmo, perché è del marmo che la sua pelle aveva il colore.
- … non può essere... A-Albiera non avrebbe mai potuto farmi una cosa del genere...
- Ti sei sbagliata molto sul suo conto. Pensaci, ti ha più cercata? Ovviamente no. Ha ottenuto quello che voleva: ha rovinato la tua vita portandoti via il ragazzo che ami e tuo figlio.
Come scossa da un fulmine si alzò in piedi, si asciugò rabbiosa le lacrime e con un secco “vado a farmi una passeggiata” uscì di casa a passo di marcia.

 


 

Non riusciva a darsi pace.
Erano passate due settimane da quando c'era stato lo scandalo e ancora non era riuscita a incontrarla. Ogni volta che si presentava a casa sua per parlarle, ovvero quasi ogni giorno, o non le apriva nessuno o i genitori di Caterina le davano sempre la stessa risposta: “Caterina non si sente bene e non vuole vedere nessuno. Soffre troppo poverina”. Non sapeva più cosa fare. Lei voleva solo vederla, consolarla e dirle, prima che lo facesse qualcun altro, che a breve avrebbe dovuto sposare il suo Piero e che avrebbe cresciuto Leonardo al posto suo.
Era da questi pensieri che tentava di scappare con la lettura, fino a quando non sentì bussare alla porta di camera sua. Non appena alzò lo sguardo dalle pagine si ritrovò davanti Caterina.
- Caterina! Ero così in pensiero. Come stai? Vieni, mettiti a sedere.
- Non ce n'è alcun bisogno, sarò breve. So tutto, quindi non devi più fingere.
- Di cosa stai parlando? Non capisco.
- Invece lo sai benissimo, Assassina.
Appena la chiamò a quel modo Albiera sbiancò in volto e temette il peggio.
“Chissà quante bischerate le avranno detto...” pensò.
- Caterina, posso spiegare.
- Sentiamo, son tutta orecchi.- disse fredda la bionda, incrociando le braccia al petto. Albiera non l'aveva mai vista così.
La ragazza dai capelli rossi prese un profondo respiro e iniziò a parlare.
- Inizialmente la mia missione era quella di carpirti più informazioni possibili sui Templari, ma capii quasi subito che tu non sapevi nulla. Un giorno sentii una strana conversazione tra tuo padre e un uomo incappucciato, nella quale dicevano che ti avrebbero fatta sposare con il Borgia solo per soldi e potere. A mio padre non dissi nulla e mai l'ho fatto. Ormai mi ero affezionata troppo a te. Fu in quel momento che decisi di abbandonare la mia missione. Quindi è stato solo nel primo mese da quando ci siamo conosciute che ho fatto il doppio gioco.- disse tutto d'un fiato Albiera, lasciando il posto al silenzio carico di tensione.
- Non posso credere che tu mi stia mentendo così spudoratamente.
- Non è vero! Tutto quello che ho detto è la pura verità!
- E allora, se tu fossi davvero affezionata a me come dici, perché non sei mai venuta a trovarmi?! Mai, nemmeno una volta! Avevo bisogno del tuo aiuto e del tuo sostegno più che mai e tu non ti sei fatta viva!
- Ma cosa stai dicendo!? Sono venuta quasi ogni giorno a casa tua per tentare di parlarti, ma ogni volta i tuoi genitori si inventavano una scusa per non farmi entrare, o addirittura facevano finta di non esserci!
- Loro mi hanno detto il contrario e sinceramente credo a loro piuttosto che a una doppiogiochista come te.
- Ti ripeto che ho mentito solo all'inizio di tutto e basta!
- Certo, ora ovviamente non mi stai mentendo, non mi stai nemmeno tenendo nascosto che a breve ti sposerai con Piero e che farai tu da madre al mio piccolo Leonardo!
- Te lo stavo per dire, ma a quanto pare i tuoi genitori ti hanno già informato. Comunque io non voglio sposarmi con lui, perché è il tuo ragazzo e perché non lo amo. Me l'ha imposto mio padre.
- Ovvio, non è mai colpa tua. Sei solo riuscita nell'intento di rovinarmi la vita!
- Se ora siamo in questa situazione di sicuro la responsabilità non è mia. Chi è che ha intrapreso una relazione segreta con Piero quando era già fidanzata? Chi è che ci ha fatto un figlio? Di sicuro non io. Sbaglio o te l'ho detto sin dall'inizio che era una cosa rischiosa, che dovevi stare attenta? Ognuno raccoglie ciò che semina. Hai fatto le tue scelte, e ora, purtroppo, è questo il prezzo da pagare. Senza volere ci sono finita di mezzo anche io, e purtroppo non posso farci nulla.
Caterina non rispose a quella sfuriata perché in cuor suo sapeva che Albiera aveva ragione.
- Ovviamente potrai venire quando vuoi a farci visita, che sia per vedere Piero o, soprattutto, per vedere tuo figlio. Non voglio che si scordi di sua madre. Voglio che tu ci sia nella sua vita, contrariamente a cosa pensano i nostri genitori.
Uno sguardo sorpreso e grato spuntò sul volto di Caterina, che però venne repentinamente sostituito da un sorriso sprezzante.
- Hai ragione, ho fatto svariati errori, ma non mi fido più di te ormai. Non voglio la tua elemosina. Riuscirò a riavere mio figlio, stanne certa.- ringhiò rabbiosa Caterina con le lacrime agli occhi. Avrebbe con tutto il cuore accettato la proposta di Albiera, ma le parole dei suoi genitori le tornarono alla mente, facendole così rifiutare controvoglia l'offerta. - Bene, ora posso anche andarmene, non voglio più sentire una tua sola parola.- disse avviandosi alla porta, per poi fermarsi sulla soglia e voltarsi verso Albiera con sguardo deciso.- A proposito, stavo per scordarmi una cosa. Sappi che ora anch'io sono a tutti gli effetti una Templare. Io e i miei compagni faremo di tutto per rovinare te e tutti i tuoi alleati. Mi raccomando, riferiscilo a tuo padre.
E fu così che se ne andò, lasciando Albiera nel silenzio assoluto. Quel silenzio era la fine della loro amicizia.

 

 

 

Passò un anno da quel giorno, un anno in cui ci furono altre discussioni e i matrimoni che legarono Albiera con Piero e Caterina con un vecchio Templare.
Poco dopo le nozze il marito di Caterina venne ucciso da qualche Assassino, lasciando la povera ragazza vedova.
Nel frattempo Albiera e Piero finirono per innamorarsi, vivendo un bellissimo periodo con il piccolo Leonardo.
Si scontrarono più volte con Caterina, sia discutendo che combattendo.
Era arrabbiata, gelosa. Si sentiva ferita e tradita da entrambi.

 

Anche se era diventata una dei migliori Templari dell'epoca, era sempre soggiogata e manovrata da altri, andando spesso contro i suoi stessi ideali. Interiormente era estremamente fragile, facilmente influenzabile a causa della sua continua fede in un “volere superiore” e per la situazione con Piero e Albiera.
 

Col passare del tempo però divenne sempre più ossessionata da Piero e Leonardo, rendendo spesso nervosa Albiera, che di conseguenza aveva reazioni impulsive e irruente, qualche volta anche violente. Purtroppo stava diventando facilmente alterabile.
 

Per fortuna Caterina si rassegnò e visse in tranquillità, come i due Assassini con il piccolo Leonardo, che anno dopo anno cresceva sempre più intelligente e curioso, preannunciando un futuro assai radioso.
 

Qualche anno dopo Albiera si scoprì in dolce attesa.
Era euforica, e come lei lo erano anche Piero e, soprattutto, Leonardo.

 

 


6 Agosto 1459


- Zio Francesco! Zia Alessandra! Finalmente sie-siete arrivati! Lo sapete che ave-avete ritardato di dieci minuti?- disse il bambino di ormai sette anni andando in contro ai suoi zii preferiti.
- Non ti sfugge proprio niente ometto.- disse Alessandra chinandosi ad abbracciare, anzi, stritolare il suo amato nipote. Adorava i bambini e ne avrebbe tanto voluto uno, purtroppo non era mai riuscita a portare a termine nessuna delle tre gravidanze, arrivando ad arrendersi all'idea che non avrebbe mai stretto tra le braccia un figlio tutto suo. La sua consolazione erano i suoi numerosi nipoti, anche se doveva ammettere che il piccolo Leonardo era il suo preferito. Forse erano i suoi occhietti azzurri colmi di arguzia, o il suo sorriso smagliante, spesso con qualche dente mancante, o la sua intelligenza e curiosità, doti alquanto incredibili e fuori posto per un bambino della sua età.
- Oh Alessandra! Lascialo respirare! Se lo stritoli dell'altro scoppia.- disse a sua moglie un giovane e fin troppo becero Francesco, tentando di riportare la sua amata alla realtà. Sapeva benissimo perché si comportava così e ogni volta gli si struggeva il cuore al pensiero del dolore e del desiderio quasi utopico della sua Alessandra.
- Oh scusami tesoro. Ti ho stritolato troppo?
- No zia, tra-tranquilla. Mi piacciono tanti i tuoi abbra-abbracci.
- Oh tesorino!- disse Alessandra ricominciando a stringere Leonardo.
- E basta! Così lo ammazzi sui serio. Sfogherai tutto quest'affetto più tardi.
- Francesco! Non davanti al bambino!- esclamò la moglie alzandosi e piazzandosi davanti al marito con sguardo sconvolto.
- Icche ho detto? Non ho mica detto che dopo tromber-
- Oh Francesco! Per favore! Vorrei evitare che mio figlio iniziasse a parlare come uno scaricatore di porto.
- Così tu m'offendi fratellino.- disse Francesco scoppiando in una fragorosa risata.
- Zi-zio, non mi hai ancora salutato.- si lamentò il piccolo, tirando la manica dell'uomo.
- Oddio, l'è vero! Vieni qui nanetto!- esclamò Francesco prima di chinarsi per abbracciare bonariamente il nipotino. Visti così, uno fra le braccia protettive dell'altro, sembravano quasi padre e figlio da quanto si somigliavano.
Stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi.
Appunto però, sembravano.
Avranno anche avuto lo stesso colore degli occhi, ma lo sguardo di Leonardo era di una dolcezza infinita, da cerbiatto come quello del padre, in netto contrasto con quello da furbastro di Francesco.
- Ora andiamo di là dalla ma-mamma!- disse il bambino iniziando a saltellare come un grillo in soggiorno, seguito dal padre e dagli zii.
- Mamma! Vi-visto chi è arrivato?
- Albiera cara! Ti vedo raggiante!- esclamò Alessandra entrando nella stanza.
- In effetti lo sono.- disse sorridente Albiera. La maternità le aveva addolcito ulteriormente i tratti, rendendola la personificazione della felicità.
- Quando dovrebbe nascere?- chiese Francesco, mentre si sedeva accanto alla moglie.
- Il medico dice a breve, ma non sappiamo esattamente quando.- gli rispose suo fratello.
- Non vedo l'ora! Chissà se il nostro Leonardo avrà un fratellino o una sorellina.- disse elettrizzata Alessandra.
- Una so-sorellina!- esclamò deciso il piccolo.
- Come siamo sicuri tesoro mio. Ricordati però che non sei tu a decidere. Potrebbe essere anche un fratellino.
- Ma mamma! Io un fra-fratellino non lo voglio! Voglio una sorellina e vo-voglio deciderlo io il nome.
- Va bene Leonardo, l'importante è che sia un bel nome.- gli disse suo padre sorridendogli.
- Bene nipotino mio, ti va di andare un po' a giocare in camera tua mentre loro parlano?
- Siii!
Detto ciò Alessandra prese in braccio Leonardo e uscì dal soggiorno.

 

Passarono gran parte del pomeriggio e della serata a parlare di affari riguardanti la Confraternita, quando Albiera iniziò a sentire dei dolori atroci al ventre.
Era entrata in travaglio.
Piero corse subito a chiamare Marsisa Fantechi, cara amica di famiglia e vicina di casa, che in passato aveva già lavorato svariate volte come levatrice.
Affiancata da Alessandra, Marsisa aiutò Albiera a dare alla luce, poco dopo l'alba del 7 Agosto, una bambina.
Furono immediatamente chiamati Piero e Leonardo, entrambi nervosi e contenti come non mai. Quando entrarono videro Albiera con in braccio un piccolo fagotto urlante.
La neo mamma era felice e radiosa. Coccolava la neonata e le parlava con dolcezza.
Leonardo e Piero si avvicinarono al letto e appena guardarono la bambina la tenerezza li contagiò.
La piccola aveva delle grandi guanciotte morbide, pochi capelli in testa ma rossi come quelli della madre e dei grandi occhi azzurri.
- Urla ta-tantissimo!- esclamò Leonardo saltando sul posto dall'emozione- Che cos'è?
- È una femminuccia tesoro.- disse serena Albiera.
- Lo sapevooo! Posso prenderla in bra-braccio? Cosa le darete da mangiare? Fra quanto sme-smetterà di urlare e inizierà a parlare?
- Calmati Leonardo.- disse pacato Piero, tentando di tranquillizzare il figlio.
- Va bene... però il no-nome lo scelgo io, quindi si chiamerà E-emma!
- Emma?- chiese Albiera più alla bambina che a sé stessa.- Mi piace.
- Perchè Emma?- chiese Piero al figlio.
- Perchè mi piace! Ora po-posso prenderla in braccio?
- Prima la prende tuo padre.
- Va bene mamma...- disse il bimbo abbassando lo sguardo imbronciato.
Mentre Piero si avvicinava per prendere la piccola Emma, Leonardo iniziò ad urlare impaurito.
Una macchia di sangue stava imbrattando le lenzuola, ingrandendosi sempre di più. Marsisa strappò Emma dalle braccia di sua madre, che ovviamente si oppose disperata, lasciandola a Leonardo. Piero fece uscire entrambi, affidandoli a Francesco.

 

L'atmosfera cambiò improvvisamente.
Urla e lamenti riempirono la stanza per due orribili ore, per poi placarsi in un funebre silenzio interrotto solo da lievi singhiozzi disperati.

 

Il 7 Agosto 1459 Albiera di Giovanni Amadori mise al mondo Emma Da Vinci, morendo poche ore dopo a soli ventisett'anni, lasciando la piccola senza sua madre.
 

Piero uscì dalla stanza. Doveva prendere aria. In corridoio trovò suo fratello e da come lo guardò non doveva essere ridotto molto bene.
Aveva il viso completamente pallido, bagnato dal sudore e dalle lacrime, gli abiti e le mani tinte di rosso. Francesco lo osservò sbigottito. Lo sguardo di Piero sembrava appartenere a un cerbiatto spaventato. Non lo aveva mai visto in quello stato.

 

Francesco si affacciò, guardando all'interno della camera, e quel che vide lo gelò. Il pavimento, che normalmente era grigio, era imbrattato di sangue, come il letto e le vesti di Marsisa e di Albiera.
Quest'ultima era inerme sotto le coperte. La pelle bianca era in netto contrasto con i suoi capelli ed il resto della stanza.
Francesco rimase sconcertato da quella scena.
Aveva ucciso tante persone e ne aveva viste altrettante uccidere, ma mai aveva provato quello che sentì in quel momento. Si rese conto di cosa era capace il fato. Dell'impotenza a cui tutti in quella casa furono soggetti in quel momento. Davanti a una carneficina, durante una guerra è l'uomo a deciderne l'esito, a poterne, in un modo o nell'altro, cambiare il corso. Lì fu la natura a decidere, loro e i loro desideri non ebbero la possibilità di modificare l'accaduto, di scegliere il finale. Né Francesco né Piero vi erano abituati.
Il solo pensiero che Albiera fosse morta in uno dei giorni più belli della sua vita sconvolse tutti.
Per fortuna, prima di tutto ciò, Francesco portò Leonardo e Emma in camera loro lasciandoli alla balia, non facendoli così vedere o sentire niente.

 

 

 

- Babbo, la ma-mamma dov'è?- domandò Leonardo mentre guardava la sua sorellina nella culla.- O-ormai è passata una settimana da quando si è sentita ma-male. Deve vedere come sono bravo con E-emma. Sono bravo come fratellone v-vero?
- Si Leonardo, sei bravissimo...
- Ba-babbo, perché non mi dici qua-quando torna la mamma?
Non sapeva cosa dirgli. Pensò a mille bugie, ma non ce la fece.
Disse semplicemente:-Purtroppo la mamma non tornerà.
- C-come sa-sarebbe a dire che n-non tornerà?- chiese il bimbo preoccupato. - Dov'è andata? No-non può scomparire così. E-emma ha bisogno di lei! N-noi abbiamo bisogno di lei! Non se n'è andata per colpa mia o di Emma ve-vero? Babbo parla per fa-favore!- esclamò tutto d'un fiato sempre più agitato.
- Leonardo...- a Piero si struggeva il cuore a vederlo in quello stato, però suo figlio aveva ragione. Doveva dirgli la verità. Sarebbe stato doloroso, ma non poteva illuderlo a quel modo. - Figlio mio... la mamma non c'è più.- lo disse con voce flebile, come se non volesse far sentire ai muri cosa avesse appena detto. Finalmente le lacrime scesero lungo il viso stanco dell'uomo. Anche gli occhi del piccolo Leonardo si velarono. Occhi disperati, addolorati, ma anche consapevoli che il brutto presentimento che il bambino aveva si era confermato. Bastò un attimo, poi entrambi scoppiarono in un pianto liberatorio, tentando di soffocare i singhiozzi in un abbraccio disperato.

 


 

Dopo qualche giorno di riflessione Piero prese una decisione.
Andò da Caterina.
Sapeva che da quando era morto suo marito era rimasta sola, allontanandosi dall'influenza templare.
Aveva intenzione di chiederle di aiutarlo a crescere sia Leonardo che Emma. Sicuramente per quanto riguardava Leonardo non ci sarebbero stati problemi, dopotutto aveva battagliato per anni per crescerlo. Sperava solo che avrebbe accettato anche Emma, mettendo da parte i vecchi rancori nei confronti di Albiera. In quel momento di smarrimento gli sembrava la soluzione migliore.
Quindi, con la speranza di non essere cacciato via, bussò alla sua porta.

 

Caterina ascoltò tutto quello che Piero le raccontò.
Anche se negli ultimi anni si erano odiate, Caterina rimase ugualmente sconvolta.
Dopotutto Albiera era stata per anni la sua migliore amica, e molto probabilmente, mettendo da parte la rabbia e le confraternite, lo era ancora. Forse fu proprio per questo che rimase così tanto addolorata per la sua morte e per la piccola rimasta senza madre. Pensò alla possibilità di poter stare finalmente con suo figlio. Ripensò ad Albiera, a quando le disse che avrebbe fatto di tutto per evitare che Leonardo si dimenticasse di lei, a come lo aveva cresciuto con tanto amore e affetto. In quel momento realizzò che la piccola Emma poteva essere la sua occasione per riscattarsi, la sua seconda possibilità, sia come madre che come amica, per rendere il favore ad Albiera e per avere, in qualche modo, il suo perdono.

 


 

 

 

- Insomma, è così che l'è andata.
Per tutto il tempo del racconto ho ascoltato in silenzio, osservando attentamente la divisa da Assassina di mia madre, tentando di assimilarne i particolari. Alzo lo sguardo verso di loro, gli occhi velati dalla commozione.
- Allora è vero ciò che dice Leonardo. Anche se per poco, mi ha voluto bene...
- Certo che ti ha voluto bene! Ti ha amata come se fossi sua figlia.- si affretta a dire mia zia.
- Ma perché è cambiata? Mio fratello pensa che sia dipeso dal fatto che le ricordavo mia madre.
- L'è vero in parte. In effetti crescendo tu le somigliavi sempre di più, ma non per questo t'odiava. Quando c'avevi sette anni però si riavvicinò ai Templari, che ricominciarono a metterle in testa strane idee, ovviamente sfruttando la su' grande fede, facendo così rinascere man mano i' su' risentimento per Albiera. Di conseguenza riversava i' su' rancore su di te. Da qui in poi tu sai meglio di chiunque altro come l'è andata.
- Capisco... grazie zii, finalmente ora tutto ha un senso,tutto è più chiaro.- mi alzo e li abbraccio, riconoscente per tutto ciò che hanno fatto e che stanno facendo per me. - - Potrei rimanere sola un momento?
Si scambiano un'occhiata di assenso, per poi dire all'unisono – Certamente.
Chiusa la porta l'aria all'interno della stanza si fa più pesante, e come un macigno grava sulla mia schiena e sui miei pensieri.

 

Non deve essere stato facile per nessuno dei tre vivere in quella situazione per anni.
Caterina si è vista crollare tutto addosso. Ha perso l'uomo che amava, le hanno strappato via il figlio. Sinceramente non la biasimo. Però c'è anche da dire che non è stata colpa di mia madre se è stata promessa in sposa a mio padre o se le hanno affidato Leonardo. Il suo unico errore è stato non essere stata completamente sincera con Caterina si dall'inizio di tutta la faccenda. Pur avendo i sensi di colpa non disse niente, provocando così l'incomprensione che portò alla rabbia e alle discussioni. Devo dire però che anche l'estrema fede e ingenuità di Caterina hanno contribuito non poco a rendere complicata la situazione.
Per non parlare di mio padre e mio fratello, che sono stati una delle principali cause della rabbia fra mia madre e Caterina. Anche loro devono aver sofferto tanto per tutto ciò.
È stato solo un groviglio di sentimenti dettato unicamente dal destino, che si è beffato di tutti e tre in un modo o nell'altro.

 

Ora che so come è andata realizzo che Caterina non è quel mostro che pensavo fosse.
È una vittima, una misera parte di un piano molto più grande di lei. Si è fatta fare il lavaggio del cervello. Ma perché? Perché farsi manovrare così?
Ovvio, perché non aveva più nessuno a cui aggrapparsi per salvarsi.
Finché era amica di mia madre, o quando ero piccola, non è mai stata soggiogata, o almeno non eccessivamente. Solo nei momenti di solitudine o depressione è stata una facile preda per i Templari.
Non ho mai provato a capirla, a comprendere le motivazioni del suo comportamento. Per me è sempre stata la cattiva, la strega che si divertiva a rovinarmi la vita, la causa di tutti i miei problemi. Come sono stata stupida e superficiale. Le ho addossato la colpa di tutto, quando in realtà quella che più soffriva era lei e io devo aver contribuito in buona parte.
Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco.
È rimorso. Ciò significa che fin'ora ho mentito a me stessa, che infondo le ho sempre voluto bene. Ovviamente se ripenso al matrimonio combinato con Vieri la rabbia prende il sopravvento, però ora capisco che lo ha fatto perché influenzata da Francesco de' Pazzi.
Devo aiutarla. Dopotutto è lei che mi ha cresciuto, anche lei è mia madre.
Per lei c'è ancora speranza.
Voglio che abbia la possibilità di vivere felice, di fare le scelte che lei ritiene più giuste. Sarà il mio modo per farmi perdonare per tutti questi anni in cui l'ho trattata come il mostro che non è.

 

Mi alzo decisa e frettolosamente mi metto la divisa di Albiera.
Mi guardo allo specchio e sembra di vedere la donna del mio dipinto.
Sono sicura che anche lei vorrebbe che aiutassi Caterina.
Mi calo il cappuccio sul viso e, con la grinta negli occhi e la determinazione nel cuore, esco dalla camera, decisa ad andare a Firenze per salvare Caterina e la mia città.


 




 

L'Angolino dell'autrice

Buonsalve!
Questo aggiornamento è arrivato un po' più tardi del previsto, però eccolo qua! ^^
Finalmente abbiamo scoperto com'è andata fra Albiera, Caterina e Piero (tre poveri disgraziati secondo me), che fanno a gara a chi è più sfortunato.
Spero che ora possiate capire un po' meglio Caterina, personaggio che, con il passare del tempo, ho scoperto apprezzare molto (anche se quando rileggo i primi capitoli mi verrebbe da disintegrarla... era veramente una strega! >.<).
Emma, sentendo tutto ciò, decide di voler dare a Caterina una seconda possibilità, vuole aiutarla.
Quindi nel prossimo capitolo la vedremo tornare a Firenze insieme allo zio Francesco e a Ezio. Chissà cosa accadrà :P...
Come sempre spero che il capitolo e il disegno vi siano piaciuti.
Vi ringrazio per essere passati anche solo a leggere :D
Spero mi farete sapere come vi è sembrato, se avete consigli/critiche, insomma, qualsiasi cosa. Fa sempre piacere! ^^
Che altro dire, buon Natale e felice anno nuovo!
A presto!

Ale

   
 
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