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Autore: emmahp7    24/05/2009    5 recensioni
La prima notte dopo la sconfitta di Voldemort. Il dolore per le perdite e il coraggio di non arrendersi. Naturalmente la mia coppia preferita... Buona lettura!
Prima Classificata al contest "After the war" indetto da DetectiveMary sul forum di EFP
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non essere degli eroi

 

 

- Dimenticare -

 

 

Anche il paradiso

Vuole essere un inferno

Era tutto scontato

Finché non sei caduto

 

Riprendere Berlino – Afterhours -

 

 

 

 

 

Silenzio. Solo ed esclusivamente silenzio.

Neanche i gufi cantavano, gli insetti non ronzavano, le foglie non frusciavano, tutto era avvolto in una quiete innaturale, senza rumori.

Sembravano passati anni da quando la notte era stata attraversata da urla di dolore e grida di battaglia, lampi di luce e odore di morte, sembravano passati anni dalla fine della guerra, anni da quando il nemico aveva smesso di marciare, invece era trascorso un solo giorno…

All’improvviso era tutto finito, un fugace attimo di gioia e poi, il silenzio.

Intenso e terribile, assordante, rimbombava nelle orecchie e faceva quasi male, una ferita che ti squarciava il petto e ti lasciava senza fiato.

Ron Weasley se ne stava seduto sui resti di quello che doveva essere un muro, attorno a lui solo rovine, di fronte a lui ciò che rimaneva di un castello antichissimo.

Scrutava la notte serena, le stelle fisse in cielo e si sentiva l’uomo più solo al mondo. Non un filo di vento ad accompagnare i suoi pensieri, non una nuvola nel cielo a nascondere le stelle, niente, nessuno.

Avrebbe voluto alzarsi e distruggere tutto, tutto quello che restava ancora in piedi, avrebbe voluto essere capace di scatenare una tempesta, che ogni cosa fosse stata trascinata via dalla pioggia, che l’universo intero stesse lottando per restare vivo, invece rimanevano solo lui ed il silenzio, entrambi immobili ad osservarsi. Ron poteva vederlo chiaramente davanti a sé, immenso e spietato, che lo schiacciava sotto il suo peso, che lo costringeva nella sua morsa ostinata, che lo obbligava a ricordare.

Ma l’unica cosa che Ron voleva, era dimenticare.

Dimenticare di non essere riuscito a mantenere ciò che si era ripromesso, dimenticare quegl’occhi, così simili ai suoi, che non avrebbero più rivisto la luce del mattino, dimenticare le lacrime di suo padre, dimenticare di essere nonostante tutto un eroe, dimenticare di esistere ancora. Dimenticare, basta. Io non sono Ron Weasley, io non sono più nessuno. Io non esisto.

Sparire. Dissolversi. Dimenticare.

Gli pareva così ingiusto che il suo cuore fosse colmo di un caos assordante, che strideva nel suo intimo e gli dava i brividi come il rumore delle unghie su un vetro, invece tutt’intorno era tranquillo e pacifico. Addormentato.

Forse la realtà era che il mondo si era fermato… il tempo aveva smesso di scorrere, ogni cosa si era paralizzata, era per questo che nulla aveva più suono. Sì, doveva essere così.

Allora cos’era quel peso che Ron sentiva gravare sul petto e che gli impediva di respirare? Cos’era quel vuoto improvviso che avvertiva aprirsi nell’anima?

Fred.

Tutto aveva perso significato nel momento in cui Fred era morto.

Ron non arrivava a concepire più nulla, nemmeno la vendetta sembrava sortire alcun effetto. Avevano vinto, e allora? Cosa importava adesso che Fred non avrebbe festeggiato con loro… cosa rimaneva da festeggiare? Non esisteva festa, non avrebbero potuto mai essere felici, il loro universo era stato distrutto, era morto con Fred.

Anche Ron avrebbe voluto morire.

Doveva essere lui ad andarsene, l’aveva deciso nel momento della battaglia, aveva fatto voto che si sarebbe sacrificato per aiutare gli altri, chiunque altro. Invece gli altri erano morti, e lui era lì a distruggersi lentamente.

Eroe, così l’avevano chiamato, l’avevano abbracciato, l’avevano acclamato, e una vita fa lui si sarebbe sentito talmente fiero… ma in questa vita non si sentiva addosso aggettivo più sbagliato di eroe.

Un eroe è colui che salva, cosa aveva salvato lui? Aveva difeso la sua famiglia dal dolore? Aveva protetto le persone a cui voleva bene? Non tutte. Il suo unico merito era di essere ancora vivo, ma avrebbe barattato la propria vita mille volte in cambio di quella dei caduti, in cambio di Fred.

Allora sarebbe stato un eroe.

Ma gli avevano insegnato che non si può richiamare qualcuno dalla morte, chi è andato non può tornare e chi resta deve solo dimenticare.

Ma Ron non avrebbe mai dimenticato, nessuno avrebbe potuto.

Si guardò le mani inerti poggiate sulle cosce, strinse forte i pugni fino ad affondare le unghie nei palmi, fino a sentire dolore. Perché se non riusciva a dimenticare, tanto valeva patire ancora di più. Sanguinare.

Vedere il proprio sangue scorrere fuori dal corpo, sofferenza fisica.

Ferirsi. Graffiarsi. Sanguinare.

Urlare.

La mente gli diceva di alzarsi e correre, di lottare contro quel silenzio insostenibile, di gridare, di piangere, di scontrarsi con le stelle luminose e statiche, di battersi con la serenità della notte, perché era tutto un’illusione, perché quello non poteva essere il mondo per il quale avevano combattuto, non doveva essere, non esiste un mondo senza Fred.

Ma il suo corpo rimaneva fermo e la voce non usciva, Ron Weasley pensò che non sarebbe stato capace di sopravvivere, non ne aveva più voglia.

Un involucro vuoto. Stanco. Annebbiato.

Troppo debole per obbedire ai suoi pensieri. Gli mancavano le forze, non riusciva a reagire.

Si può morire di stanchezza?

E di dolore? Si può morire di dolore? Credo di sì.

Allora Ron sarebbe morto, e presto, perché il suo cuore sfibrato, non avrebbe potuto sostenere un altro sguardo velato dalle lacrime di sua madre, il viso rassegnato di sua sorella e gli occhi sperduti di George, che fissavano il vuoto alla ricerca di qualcosa che non sarebbe tornato.

Ron aveva deciso di arrendersi, se ne sarebbe andato per sempre, l’ennesima vittima della guerra. Il suo nome sarebbe stato scritto nella lista di quelli che non ce l’hanno fatta.

Povero ragazzo, sembrava in buona salute… sì, ma come è morto? Pare non abbia retto al tormento delle perdite… peccato, proprio adesso che era tutto finito… 

A lui non importava cosa avrebbe detto la gente, la gente non sapeva…

In questa realtà, anche quando vinci, perdi. In fondo una vita così, non valeva la pena di essere vissuta…

D’improvviso un fruscio, come un tuono che annuncia un temporale estivo, mentre ancora splende il sole… erba calpestata… passi leggeri…

La Morte era venuto a prenderlo, lui l’aveva invocata e lei, benevola, non si era fatta attendere, l’aveva accontentato. In mezzo al silenzio riusciva a sentirla camminare nella sua direzione.

Ron sospirò, era pronto.

Addio. Eccomi. Vengo da te, Fred.

I passi si arrestarono di fronte a lui. Vicinissimo. Ron rimase con lo sguardo fermo sulle proprie mani, non aveva bisogno di guardarla per sapere che lei c’era, che lei era lì e lo aspettava.

Ancora un poco ed avrebbe abbracciato il buio… l’oblio… la sua testa avrebbe smesso di pensare, avrebbe dimenticato… sarebbe stato tutto talmente semplice…

Stava tremando, chiuse gli occhi ed inspirò per calmarsi…

La Morte aveva un odore familiare, un buon profumo di primavera che lo faceva viaggiare indietro nel tempo, un profumo che lo aveva accompagnato per gran parte della sua esistenza. Ron pensò che, probabilmente, la Morte assumeva un odore diverso a seconda della persona che aveva davanti, così che il trapasso fosse meno penoso. Magari non sarebbe stato poi tanto spiacevole estinguersi. Chissà quale odore aveva sentito Fred prima di spirare…

Inaspettata, la voce flebile di una donna interruppe i suoi ragionamenti.

“Ti cercavo.”

Ron alzò la testa confuso ed incontrò i suoi occhi, si specchiò nello sguardo caldo di lei che quietò in un istante lo scompiglio nel suo cuore, le piccole labbra rosee tese in un sorriso timido. Lui la fissò mentre gli si avvicinava ancora, determinata, e capì che quello non era il richiamo della Morte, che non era giunto il suo momento, che forse, quella che era arrivata a prenderlo era la Vita

 

 

 

 

 

 

Presto (spero!) il secondo ed ultimo capitolo… se vi va!

Grazie a tutti quelli che hanno letto le mie cose fin ad adesso, in particolare a chi ha recensito o messo le storie tra i preferiti, grazie, davvero!

 

Emmahp7

   
 
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