Non essere degli
eroi
- Dimenticare -
Anche il paradiso
Vuole essere un
inferno
Era tutto scontato
Finché non sei
caduto
Riprendere Berlino –
Afterhours -
Silenzio. Solo ed esclusivamente silenzio.
Neanche i gufi cantavano, gli insetti non ronzavano, le
foglie non frusciavano, tutto era avvolto in una quiete innaturale, senza
rumori.
Sembravano passati anni da quando la notte era stata
attraversata da urla di dolore e grida di battaglia, lampi di luce e odore di morte,
sembravano passati anni dalla fine della guerra, anni da quando il nemico aveva
smesso di marciare, invece era trascorso un solo giorno…
All’improvviso era tutto finito, un fugace attimo di gioia
e poi, il silenzio.
Intenso e terribile, assordante, rimbombava nelle orecchie
e faceva quasi male, una ferita che ti squarciava il petto e ti lasciava senza
fiato.
Ron Weasley se ne stava seduto
sui resti di quello che doveva essere un muro, attorno a lui solo rovine, di
fronte a lui ciò che rimaneva di un castello antichissimo.
Scrutava la notte serena, le stelle fisse in cielo e si
sentiva l’uomo più solo al mondo. Non un filo di vento ad accompagnare i suoi
pensieri, non una nuvola nel cielo a nascondere le stelle, niente, nessuno.
Avrebbe voluto alzarsi e distruggere tutto, tutto quello
che restava ancora in piedi, avrebbe voluto essere capace di scatenare una
tempesta, che ogni cosa fosse stata trascinata via dalla pioggia, che
l’universo intero stesse lottando per restare vivo, invece rimanevano solo lui
ed il silenzio, entrambi immobili ad osservarsi. Ron poteva vederlo chiaramente
davanti a sé, immenso e spietato, che lo schiacciava sotto il suo peso, che lo costringeva
nella sua morsa ostinata, che lo obbligava a ricordare.
Ma l’unica cosa che Ron voleva, era dimenticare.
Dimenticare di non essere riuscito a mantenere ciò che si
era ripromesso, dimenticare quegl’occhi, così simili ai suoi, che non avrebbero
più rivisto la luce del mattino, dimenticare le lacrime di suo padre, dimenticare
di essere nonostante tutto un eroe, dimenticare di esistere ancora. Dimenticare, basta. Io non sono Ron Weasley,
io non sono più nessuno. Io non esisto.
Sparire. Dissolversi. Dimenticare.
Gli pareva così ingiusto che il suo cuore fosse colmo di
un caos assordante, che strideva nel suo intimo e gli dava i brividi come il
rumore delle unghie su un vetro, invece tutt’intorno era tranquillo e pacifico.
Addormentato.
Forse la realtà era che il mondo si era fermato… il tempo
aveva smesso di scorrere, ogni cosa si era paralizzata, era per questo che nulla
aveva più suono. Sì, doveva essere così.
Allora cos’era quel peso che Ron sentiva gravare sul petto
e che gli impediva di respirare? Cos’era quel vuoto improvviso che avvertiva
aprirsi nell’anima?
Fred.
Tutto aveva perso significato nel momento in cui Fred era
morto.
Ron non arrivava a concepire più nulla, nemmeno la
vendetta sembrava sortire alcun effetto. Avevano vinto, e allora? Cosa
importava adesso che Fred non avrebbe festeggiato con loro… cosa rimaneva da
festeggiare? Non esisteva festa, non avrebbero potuto mai essere felici, il
loro universo era stato distrutto, era morto con Fred.
Anche Ron avrebbe voluto morire.
Doveva essere lui ad andarsene, l’aveva deciso nel momento
della battaglia, aveva fatto voto che si sarebbe sacrificato per aiutare gli
altri, chiunque altro. Invece gli altri erano morti, e lui era lì a
distruggersi lentamente.
Eroe, così l’avevano chiamato, l’avevano abbracciato,
l’avevano acclamato, e una vita fa lui si sarebbe sentito talmente fiero… ma in
questa vita non si sentiva addosso aggettivo più
sbagliato di eroe.
Un eroe è colui che salva, cosa aveva salvato lui? Aveva
difeso la sua famiglia dal dolore? Aveva protetto le persone a cui voleva bene?
Non tutte. Il suo unico merito era di essere ancora vivo, ma avrebbe barattato
la propria vita mille volte in cambio di quella dei caduti, in cambio di Fred.
Allora sarebbe stato un eroe.
Ma gli avevano insegnato che non si può richiamare
qualcuno dalla morte, chi è andato non può tornare e chi resta deve solo
dimenticare.
Ma Ron non avrebbe mai dimenticato, nessuno avrebbe
potuto.
Si guardò le mani inerti poggiate sulle cosce, strinse
forte i pugni fino ad affondare le unghie nei palmi, fino a sentire dolore.
Perché se non riusciva a dimenticare, tanto valeva patire ancora di più.
Sanguinare.
Vedere il proprio sangue scorrere fuori dal corpo,
sofferenza fisica.
Ferirsi. Graffiarsi. Sanguinare.
Urlare.
La mente gli diceva di alzarsi e correre, di lottare
contro quel silenzio insostenibile, di gridare, di piangere, di scontrarsi con
le stelle luminose e statiche, di battersi con la serenità della notte, perché
era tutto un’illusione, perché quello non poteva essere il mondo per il quale
avevano combattuto, non doveva essere, non esiste un mondo senza Fred.
Ma il suo corpo rimaneva fermo e la voce non usciva, Ron Weasley pensò che non sarebbe stato capace di sopravvivere,
non ne aveva più voglia.
Un involucro vuoto. Stanco. Annebbiato.
Troppo debole per obbedire ai suoi pensieri. Gli mancavano
le forze, non riusciva a reagire.
Si può morire di stanchezza?
E di dolore? Si può morire di dolore? Credo di sì.
Allora Ron sarebbe morto, e presto, perché il suo cuore sfibrato,
non avrebbe potuto sostenere un altro sguardo velato dalle lacrime di sua
madre, il viso rassegnato di sua sorella e gli occhi sperduti di George, che
fissavano il vuoto alla ricerca di qualcosa che non sarebbe tornato.
Ron aveva deciso di arrendersi, se ne sarebbe andato per
sempre, l’ennesima vittima della guerra. Il suo nome sarebbe stato scritto
nella lista di quelli che non ce l’hanno fatta.
Povero ragazzo, sembrava in buona salute… sì, ma come è morto? Pare
non abbia retto al tormento delle perdite… peccato, proprio adesso che era
tutto finito…
A lui non importava cosa avrebbe detto la gente, la gente
non sapeva…
In questa realtà, anche quando vinci, perdi. In fondo una
vita così, non valeva la pena di essere vissuta…
D’improvviso un fruscio, come un tuono che annuncia un
temporale estivo, mentre ancora splende il sole… erba calpestata… passi
leggeri…
Ron sospirò, era pronto.
Addio. Eccomi. Vengo da te, Fred.
I passi si arrestarono di fronte a lui. Vicinissimo. Ron
rimase con lo sguardo fermo sulle proprie mani, non aveva bisogno di guardarla
per sapere che lei c’era, che lei era lì e lo aspettava.
Ancora un poco ed avrebbe abbracciato il buio… l’oblio… la
sua testa avrebbe smesso di pensare, avrebbe dimenticato… sarebbe stato tutto
talmente semplice…
Stava tremando, chiuse gli occhi ed inspirò per calmarsi…
Inaspettata, la voce flebile di una donna interruppe i
suoi ragionamenti.
“Ti cercavo.”
Ron alzò la testa confuso ed
incontrò i suoi occhi, si specchiò nello sguardo caldo di lei che quietò in un
istante lo scompiglio nel suo cuore, le piccole labbra rosee tese in un sorriso
timido. Lui la fissò mentre gli si avvicinava ancora, determinata, e capì che
quello non era il richiamo della Morte, che non era giunto il suo momento, che forse,
quella che era arrivata a prenderlo era
Presto (spero!) il secondo ed ultimo capitolo… se vi va!
Grazie a tutti quelli che hanno letto le mie cose fin ad
adesso, in particolare a chi ha recensito o messo le storie tra i preferiti,
grazie, davvero!
Emmahp7