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Autore: Winged_Crow    25/12/2016    1 recensioni
Forse era la prima volta dopo tanto tempo che si sentiva così bene, rifletté Allen, perché a lenire il suo cuore spezzato, concretamente e spiritualmente, c’era Lavi, e le sue carezze sapevano trasmettergli tutto l’amore che l’albino necessitava. E lui sapeva discernere se quei gesti fossero realmente dettati dall’affetto o da una recita ben congegnata alla quale anche lui aveva stabilito di partecipare senza preavviso, lasciandosi travolgere dagli eventi, e sempre constatava che quello di Lavi era vero, benché, ingenuamente, non fosse capace di descriverlo a fondo. Perché le mani fredde di Lavi, quando lo accarezzavano, lo scioglievano come cera bollente ed il suo occhio smeraldino, più d’una mera dichiarazione, effondeva un sentimento più nitido d’un lezioso gesto d’amore.
«Buon compleanno, Allen.»
[Lavi/Allen]
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Our Ecstatic Sweetness

Allen aveva sempre adorato l’immensa delicatezza della neve.
La coltre di bianco puro che copriva il suolo era simile alla dolce leggiadria con la quale i suoi capelli gli incorniciavano il bel viso, bianco anch’esso, in una fievole carezza e in attesa di essere accarezzati da mani che sapevano amarlo.
Anche perché la neve c’era anche quando Mana aveva deciso, così, di portarlo con sé, e da quel momento in poi l’aveva amata in tutta la sua riscaldante freddezza, capace di far riaffiorare nel suo gelo il ricordo più dolce della sua infanzia perduta e strappata prematuramente. Sicché quel giorno di Natale, nel vano tentativo d’intrappolare quel ricordo fugace e lontano, era divenuto anche quello del suo compleanno, perché, in quel freddo dì, aveva per la prima volta visto sbocciare il fiore dell’affetto. Ed allora Allen era divenuto la gentilezza della primavera, il suo sorriso una fiamma d’inverno, con il cuore ancora guerriero e dall’infinita, delicata, forse un po’ ingenua, filantropia.
Il suo corpo invece, oh, era l’antitesi. Il candore perduto, là, dove alcuni, perentori marchi rossi sbocciavano come fiori scarlatti su un manto illibato di neve. Un contrasto delizioso come il nasino e le guance morbide arrossati dal freddo nascosti dalla sciarpa bianca che Lavi gli aveva regalato, un po’ perché, per sfuggire all’occhio attento delle volpi dell’Ordine doveva aiutarlo a celare i segni da lui stesso impressi, un po’ perché sapeva quanto quell’angelo necessitasse di essere riscaldato, e quel bellissimo e dolce profumo di maschio che il rosso emanava l’avrebbe avvolto nelle esperienze più algide. E poi per Lavi sarebbe stato deliziosamente soddisfacente sfilargliela progressivamente dal collo e le spalle e riscoprire man mano, anfratto dopo anfratto, lentamente, ogni millimetro di quella carnagione da impregnare di peccato.

Allen silenziosamente ascoltava il cinguettio degli uccellini occultati nel loro nido, troppo timidi ed infreddoliti per uscirvi, e tossicchiava debolmente rimbrottando qualche frase di rimprovero verso se stesso per non aver indossato dei vestiti più pesanti prima di uscire dall’Ordine in quel giorno di festa e passeggiare un po’ da solo, piuttosto che il fine gilet grigio e al di sotto una camicia bianca con dei pantaloni scuri, accompagnati solamente da un cappotto nero di nessuna utilità e dal regalo di Lavi.
Forse aveva un po’ sottovalutato il freddo, supponendo di poterlo patire da solo, ancora una volta.
Lavi però sapeva come riscaldarlo. Bastava la dolcezza di un suo bacio sulla fronte ad acquietare i demoni dell’inverno, o un suo abbraccio stretto a stringerlo nella morsa dell’amore, affinché sorridesse; e sorrideva tenue senza maschera alcuna, perché mai il calore di qualcuno gli appariva più sincero. Poi, con le piccole mani tremanti, sollevava le braccia e lo stringeva anche lui, muovendo dolcemente l’arto in una fioca ed amorevole carezza sulla schiena.
Oppure faceva caldo quando Lavi pronunciava le due sillabe del suo nome ed Allen osservava con rapita timidezza la sua lingua muoversi impercettibilmente nel proferirle, nei momenti in cui la voce gli si arrochiva e diveniva inconsuetamente profonda, ed i fianchi magri seguitavano ad aiutarlo con le spinte nel corpo di lui. Ed era bello quando, dopo aver fatto l’amore, Lavi gli accarezzava il viso e gli augurava la buonanotte con un bacio sulle labbra posato come una maldestra e leggiadra piuma.
Lavi che poi sgusciava fuori dal loro letto e prometteva che non l’avrebbe lasciato solo, Lavi che infine se ne andava, e Lavi che...
«Ma che ci fa questo bel pulcino raffreddato qui? » La voce del rosso, dolce come mai Allen l’aveva udita, d’improvviso spezzò il lento protrarsi del silenzio, ma non bastò a svegliare gli uccellini che tranquillamente riposavano nel nido dell’albero, quanto più riuscì a far battere subitaneamente veloce il cuore del ragazzino davanti a sé, intento ad osservarli nel flemma natalizio.
«L-Lavi! Ma ti sembra normale sbucare sempre così, a caso? » Allen si voltò timidamente verso il compagno che s’era avvicinato alle sue spalle, scontrandosi con il suo occhio di smeraldo ed accogliendolo con un sorriso che pareva simulare un broncio, null’altro però che un dolcissimo gesto che profumava di contentezza.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, Aren.» Sorrise vagamente provocatorio il maggiore, frattanto che le mani, come impazienti, andarono a sistemare la sciarpa che avvolgeva il collo di Allen e le dita, dispettose, la abbassarono di un po’ per scoprire quel meraviglioso volto ingiustamente nascosto.
Il ragazzo sospirò fintamente stizzito, sfregandosi inconsapevolmente le mani una contro l’altra al fine di produrre un minimo di calore e scrutando Lavi con quei suoi grandi ed intensi occhi argentati, ormai avvezzo all’indole un po’ bambinesca dell’altro e dell’immenso diletto che nutriva nel deriderlo affettuosamente.
Allorché ribatté sincero, mentre s’avvedeva che il cielo man mano si ottenebrava trascinando con sé dei progressivi fiocchi di neve sempre più gelidi.
«Era da tanto che non ci divertivamo così all’Ordine. E dopo la festa sono uscito proprio perché desideravo che questa tranquillità non terminasse mai...»
«Sei adorabile.» Lavi, una volta sistemata la sciarpa di Allen cosicché potesse vederlo, gli accarezzò il viso con un risolino, quasi come se non avesse minimamente ascoltato la risposta del piccolo esorcista e stesse proferendo frasi sconnesse al fine di confonderlo ed imbarazzarlo ulteriormente.
Allen tremò appena al gentile carezzare di Lavi, constatando con pudica curiosità quanto gli piacesse quando faceva così. Perché si sentiva al sicuro, perché era diverso dagli altri, perché solo Lavi riusciva a trattarlo come se fosse un tesoro inestimabile da proteggere e da maneggiare con estrema cura.
«Ti stavo cercando, e sapevo di trovarti qui. Però non voglio ancora tornare. Preferisco passare ancora un po’ di tempo con te...» Sussurrò Lavi che, una volta accarezzata la guancia rossa di Allen con il palmo, la carezzò con il dorso ed infine le dita si inoltrarono nei ciuffi bianchi del ragazzo, ove dispettosamente cadde un fiocco di neve che parve mimetizzarsi, tant’è che Lavi nemmeno se ne sarebbe accorto se non fosse stato un arguto osservatore.
«In realtà anch’io...» Si interruppe il ragazzino, arrossendo debolmente, sollevando appena un braccio in un gesto inaspettato non ancora compiuto.
«Anche tu...?»
«Voglio stare un po’...con te.» Accompagnato da quel mormorio flebile, Allen approfittò della loro vicinanza per rasentare la mano destra dell’altro e stringerla timidamente nella propria, ed immediatamente sentì le dita di Lavi cercare le proprie in un intreccio quasi disperato, precedendo un sorriso quasi commosso ed una replica sussurrata giocosamente.
«E allora andiamo!»
«Lì?»
«Nel solito posto. Nel nostro posto.»

Festosamente, Lavi trascinò un infreddolito Allen con sé, frattanto che, scherzosamente, un altro fiocco di neve si posò taciturno anche sui suoi capelli rossi in un infantile e morbido tocco, ed entrambi si sentirono come bambini nell’avvertire i battiti dei loro cuori così freneticamente alla ricerca della loro felicità.
Insieme.

                                                                                                                ***
Lavi sapeva proprio come tenergli caldo. Forse perché il camino del loro rifugio d’amore bruciava lento ed effondeva un confortante tepore nell’aria della sera, oppure era dovuto alle candele che elegantemente decoravano i mobili di quella tenera e raccolta casa, nascosta e perfetta per i loro riti di passione, ove le nefandezze non li avrebbero più raggiunti almeno per poche e sfuggevoli ore. La luce del lume, fioca eppure delicata, era parimenti calda ed agevolava Lavi nella visione notturna di quell’eterea e meravigliosa bellezza; tuttavia era ben consapevole che se l’avesse spenta, i capelli di seta bianca di lui che si spargevano sullo scomodo cuscino, tanto rifulgevano, gli avrebbero permesso d’osservarlo ugualmente. Alla Luna forse piaceva, quell’angelo bianco, perché i suoi flebili raggi dolcemente facevano sì che il suo corpo risplendesse dolcemente di bianco innanzi al rosso, o forse anche la neve che scendeva lenta e sfiorava la finestra aiutava in quel candido riverbero.

«L-Lavi...» Allen allungò mollemente le mani verso la testa rossa del ragazzo, sillabando e balbettando sensualmente il suo nome in una tacita richiesta di farlo affogare nel piacere e di salvarlo con l’amore; intrecciando poi, gentilmente, le dita fra le sue ciocche fulve, tirandole quasi, mentre timidamente sollevava una gamba e la divaricava in attesa di lui che lo penetrasse e che gli mostrasse la venefica via del godimento.
«Sono qui, amore.» Sussurrò dolce l’apprendista di Bookman sulla pelle palpitante del collo di Allen, ove poggiò dolcemente un bacio, e dischiudendo le labbra lasciò una scia di saliva sulla carne arrossata, accarezzandogli poi il braccio d’Innocence ed unendosi alle sue dita in un amorevole intreccio.
Un urlo si levò nell’aria quando Lavi, piano, si introdusse nel suo orifizio e sentì la carne strofinare sul suo sesso, coinvolgendo successivamente le labbra del ragazzo in un bacio in cui condivideva il suo dolore e con tenerezza lo leniva.
«Sono con te...»

I vestiti erano scivolati quasi fossero stati delle carezze fugaci sulla pelle. La sciarpa che Lavi aveva donato ad Allen giaceva abbandonata lontana dal camino, e sopra di essa si erano armoniosamente posati i vestiti di entrambi, prima che i ragazzi si gettassero sul letto e prendessero a fare l’amore, baciandosi e schioccando ripetutamente le loro bocche, una contro l'altra, in un’appassionata danza di lingue, ove condividevano il loro sapore e piano si amavano.
E Lavi era bellissimo. Allen amava accarezzare piano le sue braccia, risalire sulle spalle e carezzargli con timidezza la guancia, ed infine la chioma rossa; ed era altresì piacevole toccargli i pettorali e gli addominali appena scolpiti, graffiargli la schiena tesa nello sforzo della penetrazione, sfiorargli i glutei sodi ed abbracciarlo di nuovo. Con le labbra, invece, s’inebriava del sapore delle sue, della sua saliva che si mischiava alla propria, mordeva il suo labbro superiore e lo leccava, suggendolo poi con quella dolce boccuccia di rosa che mai s’era spinta a tanto; in seguito, quando Lavi gli carezzava la testa e lo rassicurava all’orecchio, Allen gli stampava qualche bacio sul collo ed imprimeva anche lui, quasi per dispetto, dei segni sulla sua pelle, costringendolo così ad indossare una sciarpa uguale alla propria.
In quel momento, però, mentre Lavi gli manteneva aperte le cosce e le stringeva a sangue, strofinando ripetutamente contro la prostata del ragazzo, Allen con i denti giocherellava con l’argento di una collana che pendeva dal collo del rosso, danzava fra i loro corpi e solleticava il viso dell’albino; percepiva curioso la consistenza metallica dell’oggetto e della sua forma incompleta, con la lingua ne percorreva la linea a zigzag, ridisegnando astrattamente un cuore spezzato, per poi abbandonare lascivamente la testa bianca all’indietro sul cuscino, e spalancare sensuale la bocca per urlare di goduria.
Gliel’aveva regalata Allen, quella collana, proprio quella mattina di Natale, in segreto. E Lavi aveva sorriso, ma non aveva concesso a se stesso né ad Allen di enfatizzare la sua contentezza, giacché, doveroso, aveva rammentato che Bookman non ha bisogno di un cuore, e neppure di una metà. Eppure l’aveva indossata alle spalle del vecchio Panda, benché conoscesse appieno le sue raccomandazioni, e, inaspettatamente, aveva finanche disobbedito con un atto forse ancor più grave.
«L-Lavi...non ti...fermare...»
«Adesso fa’ tu, Aren
Ancor più grave, allora, era amare le movenze di Allen mentre, con un mugolio d’assenso, faceva distendere Lavi supino sul letto con una mano sul suo torace e si sedeva sul suo bacino, penetrandosi di nuovo fino alla base, solleticando la propria apertura con i sottili peli rossi del pube, e poi riprendendo a muoversi con amore, aiutato dalle mani di Lavi sulle ossa pelviche al fine di indire un ritmo più piacevole per ambedue gli amanti. Probabilmente era davvero oltraggioso per un Bookman amare il petto di Allen che si abbassava ed alzava freneticamente, e pure la contemplazione assorta dei capelli bianchi e sudati che si disfacevano sulle spalle dell’esile ragazzo, ove prima di entrare in quel romantico posticino s’era posato un dolce soffio di neve che, con l’ardore dei baci e del concitato sfregarsi di bacini, non c’era più.
Ma ciò di cui Lavi era realmente reo era il sorridere appagato ed irrimediabilmente ansimante alla vista d’una catenina uguale alla sua che attorniava il collo glabro di Allen, disegnando sullo sterno il medesimo cuore spezzato a cui mancava una parte, la stessa che Lavi possedeva e al quale era concesso di completarla.
Osservò allora l’albino che gemette acuto e continuò a muoversi in modo tale da sfregare le proprie pareti interne d’attorno al suo sesso pulsante, frattanto che, all’argento del monile che Lavi gli aveva regalato per completarsi, si aggiunsero dei fiotti caldi di seme che, densi, annunciavano l’orgasmo del piccolo esorcista e gli sporcarono il ventre ed il petto, macchiando dunque anche quel bellissimo e prezioso dono. Allen, tentando di mantenersi, accolse ancora l’erezione di Lavi per permettergli di riempirlo di sé; e bastò la mano di Lavi sulla sua nuca a spingerlo verso il proprio volto per baciarlo a fargli comprendere che anche per lui mancava poco. Così, accarezzando il petto del rosso a piene mani ed aspettandolo, Allen percepì Lavi riversare ogni goccia di sperma in quel bellissimo corpo, allorché, con uno schiocco umido di labbra, lo strinse fra le braccia e, ancora dentro di lui, ansimò appena per sibilare una frase silenziosa e lusinghiera.
«Sei il miglior regalo di Natale che potessi mai ricevere, cucciolo.»
Allen arrossì teneramente ascoltandolo, e sollevò il capo dal petto di Lavi per baciargli il mento e muovere le labbra imbarazzato per parlare.
«E tu il miglior regalo di compleanno, Baka-Lavi.»
Fece sorridere Lavi, il quale, sollevandogli il mento con il pollice e l’indice tale da indurlo a voltare il viso, leccò la collana d’argento fino a raggiungere il punto in cui Allen l’aveva sporcata di sperma, leccandone la goccia rimastavi ed abbassando il volto di Allen per poterne condividere il sapore in un nuovo, impetuoso bacio.
Poi un sorriso ed una carezza sul volto, ed una testolina bianca a posarsi con gentilezza sul petto del compagno, facendo adagiare la propria collana.
Ove il cuore spezzato ritrovava la propria parte. E con curiosità il ragazzo albino avvicinò la propria catenina a quella del compagno, unendo quelle due parti in una sola ed ammirandola con una commozione negli occhi che, se non fosse stato per il desiderio di non mostrarsi debole, avrebbero pianto di tenerezza.
Lavi se ne avvide e, intenerito, baciò il capo di Allen, tirando su le coperte per evitare che il freddo invernale tornasse a tormentare quel piccolo quanto forte corpo, cullandolo successivamente con il cadenzare dei propri respiri dapprima affannosi.

Forse era la prima volta dopo tanto tempo che si sentiva così bene, rifletté Allen, perché a lenire il suo cuore spezzato, concretamente e spiritualmente, c’era Lavi, e le sue carezze sapevano trasmettergli tutto l’amore che l’albino necessitava. E lui sapeva discernere se quei gesti fossero realmente dettati dall’affetto o da una recita ben congegnata alla quale anche lui aveva stabilito di partecipare senza preavviso, lasciandosi travolgere dagli eventi, e sempre constatava che quello di Lavi era vero, benché, ingenuamente, non fosse capace di descriverlo a fondo. Perché le mani fredde di Lavi, quando lo accarezzavano, lo scioglievano come cera bollente ed il suo occhio smeraldino, più d’una mera dichiarazione, effondeva un sentimento più nitido d’un lezioso gesto d’amore.
«Buon compleanno, Allen.»

Le collane che avevano regalato l’uno all’altro probabilmente erano una futile dimostrazione dei loro sentimenti; eppure, nel disperato desiderio di accompagnarsi reciprocamente nell’arduo viaggio di esorcisti, di notte ne avrebbero osservato l’argenteo riverbero per rimembrare i momenti esigui ma intensi d’una felicità che inevitabilmente sarebbe andata a sgretolarsi come fine ed inconsistente zucchero, lasciando dietro di sé solo la scia dell’amara dolcezza.
Almeno fintantoché la guerra sarebbe durata ed avrebbero colmato la loro vacuità intrinseca reciprocamente.

Lavi ed Allen pregarono silenziosamente che quella pace non s’arrestasse mai, mentre, in dormiveglia, si lasciavano cullare dall’amore e dal pensiero che l’indomani avrebbero avuto un altro pretesto per indossare le loro sciarpe, al fine di nascondere al mondo, scevro d’amore, ciò che per loro era la salvezza.

Amandosi fino all’ultima battaglia.


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Buon Natale con un po' di fluff ^^' Commentino? >3<
   
 
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