Capitolo 6 – You belong to me
Ryo ritrovò Kaori nel giardino del ristorante, seduta
sul bordo della fontana centrale a fissare il fuoriuscire dell’acqua. Nei suoi
occhi poteva vedere tracce di lacrime. Maledizione, non avrebbe voluto che le
cose andassero in questo modo. Voleva solo farle capire che non potevano
ignorare quello che provavano l’uno per l’altro. Lui ci aveva provato dio solo
sa quante volte, ma era stato tutto inutile.
Lentamente, scese i pochi gradini che portavano al
giardino e la raggiunse.
Kaori lo sentì arrivare e chiuse gli occhi, cercando
di trovare la forza per affrontare la discussione che sapeva stare per arrivare.
Perché Ryo le stava facendo tutto questo? Non era bastato tutto il male che le
aveva fatto due anni prima? Perché stava riportando tutto il loro passato a
galla?
Facendo un respiro profondo, cercò di scacciare il
nodo che sentiva in gola e si voltò ad affrontarlo.
-Che cosa vuoi ancora? Cosa stai cercando di
ottenere?- gli chiese
Lui si fermò a pochi centimetri da lei e, per alcuni
attimi, la guardò soltanto, senza dire nulla.
-Io voglio te, Kaori. Ti voglio come non ti ho mai
voluto prima d’ora. Con un’intensità che mi spaventa, ma che non posso ignorare-
disse poi, con voce profonda e priva di qualsiasi
esitazione
Lei lo guardò, sconcertata, cercando di capire il
comportamento di Ryo. Dell’uomo che lei conosceva più di se stessa, l’uomo che
mai e poi mai rivelava ciò che aveva in testa o nel cuore. L’uomo dal carattere
più complesso e difficile che lei avesse mai conosciuto. Bene, quello stesso
uomo ora stava in piedi di fronte a lei, sicuro di se e affascinante come non
mai, dicendole chiaro e tondo che la desiderava.
-Cosa…cosa stai cercando di fare?-
-Sto cercando di riportarti da me, Kaori. Tu mi
appartieni. Noi ci apparteniamo-
Kaori si alzò di scatto, gli occhi brillanti di
rabbia.
-Con quale diritto? Con che diritto ora vieni da me e
mi dici di rivolermi indietro dopo quello che è successo due anni fa?!- gridò
–Tu mi hai trattato come l’ultima delle tue puttane! Mi hai portato a letto per
poi cacciarmi via dalla mia casa e dalla mia vita! Come osi ora venirmi a dire
delle cose del genere?-
Ryo capiva la rabbia di Kaori, ma non per questo fu
meno doloroso sentirle pronunciare quelle parole. Ancora di più poiché erano
vere. Lui non aveva nessun diritto di sconvolgerle di nuovo la vita…Tranne per
quel legame che li univa e che sentiva più forte che mai.
-Hai tutto il diritto di avercela con me, Kaori, ti ho
trattato malissimo e non finirò mai di rimpiangere il momento in cui ti ho
allontanato da me. Ma ora ti chiedo perdono e ti prego di darmi un’altra
possibilità. Se ho fatto quello che ho fatto è stato perché credevo fosse il
meglio per te. Volevo allontanarti dal male che permea la mia vita. Volevo che
la tua vita non fosse più in pericolo a causa mia, che tu potessi vivere serena
e tranquilla. In realtà, mi sono lasciato prendere dal terrore. Perché
l’intensità di quello che provo per te mi terrorizza, Kaori. Mi atterrisce anche
solo l’idea di poterti perdere, di vederti morire tra le mie braccia come è
successo con tuo fratello- Ryo fece una pausa, poi riprese –Tuttavia, se c’è una
cosa che ho capito in questi due anni è che senza di te la mia non è vita. Senza
di te sono tornato ad essere un demone della morte, ho accettato un incarico
pericoloso dopo l’altro come se volessi sfidarla…Ed io non voglio più essere
questo. Io voglio vivere, Kaori. E posso farlo solo con te al mio fianco-
Kaori sentì la terra mancarle sotto i piedi. Per mesi,
dopo essersene andata da Tokyo, aveva sperato ogni minuto, ogni secondo della
sua giornata che Ryo comparisse davanti alla sua porta per dirle quelle parole.
Ed ora era lì, davanti a lei, e le stava aprendo il suo cuore come mai aveva
fatto prima di allora. Tutto ciò che aveva sempre sognato, tutto ciò che
attendeva dal momento in cui Ryo era entrato nella sua vita, era lì, a portata
di mano. Ma lei non poteva afferrarlo.
-Mi dispiace, Ryo, ma è troppo tardi. Come posso avere
fiducia in te? Come posso credere che domani mattina al tuo risveglio non ti
tirerai di nuovo indietro? Senza contare che noi non siamo più gli stessi. Io
non sono più la stessa. E quello che provavo per te è morto due anni fa-
Lui la fissò, scuro in volto.
-È una menzogna, Kaori, e tu lo sai bene. Lo posso
vedere nei tuoi occhi. Lo posso sentire quando siamo vicini. Tu sei il mio
destino. E il destino non si può ignorare-
Basta, era troppo. Doveva andarsene da lì. Fuggire il
più lontano possibile.
-Te l’ho già detto, Ryo, è troppo
tardi-
Kaori fece per allontanarsi, ma lui l’afferrò per un
braccio.
-Vuoi farmi credere che prima tra le mie braccia non
stavi tremando di piacere? Che sei tornata a Tokyo solo per la bambina di Miki e
il matrimonio di Mick, e non per quella piccola speranza, in fondo al tuo cuore,
che potesse accadere questo?-
Lei aprì la bocca per rispondere, ma, prima che
potesse farlo, le labbra di Ryo presero possesso delle sue. Fu un bacio
violento, passionale, possessivo. Un bacio teso a dimostrarle che non poteva
ignorare la verità che il suo cuore gridava. Che lei era sua. Nel corpo e
nell’anima.
Dal canto suo, Kaori sentì che in quel preciso momento
il suo cuore stava tornando a nuova vita. Era come se in quei due anni si fosse
fermato, congelandosi nel momento in cui si era lasciata alle spalle Ryo e la
sua vita a Tokyo. Ora, invece, tutto il suo essere anelava il suo tocco, il suo
abbraccio, il suo respiro. Le emozioni che aveva provato tra le braccia di Ryo
quella notte di due anni prima e che aveva seppellito nei più oscuri meandri del
suo cuore per non soffrire, la stavano ora sommergendo come l’alta marea.
Nonostante tutto, sentiva che era quello l’unico posto a cui apparteneva
veramente. Tra le braccia dell’unico uomo che avesse mai amato.
Poi, come un lampo che squarcia il cielo, un viso le
apparve nella mente. Il viso della persona che le aveva permesso di sopravvivere
in quei due anni al dolore di aver perso tutto. La persona per cui non poteva
permettersi di essere di nuovo debole e vulnerabile, di lasciarsi di nuovo
sopraffare dai suoi sentimenti. Era per quella persona che doveva resistere.
Con uno strattone, Kaori si staccò da Ryo e corse via.
Lontano da lui. Lontano dai suoi sentimenti. Lontano dal suo cuore. Proprio come
quella notte di due anni prima.
Offuscata dalle lacrime, quasi non vedeva dove stava
andando, finché non sbatté contro una persona. Alzò lo sguardo e si trovò di
fronte gli occhi azzurri e preoccupati di Mick. L’americano non ebbe bisogno di
chiedere per capire cosa fosse successo.
-Vieni, ti porto a casa- le disse
Lei scosse la testa.
-È la festa per il tuo matrimonio, non posso portare
via il futuro sposo- cercò di scherzare
-Kazue capirà. Non posso lasciarti tornare in albergo
da sola in questo stato-
Senza che lei potesse protestare ulteriormente, Mick
andò ad avvisare la sua fidanzata e poi la accompagnò verso la sua macchina.