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Autore: shelly2010    26/12/2016    8 recensioni
Una bambina di sei anni scrive a Babbo Natale, chiedendo che i suoi genitori facciano pace. Come mai hanno litigato? E, soprattutto, verrà esaudito il desiderio di questa bambina?
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Caro Babbo Natale,

mi chiamo Eltanin Hermione Malfoy, ho sei anni e vivo nella Londra Babbana. Sono figlia di Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jean Granger, due tra i maghi più abili facenti parte del Mondo Magico inglese.

Ai tempi della scuola mia mamma era stata soprannominata la strega più brillante della sua età e, insieme ai suoi migliori amici - lo zio Harry e lo zio Ron - ha sconfitto uno dei maghi più malvagi di tutti i tempi.

Papà, invece, non è stato sempre bravo: insieme ai nonni, si era schierato dalla parte di questo Mago Oscuro, lottando all’inizio contro mamma e i suoi amici. Però, alla fine, loro tre hanno capito di sbagliare, quindi si sono uniti all’Ordine della Fenice, dando un valido aiuto per la sconfitta di Voldemort (così si chiamava quel Mago Oscuro).

È stato in quell’occasione che mamma e papà si sono innamorati e, dopo alcuni anni, sono nata io.

Ti chiederai perché ti ho parlato dei miei genitori, invece di elencarti i regali che vorrei ricevere a Natale.

Te lo spiego subito.

Quest’anno ho superato me stessa e sono stata particolarmente brava: sono riuscita a domare la magia involontaria che fa tanto preoccupare mamma e a scuola ho superato tutti i miei compagni, rendendo particolarmente orgoglioso papà, quindi penso di meritarmi un regalo speciale.

Ti ho parlato dei miei genitori perché il mio desiderio di Natale riguarda proprio loro due: vorrei tanto che per Natale mamma perdoni papà, in modo che noi due possiamo tornare a vivere con lui al Manor.

Non conosco con precisione il motivo, ma mesi fa hanno avuto un brutto litigio e da allora io e mamma non abitiamo più con papà.

Papà mi manca tantissimo.

È vero, lo vedo tutti i giorni come quando abitavamo insieme, ma non è come averlo a casa qui con me. No, non è proprio la stessa cosa!

E poi, da quando io e mamma siamo andate via dal Manor, lei è molto triste: apparentemente è sempre la stessa, ma io l’ho sentita piangere più di una volta, quando pensava che non la sentissi!

Ti prego, Babbo Natale: soddisfa questo mio desiderio! Ti prometto che per me non chiederò più nulla, ma fai tornare me e mamma a casa con papà!

Se proprio proprio non puoi esaudire questo mio desiderio, per Natale mi piacerebbe ricevere in dono una Puffola Pigmea come quella della zia Ginny, moglie dello zio Harry. La zia Luna, moglie dello zio Ron, una volta mi ha detto che cantano a Natale e, anche se non ho mai sentito Arnold (quella della zia Ginny) cantare, mi piacerebbe averla comunque.

Ti aspetto la notte di Natale: non mancare, mi raccomando! Cercherò di convincere mamma a lasciarti una fetta della torta al cioccolato della nonna Molly, invece dei soliti biscotti secchi. Affettuosamente tua.

Eltanin Hermione Malfoy

P.S. La nonna Molly non è veramente mia nonna, bensì la mamma della zia Ginny e dello zio Ron, ma io l’ho sempre chiamata così. Se non è chiedere troppo, vorrei che mamma facesse pace anche con i miei veri nonni, genitori di papà: con loro non ha litigato, veramente, ma da quando siamo andate via dal Manor, non li ha più incontrati e, io lo so, condividono la mia tristezza per questa situazione.

 

Poso sulla mia scrivania il foglio che ho tenuto in mano fino adesso, asciugandomi nel frattempo le lacrime che stanno scendendo lungo il mio viso. Non voglio di certo farmi vedere in queste condizioni nel caso qualcuno entrasse nel mio ufficio!

La verità è che leggere la letterina a Babbo Natale di mia figlia ha risvegliato in me un dolore che da circa sei mesi cerco faticosamente di soffocare, però con scarsi risultati.

Con la mente torno a quel giorno tremendo, il più brutto di tutta la mia vita, quando quello che avevo costruito negli ultimi dieci anni era andato distrutto in un battito di ciglia.

 

Era metà giugno. Io ed Eltanin stavamo aspettando il ritorno di Draco, mio marito e padre di mia figlia, il quale sarebbe tornato dal lavoro nel giro di pochi minuti.

Quella era stata per me una giornata a dir poco massacrante: nonostante fosse ormai praticamente estate, mia figlia si era presa una brutta tonsillite, con conseguente febbrone da cavallo, e io ero stata costretta a prendermi un giorno di ferie per poterla assistere al meglio.

Nonostante in genere sia una bambina molto dolce e simpatica, quando si ammala Eltanin cambia completamente personalità, diventando capricciosa ed egoista, assomigliando in modo impressionante a suo padre durante gli anni in cui frequentavamo Hogwarts.

Già, Draco

Ai tempi della scuola chi avrebbe detto che saremmo diventati così intimi tanto da innamorarci e sposarci nel giro di neanche un anno?

Nel periodo in cui era stato celebrato il nostro matrimonio c’erano state numerose voci che proclamavano il legame che era appena nato come un matrimonio riparatore.

Niente poteva essere più falso.

Al momento delle nozze io ero ancora pura e innocente e la nostra fretta era stata dipesa solamente dal fatto che non riuscivamo più a vivere separati e, visto che nel Mondo Magico la convivenza non è mai stata contemplata, soprattutto se si parla dell’erede di due delle più antiche famiglie magiche, avevamo deciso di sposarci.

L’arrivo di Eltanin soltanto dopo due anni dal matrimonio aveva messo finalmente a tacere tutte le malelingue.

«Papà, papà, sei tornato!»

La voce di Eltanin mi aveva svegliata dal mio sonno a occhi aperti.

L’avevo vista correre verso il portone d’ingresso e buttarsi al collo del padre, che letteralmente adorava. Adorazione completamente ricambiata, tra l’altro.

Un sorriso dolce mi era subito comparso sul viso alla vista di mio marito e mia figlia abbracciati.

«Ciao, Stellina! Allora, ti sei comportata bene oggi, oppure hai fatto arrabbiare la mamma?», le chiese lui.

Eltanin, che nel frattempo era stata rimessa a terra da Draco, abbassò immediatamente la testa, assumendo un’espressione che fece subito divertire suo padre. Divertimento che, però, si poteva intravedere solo dallo scintillio degli occhi. Infatti, se su tanti aspetti era cambiato, su uno non lo era affatto: nascondeva ancora ogni emozione dietro un’apparente espressione di gelo.

«Non molto», gli rispose Eltanin con una vocina flebile.

Draco alzò la testa, rivolgendo la sua attenzione a me, aggrottando immediatamente la fronte alla vista della tuta da casa che indossavo e il mollettone che raccoglieva a fatica i miei capelli ribelli.

«Cosa ci fai ancora combinata in questo modo? Ti sei dimenticata che la festa inizierà alle 20.00?»

Nel sentire quella domanda, feci un grosso respiro, preparandomi a un probabile bisticcio con lui.

«Avevo pensato che stasera potevamo saltare la festa, considerando anche lo stato di salute di Eltanin…»

Come da me previsto, l’espressione di Draco cambiò immediatamente, diventando talmente gelida da provocarmi dei brividi.

«Stellina, vai a letto, altrimenti non guarirai più. Tra poco verrò a rimboccarti le coperte, promesso», disse, rivolto a nostra figlia.

Eltanin capì immediatamente che qualcosa non andava per il verso giusto e, dopo aver lanciato un’occhiata preoccupata sia a me che a suo padre, lasciò la stanza senza protestare.

«Mi spieghi cosa è questa novità?», mi chiese lui in tono brusco, una volta rimasti soli nella stanza.

Era arrabbiato e ciò lo avevo messo in preventivo; la mia speranza era che, parlandone, sarebbe passato a più miti consigli, comprendendo la mia stanchezza dopo una giornata passata a curare nostra figlia malata.

«Te l’ho detto: pensavo che per stasera potevamo non andare alla festa. Tanto non sarà molto diversa da altre organizzate dal Ministero per raccogliere fondi; ci sarà talmente tanta gente che non si accorgeranno nemmeno della nostra assenza», gli risposi, sperando che Draco non insistesse più di tanto.

«È in occasioni come questa che capisco quanto divario esista tra noi due», fu il commento di mio marito.

«Cosa intendi dire?», gli domandai, iniziando a capire che la discussione avrebbe preso una piega antipatica.

«Alle feste organizzate dal Ministero partecipa l’élite del Mondo Magico. Soltanto i componenti dell’aristocrazia magica o le personalità più illustri sono invitati. Non si può semplicemente disertare una festa al Ministero, ma bisogna dare la disdetta con largo anticipo, e comunque con una giusta motivazione per la mancata presenza.»

«E il fatto che nostra figlia è malata non ti sembra un valido motivo per non andarci?», insistetti, decisa a non demordere.

Draco fece un largo sospiro guardando verso il soffitto, molto probabilmente chiedendosi il motivo per cui dovevo essere sempre così cocciuta.

«Per noi può anche esserlo, ma non per il Mondo Magico in generale. A differenza nostra, gli eredi delle famiglie aristocratiche non vengono educati dai propri genitori, bensì dalla servitù o dai precettori. Io, per esempio, sono stato cresciuto da un’elfa e, quando sono arrivato all’età scolare, ho avuto tutta una serie di precettori. Dare come giustificazione il fatto che vogliamo stare a casa ad accudire nostra figlia, ci renderebbe gli zimbelli del Mondo Magico, credimi. Magari inizieranno anche a girare voci sul fatto che non abbiamo abbastanza risorse economiche per istruire adeguatamente Eltanin. E per adeguatamente intendo precettori e quant’altro.»

«Tutto questo è ridicolo…»

«Hermione, devi metterti in testa che, sposandomi, sei entrata anche tu di diritto in questo mondo e, volente o nolente, ti devi adattare ad esso.»

«Non mi adatterò mai a un Mondo che mi impone di trascurare mia figlia per poter apparire e farmi ammirare dai più. È stupido e da egocentrici comportarsi in questo modo.»

«Stai forse dandomi dello stupido ed egocentrico per caso?», mi domandò lui con apparente calma.

«Sai bene che non è così, ma il modo di vedere le cose in questo modo lo è e tu non puoi non darmi ragione!»

«Invece lo faccio, perché stai sragionando!»

«Sei ridicolo!», lo apostrofai, mettendo le mani sui fianchi, lasciandogli intendere quanto fossi esasperata da questo dibattito.

«Modera i termini, Sanguesporco!», mi intimò sibilando, afferrandomi improvvisamente per un braccio. «Tu devi solo ringraziare il fatto che, sposandomi, il Mondo Magico ti abbia inclusa tra le persone più illustri. Dovresti baciare il terreno di chi ritieni stupido ed egocentrico, invece di deriderlo, faresti più bella figura. Avrei dovuto ascoltare chi mi consigliava di lasciarti perdere, avrei risparmiato certe scene ridicole e infantili.»

Quello che mi aveva fatto più male in quel momento non era la sua mano che continuava a stritolare il mio braccio, bensì le sue parole così offensive. Sembrava tornato indietro di un decennio, ai tempi di Hogwarts, quando mi definiva feccia.

Ma davvero pensavo che lui avesse accantonato quei pregiudizi con cui era cresciuto? Chi mi diceva che, invece, la sua fosse tutta una finzione per veder risollevare il nome della propria famiglia? Infondo lui era un Serpeverde, la Casa degli opportunisti per antonomasia.

Con uno strattone mi liberai della sua stretta e feci un passo indietro, guardandolo con occhi sgranati: sul volto aveva un’espressione che non mi piaceva per niente, sembrava un pazzo, un uomo in cui non riconoscevo il mio dolce marito, il padre amorevole che era sempre stato con Eltanin.

«È così che stanno le cose, quindi…», dissi, con voce rotta dal pianto. Ma non dovevo piangere, non davanti a lui, non dopo aver sentito quelle parole crudeli che mi avevano distrutta in un solo attimo.

«Non correre come sempre a considerazioni frettolose, io intendevo dire che…»

«Ho capito perfettamente quello che intendevi dire! Io non sono al tuo livello giusto? Bene, l’importante è saperlo. Ora so come comportarmi.»

«Si può sapere cosa stai dicendo?», chiese lui scocciato.

«Me ne vado. E porto via Eltanin con me, così non avrai più nessun intoppo per partecipare alle tue stupide serate di gala!», gli risposi senza guardarlo negli occhi, già avviata verso le scale, per andare a preparare i bagagli miei e di mia figlia.

«Non ti sembra di esagerare?», mi chiese lui con quell’aria di scherno che aveva sempre avuto il potere di mandarmi in bestia.

«Visto che ritieni il mio posto essere ai tuoi piedi, tolgo immediatamente il disturbo. Non sono capace di strisciare, mi dispiace: quello lo lascio fare a voi Serpi, di questo siete voi i veri maestri!», gli risposi, sempre più arrabbiata.

«Non puoi vietarmi di vedere Eltanin…», replicò lui, forse rendendosi finalmente conto che non stavo bluffando. 

«Non ti impedirò di vederla, infatti, se è questo che temi. Potrai frequentare nostra figlia tutte le volte che vorrai, ma con me da ora in poi hai chiuso!», risposi dura, per poi voltarmi e salire finalmente le scale, entrando in quella che in tutti quegli anni era stata la nostra camera da letto, sbattendomi la porta dietro le spalle, infischiandomi per una volta delle buone maniere, sfogando in quel modo tutta l’ira che sentivo crescermi dentro.

Mi fiondai immediatamente verso il mio armadio e, estraendo una valigia, iniziai a infilarci dentro i miei vestiti, senza prestare troppa attenzione all’ordine con cui compivo il gesto.

Io, che non muovevo un passo senza prima aver programmato tutto dalla a alla z, mi stavo comportando in modo del tutto istintivo.

Ero talmente concentrata su quello che stavo facendo da non accorgermi che la porta della stanza si era aperta all’improvviso.

«Hai così fretta di lasciare questa casa da non fare una delle tue solite liste dei pro e dei contro?», chiese una voce ironica alle mie spalle.

Mi fermai di colpo, una maglia stretta nelle mani, lanciando uno sguardo di fuoco a Draco.

«Fossi in te, non aprirei più bocca. Hai parlato fin troppo oggi», gli ribattei con astio, riprendendo da dove mi ero interrotta.

«Mi sembra che tu stia esagerando, come tuo solito. Ho sbagliato, ok? Ora rimetti tutti i tuoi oggetti a posto e andiamo alla festa al Ministero. Farò finta che non sia successo niente», disse lui, avvicinandosi nel frattempo a me.

Non so se fu il tono accondiscendente da lui utilizzato, oppure le sue parole, fatto sta che scoppiai definitivamente e inesorabilmente.

«Tu non hai ancora capito che non sto scherzando: me ne vado. Non ho assolutamente più voglia di combattere contro i mulini a vento.»

«Mulini a vento? Cosa centrano adesso?», domandò lui, evidentemente non capendo l’analogia della mia frase.

«Sei soltanto un bambino viziato, Malfoy. Arrogante, indisponente e senza spina dorsale. Non so come ho potuto resistere con te tutto questo tempo. Anzi, non so proprio come ho fatto a sposarti! L’unica cosa bella che ho avuto da te è stata Eltanin, e infatti sono ben decisa a portarmela con me, prima che tu o i tuoi genitori lo contaminiate con le vostre idee ipocrite!»

Ero ormai partita in quarta e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarmi.

Mi pentii l’istante dopo delle parole cattive che dissi, che in fondo non pensavo del tutto, ma il mio orgoglio mi impedì di scusarmi, rimediando almeno in parte a quello che esse portarono.

«Va bene, se questo è il tuo pensiero non ti tratterrò oltre. Però, fossi in te, mi farei un bell’esame di coscienza prima di accusare qualcuno ingiustamente. Vedi mai che l’ipocrita non sia l’accusato, bensì l’accusatore», disse, lanciandomi un’occhiata così raggelante che mi fece tremare internamente. «Prenderò contatti con i miei legali per concordare l’affidamento di Eltanin

«Draco, aspetta…»

«Ci si sente, Granger», e, con un gesto della mano svogliato che voleva essere un saluto, uscì dalla stanza senza voltarsi nemmeno una volta, lasciandomi dentro un vuoto talmente profondo che, ancora adesso, non si è colmato.

 

La parte più difficile di tutta questa storia fu spiegare la mattina seguente a Eltanin il motivo per cui io e lei avremmo abbandonato il Manor, ma che suo padre non ci avrebbe seguite.

Pianse abbracciata a Draco, non volendo staccarsi da lui. Lei lo adorava e mi dispiaceva crearle quel dolore, ma io senza mia figlia non sarei riuscita a tirare avanti, di conseguenza decisi di essere egoista per una volta.

Accanto a loro, Lucius e Narcissa osservavano la scena senza dire una parola: stranamente, Lucius non mi lanciò nessuna occhiata velenosa o qualche frecciatina al vetriolo, né Narcissa cercò di farmi cambiare idea, ma rimasero entrambi lì, immobili, apparentemente senza sapere come comportarsi.

Dopo un tempo infinito, Draco si staccò dalla bambina e, fissandola direttamente negli occhi, le mise le mani sulle spalle esili.

«Ascoltami, Stellina. Adesso devi andare via con la mamma; fai la brava bambina e non farla arrabbiare, rendimi orgoglioso di te, ancora più di quello che già sono.»

Eltanin tirò su con il naso in un gesto per niente elegante, ma per una volta nessuno ebbe cuore di rimproverarla.

«Ma tu non sarai lì con me!»

«Ascolta, piccola. Tu hai e avrai sempre un ruolo speciale per me. Tu sei qui», le spiegò, prendendole una manina e portandosela al cuore. «Senti come batte? Per il tuo papà tu sei al posto del cuore e lo sei sempre stata, sin da quando la mamma mi disse che stavi arrivando. Ogni volta che avrai bisogno di me, mandami un gufo, oppure chiedi alla mamma di mandarmi un Patronus a tuo nome, e io arriverò subito.»

Eltanin annuì in silenzio, tenendo basso lo sguardo.

«Vai ora, Stellina», la incitò, dandole un bacio in fronte.

La bambina si allontanò da lui e Draco rimase per un lungo attimo in ginocchio con le braccia sollevate, nella stessa posizione assunta mentre abbracciava Eltanin.

Passato un primo momento di disorientamento, si sollevò in piedi e mi guardò per la prima volta quella mattina.

«Avrai presto mie notizie», mi disse con una strana espressione che non riuscii proprio a interpretare.

Sapevo che la sera precedente era comunque andato alla festa al Ministero e che era tornato tardissimo. Forse in quell’occasione aveva trovato qualcuna pronta a sostituirmi al suo fianco, pensai con amarezza.

Basta, non avevo nessun diritto di essere gelosa: quella di lasciarlo era stata una mia idea e presto saremmo stati legalmente separati, quindi non avevo più alcun diritto su di lui.

Facendogli un cenno affermativo con la testa in segno di assenso per quanto riguardava quello che mi aveva appena detto, presi per mano mia figlia e mi voltai, uscendo definitivamente da quella dimora, seguita dai bagagli che galleggiavano nell’aria dietro di me grazie a un incantesimo di levitazione.

 

A differenza di quello che mi aveva preannunciato, i legali di Draco mi contattarono soltanto dopo un mese abbondante ma, vuoi le ferie estive, vuoi vari intoppi, riuscimmo a trovare un accordo soltanto una settimana fa.

L’udienza per la nostra separazione è fissata per il 9 gennaio. Dopo quella data, ufficialmente non sarei più stata una Malfoy.

 

Vengo distolta dai miei tristi ricordi da due colpi ben assestati alla porta del mio ufficio, spalancata subito dopo

Senza alzare la testa dal foglio che fingo di esaminare, so già chi è stato ad entrare nella stanza.

«Hermione, Ginny mi ha detto di chiederti se passerai anche la sera della Vigilia con noi. Poi tu e Eltanin potreste... Cosa ti è successo?», chiede subito dopo.

Harry… caro Harry… capisce subito i miei stati d’animo dal primo sguardo, senza bisogno di tante parole. A volte penso che, se ci fosse stato lui al posto di Draco, le cose sarebbero state molto più facili. Poi, però, rinsavisco immediatamente: Harry ha Ginny, e poi io non ho mai avuto quel tipo di interesse nei suoi confronti, per me è sempre stato il fratello che non ho mai avuto e nient’altro.

Harry è stato il primo a sapere dell’inizio della mia storia con Draco, quando ancora ci nascondevamo per paura dei pregiudizi, e il primo a venire a conoscenza della nostra rottura: lui mi è sempre stato vicino, senza giudicarmi, solamente ascoltandomi e facendomi percepire la sua vicinanza.

«Stavo leggendo la letterina a Babbo Natale di Eltanin. Me l’ha consegnata questa mattina, chiedendomi di spedirgliela», gli rispondo dopo un po’ di tempo.

«E cosa avrà mai chiesto di così terribile la mia figlioccia, tanto da sconvolgerti in questo modo!? Un Ungaro Spinato?», mi chiede, scherzando.

«Peggio, molto peggio! Tieni, leggila, e poi mi dirai», gli rispondo porgendogli la lettera.

Harry mi lancia un’occhiata perplessa, afferrando contemporaneamente il foglio dalla mia mano.

Lo guardo leggere, osservando le sue espressioni: prima perplessa, poi quasi divertita.

«Allora, cosa ne pensi?», gli domando, quando lo vedo ripiegare la lettera una volta che ha finito di leggerla.

«Non c’è che dire: Eltanin è proprio figlia tua e di Malfoy!», mi risponde divertito.

«Harry…»

«Dico sul serio, Hermione. Mi spieghi qual è quella bambina che, a sei anni, definisce Voldemort come il Mago Malvagio, oppure il Mago Oscuro? James, alla sua età, lo chiamava il Mago Cattivo! E poi, hai visto come ha scritto in piccolo che gli manca suo padre? Quasi come se se ne vergognasse! Questo lo ha ereditato sicuramente da Malfoy…»

«HARRY!»

«OK, OK, ho capito!», mi risponde, mettendo le mani davanti in segno di resa e diventando subito serio. «A parte gli scherzi, come pensi di comportarti?»

«Per regalarle la Puffola Pigmea non c’è nessun problema: avevo già in mente di regalargliela comunque, era rimasta troppo affascinata da quella di Ginny. Ma per l’altra richiesta non posso farci niente: io e Malfoy è già tanto se ci salutiamo con un minimo di cortesia quando lui viene in casa per Eltanin, figuriamoci tutto il resto… e poi fra due settimane saremo legalmente separati.»

«Ascolta, Hermione… lo so che ne abbiamo parlato fino allo sfinimento, ma te lo ripeto ancora una volta: sei proprio sicura di voler continuare su questa strada? Insomma, guardati: sei diventata l’ombra di te stessa, e non mi dire che non lo ami più, tanto non ci credo!»

«È chiaro che lo amo ancora: tanti anni passati insieme non si cancellano dall’oggi al domani, ma tutte le volte che me lo trovo davanti mi tornano alla mente le parole che mi ha lanciato addosso quella famosa sera e sento una rabbia sorda crescere dentro di me.»

 «Io sarò sempre dalla tua parte, lo sai, ma vedo stare male te, Eltanin e Malfoy. Stare qui, senza poter fare nulla, mi fa sentire inutile…»

«Quando hai visto Draco?», gli chiedo a bruciapelo.

«A dir la verità lo vedo molto spesso ultimamente. Da quando gli è stata consegnata la medaglia per l’aiuto reso al Mondo Magico, è diventato un aiuto costante per il Dipartimento!»

Draco ha ricevuto una medaglia al valore? E perché io non ne so nulla? Una morsa al livello dello stomaco si fa strada in me.

«Quando l’ha ricevuta? E perché io non ne sapevo nulla?»

«È accaduto mesi fa: un’operazione segreta era arrivata a un punto morto; ci serviva un ottimo pozionista per risolvere un problema e a me è venuto in mente di contattare lui, che è il migliore, lo sai. E, grazie a Malfoy, siamo riusciti ad arrivare a capo di tutto e risolvere il caso.»

Io annuisco distratta, ma la mia mente è tutta concentrata sulla notizia che ho avuto di Draco e, devo ammetterlo, venire a conoscenza di un successo ottenuto da mio marito di cui non sapevo nulla mi fa sentire definitivamente esclusa dalla sua vita. E la cosa fa male, fa dannatamente male.

«Io vado», dice Harry alzandosi all’improvviso, distogliendomi dai mei pensieri. «Fammi sapere cosa decidi per la Vigilia. Sappi che non mi offendo se non verrai, ma solo se verrò a sapere che la tua assenza sarà dipesa da quello che sappiamo…»

«Harry, io…»

«Ricordati quello che Silente continuava a ripetere: l’amore è la più potente delle magie!»

E con queste parole se ne va, senza aspettare una mia risposta.

 

La giornata lavorativa è quasi terminata, per fortuna. Per la prima volta nella mia vita, non ho combinato nulla. Il mio pensiero è sempre lì, a quella notizia ricevuta riguardante Draco e di cui io ero stata esclusa.

Perché non mi ha detto nulla? Mi ha forse già dimenticata? Oppure… aveva festeggiato la sua vittoria con qualcun’altra che ha preso il posto al suo fianco che solo sei mesi prima era mio di diritto?

Una morsa di gelosia inizia a pervadermi tutto il corpo.

La porta che si apre all’improvviso, distogliendomi da questi pensieri che non fanno altro che farmi male.

Alzo gli occhi e mi trovo davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere, soprattutto nel mio ufficio.

«Lucius!», esclamo sorpresa.

«Tranquilla, non ti ruberò molto tempo», dice lui, entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle. «Sono venuto solo per informarti che la cena della Vigilia inizierà alle 20.00. Non occorre vestirsi in modo formale, perché quest’anno saremo soltanto noi della famiglia.»

«Prego?», chiedo, sbattendo le palpebre in un modo che, me ne rendo conto, mi fa sembrare una stupida. Ma la sorpresa per quell’invito del tutto inaspettato è stata davvero tanta.

«Hai capito benissimo. Non fingere di essere ciò che non sei. E, sia chiaro, il mio non era un invito…», dice, voltandosi per uscire dalla stanza.

«Cosa sai della medaglia al valore che hanno consegnato a Draco per ringraziarlo di un aiuto prestato al Mondo Magico?», chiedo di getto, di puro istinto, quasi senza rendermene conto.

«Vieni alla cena della Vigilia e lo saprai», mi risponde lui con il ghigno tipico di tutti i Malfoy.

Serpi fino al midollo.

«Puoi consegnare questa a Draco? È la lettera che Eltanin ha scritto a Babbo Natale. Penso… che lui vorrebbe conoscere i desideri di nostra figlia…», gli chiedo, non compendo nemmeno io il motivo di questo mio gesto.

Meglio non indagare troppo.

Lucius annuisce e prende il foglio dalle mie mani.

«Alle 20.00, mi raccomando, puntuale!», e, voltandosi, esce dal mio ufficio, lasciandomi completamente esterrefatta per questa visita.

 

É la Vigilia di Natale e mi trovo con mia figlia davanti al cancello d’ingresso di Malfoy Manor.

Sono agitata e il cuore mi batte a mille al pensiero di rivedere di lì a poco Draco e di cenare con lui e la sua famiglia.

Non riesco a capire il motivo di questo invito.

E se, per caso, ci fosse la nuova compagna di Draco? Se tutta questa messinscena sia atta a umiliarmi per aver osato lasciare un Malfoy?

Il cuore trema al centro del mio petto al solo pensiero che ciò possa avvenire.

Narcissa non lo avrebbe mai permesso”, mi dico, cercando di tranquillizzarmi.

«Mamma, entriamo? Non vedo l’ora di abbracciare papà e i nonni!», mi incita mia figlia, distogliendomi dai miei pensieri.

La osservo per un attimo: nonostante le abbia riferito che non fosse una cena formale, lei ha insistito per vestirsi ugualmente in modo appropriato, come lo ha definito lei: sotto il cappottino di lana color argento, in perfetto stile Serpeverde, ovviamente regalo di Draco, indossa un abito in velluto color blu elettrico con la gonna a ruota che si intravede dall’orlo del cappotto; ai piedi indossa delle scarpette di vernice di una tonalità più scura rispetto a quella dell’abito. Con i suoi morbidi riccioli biondi e gli occhi grigi sembra davvero una bambola.

Una piccola lady, come l’aveva definita una volta Narcissa.

Nonostante le mie proteste, Eltanin aveva insistito affinché anch’io mi vestissi in modo elegante, perciò, sotto il mio cappotto color panna, indossavo un abito nero con le maniche di pizzo, la scollatura a cuore e la gonna che scendeva a sirena: era stato un regalo di Draco per il nostro ultimo anniversario e speravo caldamente che lui non se lo ricordasse. Era stata Eltanin a scegliere quel vestito da indossare per la cena di stasera e non c’era stato verso di farle cambiare idea.

Nel frattempo un elfo domestico era venuto ad accoglierci. Riconobbi immediatamente Mickey, il mio preferito, rivolgendogli un sorriso smagliante.

Il nome gli era stato dato da Eltanin nel periodo che aveva la fissa per Mickey Mouse; nessuno si ricordava più il nome che l’elfo aveva precedentemente.

«Benvenute, signora e signorina. Mickey è molto felice di rivedervi.»

«Il piacere è tutto nostro, Mickey», gli risposi, schioccandogli un bacio sulla testa, facendolo imbarazzare immediatamente.

«Smettila di confondere i miei elfi domestici, Granger!», mi apostrofa una voce che io riconoscerei tra mille.

«Papà!», esclama Eltanin, correndo felice ad abbracciarlo.

Draco si abbassa all’altezza della bambina, appena in tempo per essere travolto da lei.

«Piano, Stellina! Altrimenti mi fai cadere!», le dice con una risata trattenuta nella voce.

È felice di avere la sua bambina lì con lui e, per una volta, non si vergogna di esternare le sue emozioni.

Sento un po’ di stupida gelosia per questa scena: con me non è mai stato così spontaneo alla presenza di terze persone.

Approfitto del fatto che tutta l’attenzione di lui è concentrata su Eltanin per osservarlo: un ciuffo di capelli gli è sceso davanti, nascondendo alla mia vista gli occhi su cui mi ero incantata più volte in passato; le sue belle labbra sono incurvate in un sorriso che non ha niente a che vedere con il solito ghigno derisorio; indossa un paio di pantaloni neri dal taglio elegante, una camicia bianca con i primi due bottoni slacciati e la cravatta verde e argento allentata.

Dovevo immaginare che i Malfoy avevano una concezione di cena informale diversa rispetto a quella di noi comuni mortali.

Mentalmente ringrazio mia figlia che ha insistito per vestirci eleganti: anche in questa occasione ha rivelato di essere una vera Malfoy.

Draco dà un ultimo bacio sulla testa di nostra figlia e si rimette in piedi, concentrando ora la sua attenzione su di me.

«Ciao, Hermione», mi dice serio.

Vedo una strana luce nei suoi occhi, ma che non riesco a interpretare.

«Ciao, Draco», gli rispondo, mentre ho l’impressione che il cuore prima o poi sarebbe uscito dal mio petto, da quanto batteva forte.

«Stellina, perché non vai a salutare i nonni? Sono in sala da pranzo e non vedono l’ora di abbracciarti», dice, tornando a prestare attenzione su nostra figlia.

Io rimango intimamente un po’ delusa: non conto davvero più niente per lui?

Una vocina interna mi dice che sono stata io a volerlo, ma la metto subito a tacere, non volendo ammettere la verità.

Eltanin annuisce e, proprio come una piccola lady, si avvia dentro casa con testa alta e schiena dritta.

Draco la segue con lo sguardo con un sorriso dipinto sulle labbra. Solo quando la bambina è definitivamente sparita all’interno della casa si volta nuovamente verso di me.

«Hai deciso di entrare, oppure vuoi rimanere a fare compagnia alle statue del parco?», chiede in tono derisorio.

“Simpatico come le Cruciatus di sua zia Bellatrix”, borbotto, avviandomi lentamente verso di lui.

«Hai detto qualcosa?», mi domanda, sollevando le sopracciglia perplesso.

«Ho detto che sto arrivando!», rispondo secca, mentre il cuore batte sempre più forte a ogni mio passo.

Stando ben attenta a stargli il più lontana possibile, entro finalmente in casa, seguita dalla sua risatina; a quanto pare, si è accorto di tutte le mie manovre per non sfiorarlo nemmeno di striscio.

«Cosa c’è, Granger? Hai paura che baci anche te? Eppure, se non ricordo male, tempo fa non disprezzavi il fatto che lo facessi!?», mi dice impietoso.

Faccio finta di non sentirlo e proseguo nel mio percorso. I miei sensi all’erta captano i passi di lui che mi seguono, ma non mi volto a guardarlo.

Una volta all’interno sono costretta a togliermi il cappotto davanti a lui, rivelando così il mio abito.

«Interessante il vestito che indossi», dice subito lui.

Lo ha riconosciuto, e non poteva essere altrimenti.

«Mi ha costretta Eltanin a metterlo», rispondo pronta lui.

«Ma davvero!?», è la sua replica, e dall’espressione che ha dipinta sul viso, capisco che non mi crede per niente.

Stupido ed egocentrico figlio di papà! Crede che tutto il mondo ruoti intorno a lui!

«Hermione cara! È un piacere averti stasera qui con noi!»

La voce di Narcissa interrompe la mia replica.

«Cissy!», le rispondo con un caldo sorriso.

Adoro la madre del mio ex, e questo non è un mistero per nessuno. Quando i Malfoy lasciarono le schiere di Voldemort e si unirono all’Ordine della Fenice, scoprii in lei una donna intelligente, con la quale instaurare discussioni culturalmente stimolanti. Era decisamente molto diversa dalla donna fredda che mi era parsa anni prima nel negozio di Madama McClan. Quando poi i miei genitori morirono in un incidente stradale, lei mi prese sotto la sua ala protettrice, prendendo in qualche modo il posto della madre che non avevo più.

«Sono offesa con te! Non sei più venuta a trovarmi!», mi riproverò, facendomi vergognare.

È vero: dopo aver lasciato Draco, avevo deciso di rompere i ponti con tutti i Malfoy, anche con lei, perché mi faceva troppo soffrire.

«Poco male, tesoro. Stasera recupereremo il tempo perduto! In questi ultimi mesi ho scoperto dei libri babbani davvero interessanti e vorrei discuterne con te», mi dice, prendendomi sottobraccio e conducendomi verso la sala da pranzo.

«Ma certo! Ne sono felice! Mi sono mancate le nostre discussioni letterarie!», esclamo, sentendomi finalmente a mio agio.

Dietro di noi Draco borbotta qualcosa, ma non riesco a capire cosa.

Una volta entrata nella stanza, vedo mia figlia seduta sulle ginocchia di Lucius, mentre gli racconta chissà cosa; l’uomo sorride, accarezzandole nel frattempo i riccioli che le cadono lungo la schiena.

Eltanin ha compiuto anche questo miracolo: ha trasformato il gelido e crudele Lucius Abraxas Malfoy nel più dolce dei nonni.

«Direi che possiamo metterci a tavola», disse Narcissa, attirando l’attenzione del marito.

Lucius mi guarda e mi indirizza un ghigno che solo io posso ben interpretare.

All’invito della moglie si alza dalla poltrona su cui è seduto, continuando però a tenere in braccio Eltanin, e con passo sicuro si dirige verso la tavola addobbata con decorazioni natalizie.

 

La cena prosegue molto tranquillamente, con Eltanin che tiene viva l’attenzione di tutti.

È felice mia figlia e io non posso che esserlo per lei. Io, invece, sono molto agitata e mentalmente sto maledicendo la mia adorata ex suocera che ha disposto i posti a sedere in modo che io sia seduta proprio di fronte a Draco. Molto probabilmente lo ha fatto per facilitare la conversazione tra noi due, ma il suo intento è rimasto deluso, perché fino ad ora ci siamo rivolti sì e no due parole, e tutte come unico argomento Eltanin.

All’improvviso guardo l’orologio e noto che si sono già fatte le 22.30, É già passata da parecchio l’ora in cui Eltanin è solita andare a dormire.

«Tesoro, saluta papà e i nonni che noi andiamo. Si è fatto tardi, e se non vai a dormire Babbo Natale non si ferma per lasciarti i doni, lo sai!», le dico, cercando di convincerla.

Il gelo accoglie le mie parole.

«Perché non rimanete qui a dormire?», interviene Narcissa.

«Non penso che sia il caso…», rispondo, osservando lo sguardo di mia figlia farsi speranzosa alle parole della nonna e immediatamente triste a causa delle mie.

Una morsa mi stringe improvvisamente il cuore al pensiero di stare dandole un dispiacere.

«Lo hai detto tu: è tardi. E poi, non so se te ne sei accorta, ma mentre cenavamo ha iniziato a nevicare e, come ben sai, la magia del Manor consente la smaterializzazione solo all’interno della dimora, non verso l’esterno, anche se si tratta dei componenti della famiglia. Sinceramente non me la sento di farvi uscire con questo tempaccio. Il posto ce n’è in abbondanza, perché non approfittarne?»

A volte dimentico che anche Narcissa è una vera Serpe.

Mi sento con le spalle al muro: sono una contro quattro, in netto svantaggio.

Tutti mi guardano, aspettandosi sicuramente un altro rifiuto da parte mia, ma non posso fare questo a mia figlia. È chiaro che il suo desiderio è quello di rimanere qui.

«E va bene… se non creiamo disturbo, rimaniamo», dico rassegnata.

Con la coda dell’occhio vedo l’espressione di Draco: molto probabilmente non si aspettava una mia resa così velocemente.

«Grazie, mamma! Sei la mamma migliore del mondo!», grida mia figlia, correndo ad abbracciarmi.

La sua espressione cambia, però, immediatamente.

«Ma come farà a trovarmi Babbo Natale? E se venisse a casa nostra e, non trovandomi, non mi lasciasse nessun dono?», chiede, chiaramente spaventata.

Gli sguardi di tutti sono rivolti a me.

«Non ti preoccupare: dimentichi che siamo dei maghi! Io e papà manderemo i nostri Patronus per avvertirlo e i regali te li porterà qua invece che a casa!»

Sento chiaramente il sospiro sollevato di Draco alle mie parole.

«Tesoro, cosa ne dici se vieni con me nella tua cameretta?», la invita Narcissa, allungandole una mano in chiaro invito ad afferrarla.

Eltanin non se lo fa ripetere due volte.

«Vieni anche tu con noi, nonno Ius?», chiede, rivolta a Lucius.

«Certamente!», le risponde, lanciando uno sguardo a me e a Draco prima di uscire dalla stanza.

Io e Draco siamo rimasti da soli.

Solo in questo momento me ne rendo conto. Evidentemente lo scopo dei miei ex suoceri era proprio questo. Soltanto ora mi rendo conto che l’invito per stasera, i posti a sedere durante la cena, e ora questo, sono tutti tentativi per permetterci di parlare e chiarire.

 

Condividono la mia tristezza per questa situazione.

 

Le parole scritte da mia figlia mi vengono in mente, facendomi capire che entrambi i genitori di Draco ormai mi abbiamo ormai accettata e accolta nella loro famiglia. Anche Lucius, il quale all’inizio aveva ostacolato la nostra relazione. Infondo era stato lui che si era mosso a invitarmi per questa sera…

Il silenzio tra me e Draco inizia a diventare opprimente, ma apparentemente sembra che nessuno dei due voglia fare il primo passo per rompere il ghiaccio.

Inaspettatamente è lui a parlare per primo.

«Ho letto la letterina di Eltanin che hai consegnato l’altro giorno a mio padre. Ho pensato che molto probabilmente la Puffola Pigmea gliel’avresti regalata tu, quindi ho optato per un altro regalo.»

Nient’altro esce dalle sue labbra; nulla in merito alla richiesta principale di nostra figlia contenuta nella lettera, e un po’ ne sono dispiaciuta, ma non posso aspettarmi niente di diverso da lui. Infondo sono io che ho deciso di andarmene e sempre a me spetta il primo passo per la riappacificazione.

Ma è quello che desidero? Voglio fare pace con Draco?

La risposta è immediata: sì!

Non ho mai smesso di amarlo, è inutile e stupido negarlo, e mi è mancato tantissimo in questi mesi: ho voglia di abbracciarlo, baciarlo e fare l’amore con lui!

La mia decisione è presa; ora devo solo accantonare il mio orgoglio e fare il primo passo.

«Harry mi ha raccontato della tua medaglia al valore e cosa hai fatto per guadagnarla. Te l’hanno consegnata quella sera, vero? Era per questo che avevi insistito tanto affinché io partecipassi con te a quella stupida festa?», gli chiedo.

Il sasso è stato tirato. Ora spetta a lui decidere se raccoglierlo o lasciarlo perdere.

Draco mi fissa a lungo senza parlare, tanto che inizio a sospettare che la sua scelta sarà la seconda.

E questa idea mi uccide dentro.

«Volevo che tu fossi orgogliosa di me», dice infine e il mio cuore sembra volare da quanto sono felice.

Perché ormai è chiaro che la scelta di Draco non è quella che temevo.

«Perché non mi hai detto nulla?», gli domando. E la mia richiesta non è un’accusa nei suoi confronti, ma un semplice bisogno di risolvere un dubbio che era cresciuto dentro di me da quando Harry mi aveva dato quella notizia.

Draco sospira, passandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli e rendendolo – se possibile – ancora più bello.

«La missione doveva essere segreta. Mi avevano fatto giurare che non ne avrei parlato con nessuno, nemmeno con te e, per rendere tutto più sicuro, mi avevano legato con un Patto Infrangibile. Quando poi la missione è terminata con vittoria da parte degli Auror, il patto di segretezza è stato sciolto, ma non ho voluto comunque parlartene perché mi avevano detto del premio che avrei ricevuto e desideravo vedere la tua espressione orgogliosa di me quando avrebbero fatto il mio nome e spiegato il motivo della mia premiazione. È stato triste prendere in mano quel premio e sapere che nessuno era lì a festeggiare con me quel piccolo successo.»

Sento le lacrime inumidire i miei occhi.

Sono pentita per tutto quanto: ho fatto uno sbaglio e ho detto parole che non pensavo realmente.

Ho ancora l’occasione per rimediare? Possiamo tornare come eravamo prima?

L’unico modo per scoprirlo è rivelarmi a lui, mettergli il mio cuore in mano e aspettare la sua decisione: condanna o redenzione che sia.

«Io… mi dispiace per quello che è successo. Non so come scusarmi con te. Tutto quello che ho detto in quella occasione, non la pensavo realmente. Erano bastati cinque minuti fuori dai cancelli del Manor per voler tornare indietro e usare una giratempo per non fare accadere quel litigio, ma il mio stupido orgoglio mi ha impedito di ritornare sui miei passi con il capo coperto di cenere. Io… ti amo, non ho mai smesso di farlo…»

Non riesco a finire la mia frase perché le mie labbra vengono chiuse dalle sue, mentre le sue forti braccia mi cingono stretta, togliendomi quasi il respiro.

Immediatamente mi abbandono contro di lui, cingendogli il collo e tirandolo ancora di più contro di me.

Il nostro bacio diventa sempre più appassionato, le nostre lingue iniziano a giocare a rincorrersi.

Draco mette fine al nostro bacio dopo un’eternità: ha il fiato corto e le guance sono diventate rosee. Ciò non può che rendermi felice, perché è segno che anche lui è rimasto stravolto dal nostro contatto.

«Anch’io devo chiederti scusa», dice a fatica a causa dell’affanno. «Non avrei dovuto chiamarti Sanguesporco. So quanto odi quell’appellativo. E non è vero che tu devi stare ai miei piedi, ma anzi è il contrario: sono io che dovrei baciare il terreno su cui cammini…»

Non lo faccio finire di parlare, chiudendogli le labbra con un altro bacio infuocato, al quale lui risponde immediatamente.

«Basta parlare del passato. Abbiamo sbagliato entrambi, ma l’importante è che adesso siamo qui e che entrambi abbiamo la ferma intenzione di non commettere gli errori commessi», gli dico a fior di labbra.

«Ci puoi giurare», replica lui, riprendendo possesso delle mie labbra e io annullo ogni percezione con il presente, concentrandomi solo ed esclusivamente su di lui. «Domani stesso contatterò i miei legali per annullare l’udienza del 9 gennaio. E me ne infischio che è Natale! Tanto loro sono già avvertiti che avrei cercati di fare il tutto per evitare la separazione!»

Lo guardo stupita per quelle parole, ma vengo subito distratta perché Draco si china su di me e mi prende in braccio, smaterializzando entrambi in quella che è sempre stata la nostra camera da letto, e che lui non ha mai abbandonato, considerando i suoi vari oggetti presenti nella stanza.

Lui mi gira intorno e inizia ad aprire la zip che chiude sul retro il mio abito, baciando man mano la pelle che pian piano scopre al suo passaggio.

In pochi minuti vengo spogliata del vestito. Non indosso il reggiseno e rimango davanti al lui in slip, autoreggenti e scarpe con il tacco a spillo.

Draco si fionda immediatamente sui miei seni, baciandoli, accarezzandoli, quasi venerandoli, mentre io sono impegnata a togliergli la cravatta e slacciargli la camicia, venendo così finalmente a contatto con i muscoli dei suoi pettorali, non troppo sviluppati, ma comunque ben definiti.

Quella che segue è una notte magica per noi: ci amiamo dopo tanto tempo ed è tutto perfetto.

Le sue mani sul mio corpo, i suoi baci al limite della decenza, e quando finalmente entra in me raggiungo di colpo il Paradiso.

«Ti amo, Hermione», mi dice abbracciandomi stretta.

Io sorrido felice a questa sua dichiarazione, mentre entrambi cadiamo nelle braccia di Morfeo!

 

«Mamma! Papà! Nonni! Venite! Babbo Natale è arrivato!»

La voce di mia figlia mi sveglia dal sogno bellissimo che stavo facendo: io e Draco ci eravamo chiariti ed eravamo tornati insieme.

La sensazione di due braccia che mi stringono i fianchi di desta totalmente. Spalanco gli occhi e l’immagine che mi appare davanti è talmente bella che in questo momento vorrei tanto avere a portata di mano una macchina fotografica per poterla ritrarre e vederla tutte le volte che lo desidero: Draco dorme ancora, un ciuffo dei suoi capelli biondissimi gli copre l’occhio sinistro, le sue labbra sono piegate all’insù in un’espressione di pura beatitudine.

Un altro urlo da parte di mia figlia mi costringe a uscire da questo stato di grazia per andare da lei.

Faccio per alzarmi dal letto e indossare qualcosa, visto che al momento sono completamente nuda, ma vengo trattenuta sul posto.

«Dove credi di andare?», mi domanda Draco ancora con gli occhi chiusi.

«Da tua figlia. Se continua a gridare in questo modo, c’è il rischio che tiri giù l’intero Manor fino alle fondamenta!», scherzo.

Draco sorride e apre gli occhi, permettendomi finalmente di ammirare le sue iridi d’argento.

«Sicuramente la voce l’ha presa da te: ad Hogwarts capivo che tu eri nelle vicinanze anche se non ti vedevo!»

«Stupido!», ribatto, cercando nuovamente di alzarmi dal letto, senza successo.

«Non amo ripetermi, Granger: dove stai andando?»

«Da nostra figlia!», gli ribatto, sbuffando.

«Non ci siamo, signora Malfoy! Così non va bene! Sai quanto adori Eltanin, ma nemmeno a lei permetto di privarmi del bacio del buongiorno di mia moglie!»

Io rido e, prendendogli il viso tra le mani, gli chiudo le labbra con le mie.

Il bacio diventa subito molto passionale e, senza rendermene conto, mi ritrovo supina con lui sopra e la sua eccitazione che inizia a premere contro di me.

«Allora, vi muovete a scendere? Guardate che se entro cinque minuti non siete qui vengo io a prendervi!», urla dal soggiorno nostra figlia.

Il grido ha il potere di farci sussultare: ci manca solo che viene qui e ci trova in atteggiamenti equivoci!

«Credo che tu abbia ragione: meglio raggiungerla, altrimenti verrà qui!», dice Draco sospirando, dando voce ai miei pensieri.

«Comunque, fattelo dire: in questo ha preso proprio da te! Prepotente proprio come il padre!», esclamo, mettendomi a sedere e afferrando la mia biancheria intima che la sera precedente era stata buttata sul pavimento.

«È una Malfoy!», replica Draco, lanciandomi un sorriso sornione, per nulla offeso dalla mia battuta.

Nel frattempo sentiamo i passi di Lucius e Narcissa scendere le scale per dirigersi nel soggiorno.

«Mettiamo subito in chiaro un paio di punti, signorina: la prossima volta che ti metti a urlare come una ragazzetta qualunque, nessuno mi vieterà di arrossare il tuo regale didietro, siamo intesi?»

Evidentemente le urla di nostra figlia ha svegliato anche loro, irritando talmente tanto Lucius da fargli dismettere per un attimo i panni del nonno amorevole che Eltanin conosce, diventando il vecchio Lucius Malfoy, Mangiamorte.

«Sì, nonno. Scusa, non lo farò più», sentiamo la voce flebile della bambina rispondergli.

Io e Draco ci guardiamo e istantaneamente scoppiamo a ridere.

Quanto mi è mancata questa complicità tra noi!

In un lampo ci vestiamo – io con gli abiti della sera prima, visto che non avevo in previsione di fermarmi, quindi non ho portato un cambio di abiti – avviandoci verso la porta per uscire.

Ho già la mano sulla maniglia, quando mi sento afferrare per la vita, vengo voltata verso mio marito e travolta da un bacio passionale.

«Ti amo», mi dice Draco, quando ci separiamo per mancanza di ossigeno.

«Anch’io, Draco. Ti amo tantissimo e mi sei mancato ancora di più», gli rispondo, coinvolgendolo in un altro bacio che ha il potere di estraniarci dal mondo che ci circonda.

Quando ci separiamo, mi volto per uscire dalla stanza, ma vengo ancora fermata da lui.

«Aspetta!», esclama, facendomi voltare ancora. «Ieri non abbiamo avuto modo di parlarne, ma… cosa farai adesso? Continuerai a stare nella Londra babbana, oppure… tornerai a vivere qui?», chiede, e leggo un lampo di preoccupazione passargli negli occhi.

Ma ieri sera ho fatto un giuramento a me stessa: mai più compirò gesti atti a rovinare il mio rapporto con lui.

«Io avevo pensato di andare nella Londra babbana, sì, ma solo per preparare i bagagli miei e di Eltanin. Puoi accompagnarci e aiutarmi, così faremo più in fretta…sempre se vuoi, ovvio…»

«Lascia stare i bagagli. Possiamo mandare gli elfi del Manor e porteranno tutto qui!», mi risponde con impeto, ma l’occhiataccia che gli indirizzo lo fa tornare sui suoi passi. «Va bene, ho capito: niente elfi! Era solo un’idea. Comunque scordati che ti lascio andare da sola: una volta lì, potresti cambiare idea. No, non ti lascio più fare di testa tua: dimmi l’ora in cui vuoi partire, e io sarò lì con te!»

Mi scappa una risatina per la sua preoccupazione che lo lasci ancora, ma non è una risata di scherno, bensì di felicità: Draco mi ama e ha paura di perdermi. Pardon, perderci!

«Ti amo e non ti lascerò più!», gli rispondo, buttandogli le braccia al collo.

Un altro bacio copre le mie labbra, ma questa volta non gli permetto di approfondire.

Noto subito la sua espressione contrariata quando mi separo da lui.

«Non ti preoccupare, avremo tanti momenti come questo da ora in avanti, te lo prometto. Ma ora pensiamo ad andare a proteggere nostra figlia dall’orco cattivo», dico, strizzandogli l’occhio, riferendomi allo scatto d’ira di suo padre di poco fa.

«Va bene, se è per la mia Stellina, non posso oppormi. Ma guarda che mi appunto la tua promessa e non scapperai tanto facilmente!»

«Sono disposta anche a stipulare un Patto Infrangibile, stai tranquillo!»

«Non sfidare troppo la sorte, moglie: potrei prenderti in parola!», scherza lui, per poi aprire la porta e farsi da parte per lasciarmi passare per prima.

 

La scena a cui assistiamo non appena raggiungiamo gli altri ha dell’incredibile: l’algido Lucius Malfoy è seduto sul tappeto, a gambe incrociate, con una Puffola Pigmea in mano, intento a cercare di farla cantare, come richiesto da Eltanin, vestita ancora con l’abito di ieri sera. Narcissa, lì accanto, è visibilmente divertita.

«Non ridere troppo, Draco. Il prossimo potresti essere tu!», dice mio suocero, notando l’espressione ilare del figlio.

Poi nota un qualcosa che prima gli era sfuggito: il braccio di Draco che cinge dolcemente i miei fianchi e la vicinanza dei nostri corpi che non lascia molto adito all’immaginazione.

Un ghigno compare subito sul suo volto.

«A quanto pare qualcuno si è divertito parecchio stanotte! Ecco perché avete tardato a scendere stamattina!», esclama in tono provocatorio.

«Oh, non puoi immaginare quanto, padre!», gli risponde mio marito.

Io mi sento immediatamente andare a fuoco per l’imbarazzo e gli tiro una gomitata nelle costole.

«Ahia! Cerca di stare calma, moglie, altrimenti di questo passo non avrai più nemmeno un pezzo di me!», mi dice all’orecchio, stringendomi ancora di più contro di lui, facendomi correre dei brividi lungo la schiena.

Nel sentire le parole del nonno, nostra figlia si volta verso di noi e – a differenza degli altri – nota subito la nostra vicinanza.

«Lo sapevo, lo sapevo che Babbo Natale mi avrebbe ascoltata!», urla, correndo ad abbracciarci entrambi. «Mamma, torneremo a vivere qui al Manor

«Sì, tesoro: oggi pomeriggio papà ci accompagnerà a preparare i bagagli e da stasera torneremo a vivere qui!»

«Che bello! Che bello! Che bello!», inizia a saltellare felice.

«Eltanin, lo sai che Mickey ha preparato i muffin al cioccolato stamattina? Li ha cucinati apposta per te, perché sa che ti piacciono tanto. Che ne dici se andiamo a mangiarli?», le dice Narcissa, tentando di calmarla.

«E cosa stiamo aspettando? Andiamo a mangiare!», le risponde mia figlia, con ben poca cura delle buone maniere!

«Eltanin! Ti sembra il modo?», la rimprovero.

«Scusami, mamma, ma io ho fame!», mi risponde lei con espressione contrita.

«Non ti preoccupare, Hermione cara: per una volta possiamo anche fare uno strappo alla forma. D’altronde, oggi è Natale e bisogna festeggiare un evento importante!», la difende mia suocera, facendo chiaro riferimento alla evidente riappacificazione tra me e Draco.

Io mi limito ad annuire con la testa e mi appresto a seguire gli altri per fare colazione.

Draco cammina accanto a me, tenendomi ancora il braccio intorno alla vita.

«Sai, Hermione: questo è uno dei Natali più belli della mia vita, secondo soltanto al nostro primo Natale da sposati. E per entrambi devo ringraziare te, amore mio», mi dice all’improvviso Draco, quasi in un sussurro, dandomi subito dopo un bacio lieve sulle labbra.

Ricordo benissimo il giorno da lui citato: in quell’occasione gli avevo annunciato che a breve sarebbe diventato padre.

E in un attimo comprendo che per me, invece, ogni attimo passato con lui è stato speciale, perché lui è il mio tutto. E da quando è nata Eltanin i giorni sono diventati ancora più belli, facendomi sentire completa e realizzata.

«Ogni attimo, ogni ora, minuto o secondo passato con te è custodito nel mio cuore. Ti amo, Draco, ho sbagliato e ho pagato il mio errore con il momentaneo distacco da te. Sono stata male in questo periodo, era come se mi avessero staccato una parte di me stessa. Se non ci fosse stata Eltanin, molto probabilmente non avrei retto. Ti amo», è la mia risposta.

Lui rafforza la presa su di me, facendomi capire che per lui è lo stesso.

L’amore è la magia più potente, questo sosteneva un vecchio mago saggio, mentore del mio migliore amico, e io non posso che essere d’accordo: è stato l’amore che proviamo l’uno per l’altra a farci avvicinare anni indietro, ad abbattere i pregiudizi, a creare un frutto che poi è la nostra splendida figlia. E, sempre l’amore, ha permesso che parole crudeli, urlate in un momento di rabbia, scivolassero via come se non fossero mai state pronunciate, facendoci tornare la coppia affiatata che tutti conoscono.

L’amore è la magia più potente e ora io posso testimoniare che niente è più vero.

 

­­­­­­­­­­­­­­­­_________________________

 

Ciao a tutti!

Inizio premettendo che avevo programmato di pubblicare questa storia la Vigilia di Natale, ma vari impegni mi hanno impedito di farlo.

Spero che comunque questa storia vi sia piaciuta. In realtà era stata da me scritta anni fa per un altro fandom: in questi ultimi giorni mi è capitato di rileggerla e ho pensato che sarebbe stata perfetta per la coppia Draco/Hermione, la mia preferita, e così ho deciso di pubblicarla, apportando però alcuni cambiamenti nella trama.

Ora non mi resta che aspettare le vostre opinioni, che spero arrivino numerose!

Vi auguro un Buon Natale (in ritardo) e un felice 2017!

Shelly

   
 
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