Caro Babbo Natale,
mi chiamo Eltanin Hermione Malfoy, ho sei anni e
vivo nella Londra Babbana. Sono figlia di Draco Lucius Malfoy
ed Hermione Jean Granger,
due tra i maghi più abili facenti parte del Mondo Magico inglese.
Ai tempi della scuola mia mamma era stata soprannominata la strega più brillante della sua età e,
insieme ai suoi migliori amici - lo zio Harry e lo zio Ron
- ha sconfitto uno dei maghi più malvagi di tutti i tempi.
Papà, invece, non è stato sempre bravo: insieme ai nonni, si
era schierato dalla parte di questo Mago Oscuro, lottando all’inizio contro
mamma e i suoi amici. Però, alla fine, loro tre hanno capito di sbagliare, quindi
si sono uniti all’Ordine della Fenice, dando un valido aiuto per la sconfitta
di Voldemort (così si chiamava quel Mago Oscuro).
È stato in quell’occasione che mamma e papà si sono
innamorati e, dopo alcuni anni, sono nata io.
Ti chiederai perché ti ho parlato dei miei genitori, invece
di elencarti i regali che vorrei ricevere a Natale.
Te lo spiego subito.
Quest’anno ho superato me stessa e sono stata
particolarmente brava: sono riuscita a domare la magia involontaria che fa
tanto preoccupare mamma e a scuola ho superato tutti i miei compagni, rendendo
particolarmente orgoglioso papà, quindi penso di meritarmi un regalo speciale.
Ti ho parlato dei miei genitori perché il mio desiderio di
Natale riguarda proprio loro due: vorrei tanto che per Natale mamma perdoni
papà, in modo che noi due possiamo tornare a vivere con lui al Manor.
Non conosco con precisione il motivo, ma mesi fa hanno avuto
un brutto litigio e da allora io e mamma non abitiamo più con papà.
Papà mi manca tantissimo.
È vero, lo vedo tutti i giorni come quando abitavamo insieme,
ma non è come averlo a casa qui con me. No, non è proprio la stessa cosa!
E poi, da quando io e mamma siamo andate via dal Manor, lei è molto triste: apparentemente è sempre la
stessa, ma io l’ho sentita piangere più di una volta, quando pensava che non la
sentissi!
Ti prego, Babbo Natale: soddisfa questo mio desiderio! Ti
prometto che per me non chiederò più nulla, ma fai tornare me e mamma a casa
con papà!
Se proprio proprio non puoi
esaudire questo mio desiderio, per Natale mi piacerebbe ricevere in dono una Puffola Pigmea come quella della zia Ginny,
moglie dello zio Harry. La zia Luna, moglie dello zio Ron,
una volta mi ha detto che cantano a Natale e, anche se non ho mai sentito
Arnold (quella della zia Ginny) cantare, mi
piacerebbe averla comunque.
Ti aspetto la notte di Natale: non mancare, mi raccomando!
Cercherò di convincere mamma a lasciarti una fetta della torta al cioccolato
della nonna Molly, invece dei soliti biscotti secchi. Affettuosamente tua.
Eltanin Hermione Malfoy
P.S. La nonna Molly non è veramente mia nonna, bensì la
mamma della zia Ginny e dello zio Ron,
ma io l’ho sempre chiamata così. Se non è chiedere troppo, vorrei che mamma
facesse pace anche con i miei veri nonni, genitori di papà: con loro non ha
litigato, veramente, ma da quando siamo andate via dal Manor,
non li ha più incontrati e, io lo so, condividono la mia tristezza per questa
situazione.
Poso
sulla mia scrivania il foglio che ho tenuto in mano fino adesso, asciugandomi nel
frattempo le lacrime che stanno scendendo lungo il mio viso. Non voglio di
certo farmi vedere in queste condizioni nel caso qualcuno entrasse nel mio
ufficio!
La
verità è che leggere la letterina a Babbo Natale di mia figlia ha risvegliato
in me un dolore che da circa sei mesi cerco faticosamente di soffocare, però
con scarsi risultati.
Con
la mente torno a quel giorno tremendo, il più brutto di tutta la mia vita,
quando quello che avevo costruito negli ultimi dieci anni era andato distrutto in
un battito di ciglia.
Era metà giugno. Io
ed Eltanin stavamo aspettando il ritorno di Draco, mio marito e padre di mia figlia, il quale sarebbe
tornato dal lavoro nel giro di pochi minuti.
Quella era stata per
me una giornata a dir poco massacrante: nonostante fosse ormai praticamente
estate, mia figlia si era presa una brutta tonsillite, con conseguente febbrone
da cavallo, e io ero stata costretta a prendermi un giorno di ferie per poterla
assistere al meglio.
Nonostante in
genere sia una bambina molto dolce e simpatica, quando si ammala Eltanin cambia completamente personalità, diventando
capricciosa ed egoista, assomigliando in modo impressionante a suo padre
durante gli anni in cui frequentavamo Hogwarts.
Già, Draco…
Ai tempi della
scuola chi avrebbe detto che saremmo diventati così intimi tanto da innamorarci
e sposarci nel giro di neanche un anno?
Nel periodo in cui
era stato celebrato il nostro matrimonio c’erano state numerose voci che
proclamavano il legame che era appena nato come un matrimonio riparatore.
Niente poteva
essere più falso.
Al momento delle
nozze io ero ancora pura e innocente e la nostra fretta era stata dipesa
solamente dal fatto che non riuscivamo più a vivere separati e, visto che nel
Mondo Magico la convivenza non è mai stata contemplata, soprattutto se si parla
dell’erede di due delle più antiche famiglie magiche, avevamo deciso di
sposarci.
L’arrivo di Eltanin soltanto dopo due anni dal matrimonio aveva messo finalmente
a tacere tutte le malelingue.
«Papà, papà, sei
tornato!»
La voce di Eltanin mi aveva svegliata dal mio sonno a occhi aperti.
L’avevo vista
correre verso il portone d’ingresso e buttarsi al collo del padre, che letteralmente
adorava. Adorazione completamente ricambiata, tra l’altro.
Un sorriso dolce
mi era subito comparso sul viso alla vista di mio marito e mia figlia
abbracciati.
«Ciao, Stellina!
Allora, ti sei comportata bene oggi, oppure hai fatto arrabbiare la mamma?», le
chiese lui.
Eltanin, che nel frattempo era stata rimessa a terra da Draco, abbassò immediatamente la testa, assumendo
un’espressione che fece subito divertire suo padre. Divertimento che, però, si
poteva intravedere solo dallo scintillio degli occhi. Infatti, se su tanti
aspetti era cambiato, su uno non lo era affatto: nascondeva ancora ogni
emozione dietro un’apparente espressione di gelo.
«Non molto», gli
rispose Eltanin con una vocina flebile.
Draco alzò la testa, rivolgendo la sua attenzione a me,
aggrottando immediatamente la fronte alla vista della tuta da casa che
indossavo e il mollettone che raccoglieva a fatica i miei capelli ribelli.
«Cosa ci fai
ancora combinata in questo modo? Ti sei dimenticata che la festa inizierà alle
20.00?»
Nel sentire quella
domanda, feci un grosso respiro, preparandomi a un probabile bisticcio con lui.
«Avevo pensato che
stasera potevamo saltare la festa, considerando anche lo stato di salute di Eltanin…»
Come da me
previsto, l’espressione di Draco cambiò
immediatamente, diventando talmente gelida da provocarmi dei brividi.
«Stellina, vai a
letto, altrimenti non guarirai più. Tra poco verrò a rimboccarti le coperte,
promesso», disse, rivolto a nostra figlia.
Eltanin capì immediatamente che qualcosa non andava per il
verso giusto e, dopo aver lanciato un’occhiata preoccupata sia a me che a suo
padre, lasciò la stanza senza protestare.
«Mi spieghi cosa è
questa novità?», mi chiese lui in tono brusco, una volta rimasti soli nella
stanza.
Era arrabbiato e ciò
lo avevo messo in preventivo; la mia speranza era che, parlandone, sarebbe
passato a più miti consigli, comprendendo la mia stanchezza dopo una giornata
passata a curare nostra figlia malata.
«Te l’ho detto:
pensavo che per stasera potevamo non andare alla festa. Tanto non sarà molto
diversa da altre organizzate dal Ministero per raccogliere fondi; ci sarà
talmente tanta gente che non si accorgeranno nemmeno della nostra assenza», gli
risposi, sperando che Draco non insistesse più di
tanto.
«È in occasioni
come questa che capisco quanto divario esista tra noi due», fu il commento di
mio marito.
«Cosa intendi
dire?», gli domandai, iniziando a capire che la discussione avrebbe preso una
piega antipatica.
«Alle feste organizzate
dal Ministero partecipa l’élite del Mondo Magico. Soltanto i componenti
dell’aristocrazia magica o le personalità più illustri sono invitati. Non si
può semplicemente disertare una festa al Ministero, ma bisogna dare la disdetta
con largo anticipo, e comunque con una giusta motivazione per la mancata
presenza.»
«E il fatto che
nostra figlia è malata non ti sembra un valido motivo per non andarci?»,
insistetti, decisa a non demordere.
Draco fece un largo sospiro guardando verso il soffitto,
molto probabilmente chiedendosi il motivo per cui dovevo essere sempre così
cocciuta.
«Per noi può anche
esserlo, ma non per il Mondo Magico in generale. A differenza nostra, gli eredi
delle famiglie aristocratiche non vengono educati dai propri genitori, bensì
dalla servitù o dai precettori. Io, per esempio, sono stato cresciuto da un’elfa e, quando sono arrivato all’età scolare, ho avuto
tutta una serie di precettori. Dare come giustificazione il fatto che vogliamo
stare a casa ad accudire nostra figlia, ci renderebbe gli zimbelli del Mondo
Magico, credimi. Magari inizieranno anche a girare voci sul fatto che non
abbiamo abbastanza risorse economiche per istruire adeguatamente Eltanin. E per adeguatamente intendo precettori e quant’altro.»
«Tutto questo è
ridicolo…»
«Hermione, devi metterti in testa che, sposandomi, sei
entrata anche tu di diritto in questo mondo e, volente o nolente, ti devi
adattare ad esso.»
«Non mi adatterò
mai a un Mondo che mi impone di trascurare mia figlia per poter apparire e
farmi ammirare dai più. È stupido e da egocentrici comportarsi in questo modo.»
«Stai forse
dandomi dello stupido
ed egocentrico per caso?», mi domandò lui con apparente calma.
«Sai bene che non
è così, ma il modo di vedere le cose in questo modo lo è e tu non puoi non
darmi ragione!»
«Invece lo faccio,
perché stai sragionando!»
«Sei ridicolo!»,
lo apostrofai, mettendo le mani sui fianchi, lasciandogli intendere quanto fossi
esasperata da questo dibattito.
«Modera i termini,
Sanguesporco!», mi intimò sibilando, afferrandomi
improvvisamente per un braccio. «Tu devi solo ringraziare il fatto che,
sposandomi, il Mondo Magico ti abbia inclusa tra le persone più illustri.
Dovresti baciare il terreno di chi ritieni stupido ed egocentrico, invece di
deriderlo, faresti più bella figura. Avrei dovuto ascoltare chi mi consigliava
di lasciarti perdere, avrei risparmiato certe scene ridicole e infantili.»
Quello che mi
aveva fatto più male in quel momento non era la sua mano che continuava a
stritolare il mio braccio, bensì le sue parole così offensive. Sembrava tornato
indietro di un decennio, ai tempi di Hogwarts, quando
mi definiva feccia.
Ma davvero pensavo
che lui avesse accantonato quei pregiudizi con cui era cresciuto? Chi mi diceva
che, invece, la sua fosse tutta una finzione per veder risollevare il nome
della propria famiglia? Infondo lui era un Serpeverde,
la Casa degli opportunisti per antonomasia.
Con uno strattone
mi liberai della sua stretta e feci un passo indietro, guardandolo con occhi
sgranati: sul volto aveva un’espressione che non mi piaceva per niente,
sembrava un pazzo, un uomo in cui non riconoscevo il mio dolce marito, il padre
amorevole che era sempre stato con Eltanin.
«È così che stanno
le cose, quindi…», dissi, con voce rotta dal pianto. Ma non dovevo piangere,
non davanti a lui, non dopo aver sentito quelle parole crudeli che mi avevano
distrutta in un solo attimo.
«Non correre come
sempre a considerazioni frettolose, io intendevo dire che…»
«Ho capito
perfettamente quello che intendevi dire!
Io non sono al tuo livello giusto? Bene, l’importante è saperlo. Ora so come
comportarmi.»
«Si può sapere
cosa stai dicendo?», chiese lui scocciato.
«Me ne vado. E
porto via Eltanin con me, così non avrai più nessun
intoppo per partecipare alle tue stupide serate di gala!», gli risposi senza
guardarlo negli occhi, già avviata verso le scale, per andare a preparare i
bagagli miei e di mia figlia.
«Non ti sembra di
esagerare?», mi chiese lui con quell’aria di scherno che aveva sempre avuto il
potere di mandarmi in bestia.
«Visto che ritieni
il mio posto essere ai tuoi piedi, tolgo immediatamente il disturbo. Non sono
capace di strisciare, mi dispiace: quello lo lascio fare a voi Serpi, di questo
siete voi i veri maestri!», gli risposi, sempre più arrabbiata.
«Non puoi vietarmi
di vedere Eltanin…», replicò lui, forse rendendosi
finalmente conto che non stavo bluffando.
«Non ti impedirò
di vederla, infatti, se è questo che temi. Potrai frequentare nostra figlia
tutte le volte che vorrai, ma con me da ora in poi hai chiuso!», risposi dura,
per poi voltarmi e salire finalmente le scale, entrando in quella che in tutti
quegli anni era stata la nostra camera da letto, sbattendomi la porta dietro le
spalle, infischiandomi per una volta delle buone maniere, sfogando in quel modo
tutta l’ira che sentivo crescermi dentro.
Mi fiondai
immediatamente verso il mio armadio e, estraendo una valigia, iniziai a
infilarci dentro i miei vestiti, senza prestare troppa attenzione all’ordine
con cui compivo il gesto.
Io, che non
muovevo un passo senza prima aver programmato tutto dalla a alla z, mi stavo comportando in modo del tutto istintivo.
Ero talmente
concentrata su quello che stavo facendo da non accorgermi che la porta della
stanza si era aperta all’improvviso.
«Hai così fretta
di lasciare questa casa da non fare una delle tue solite liste dei pro e dei contro?», chiese una voce ironica alle mie spalle.
Mi fermai di
colpo, una maglia stretta nelle mani, lanciando uno sguardo di fuoco a Draco.
«Fossi in te, non aprirei
più bocca. Hai parlato fin troppo oggi», gli ribattei con astio, riprendendo da
dove mi ero interrotta.
«Mi sembra che tu
stia esagerando, come tuo solito. Ho sbagliato, ok? Ora rimetti tutti i tuoi
oggetti a posto e andiamo alla festa al Ministero. Farò finta che non sia
successo niente», disse lui, avvicinandosi nel frattempo a me.
Non so se fu il
tono accondiscendente da lui utilizzato, oppure le sue parole, fatto sta che
scoppiai definitivamente e inesorabilmente.
«Tu non hai ancora
capito che non sto scherzando: me ne vado. Non ho assolutamente più voglia di
combattere contro i mulini a vento.»
«Mulini a vento?
Cosa centrano adesso?», domandò lui, evidentemente non capendo l’analogia della
mia frase.
«Sei soltanto un
bambino viziato, Malfoy. Arrogante, indisponente e
senza spina dorsale. Non so come ho potuto resistere con te tutto questo tempo.
Anzi, non so proprio come ho fatto a sposarti! L’unica cosa bella che ho avuto
da te è stata Eltanin, e infatti sono ben decisa a
portarmela con me, prima che tu o i tuoi genitori lo contaminiate con le vostre
idee ipocrite!»
Ero ormai partita
in quarta e niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarmi.
Mi pentii l’istante
dopo delle parole cattive che dissi, che in fondo non pensavo del tutto, ma il
mio orgoglio mi impedì di scusarmi, rimediando almeno in parte a quello che
esse portarono.
«Va bene, se
questo è il tuo pensiero non ti tratterrò oltre. Però, fossi in te, mi farei un
bell’esame di coscienza prima di accusare qualcuno ingiustamente. Vedi mai che
l’ipocrita non sia l’accusato, bensì l’accusatore», disse, lanciandomi
un’occhiata così raggelante che mi fece tremare internamente. «Prenderò
contatti con i miei legali per concordare l’affidamento di Eltanin.»
«Draco, aspetta…»
«Ci si sente, Granger», e, con un gesto della mano svogliato che voleva
essere un saluto, uscì dalla stanza senza voltarsi nemmeno una volta,
lasciandomi dentro un vuoto talmente profondo che, ancora adesso, non si è
colmato.
La parte più
difficile di tutta questa storia fu spiegare la mattina seguente a Eltanin il motivo per cui io e lei avremmo abbandonato il Manor, ma che suo padre non ci avrebbe seguite.
Pianse abbracciata
a Draco, non volendo staccarsi da lui. Lei lo adorava
e mi dispiaceva crearle quel dolore, ma io senza mia figlia non sarei riuscita
a tirare avanti, di conseguenza decisi di essere egoista per una volta.
Accanto a loro, Lucius e Narcissa osservavano la
scena senza dire una parola: stranamente, Lucius non
mi lanciò nessuna occhiata velenosa o qualche frecciatina al vetriolo, né Narcissa cercò di farmi cambiare idea, ma rimasero entrambi
lì, immobili, apparentemente senza sapere come comportarsi.
Dopo un tempo
infinito, Draco si staccò dalla bambina e, fissandola
direttamente negli occhi, le mise le mani sulle spalle esili.
«Ascoltami,
Stellina. Adesso devi andare via con la mamma; fai la brava bambina e non farla
arrabbiare, rendimi orgoglioso di te, ancora più di quello che già sono.»
Eltanin tirò su con il naso in un gesto per niente elegante,
ma per una volta nessuno ebbe cuore di rimproverarla.
«Ma tu non sarai
lì con me!»
«Ascolta, piccola.
Tu hai e avrai sempre un ruolo speciale per me. Tu sei qui», le spiegò,
prendendole una manina e portandosela al cuore. «Senti come batte? Per il tuo
papà tu sei al posto del cuore e lo sei sempre stata, sin da quando la mamma mi
disse che stavi arrivando. Ogni volta che avrai bisogno di me, mandami un gufo,
oppure chiedi alla mamma di mandarmi un Patronus a tuo nome, e io arriverò subito.»
Eltanin annuì in silenzio, tenendo basso lo sguardo.
«Vai ora,
Stellina», la incitò, dandole un bacio in fronte.
La bambina si
allontanò da lui e Draco rimase per un lungo attimo
in ginocchio con le braccia sollevate, nella stessa posizione assunta mentre
abbracciava Eltanin.
Passato un primo
momento di disorientamento, si sollevò in piedi e mi guardò per la prima volta
quella mattina.
«Avrai presto mie
notizie», mi disse con una strana espressione che non riuscii proprio a
interpretare.
Sapevo che la sera
precedente era comunque andato alla festa al Ministero e che era tornato
tardissimo. Forse in quell’occasione aveva trovato qualcuna pronta a
sostituirmi al suo fianco, pensai con amarezza.
Basta, non avevo
nessun diritto di essere gelosa: quella di lasciarlo era stata una mia idea e
presto saremmo stati legalmente separati, quindi non avevo più alcun diritto su
di lui.
Facendogli un cenno
affermativo con la testa in segno di assenso per quanto riguardava quello che
mi aveva appena detto, presi per mano mia figlia e mi voltai, uscendo
definitivamente da quella dimora, seguita dai bagagli che galleggiavano
nell’aria dietro di me grazie a un incantesimo di levitazione.
A differenza di
quello che mi aveva preannunciato, i legali di Draco
mi contattarono soltanto dopo un mese abbondante ma, vuoi le ferie estive, vuoi
vari intoppi, riuscimmo a trovare un accordo soltanto una settimana fa.
L’udienza per la
nostra separazione è fissata per il 9 gennaio. Dopo quella data, ufficialmente
non sarei più stata una Malfoy.
Vengo
distolta dai miei tristi ricordi da due colpi ben assestati alla porta del mio
ufficio, spalancata subito dopo
Senza
alzare la testa dal foglio che fingo di esaminare, so già chi è stato ad
entrare nella stanza.
«Hermione, Ginny mi ha detto di
chiederti se passerai anche la sera della Vigilia con noi. Poi tu e Eltanin potreste... Cosa ti è successo?», chiede subito
dopo.
Harry…
caro Harry… capisce subito i miei stati d’animo dal primo sguardo, senza
bisogno di tante parole. A volte penso che, se ci fosse stato lui al posto di Draco, le cose sarebbero state molto più facili. Poi, però,
rinsavisco immediatamente: Harry ha Ginny, e poi io
non ho mai avuto quel tipo di interesse nei suoi confronti, per me è sempre
stato il fratello che non ho mai avuto e nient’altro.
Harry
è stato il primo a sapere dell’inizio della mia storia con Draco,
quando ancora ci nascondevamo per paura dei pregiudizi, e il primo a venire a
conoscenza della nostra rottura: lui mi è sempre stato vicino, senza giudicarmi,
solamente ascoltandomi e facendomi percepire la sua vicinanza.
«Stavo
leggendo la letterina a Babbo Natale di Eltanin. Me
l’ha consegnata questa mattina, chiedendomi di spedirgliela», gli rispondo dopo
un po’ di tempo.
«E
cosa avrà mai chiesto di così terribile la mia figlioccia, tanto da
sconvolgerti in questo modo!? Un Ungaro Spinato?», mi chiede, scherzando.
«Peggio,
molto peggio! Tieni, leggila, e poi mi dirai», gli rispondo porgendogli la
lettera.
Harry
mi lancia un’occhiata perplessa, afferrando contemporaneamente il foglio dalla
mia mano.
Lo
guardo leggere, osservando le sue espressioni: prima perplessa, poi quasi
divertita.
«Allora,
cosa ne pensi?», gli domando, quando lo vedo ripiegare la lettera una volta che
ha finito di leggerla.
«Non
c’è che dire: Eltanin è proprio figlia tua e di Malfoy!», mi risponde divertito.
«Harry…»
«Dico
sul serio, Hermione. Mi spieghi qual è quella bambina
che, a sei anni, definisce Voldemort come il Mago Malvagio, oppure il Mago Oscuro? James, alla sua età, lo
chiamava il Mago Cattivo! E poi, hai
visto come ha scritto in piccolo che gli manca suo padre? Quasi come se se ne vergognasse! Questo lo ha ereditato sicuramente da Malfoy…»
«HARRY!»
«OK,
OK, ho capito!», mi risponde, mettendo le mani davanti in segno di resa e
diventando subito serio. «A parte gli scherzi, come pensi di comportarti?»
«Per
regalarle la Puffola Pigmea non c’è nessun problema:
avevo già in mente di regalargliela comunque, era rimasta troppo affascinata da
quella di Ginny. Ma per l’altra richiesta non posso
farci niente: io e Malfoy è già tanto se ci salutiamo
con un minimo di cortesia quando lui viene in casa per Eltanin,
figuriamoci tutto il resto… e poi fra due settimane saremo legalmente separati.»
«Ascolta,
Hermione… lo so che ne abbiamo parlato fino allo
sfinimento, ma te lo ripeto ancora una volta: sei proprio sicura di voler
continuare su questa strada? Insomma, guardati: sei diventata l’ombra di te
stessa, e non mi dire che non lo ami più, tanto non ci credo!»
«È
chiaro che lo amo ancora: tanti anni passati insieme non si cancellano
dall’oggi al domani, ma tutte le volte che me lo trovo davanti mi tornano alla
mente le parole che mi ha lanciato addosso quella famosa sera e sento una
rabbia sorda crescere dentro di me.»
«Io sarò sempre dalla tua parte, lo sai, ma
vedo stare male te, Eltanin e Malfoy.
Stare qui, senza poter fare nulla, mi fa sentire inutile…»
«Quando
hai visto Draco?», gli chiedo a bruciapelo.
«A
dir la verità lo vedo molto spesso ultimamente. Da quando gli è stata
consegnata la medaglia per l’aiuto reso al Mondo Magico, è diventato un aiuto
costante per il Dipartimento!»
Draco ha ricevuto una medaglia al
valore? E perché io non ne so nulla? Una morsa al livello dello stomaco si fa
strada in me.
«Quando
l’ha ricevuta? E perché io non ne sapevo nulla?»
«È
accaduto mesi fa: un’operazione segreta era arrivata a un punto morto; ci
serviva un ottimo pozionista per risolvere un
problema e a me è venuto in mente di contattare lui, che è il migliore, lo sai.
E, grazie a Malfoy, siamo riusciti ad arrivare a capo
di tutto e risolvere il caso.»
Io
annuisco distratta, ma la mia mente è tutta concentrata sulla notizia che ho
avuto di Draco e, devo ammetterlo, venire a
conoscenza di un successo ottenuto da mio marito di cui non sapevo nulla mi fa
sentire definitivamente esclusa dalla sua vita. E la cosa fa male, fa
dannatamente male.
«Io
vado», dice Harry alzandosi all’improvviso, distogliendomi dai mei pensieri.
«Fammi sapere cosa decidi per la Vigilia. Sappi che non mi offendo se non
verrai, ma solo se verrò a sapere che la tua assenza sarà dipesa da quello che
sappiamo…»
«Harry,
io…»
«Ricordati
quello che Silente continuava a ripetere: l’amore
è la più potente delle magie!»
E
con queste parole se ne va, senza aspettare una mia risposta.
La
giornata lavorativa è quasi terminata, per fortuna. Per la prima volta nella
mia vita, non ho combinato nulla. Il mio pensiero è sempre lì, a quella notizia
ricevuta riguardante Draco e di cui io ero stata
esclusa.
Perché
non mi ha detto nulla? Mi ha forse già dimenticata? Oppure… aveva festeggiato
la sua vittoria con qualcun’altra che ha preso il posto al suo fianco che solo
sei mesi prima era mio di diritto?
Una
morsa di gelosia inizia a pervadermi tutto il corpo.
La
porta che si apre all’improvviso, distogliendomi da questi pensieri che non
fanno altro che farmi male.
Alzo
gli occhi e mi trovo davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di
vedere, soprattutto nel mio ufficio.
«Lucius!», esclamo sorpresa.
«Tranquilla,
non ti ruberò molto tempo», dice lui, entrando nella stanza e chiudendosi la
porta alle spalle. «Sono venuto solo per informarti che la cena della Vigilia
inizierà alle 20.00. Non occorre vestirsi in modo formale, perché quest’anno
saremo soltanto noi della famiglia.»
«Prego?»,
chiedo, sbattendo le palpebre in un modo che, me ne rendo conto, mi fa sembrare
una stupida. Ma la sorpresa per quell’invito del tutto inaspettato è stata
davvero tanta.
«Hai
capito benissimo. Non fingere di essere ciò che non sei. E, sia chiaro, il mio
non era un invito…», dice, voltandosi per uscire dalla stanza.
«Cosa
sai della medaglia al valore che hanno consegnato a Draco
per ringraziarlo di un aiuto prestato al Mondo Magico?», chiedo di getto, di
puro istinto, quasi senza rendermene conto.
«Vieni
alla cena della Vigilia e lo saprai», mi risponde lui con il ghigno tipico di
tutti i Malfoy.
Serpi
fino al midollo.
«Puoi
consegnare questa a Draco? È la lettera che Eltanin ha scritto a Babbo Natale. Penso… che lui vorrebbe
conoscere i desideri di nostra figlia…», gli chiedo, non compendo nemmeno io il
motivo di questo mio gesto.
Meglio
non indagare troppo.
Lucius annuisce e prende
il foglio dalle mie mani.
«Alle
20.00, mi raccomando, puntuale!», e, voltandosi, esce dal mio ufficio,
lasciandomi completamente esterrefatta per questa visita.
É
la Vigilia di Natale e mi trovo con mia figlia davanti al cancello d’ingresso
di Malfoy Manor.
Sono
agitata e il cuore mi batte a mille al pensiero di rivedere di lì a poco Draco e di cenare con lui e la sua famiglia.
Non
riesco a capire il motivo di questo invito.
E
se, per caso, ci fosse la nuova compagna di Draco? Se
tutta questa messinscena sia atta a umiliarmi per aver osato lasciare un Malfoy?
Il
cuore trema al centro del mio petto al solo pensiero che ciò possa avvenire.
“Narcissa non lo avrebbe mai permesso”, mi dico,
cercando di tranquillizzarmi.
«Mamma,
entriamo? Non vedo l’ora di abbracciare papà e i nonni!», mi incita mia figlia,
distogliendomi dai miei pensieri.
La
osservo per un attimo: nonostante le abbia riferito che non fosse una cena formale,
lei ha insistito per vestirsi ugualmente in modo appropriato, come lo ha definito lei: sotto il cappottino di lana color
argento, in perfetto stile Serpeverde, ovviamente regalo
di Draco, indossa un abito in velluto color blu
elettrico con la gonna a ruota che si intravede dall’orlo del cappotto; ai
piedi indossa delle scarpette di vernice di una tonalità più scura rispetto a
quella dell’abito. Con i suoi morbidi riccioli biondi e gli occhi grigi sembra
davvero una bambola.
Una
piccola lady, come l’aveva definita una volta Narcissa.
Nonostante
le mie proteste, Eltanin aveva insistito affinché
anch’io mi vestissi in modo elegante, perciò, sotto il mio cappotto color
panna, indossavo un abito nero con le maniche di pizzo, la scollatura a cuore e
la gonna che scendeva a sirena: era stato un regalo di Draco
per il nostro ultimo anniversario e speravo caldamente che lui non se lo
ricordasse. Era stata Eltanin a scegliere quel
vestito da indossare per la cena di stasera e non c’era stato verso di farle
cambiare idea.
Nel
frattempo un elfo domestico era venuto ad accoglierci. Riconobbi immediatamente
Mickey, il mio preferito, rivolgendogli un sorriso smagliante.
Il
nome gli era stato dato da Eltanin nel periodo che
aveva la fissa per Mickey Mouse; nessuno si ricordava più il nome che l’elfo
aveva precedentemente.
«Benvenute,
signora e signorina. Mickey è molto felice di rivedervi.»
«Il
piacere è tutto nostro, Mickey», gli risposi, schioccandogli un bacio sulla
testa, facendolo imbarazzare immediatamente.
«Smettila
di confondere i miei elfi domestici, Granger!», mi
apostrofa una voce che io riconoscerei tra mille.
«Papà!»,
esclama Eltanin, correndo felice ad abbracciarlo.
Draco si abbassa all’altezza della
bambina, appena in tempo per essere travolto da lei.
«Piano,
Stellina! Altrimenti mi fai cadere!», le dice con una risata trattenuta nella
voce.
È
felice di avere la sua bambina lì con lui e, per una volta, non si vergogna di
esternare le sue emozioni.
Sento
un po’ di stupida gelosia per questa scena: con me non è mai stato così
spontaneo alla presenza di terze persone.
Approfitto
del fatto che tutta l’attenzione di lui è concentrata su Eltanin
per osservarlo: un ciuffo di capelli gli è sceso davanti, nascondendo alla mia
vista gli occhi su cui mi ero incantata più volte in passato; le sue belle
labbra sono incurvate in un sorriso che non ha niente a che vedere con il solito
ghigno derisorio; indossa un paio di pantaloni neri dal taglio elegante, una
camicia bianca con i primi due bottoni slacciati e la cravatta verde e argento
allentata.
Dovevo
immaginare che i Malfoy avevano una concezione di cena informale diversa rispetto a quella
di noi comuni mortali.
Mentalmente
ringrazio mia figlia che ha insistito per vestirci eleganti: anche in questa
occasione ha rivelato di essere una vera Malfoy.
Draco dà un ultimo bacio sulla testa di
nostra figlia e si rimette in piedi, concentrando ora la sua attenzione su di
me.
«Ciao,
Hermione», mi dice serio.
Vedo
una strana luce nei suoi occhi, ma che non riesco a interpretare.
«Ciao,
Draco», gli rispondo, mentre ho l’impressione che il
cuore prima o poi sarebbe uscito dal mio petto, da quanto batteva forte.
«Stellina,
perché non vai a salutare i nonni? Sono in sala da pranzo e non vedono l’ora di
abbracciarti», dice, tornando a prestare attenzione su nostra figlia.
Io
rimango intimamente un po’ delusa: non conto davvero più niente per lui?
Una
vocina interna mi dice che sono stata io a volerlo, ma la metto subito a
tacere, non volendo ammettere la verità.
Eltanin annuisce e,
proprio come una piccola lady, si avvia dentro casa con testa alta e schiena
dritta.
Draco la segue con lo sguardo con un
sorriso dipinto sulle labbra. Solo quando la bambina è definitivamente sparita
all’interno della casa si volta nuovamente verso di me.
«Hai
deciso di entrare, oppure vuoi rimanere a fare compagnia alle statue del
parco?», chiede in tono derisorio.
“Simpatico
come le Cruciatus
di sua zia Bellatrix”, borbotto, avviandomi
lentamente verso di lui.
«Hai
detto qualcosa?», mi domanda, sollevando le sopracciglia perplesso.
«Ho
detto che sto arrivando!», rispondo secca, mentre il cuore batte sempre più
forte a ogni mio passo.
Stando
ben attenta a stargli il più lontana possibile, entro finalmente in casa,
seguita dalla sua risatina; a quanto pare, si è accorto di tutte le mie manovre
per non sfiorarlo nemmeno di striscio.
«Cosa
c’è, Granger? Hai paura che baci anche te? Eppure, se
non ricordo male, tempo fa non disprezzavi il fatto che lo facessi!?», mi dice
impietoso.
Faccio
finta di non sentirlo e proseguo nel mio percorso. I miei sensi all’erta
captano i passi di lui che mi seguono, ma non mi volto a guardarlo.
Una
volta all’interno sono costretta a togliermi il cappotto davanti a lui,
rivelando così il mio abito.
«Interessante
il vestito che indossi», dice subito lui.
Lo
ha riconosciuto, e non poteva essere altrimenti.
«Mi
ha costretta Eltanin a metterlo», rispondo pronta
lui.
«Ma
davvero!?», è la sua replica, e dall’espressione che ha dipinta sul viso,
capisco che non mi crede per niente.
Stupido ed
egocentrico figlio di papà! Crede che tutto
il mondo ruoti intorno a lui!
«Hermione cara! È un piacere averti stasera qui con noi!»
La
voce di Narcissa interrompe la mia replica.
«Cissy!», le rispondo con un caldo sorriso.
Adoro
la madre del mio ex, e questo non è un mistero per nessuno. Quando i Malfoy lasciarono le schiere di Voldemort
e si unirono all’Ordine della Fenice, scoprii in lei una donna intelligente,
con la quale instaurare discussioni culturalmente stimolanti. Era decisamente
molto diversa dalla donna fredda che mi era parsa anni prima nel negozio di
Madama McClan. Quando poi i miei genitori morirono in
un incidente stradale, lei mi prese sotto la sua ala protettrice, prendendo in
qualche modo il posto della madre che non avevo più.
«Sono
offesa con te! Non sei più venuta a trovarmi!», mi riproverò, facendomi
vergognare.
È
vero: dopo aver lasciato Draco, avevo deciso di
rompere i ponti con tutti i Malfoy, anche con lei,
perché mi faceva troppo soffrire.
«Poco
male, tesoro. Stasera recupereremo il tempo perduto! In questi ultimi mesi ho
scoperto dei libri babbani davvero interessanti e
vorrei discuterne con te», mi dice, prendendomi sottobraccio e conducendomi
verso la sala da pranzo.
«Ma
certo! Ne sono felice! Mi sono mancate le nostre discussioni letterarie!»,
esclamo, sentendomi finalmente a mio agio.
Dietro
di noi Draco borbotta qualcosa, ma non riesco a
capire cosa.
Una
volta entrata nella stanza, vedo mia figlia seduta sulle ginocchia di Lucius, mentre gli racconta chissà cosa; l’uomo sorride,
accarezzandole nel frattempo i riccioli che le cadono lungo la schiena.
Eltanin ha compiuto anche
questo miracolo: ha trasformato il gelido e crudele Lucius
Abraxas Malfoy nel più
dolce dei nonni.
«Direi
che possiamo metterci a tavola», disse Narcissa,
attirando l’attenzione del marito.
Lucius mi guarda e mi
indirizza un ghigno che solo io posso ben interpretare.
All’invito
della moglie si alza dalla poltrona su cui è seduto, continuando però a tenere
in braccio Eltanin, e con passo sicuro si dirige
verso la tavola addobbata con decorazioni natalizie.
La
cena prosegue molto tranquillamente, con Eltanin che
tiene viva l’attenzione di tutti.
È
felice mia figlia e io non posso che esserlo per lei. Io, invece, sono molto
agitata e mentalmente sto maledicendo la mia adorata ex suocera che ha disposto i posti a sedere in modo che io
sia seduta proprio di fronte a Draco. Molto
probabilmente lo ha fatto per facilitare la conversazione tra noi due, ma il
suo intento è rimasto deluso, perché fino ad ora ci siamo rivolti sì e no due
parole, e tutte come unico argomento Eltanin.
All’improvviso
guardo l’orologio e noto che si sono già fatte le 22.30, É già passata da
parecchio l’ora in cui Eltanin è solita andare a
dormire.
«Tesoro,
saluta papà e i nonni che noi andiamo. Si è fatto tardi, e se non vai a dormire
Babbo Natale non si ferma per lasciarti i doni, lo sai!», le dico, cercando di
convincerla.
Il
gelo accoglie le mie parole.
«Perché
non rimanete qui a dormire?», interviene Narcissa.
«Non
penso che sia il caso…», rispondo, osservando lo sguardo di mia figlia farsi
speranzosa alle parole della nonna e immediatamente triste a causa delle mie.
Una
morsa mi stringe improvvisamente il cuore al pensiero di stare dandole un
dispiacere.
«Lo
hai detto tu: è tardi. E poi, non so se te ne sei accorta, ma mentre cenavamo
ha iniziato a nevicare e, come ben sai, la magia del Manor
consente la smaterializzazione solo all’interno della dimora, non verso l’esterno,
anche se si tratta dei componenti della famiglia. Sinceramente non me la sento di
farvi uscire con questo tempaccio. Il posto ce n’è in abbondanza, perché non
approfittarne?»
A
volte dimentico che anche Narcissa è una vera Serpe.
Mi
sento con le spalle al muro: sono una contro quattro, in netto svantaggio.
Tutti
mi guardano, aspettandosi sicuramente un altro rifiuto da parte mia, ma non
posso fare questo a mia figlia. È chiaro che il suo desiderio è quello di
rimanere qui.
«E
va bene… se non creiamo disturbo, rimaniamo», dico rassegnata.
Con
la coda dell’occhio vedo l’espressione di Draco: molto
probabilmente non si aspettava una mia resa così velocemente.
«Grazie,
mamma! Sei la mamma migliore del mondo!», grida mia figlia, correndo ad
abbracciarmi.
La
sua espressione cambia, però, immediatamente.
«Ma
come farà a trovarmi Babbo Natale? E se venisse a casa nostra e, non
trovandomi, non mi lasciasse nessun dono?», chiede, chiaramente spaventata.
Gli
sguardi di tutti sono rivolti a me.
«Non
ti preoccupare: dimentichi che siamo dei maghi! Io e papà manderemo i nostri Patronus per
avvertirlo e i regali te li porterà qua invece che a casa!»
Sento
chiaramente il sospiro sollevato di Draco alle mie
parole.
«Tesoro,
cosa ne dici se vieni con me nella tua cameretta?», la invita Narcissa, allungandole una mano in chiaro invito ad
afferrarla.
Eltanin non se lo fa
ripetere due volte.
«Vieni
anche tu con noi, nonno Ius?», chiede, rivolta a Lucius.
«Certamente!»,
le risponde, lanciando uno sguardo a me e a Draco
prima di uscire dalla stanza.
Io
e Draco siamo rimasti da soli.
Solo
in questo momento me ne rendo conto. Evidentemente lo scopo dei miei ex suoceri era proprio questo. Soltanto ora
mi rendo conto che l’invito per stasera, i posti a sedere durante la cena, e
ora questo, sono tutti tentativi per permetterci di parlare e chiarire.
Condividono la mia
tristezza per questa situazione.
Le
parole scritte da mia figlia mi vengono in mente, facendomi capire che entrambi
i genitori di Draco ormai mi abbiamo ormai accettata
e accolta nella loro famiglia. Anche Lucius, il quale
all’inizio aveva ostacolato la nostra relazione. Infondo era stato lui che si
era mosso a invitarmi per questa sera…
Il
silenzio tra me e Draco inizia a diventare
opprimente, ma apparentemente sembra che nessuno dei due voglia fare il primo
passo per rompere il ghiaccio.
Inaspettatamente
è lui a parlare per primo.
«Ho
letto la letterina di Eltanin che hai consegnato
l’altro giorno a mio padre. Ho pensato che molto probabilmente la Puffola Pigmea gliel’avresti regalata tu, quindi ho optato
per un altro regalo.»
Nient’altro
esce dalle sue labbra; nulla in merito alla richiesta principale di nostra
figlia contenuta nella lettera, e un po’ ne sono dispiaciuta, ma non posso
aspettarmi niente di diverso da lui. Infondo sono io che ho deciso di andarmene
e sempre a me spetta il primo passo per la riappacificazione.
Ma
è quello che desidero? Voglio fare pace con Draco?
La
risposta è immediata: sì!
Non
ho mai smesso di amarlo, è inutile e stupido negarlo, e mi è mancato tantissimo
in questi mesi: ho voglia di abbracciarlo, baciarlo e fare l’amore con lui!
La
mia decisione è presa; ora devo solo accantonare il mio orgoglio e fare il
primo passo.
«Harry
mi ha raccontato della tua medaglia al valore e cosa hai fatto per guadagnarla.
Te l’hanno consegnata quella sera,
vero? Era per questo che avevi insistito tanto affinché io partecipassi con te
a quella stupida festa?», gli chiedo.
Il
sasso è stato tirato. Ora spetta a lui decidere se raccoglierlo o lasciarlo
perdere.
Draco mi fissa a lungo senza parlare,
tanto che inizio a sospettare che la sua scelta sarà la seconda.
E
questa idea mi uccide dentro.
«Volevo
che tu fossi orgogliosa di me», dice infine e il mio cuore sembra volare da
quanto sono felice.
Perché
ormai è chiaro che la scelta di Draco non è quella
che temevo.
«Perché
non mi hai detto nulla?», gli domando. E la mia richiesta non è un’accusa nei
suoi confronti, ma un semplice bisogno di risolvere un dubbio che era cresciuto
dentro di me da quando Harry mi aveva dato quella notizia.
Draco sospira, passandosi una mano tra i
capelli, scompigliandoli e rendendolo – se possibile – ancora più bello.
«La
missione doveva essere segreta. Mi avevano fatto giurare che non ne avrei parlato
con nessuno, nemmeno con te e, per rendere tutto più sicuro, mi avevano legato
con un Patto Infrangibile. Quando poi
la missione è terminata con vittoria da parte degli Auror,
il patto di segretezza è stato sciolto, ma non ho voluto comunque parlartene
perché mi avevano detto del premio che avrei ricevuto e desideravo vedere la
tua espressione orgogliosa di me quando avrebbero fatto il mio nome e spiegato
il motivo della mia premiazione. È stato triste prendere in mano quel premio e
sapere che nessuno era lì a festeggiare con me quel piccolo successo.»
Sento
le lacrime inumidire i miei occhi.
Sono
pentita per tutto quanto: ho fatto uno sbaglio e ho detto parole che non
pensavo realmente.
Ho
ancora l’occasione per rimediare? Possiamo tornare come eravamo prima?
L’unico
modo per scoprirlo è rivelarmi a lui, mettergli il mio cuore in mano e
aspettare la sua decisione: condanna o redenzione che sia.
«Io…
mi dispiace per quello che è successo. Non so come scusarmi con te. Tutto
quello che ho detto in quella occasione, non la pensavo realmente. Erano
bastati cinque minuti fuori dai cancelli del Manor
per voler tornare indietro e usare una giratempo per non fare accadere quel litigio, ma il mio
stupido orgoglio mi ha impedito di ritornare sui miei passi con il capo coperto
di cenere. Io… ti amo, non ho mai smesso di farlo…»
Non
riesco a finire la mia frase perché le mie labbra vengono chiuse dalle sue,
mentre le sue forti braccia mi cingono stretta, togliendomi quasi il respiro.
Immediatamente
mi abbandono contro di lui, cingendogli il collo e tirandolo ancora di più
contro di me.
Il
nostro bacio diventa sempre più appassionato, le nostre lingue iniziano a giocare
a rincorrersi.
Draco mette fine al nostro bacio dopo un’eternità:
ha il fiato corto e le guance sono diventate rosee. Ciò non può che rendermi
felice, perché è segno che anche lui è rimasto stravolto dal nostro contatto.
«Anch’io
devo chiederti scusa», dice a fatica a causa dell’affanno. «Non avrei dovuto
chiamarti Sanguesporco.
So quanto odi quell’appellativo. E non è vero che tu devi stare ai miei piedi,
ma anzi è il contrario: sono io che dovrei baciare il terreno su cui cammini…»
Non
lo faccio finire di parlare, chiudendogli le labbra con un altro bacio
infuocato, al quale lui risponde immediatamente.
«Basta
parlare del passato. Abbiamo sbagliato entrambi, ma l’importante è che adesso
siamo qui e che entrambi abbiamo la ferma intenzione di non commettere gli
errori commessi», gli dico a fior di labbra.
«Ci
puoi giurare», replica lui, riprendendo possesso delle mie labbra e io annullo
ogni percezione con il presente, concentrandomi solo ed esclusivamente su di lui.
«Domani stesso contatterò i miei legali per annullare l’udienza del 9 gennaio.
E me ne infischio che è Natale! Tanto loro sono già avvertiti che avrei cercati
di fare il tutto per evitare la separazione!»
Lo
guardo stupita per quelle parole, ma vengo subito distratta perché Draco si china su di me e mi prende in braccio, smaterializzando
entrambi in quella che è sempre stata la nostra camera da letto, e che lui non
ha mai abbandonato, considerando i suoi vari oggetti presenti nella stanza.
Lui
mi gira intorno e inizia ad aprire la zip che chiude sul retro il mio abito,
baciando man mano la pelle che pian piano scopre al suo passaggio.
In
pochi minuti vengo spogliata del vestito. Non indosso il reggiseno e rimango
davanti al lui in slip, autoreggenti e scarpe con il tacco a spillo.
Draco si fionda immediatamente sui miei
seni, baciandoli, accarezzandoli, quasi venerandoli, mentre io sono impegnata a
togliergli la cravatta e slacciargli la camicia, venendo così finalmente a
contatto con i muscoli dei suoi pettorali, non troppo sviluppati, ma comunque
ben definiti.
Quella
che segue è una notte magica per noi: ci amiamo dopo tanto tempo ed è tutto
perfetto.
Le
sue mani sul mio corpo, i suoi baci al limite della decenza, e quando
finalmente entra in me raggiungo di colpo il Paradiso.
«Ti
amo, Hermione», mi dice abbracciandomi stretta.
Io
sorrido felice a questa sua dichiarazione, mentre entrambi cadiamo nelle
braccia di Morfeo!
«Mamma!
Papà! Nonni! Venite! Babbo Natale è arrivato!»
La
voce di mia figlia mi sveglia dal sogno bellissimo che stavo facendo: io e Draco ci eravamo chiariti ed eravamo tornati insieme.
La
sensazione di due braccia che mi stringono i fianchi di desta totalmente.
Spalanco gli occhi e l’immagine che mi appare davanti è talmente bella che in
questo momento vorrei tanto avere a portata di mano una macchina fotografica
per poterla ritrarre e vederla tutte le volte che lo desidero: Draco dorme ancora, un ciuffo dei suoi capelli biondissimi
gli copre l’occhio sinistro, le sue labbra sono piegate all’insù in
un’espressione di pura beatitudine.
Un
altro urlo da parte di mia figlia mi costringe a uscire da questo stato di
grazia per andare da lei.
Faccio
per alzarmi dal letto e indossare qualcosa, visto che al momento sono
completamente nuda, ma vengo trattenuta sul posto.
«Dove
credi di andare?», mi domanda Draco ancora con gli
occhi chiusi.
«Da
tua figlia. Se continua a gridare in questo modo, c’è il rischio che tiri giù
l’intero Manor fino alle fondamenta!», scherzo.
Draco sorride e apre gli occhi,
permettendomi finalmente di ammirare le sue iridi d’argento.
«Sicuramente
la voce l’ha presa da te: ad Hogwarts capivo che tu
eri nelle vicinanze anche se non ti vedevo!»
«Stupido!»,
ribatto, cercando nuovamente di alzarmi dal letto, senza successo.
«Non
amo ripetermi, Granger: dove stai andando?»
«Da
nostra figlia!», gli ribatto, sbuffando.
«Non
ci siamo, signora Malfoy! Così non va bene! Sai
quanto adori Eltanin, ma nemmeno a lei permetto di
privarmi del bacio del buongiorno di mia moglie!»
Io
rido e, prendendogli il viso tra le mani, gli chiudo le labbra con le mie.
Il
bacio diventa subito molto passionale e, senza rendermene conto, mi ritrovo
supina con lui sopra e la sua eccitazione che inizia a premere contro di me.
«Allora,
vi muovete a scendere? Guardate che se entro cinque minuti non siete qui vengo
io a prendervi!», urla dal soggiorno nostra figlia.
Il
grido ha il potere di farci sussultare: ci manca solo che viene qui e ci trova
in atteggiamenti equivoci!
«Credo
che tu abbia ragione: meglio raggiungerla, altrimenti verrà qui!», dice Draco sospirando, dando voce ai miei pensieri.
«Comunque,
fattelo dire: in questo ha preso proprio da te! Prepotente proprio come il
padre!», esclamo, mettendomi a sedere e afferrando la mia biancheria intima che
la sera precedente era stata buttata sul pavimento.
«È
una Malfoy!», replica Draco,
lanciandomi un sorriso sornione, per nulla offeso dalla mia battuta.
Nel
frattempo sentiamo i passi di Lucius e Narcissa scendere le scale per dirigersi nel soggiorno.
«Mettiamo
subito in chiaro un paio di punti, signorina: la prossima volta che ti metti a
urlare come una ragazzetta qualunque, nessuno mi vieterà di arrossare il tuo
regale didietro, siamo intesi?»
Evidentemente
le urla di nostra figlia ha svegliato anche loro, irritando talmente tanto Lucius da fargli dismettere per un attimo i panni del nonno
amorevole che Eltanin conosce, diventando il vecchio Lucius Malfoy, Mangiamorte.
«Sì,
nonno. Scusa, non lo farò più», sentiamo la voce flebile della bambina
rispondergli.
Io
e Draco ci guardiamo e istantaneamente scoppiamo a
ridere.
Quanto
mi è mancata questa complicità tra noi!
In
un lampo ci vestiamo – io con gli abiti della sera prima, visto che non avevo
in previsione di fermarmi, quindi non ho portato un cambio di abiti –
avviandoci verso la porta per uscire.
Ho
già la mano sulla maniglia, quando mi sento afferrare per la vita, vengo
voltata verso mio marito e travolta da un bacio passionale.
«Ti
amo», mi dice Draco, quando ci separiamo per mancanza
di ossigeno.
«Anch’io,
Draco. Ti amo tantissimo e mi sei mancato ancora di
più», gli rispondo, coinvolgendolo in un altro bacio che ha il potere di
estraniarci dal mondo che ci circonda.
Quando
ci separiamo, mi volto per uscire dalla stanza, ma vengo ancora fermata da lui.
«Aspetta!»,
esclama, facendomi voltare ancora. «Ieri non abbiamo avuto modo di parlarne,
ma… cosa farai adesso? Continuerai a stare nella Londra babbana,
oppure… tornerai a vivere qui?», chiede, e leggo un lampo di preoccupazione
passargli negli occhi.
Ma
ieri sera ho fatto un giuramento a me stessa: mai più compirò gesti atti a
rovinare il mio rapporto con lui.
«Io
avevo pensato di andare nella Londra babbana, sì, ma
solo per preparare i bagagli miei e di Eltanin. Puoi
accompagnarci e aiutarmi, così faremo più in fretta…sempre se vuoi, ovvio…»
«Lascia
stare i bagagli. Possiamo mandare gli elfi del Manor
e porteranno tutto qui!», mi risponde con impeto, ma l’occhiataccia che gli
indirizzo lo fa tornare sui suoi passi. «Va bene, ho capito: niente elfi! Era
solo un’idea. Comunque scordati che ti lascio andare da sola: una volta lì,
potresti cambiare idea. No, non ti lascio più fare di testa tua: dimmi l’ora in
cui vuoi partire, e io sarò lì con te!»
Mi
scappa una risatina per la sua preoccupazione che lo lasci ancora, ma non è una
risata di scherno, bensì di felicità: Draco mi ama e ha
paura di perdermi. Pardon, perderci!
«Ti
amo e non ti lascerò più!», gli rispondo, buttandogli le braccia al collo.
Un
altro bacio copre le mie labbra, ma questa volta non gli permetto di
approfondire.
Noto
subito la sua espressione contrariata quando mi separo da lui.
«Non
ti preoccupare, avremo tanti momenti come questo da ora in avanti, te lo
prometto. Ma ora pensiamo ad andare a proteggere nostra figlia dall’orco
cattivo», dico, strizzandogli l’occhio, riferendomi allo scatto d’ira di suo
padre di poco fa.
«Va
bene, se è per la mia Stellina, non posso oppormi. Ma guarda che mi appunto la
tua promessa e non scapperai tanto facilmente!»
«Sono
disposta anche a stipulare un Patto
Infrangibile, stai tranquillo!»
«Non
sfidare troppo la sorte, moglie: potrei prenderti in parola!», scherza lui, per
poi aprire la porta e farsi da parte per lasciarmi passare per prima.
La
scena a cui assistiamo non appena raggiungiamo gli altri ha dell’incredibile:
l’algido Lucius Malfoy è
seduto sul tappeto, a gambe incrociate, con una Puffola
Pigmea in mano, intento a cercare di farla cantare, come richiesto da Eltanin, vestita ancora con l’abito di ieri sera. Narcissa, lì accanto, è visibilmente divertita.
«Non
ridere troppo, Draco. Il prossimo potresti essere
tu!», dice mio suocero, notando l’espressione ilare del figlio.
Poi
nota un qualcosa che prima gli era sfuggito: il braccio di Draco
che cinge dolcemente i miei fianchi e la vicinanza dei nostri corpi che non
lascia molto adito all’immaginazione.
Un
ghigno compare subito sul suo volto.
«A
quanto pare qualcuno si è divertito parecchio stanotte! Ecco perché avete
tardato a scendere stamattina!», esclama in tono provocatorio.
«Oh,
non puoi immaginare quanto, padre!», gli risponde mio marito.
Io
mi sento immediatamente andare a fuoco per l’imbarazzo e gli tiro una gomitata
nelle costole.
«Ahia!
Cerca di stare calma, moglie, altrimenti di questo passo non avrai più nemmeno
un pezzo di me!», mi dice all’orecchio, stringendomi ancora di più contro di
lui, facendomi correre dei brividi lungo la schiena.
Nel
sentire le parole del nonno, nostra figlia si volta verso di noi e – a
differenza degli altri – nota subito la nostra vicinanza.
«Lo
sapevo, lo sapevo che Babbo Natale mi avrebbe ascoltata!», urla, correndo ad
abbracciarci entrambi. «Mamma, torneremo a vivere qui al Manor?»
«Sì,
tesoro: oggi pomeriggio papà ci accompagnerà a preparare i bagagli e da stasera
torneremo a vivere qui!»
«Che
bello! Che bello! Che bello!», inizia a saltellare felice.
«Eltanin, lo sai che Mickey ha preparato i muffin al
cioccolato stamattina? Li ha cucinati apposta per te, perché sa che ti
piacciono tanto. Che ne dici se andiamo a mangiarli?», le dice Narcissa, tentando di calmarla.
«E
cosa stiamo aspettando? Andiamo a mangiare!», le risponde mia figlia, con ben
poca cura delle buone maniere!
«Eltanin! Ti sembra il modo?», la rimprovero.
«Scusami,
mamma, ma io ho fame!», mi risponde lei con espressione contrita.
«Non
ti preoccupare, Hermione cara: per una volta possiamo
anche fare uno strappo alla forma. D’altronde, oggi è Natale e bisogna festeggiare
un evento importante!», la difende mia suocera, facendo chiaro riferimento alla
evidente riappacificazione tra me e Draco.
Io
mi limito ad annuire con la testa e mi appresto a seguire gli altri per fare
colazione.
Draco cammina accanto a me, tenendomi ancora
il braccio intorno alla vita.
«Sai,
Hermione: questo è uno dei Natali più belli della mia
vita, secondo soltanto al nostro primo Natale da sposati. E per entrambi devo
ringraziare te, amore mio», mi dice all’improvviso Draco,
quasi in un sussurro, dandomi subito dopo un bacio lieve sulle labbra.
Ricordo
benissimo il giorno da lui citato: in quell’occasione gli avevo annunciato che
a breve sarebbe diventato padre.
E
in un attimo comprendo che per me, invece, ogni attimo passato con lui è stato
speciale, perché lui è il mio tutto. E da quando è nata Eltanin
i giorni sono diventati ancora più belli, facendomi sentire completa e
realizzata.
«Ogni
attimo, ogni ora, minuto o secondo passato con te è custodito nel mio cuore. Ti
amo, Draco, ho sbagliato e ho pagato il mio errore
con il momentaneo distacco da te. Sono stata male in questo periodo, era come
se mi avessero staccato una parte di me stessa. Se non ci fosse stata Eltanin, molto probabilmente non avrei retto. Ti amo», è la
mia risposta.
Lui
rafforza la presa su di me, facendomi capire che per lui è lo stesso.
L’amore è la magia
più potente,
questo sosteneva un vecchio mago saggio, mentore del mio migliore amico, e io
non posso che essere d’accordo: è stato l’amore che proviamo l’uno per l’altra a
farci avvicinare anni indietro, ad abbattere i pregiudizi, a creare un frutto
che poi è la nostra splendida figlia. E, sempre l’amore, ha permesso che parole
crudeli, urlate in un momento di rabbia, scivolassero via come se non fossero
mai state pronunciate, facendoci tornare la coppia affiatata che tutti
conoscono.
L’amore è la magia
più potente
e ora io posso testimoniare che niente è più vero.
_________________________
Ciao a
tutti!
Inizio
premettendo che avevo programmato di pubblicare questa storia la Vigilia di
Natale, ma vari impegni mi hanno impedito di farlo.
Spero
che comunque questa storia vi sia piaciuta. In realtà era stata da me scritta
anni fa per un altro fandom: in questi ultimi giorni
mi è capitato di rileggerla e ho pensato che sarebbe stata perfetta per la
coppia Draco/Hermione, la
mia preferita, e così ho deciso di pubblicarla, apportando però alcuni
cambiamenti nella trama.
Ora non
mi resta che aspettare le vostre opinioni, che spero arrivino numerose!
Vi
auguro un Buon Natale (in ritardo) e un felice 2017!
Shelly