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Autore: Robigna88    27/12/2016    2 recensioni
Elijah Mikaelson ha una personalità complessa anche se spesso preferisce essere visto solo ed esclusivamente come l'Originale moralista che rimette insieme i pezzi nel caos lasciato dalla sua, più impulsiva di lui, famiglia.
Ma se nella sua vita ci fosse un unico punto costante, un'unica persona a cui si sente libero di mostrare ogni parte di sé?
Serie di one shot omaggio al mio Originale preferito.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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WHAT IF SHE DIDN’T CALL ME?

(Parte I)

 

 

 

 

 

Niklaus Mikaelson non si sorprendeva quasi più di nulla. Ne aveva passate così tante nei suoi secoli di vita, aveva vissuto così tante situazioni che oramai niente riusciva a stupirlo. O almeno così credeva…

Quando quella mattina il suo cellulare aveva squillato, infatti, vedere il nome di chi lo stava chiamando lampeggiare sul display lo aveva sorpreso. Il contenuto della telefonata ancora di più. Lui e il suo interlocutore non avevano più contatti da qualche anno ormai e precisamente dal giorno in cui lei lo aveva aiutato ad uscire da una brutta situazione che coinvolgeva suo padre.

Erano amici e lui la rispettava ma non erano esattamente i tipi da telefonarsi o inviarsi messaggi tutti i giorni. Tuttavia Klaus sapeva di poter sempre contare su di lei e lei sapeva di poter fare lo stesso. Mentre scendeva le scale per uscire di casa e raggiungerla si mise a ridere; definire qualcuno amico gli sembrava sempre strano. Non ne aveva mai avuti di veri ma lei lo era e l’Ibrido originale aveva imparato, col tempo, che era un vero privilegio.

Quella donna era forte e bella ed era l’anima più buona e generosa che avesse mai incrociato sul suo lungo cammino. Schiarendosi la voce tornò serio quando suo fratello Elijah gli riservò uno sguardo perplesso dal fondo delle scale.

“Niklaus” gli disse quando gli passò accanto. “Sbaglio o stavi sorridendo? Sei di buon umore questa mattina?”

“Io sono sempre di buon umore!” esclamò lui allargando le braccia mentre faceva un cenno col capo ad una delle ragazze soggiogate che abitavano in quella casa a giorni alterni. “Vuoi favorire?” chiese a suo fratello prima di addentare la mano della giovane.

Elijah scosse il capo e aspettò che finisse per riprendere con le sue domande. “Sembri davvero di buon umore, devo dire. È successo qualcosa di cui non sono al corrente?”

Klaus ridacchiò immaginando a cosa si stesse riferendo: parlava di Camille, era chiaro… anche se aveva cercato di rimanere vago. “Niente di quel che pensi. Mi sono solo alzato col piede giusto, fratello. E ora se vuoi scusarmi, devo uscire. Ho alcune commissioni di cui occuparmi.”

“Che tipo di commissioni?”

“Oh santo cielo” mormorò Klaus. “Sono sotto interrogatorio per caso?”

“Niente affatto” Elijah mise le mani nelle tasche. “È solo che sembri stranamente allegro e di solito le azioni da cui trai godimento sono… umanamente riprovevoli. Se capisci cosa intendo.”

“Lo capisco” sorrise l’altro. “Ma ti assicuro che non è questo il caso. Ora, se vuoi scusarmi, devo andare.”

“Certo, certo” il maggiore dei Mikaelson ricambiò il sorriso. “Vai pure.”

Klaus uscì di casa.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Mentre il tempo passava e le undici ci facevano sempre più vicine Allison iniziava a pensare che, forse, telefonare a Klaus non era stata la più brillante delle idee. Certo, vista l’importanza del favore che aveva da chiedere, dubitava che ci fosse qualcuno più adatto di lui, eppure qualcosa la metteva in ansia…

Forse era semplicemente stanca dopo le due settimane infernali che aveva avuto, forse era il senso di colpa per aver mentito a Sam, Dean e Cass, forse era il fatto che aveva chiesto a Klaus di mentire ad Elijah. Il fatto che la sua voglia di tenere il vampiro elegante fuori da quella storia continuasse a fare a pugni con la sua voglia di chiedergli di abbracciarla come solo lui sapeva fare.

Era tutto molto confuso e terrificante… sì, per la prima volta in quella vita da cacciatrice, Allison si sentiva veramente spaventata.

Sobbalzò quando bussarono alla porta e, stringendosi addosso la giacca, si avvicinò alla finestra e scostò poco la tenda; vedere Klaus la rassicurò e aprì. Quando la vide il suo amico rimase a fissarla per un lungo istante come pietrificato. Il suo viso allegro si trasformò in una maschera di preoccupazione mentre gli occhi chiari passavano in rassegna il suo volto soffermandosi sui lividi che lo rendevano quasi del tutto violaceo.

“Cosa ti è capitato?” le chiese serrando i pugni.

Lei si inumidì le labbra e un bruciore breve ed inteso le fece pizzicare gli occhi gonfi e feriti. “Vieni dentro” gli disse guardandosi intorno. Klaus avanzò di qualche passo, aspettò che lei richiudesse la porta e poi cercò il suo sguardo. Quello che trovò però fu un abbraccio inaspettato che ricambiò con calore senza esitazione. La cacciatrice singhiozzò per qualche minuto tra le sue braccia, poi riprese il controllo e si allontanò poco barcollando fino al letto, dove si lasciò cadere piano.

“Allison” mormorò lui. “Vuoi dirmi cosa ti è successo?”

“Mio fratello” rispose lei, le mani intrecciate, strette l’una all’altra talmente forte che le nocche si erano fatte bianche. “L’ho inseguito per due settimane, poi due giorni fa ci siamo ritrovati faccia a faccia. Ho avuto la meglio Klaus, l’ho messo in ginocchio e avevo l’arma e avevo la possibilità di ucciderlo e… non ce l’ho fatta” raccontò. “Continuavo a guardarlo e la mia mente mi riportava indietro nel tempo a quando era solo mio fratello, il mio simpatico e amorevole fratello maggiore. Ho immaginato il momento della vendetta per tanto tanto tempo e poi, quando è arrivato, ho fallito.”

Klaus respirò a fondo pensando che forse un po’ capiva come si sentiva la donna. “È stato lui a farti questo?” le domandò andandosi a sedere accanto a lei sul letto.

La cacciatrice annuì. “Ho esitato. Lui non l’ha fatto.”

L’Ibrido le accarezzò i capelli. “Come posso aiutarti?”

“Mi dà la caccia da allora e ho capito che… che non riuscirò ad ucciderlo. Non importa quanto ci provi, le mie emozioni si metteranno sempre in mezzo e non riuscirò a fare ciò che devo. Mi ucciderà e sarò morta senza aver vendicato i miei genitori.”

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, poi si schiarì la voce. “Mi stai chiedendo quello che credo?”

Allison si voltò a guardarlo, nel lucido delle iridi nocciola quasi invisibili sotto il gonfiore degli occhi, Klaus lesse disperazione e tristezza. “Sì, ti sto chiedendo di uccidere mio fratello.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Due ore dopo, mentre Allison faceva un riposino, Klaus era uscito a prenderle qualcosa da mangiare. Testarda come un mulo la cacciatrice non aveva voluto prendere il suo sangue sostenendo che le ferite sarebbero guarite da sole con i loro tempi e che comunque, visto il pericolo che incombeva su di lei, non se la sentiva di avere sangue di vampiro in circolo. Nel caso in cui… aveva lasciato la frase a metà ma lui aveva comunque capito.

L’Ibrido pensò che forse avrebbe dovuto infrangere la promessa che le aveva fatto e telefonare ad Elijah. Suo fratello e la bella cacciatrice condividevano qualcosa di speciale, erano legati da un rapporto forte, unico. A ruoli invertiti, si disse, lui avrebbe voluto essere avvertito.

Decise che gli avrebbe telefonato ma quando tirò fuori il telefono, in prossimità della camera di motel in cui stava Allison, si accorse che la porta era aperta e che sul pavimento c’era una scia di sangue fresco il cui odore non lasciava dubbi: apparteneva proprio a lei.

Lasciò cadere le buste di cibo che aveva in mano e corse dentro la stanza chiamandola a gran voce, senza però ricevere alcuna risposta. Sul letto, macchiato di sangue c’era un biglietto scritto a mano:

 

Direi che come bodyguard te la cavi davvero male.

Ma visto che forse puoi tornarmi utile voglio essere… misericordioso. Se riuscirai a trovarmi prima di mezzanotte e mi darai quello che chiedo allora potrai riprenderti la tua amica. Altrimenti… beh spero che tu le abbia detto addio.

                           -Matt

 

 

Klaus strinse forte quel cartoncino, gli occhi gli si illuminarono di giallo, poi si venarono di rabbia. Capì che quello era davvero il momento di telefonare ad Elijah. Così lo fece e gli chiese di raggiungerlo.

Suo fratello arrivò dopo un quarto d’ora e scosse il capo mentre scendeva dall’auto. “Sapevo che la tua allegria nascondeva qualcosa. Qual è il problema?”

L’altro gli porse il bigliettino stropicciato. Gli occhi scuri del nobile Mikaelson lessero con un’espressione indifferente che si trasformò in terrore quando si posarono sulla firma. “Matt come…” chiese quasi in un sussurro.

“Come Matt Morgan” chiarì suo fratello. “Ha preso Allison e la ucciderà se non riusciremo a trovarlo.”

Elijah lasciò cadere il biglietto, poi anche i suoi occhi si venarono di furia.

   
 
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