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Autore: _pirate_    24/05/2009    3 recensioni
"non era colpa sua se riusciva a vedere quelle… “cose”. Le avrebbero viste tutti se solo avessero voluto aprire gli occhi per vedere la realtà." Divertitevi, guyz!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mythic mix

Nove, dieci, undici, dodici…
Contò a mezza voce il tempo che passava, ogni secondo in più che avrebbe fermato quel momento, la sua vita. Tutto sarebbe finito, presto tutto sarebbe passato.
Si dondolò avanti e indietro con la schiena, nascondendo la testa tra le ginocchia.
Per un fievole istante alzò lo sguardo, nascondendolo nuovamente subito dopo.

Il ragazzo–fata era ancora lì, accucciato sul pavimento, intento a leccarsi le piume indaco che gli coprivano la parte alta delle braccia, in parte avvolte nelle grandi e caleidoscopiche ali da farfalla blu. Anche se l’aveva visto per pochi secondi, i colori della creatura continuavano a baluginarle nella mente: le ali bluastre tendenti al viola, le macchie rosse e argento che gli coprivano la palpebra inferiore, come se fosse ferito, dandogli una strana aria da pesce. Era sicura che se il ragazzo- fata avesse aperto le ali, avrebbe potuto vedere le venature bianche, in cui scorreva la linfa, talmente erano sottili e diafane.

Scosse la testa con forza, incassando ancora di più la testa tra le ginocchia.
Lui non avrebbe dovuto essere lì. E neanche le piccole rane volanti che volteggiavano nella stanza, i folletti intenti a giocare a carte sulla sua scrivania e persino il piccolo unicorno che faceva capolino da sotto il suo letto.
Lo scacciò con un calcio: il modo in cui la guardava era vagamente inquietante.

Era stata omologata come pazza, incapace di ragionare con razionalità, e per questo internata in quell’anonima stanza bianca, isolata dalle persone “normali”. Aveva sempre cercato di nascondere il suo segreto, ma un giorno qualcuno l’aveva scoperta.
Però non era colpa sua se riusciva a vedere quelle… “cose”. Le avrebbero viste tutti se solo avessero voluto aprire gli occhi per vedere la realtà.
Alzò di nuovo lo sguardo, osservando la stanza puntellata dai colori di quelle creature; erano vagamente sfocati, tutti lo erano sempre stati, tranne quello in centro, il ragazzo –fata…
Appoggiò i piedi a terra facendo attenzione a non calpestare l’unicorno.<

E va bene, se la credevano pazza lo sarebbe stata. Si diresse con cautela verso la creatura al centro della stanza, fissando il suo sguardo nei suoi occhi spaventati; gli porse il polso, come si fa con un cane randagio, e pochi secondi dopo gli si sedette di fronte.
-Dimmi chi sei….- disse piegando la testa per studiarlo meglio -… e perché sei qui-
La creatura la guardò torvo, mostrandole i canini: -No, dimmelo prima tu!-
Le sorrise beffardo, allargando un po’ le ali.
La ragazza sospirò, appoggiando la testa sul palmo. Iniziava a non capirci più niente.
  
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