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Autore: Puffola_Lilla    27/12/2016    2 recensioni
Proseguendo la mia serie di FanFiction sui momenti mancanti, ecco come penso sia andata la sera prima del funerale di Silente per Harry e Ginny. Piccola presenza anche di Ron e Hermione. Durante HP e il Principe Mezzo sangue.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’ultima sera insieme.

C’era qualcosa di diverso quella sera. In apparenza, tutto sembrava come al solito o per lo meno come era stato in quegli ultimi due mesi. Ginny e Harry stavano ancora felicemente insieme. Ron e Hermione stavano ancora infelicemente non insieme. Tutti e quattro erano seduti nelle loro abituali poltrone di fronte al camino della Sala Comune dei Griffondoro. La stanza era la stessa di sempre: luminosa e accogliente. Loro sembravano gli stessi, ma la realtà era diversa. Le cose erano cambiate dalla morte di Silente e Ginny, in quella particolare sera, sentiva quel cambiamento più che in qualsiasi altro giorno. Non sapeva nemmeno spiegarsi bene come mai. La sua altro non era che una mera sensazione, che però non ne voleva sapere di andar via.
“A ogni modo, quanti anni aveva Silente?” Ginny chiese a nessuno in particolare. Naturalmente, fu Hermione la prima a rispondere.
“Aveva 115 anni.” Rispose la ragazza, mettendo da parte l’edizione della sera della Gazzetta del Profeta che stava leggendo.
“Davvero? E come lo sai? Gliel’hai chiesto?”
“Non essere sciocca, Ginny! Chiaramente Hermione l’avrà letto in uno dei suoi preziosissimi libri.” Ron disse, intromettendosi.
“Ah, ah molto divertente Ron. E anche se fosse?”
“Niente, dicevo così per dire. Lo sai quanto io ami i tuoi libri.” Egli rispose con un sorrisetto in viso. Hermione diede un’occhiata ad Harry, poi si alzò dalla sua poltrona e fingendo di sbadigliare disse:
“Beh, io vado a letto. Sono stanca morta e domani ci aspetta un funerale. Andiamo Ron?”
“Adesso? Ma è ancora presto per… oh giusto dimenticavo.” Era bastato uno sguardo eloquente di Hermione, per farlo alzare immediatamente. “Si, credo che andrò a letto anch’io. Buona notte ragazzi e Ginny nel caso avessi bisogno di parlare sappi che io… Ahia!” Un pestone al piede sinistro datogli da Hermione, impedì al fratello di continuare la frase.
“Sei impazzita per caso?” Ron urlò. Questa alzò gli occhi al cielo, esasperata.
“Ron, lascia perdere e andiamo.”
“Calmati Hermione. Sto venendo.” I due si diressero verso i dormitori senza smettere discutere. Sembrava una scena perfettamente normale: Ron e Hermione che bisticciavano come ogni giorno. Ciò nonostante, Ginny percepì di nuovo quella strana sensazione che le cose quella sera fossero diverse. Che cosa avrebbe voluto dirle Ron prima? E di che cosa avrebbe dovuto parlare?

“Dove stai andando?” Harry chiese a Ginny vedendola alzarsi.
“Pensavo che anche tu volessi andare a dormire.”
“No, non ancora, io… perché non ti siedi qui vicino a me?” Harry disse, spostandosi per farle un po’ di spazio nella sua poltrona. Egli non ebbe bisogno di chiederglielo due volte, perché stare lì di fronte al camino, abbracciata a lui, era una delle cose che Ginny amava di più. Molti avrebbero potuto trovare che tutto questo fosse banale e noioso, ma per la rossa anche quel piccolo momento tra loro altro non erano che un sogno divenuto realtà.
“Ascolta Ginny.” Harry non sapeva da dove cominciare. Non era bravo a parlare con le ragazze e il fatto che una grossa parte di lui, stesse male alla sola idea di quello che avrebbe dovuto fare, non l’aiutava. Il suo sguardo si spostò sul pavimento. La Gazzetta del Profeta era ancora sul tappeto. Hermione l’aveva dimenticata. Una grossa foto di Severus Piton con la scritta “ancora in fuga” occupava la prima pagina. Harry tornò a guardare Ginny che sembrava persa in tutt’altri pensieri. “Il fatto è che…”
“Lo sai mi sono sempre chiesta come sarebbe stato.” Ginny disse interrompendolo.
“Cosa?”
“Stare qui nella sala comune, di fronte al camino l’uno nelle braccia dell’altro.” Harry non poté non sorridere.
“E com’è?” Chiese ancora lui, stringendola più vicino a sé, senza nemmeno accorgersene. Era bello come certi gesti tra di loro fossero ormai diventati perfettamente naturali. Come se i due stessero insieme da anni, quando nella realtà non erano altro che un paio di mesi.
“Meglio di come m’immaginassi.”
“Io mi sono spesso chiesto come sarebbe stato baciarti.”
“Davvero?” Egli annuì. Una piccola voce dentro la sua testa gli ricordò che non era di quello, che avrebbe dovuto parlarle, ma Harry la ignorò.
“Beh, non negli anni precedenti, perché come sai io avevo una piccola cotta per Cho, ma…”
Ginny alzò gli occhi al cielo, mormorando: “Piccola cotta, come no.” Harry la colpì scherzosamente, ignorando ancora una volta quella insistente vocina interiore che disapprovava quel suo comportamento.
“E poi scusa vogliamo parlare della ‘piccola’ cotta che avevi tu nei miei confronti?” Domandò egli, facendola rabbrividire al solo pensiero.
“No, non vogliamo affatto. Continua pure.” Egli annuì.
“Ma come stavo cercando di dirti prima, quest’anno me lo sono chiesto spesso. La prima volta è stato quando ti ho visto baciare Dean in quel corridoio.”
“Lo sapevo!” Esclamò forte Ginny. “Sapevo che c’era qualcosa di strano nel modo in cui mi guardavi, ma non potevo crederci. Non potevo farlo.”
“Avresti dovuto. Le tue sensazioni erano giuste.”

“Quindi quando mi hai abbracciato dopo la partita di Quidditch contro i Serpeverde provavi già qualcosa per me?”
“Beh, al tempo cercavo ancora di negarlo, ma ora posso dire senza alcuno dubbio che sì provavo qualcosa per te.” Ginny, con gli occhi che le brillavano di gioia per le sue parole, avvicinò il suo viso al suo e lo baciò. Iniziò come ogni altra volta. Le loro labbra che si univano. Le loro braccia che stringevano strette l’una il corpo dell’altro. Le loro lingue che si cercavano e si trovavano. Allora perché anche quel bacio le sembrava avesse qualcosa di diverso? Ginny decise per un momento di smettere di pensare e semplicemente di godersi le complete sensazioni, che quel bacio appassionato le stava trasmettendo. Anche la vocina nella testa di Harry, aveva deciso di prendersi una pausa. Incurante del fatto che qualcuno potesse vederli, egli fece scorrere una mano lungo tutta la schiena di Ginny, in una lenta carezza. Se fosse stato per loro, non si sarebbero mai staccati l’uno dall’altro, ma ad un certo punto dovettero fermarsi per riprendere fiato. Con gli occhiali appannati Harry, non vedeva quasi niente, ma forse sarebbe stato meglio se li avesse lasciati così. Perché Harry poteva sentire la sua eccitazione crescere e Ginny col fiato corto, le guance arrossate, i capelli arruffati e la camicetta non proprio in ordine, sembrava più bella e desiderabile che mai. E fu per questo che quando lei gli chiese:
“Harry, che cosa c’è che non va?” Anche se sapeva che avrebbe dovuto dirglielo, che non poteva più rimandare, non ci riuscì. Non in quel momento.
“Niente, ma comincio ad essere un po’ stanco. Perché non andiamo a letto?” Ginny annuì prima di alzarsi. La sensazione di vuoto che Harry provò al distacco dei loro corpi quasi superò quella di desiderio.
“Strano che Ron non sia venuto a controllarci. Di solito lo fa sempre.”
“Si, è vero.” Rispose egli vago. Impiegarono poco tempo ad arrivare di fronte all’entrata del dormitorio femminile. Davvero troppo poco tempo. “Allora, Buona Notte.”

“Buona Notte, Harry.” Ginny salì i primi scalini, quando decise di tornare sui suoi passi e baciare Harry un’altra volta, che preso alla sprovvista, per poco non cadde all’indietro. “Ehi, non mi hai detto com’è?” Lei chiese dopo che si furono staccati, ma con Harry che ancora le accarezzava gentilmente il dorso di una mano con il pollice.
“Che cosa?”
“Baciarmi. È meglio o peggio di come te l’eri immaginato?” Egli sorrise non nascondendo un velo di tristezza. Se solo le avesse chiesto prima di uscire. Avrebbero potuto avere dei mesi, forse degli anni. Se solo egli fosse un ragazzo normale e non “il ragazzo che è sopravvissuto”.
“Beh, considerando che in una delle mie fantasie Ron mi inseguiva con una mazza da battitore per averti baciato. Direi decisamente meglio.”

“Lo sai Harry? Certe volte la tua immaginazione è leggermente preoccupante.”
“Sì, lo so.” Dopo pochi minuti e un’altra piccola sessione di baci, questa volta iniziata da Harry, Ginny si chiuse dentro il dormitorio femminile, più felice di prima, ma non meno preoccupata. Quando finalmente anch'egli andò a letto, non fu sorpreso di scoprire che Ron fosse ancora sveglio. Dall’altra parte del suo baldacchino invece, Neville, con il suo tranquillo russare, stava sicuramente dormendo. Harry si ritrovò a pensare per un momento al ragazzo. Forse domani avrebbe potuto parlargli, chiedergli di stare più vicino a Ginny durante il loro prossimo anno di scuola. Dopo tutto i due erano già più che ottimi amici, quindi la cosa non avrebbe dovrebbe creargli grossi problemi.
“Allora, l’hai fatto?” La domanda di Ron, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“No, non ci sono riuscito. Ma lo farò domani.”
“Durante un funerale?” Chiese perplesso.
“Devo farlo.” Fu la sua semplice risposta.
“Ma se non ci sei riuscito, allora che cos’avete fatto per tutto questo tempo?”
“Vuoi davvero saperlo, Ron?”
“No, assolutamente no.” Ci fu un attimo di silenzio, prima che l’amico parlasse ancora. “Per quel che vale mi dispiace molto. Non ti ho mai visto così felice come da quando hai iniziato ad uscire con mia sorella.” Harry non disse niente e con suo grande sollievo, anche Ron smise di parlare. Egli davvero non voleva affrontare l’argomento della sua imminente rottura con la ragazza che aveva appena scoperto di amare follemente. Lui l’amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Quella consapevolezza gli spezzò il cuore, ma lo aiutò anche a fare ciò che era giusto per la sicurezza di Ginny.  
   
  
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