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Autore: Yoko_kun    24/05/2009    1 recensioni
Kuchiki Rukia, una ragazza giapponese contemporanea di diciott'anni, vive da sola, e sta vivendo un pessimo anno, ma ancora di più sta passando un pessimamente orribile autunno.
Autunno in cui appere un uomo misterioso, che la porta e la guida lungo gli incubi, le paure e i peccati accompagnati dalle virù aloro opposte.
Il titolo è tratto dalla celebre opera di Shakespeare "un sogno di una note di mezza estate", mentre la storia è un po' ispirata alla Divina Commedia e al viaggio, in essa narrato, di Dante.
Per poter capire meglio leggete! Buona lettura! (^^)
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“You found me,
I found a god”


È distesa a terra, distrutta nell'anima e nel corpo. Probabilmente è anche ubriaca.
Un'altra gran brutta notte nel mezzo di un gran brutto autunno.
“alzati”
Il tono è imperativo, e la voce gli giunge alla testa come un freccia ben scoccata.
Si alza, mezza stordita, senza neppure chiedersi perché diavolo aveva alzato la testa a quell'assurdo ordine. Alzandosi l'mp3 si sposta e parte la musica. Più precisamente “you found me” dei The Fray. Un'altra freccia diretta alla sua testa.
Tenendosi una tempia con la mano spegne la musica, trovando un po' sollievo.
Si guada in giro, e poi di fronte a sé vede una porta a scorrimento davanti a cui si trova un uomo. No, mi correggo, non un uomo ma l'uomo. Colui che le cambierà la vita.
L'uomo è alto circa un metro e settanta, non è molto robusto, anzi sembrerebbe un po' mingherlino, coi capelli neri e gli occhi verde smeraldo da cui scendono due lacrime di un verde così scuro da risultare nero.
Non è stupita da quella visione, l'alcool l'ha abituata a ben altro, certo non è il genere di cose che si vede sempre, o comunemente, ma pazienza. Da piccolina credeva agli eventi soprannaturali, ora è già tanto se crede in ciò che vede.
In lontananza, fuori dalla finestra, i tuoni rauchi annunciano assieme le nuvole l'avvicinarsi del temporale.
“chi cazzo sei?”
Lo osserva in silenzio, ora che lo guarda un po' meglio ha dei vestiti strani, indossa un kimono da funerale giapponese, completamente nero.
“questo lo sai già....”
“ok, allora dimmi qualcosa che non so, che ci fai qui?”
“sai anche questo...”
“balle...”
“nonostante la tua mancanza di buona educazione ti risponderò lo stesso...che ne dici di un viaggio?”
“di che cazzo stai parlando?”
“rispondi solo sì o no...”
“ok...visto che non ho niente di meglio da fare se non ubriacarmi ancora...sì, mi va di viaggiare..”
“bene...allora seguimi”
“dove si va?”
L'altra di malavoglia si alza e la segue dentro.
“è buio qui...”
“abbi pazienza”
Infatti appena finisce di parlare le luci sia accendono mostrando una stanza vuota, con però tre porte oltre a quella da cui erano entrate.
“dove siamo?”
“abbi ancora pazienza...”
“dì un po' uomo misterioso, come diavolo ti chiami?”
“...non ho un nome...”
“unh? Fantastico, e come posso chiamarti?”
“...chiamami Ulquiorra, è un nome come un altro e cosa più importante non ha nessun significato, non in particolare...”
“ok, senza significato per che porta andiamo, ma prima perché mi hai portato qui?”
“...te l'ho detto, per fare un viaggio...”
“e dì un po' sei per caso il mio personale Virgilio?”
“in un certo senso sì...”
“fantastico, ora è ufficiale, oltre che completamente ubriaca marcia sono anche impazzita”
L'uomo rimane impassibile all'affermazione, e si limita a guardarla.
“ti eri forse illusa di essere una persona normale, eh Kuchiki Rukia?
“dì un po' stronzetto, vuoi che ti pesti?”
“non prendermi per uno dei tuoi compari, io non sono una persona comune...”
“no di certo, non con quelle lacrime e quei vestiti..”
“lo sai che potrei dire lo stesso di te?”
“...per quel che me ne fotte..”
L'uomo distoglie lo sguardo da lei, e osserva impassibile le tre porte in silenzio.
“di un po' tu, non mi avevi detto che mi avresti detto che ci facevi in casa mia?”
“ti ho già risposto...”
“mi hai solo chiesto se volevo fare un viaggio...”
“visto i tuoi modi poco garbati direi che sono stato fin troppo buono a dirti anche questo...”
“stai dicendo che anche se ti avessi detto che non volevo viaggiare, avrei dovuto comunque farlo...”
“...forse non oggi, ma sarei comunque tornato presto o tardi...”
“fantastico...”
“...non è una cosa che puoi decidere tu...”
“e chi dovrebbe decidere? Tu forse? O magari dio?!? ammettendo per assurdo che dio esista....”
L'uomo però non le risponde e si limita a indicare con la mano le porte.
“devo scegliere, eh?”
“così pare...”
“...dietro a quelle porte...”
La ragazza stringe con forza il pugno, sente che l'alcool sta finendo il suo effetto inebriante, per lasciare spazio alla paura che inesorabile e prepotente si espande.
I profondi occhi verdi della sua guida la scrutano indagatori.
“...cosa c'è?”
Ulquiorra distoglie lo sguardo dalla moretta e lo rivolge di nuovo alle porte.
“hai paura...?”
Rukia non risponde subito, non sa se fare la spavalda e mentire quindi spudoratamente oppure dire la verità a costo di passare per una bambina fifone e piagnucolosa.
“...i-io...”
“....non mentire, non avrebbe senso e non servirebbe...non con me...”
I grandi occhi della ragazza si fissano sul moro, poi la tesa sbuffa rigirandosi.
“tu sai già tutto a prescindere, giusto?”
“non proprio...”
“perchè vuoi che ti risponda se sai già qual'è la mai risposta?”
“...non ho mai detto di conoscere la tua risposta, ti ho solo detto che non devi mentire, non con me...”
“ok...”
“..allora?”
Sul subito la ragazza non capisce a cosa si riferisce quella domanda, ma uno sprazzo di lucidità la fa svegliare e capisce.
“sì....sì ho paura...”
“allora è tempo che tu decida. Che porta vuoi oltrepassare?”
“posso prima sapere una cosa?”
“tu fammi la domanda, poi io vedrò se risponderti o meno...”
“quello che c'è al di là di quelle porte, mi farà male? Sarà doloroso ciò che vedrò?”
“questo dipenderà solo da te...”
La ragazza prende un profondo respiro,e cercando di non prestare ascolto al rumore del suo cuore che batteva con forza e rapida insistenza cerca di decidere che porta aprire e che soglia varcare. Ormai era tardi per tornare indietro e ormai per lei non aveva senso farlo. Oltre quelle porte c'è qualcosa di spaventosamente ignoto, ma forse era meglio della spaventosa conoscenza che aveva della sua realtà ormai persa nel buio e disgusto dell'alcol e della disperazione.
Così tremante muove un passo in avanti, ancora un po' confusa.
“hai deciso?”
La sua voce, fredda e tagliente come una lama ben affilata di una spada, la coglie di sorpresa e la fa fermare un attimo, poi timidamente si volta verso lui e fa cenno di sì col capo.
“che porta?”
La ragazza piano alza il braccio e segna quella di lato a destra.
“bene, andiamo...”
  
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