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Autore: Stella Dark Star    28/12/2016    1 recensioni
Delfina, figlia del banchiere Andrea de' Pazzi, ha solo quindici anni e nessuna vita sociale quando viene incaricata dal padre di entrare nelle grazie di Rinaldo degli Albizzi per scoprire ogni suo segreto e sapere in anticipo ogni mossa che farà in campo politico. Lei accetta con riluttanza la missione, ma ancora non sa che il destino ha in serbo per lei molto di più. Quella che doveva essere una semplice e innocente conoscenza, diventa ben presto un'appassionata storia d'amore in cui non mancano gelosie, sofferenze e punizioni. Nonostante possa contare sull'aiuto della madre Caterina (donna dal doppio volto) e della fedele serva Isabella (innamorata senza speranze di Ormanno), Delfina si ritroverà lei stessa vittima dell'inganno architettato da suo padre e vedrà i propri sogni frantumarsi uno dopo l'altro.
PS: se volete un lieto fine per i protagonisti, non dimenticate di leggere il Finale Alternativo che ho aggiunto!
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Andrea&Lucrezia - Folle amore (da Pazzi, proprio!)" per vivere assieme ai protagonisti un amore impossibile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciannove
Subdola vendetta
 
Che non avrei mai più potuto entrare nei miei vecchi abiti era un dato di fatto, ma questo non significava che fosse una cosa negativa. La gravidanza aveva cambiato le mie forme in meglio, i fianchi ora erano più pieni e i seni forse sarebbero rimasti abbondanti anche al termine del periodo di allattamento. Non sarei più stata magra come un giunco, ma almeno adesso mi sentivo più donna nel mio nuovo corpo. Passai fieramente una mano sul ventre ormai quasi piatto, fiera di aver riconquistato la mia linea solo dove era necessario. Per la serata avevo commissionato un abito in velluto viola scuro con ricami in oro, su cui poi avevo abbinato una collana di diamanti bianchi dal taglio ottagonale su montatura dorata e gli orecchini con pendenti viola che mi aveva regalato Rinaldo per il mio compleanno. I capelli invece li avevo lasciati sciolti, con le loro onde naturali che li rendevano splendidi, e avevo aggiunto giusto una coroncina di foglie d’alloro in oro per dare un tocco grazioso. Il mio viso giovane e bello non aveva bisogno di nulla, cosa che mi fece sorridere con ben poca modestia. Le campane rintoccarono in quel suono che io talvolta trovavo triste e lugubre. Sospirai: “E’ tardi, ormai tutti gli ospiti saranno arrivati.”
Ero effettivamente in ritardo, avendo dovuto aspettare che Levante reclamasse il suo pasto per non rischiare che i miei seni straripassero durante la cena. Ero nervosa. Non solo quella sera avrei dovuto interagire con persone che non vedevo da mesi e che erano convinte che io fossi stata malata, ma tra loro avrei incontrato anche Madonna Alessandra e questo era il motivo che più mi rendeva inquieta. Un faccia a faccia con la mia rivale.
“Coraggio, Damigella de’ Pazzi.” Dissi a me stessa, sperando che la forza del mio nome mi avrebbe aiutata ad affrontare quella prova.
Percorsi il corridoio con passo lento, prendendo lunghi respiri e pizzicandomi le guancie per renderle rosse in dimostrazione della mia buona salute. Mi schiarii la voce e feci un cenno al guardiano perché mi aprisse la porta. Entrai nella sala ben illuminata e calda, tra il chiacchiericcio generale riconobbi subito la voce civettuola di mia madre. Lei e mio padre stavano conversando di fronte al grande camino assieme ad un’altra famiglia. Vedendomi arrivare, mio padre si illuminò e allungò un braccio per accogliermi: “Ed ecco la gemma della serata! Vieni qui tesoro!”
Lasciai che mi avvolgesse le spalle con il braccio mentre mi presentava agli ospiti: “Messer Contarini, ho l’onore di presentarvi mia figlia Delfina.”
L’uomo in questione, un ometto tutt’altro che bello e con un taglio di capelli che non gli donava affatto, increspò le labbra sottili in un sorriso e chinò il capo per rispetto.
“Lieto di fare la vostra conoscenza, Damigella. Vi presento mia moglie e mia figlia Isabella.”
Se la moglie si limitò a sorridere educatamente, la figlia invece si mostrò molto più spontanea e gioviale. Come avevo immaginato, non era una gran bellezza, era solo carina, però qualcosa in lei mi fece sperare che saremmo diventate amiche durante la sua permanenza a Firenze. E poi avevamo all’incirca la stessa età.
“Damigella Isabella, vi prego lasciatemi dire che adoro il vostro vestito. Il suo colore richiama la primavera, è davvero incantevole.”
Il suo sorriso si accentuò, si lisciò la gonna con le dita: “Vi ringrazio, Delfina! Se posso ricambiare il complimento, io adoro i vostri orecchini di ametista. Anche se i vostri occhi brillano molto di più.” La sua voce era cristallina e piacevole. Sì, volevo diventare sua amica o non mi sarei data pace.
Allo stesso modo io sfiorai il pendente di un orecchino con un dito e dissi timidamente: “E’ un dono di Messer Albizzi. Li conservo gelosamente.”
“Damigella de’ Pazzi!”
Quella voce tagliente e dal tono sinistro, mi fece voltare di scatto. Mi ritrovai davanti Madonna Alessandra al braccio di suo marito e affiancata da suo figlio. Sia lei che Ormanno avevano una strana luce maligna negli occhi. E non era solo un effetto delle candele.
Feci un inchino maldestro, improvvisamente il cuore prese a rimbombarmi nelle orecchie: “M-Madonna Albizzi.”
“Sono così felice di vedere che siete tonata in salute, mia piccola cara. Quando ho appreso la notizia che eravate gravemente malata sono rimasta molto turbata. Siete stata segregata per mesi. Povera piccola, di cosa avete sofferto?”
“Io…ehm.. Ho avuto una forte febbre che mi ha indebolita. L’aria della campagna e le cure amorevoli di mia madre mi hanno aiutata a rimettermi.”
Sollevai lo sguardo che avevo tenuto basso per timore che i miei occhi tradissero la menzogna che avevo detto. Incontrando lo sguardo sicuro di Rinaldo mi sentii più forte.
Inaspettatamente mi ritrovai una mano di Alessandra sotto il mento, le sue dita sottili ad afferrarmi forse troppo saldamente: “Le vostre guance belle tonde e rosse sono lo specchio della vostra buona salute ritrovata!”
Non mi piaceva il modo in cui mi toccava e men che meno le sue parole. Voleva forse dire che ero grassa? Non era assolutamente vero, comunque!
Sorrisi forzatamente e feci un passo indietro per sfuggire al suo tocco: “Sì sono tornata perfettamente in salute, Madonna. Vi ringrazio.” E subito dopo lanciai uno sguardo interrogativo a Rinaldo, il quale si schiarì la voce ed intervenne: “Io trovo che Damigella Delfina abbia raggiunto il massimo della bellezza. E’ partita che era un bel bocciolo ed è tornata a Firenze in fiore.”
Cosa stava dicendo? Mai una volta avevo sentito una frase così smielata uscire dalle sue labbra. Non mi sorpresi di vedere lo sguardo di sua moglie farsi minaccioso. Lo stesso Ormanno s’irrigidì.
“Non vi credevo un uomo poetico, Rinaldo.” Disse Contarini, con un sorriso divertito.
Sia mia madre che Isabella Contarini ridacchiarono con discrezione, anch’esse divertite.
Madonna Alessandra si strinse ulteriormente al braccio del marito e con la mano gli accarezzò il petto. Ora il suo viso era illuminato di malizia: “Mio marito ha molte qualità nascoste, Messere.” Mi lanciò un’occhiata di sfida e proseguì: “Nei momenti più impensabili può rivelarsi un uomo romantico, anche se io lo preferisco quando è ardito.”
Mi sentii tremare per la rabbia, avevo capito a cosa si riferiva veramente. Quella era una vera e propria dichiarazione di guerra, ma perché? Rinaldo stesso era sorpreso da quello strano comportamento, Ormanno invece aveva improvvisamente ritrovato il sorriso dopo quell’attacco nei miei confronti. Cosa stava succedendo? Troppo sconvolta per pensare ad una risposta adeguata e troppo furente per restare ferma immobile senza rischiare di schiaffeggiarla, feci un inchino e mi congedai: “Perdonatemi, ho dimenticato di dire una cosa importante alla mia dama di compagnia.”
Mentre mi avviavo, lanciai uno sguardo a Rinaldo e mi recai dritta alle mie stanze. Sbattei la porta alle mie spalle e andai a prendere a calci la mia poltrona. Fu in quello stato che mi trovò Rinaldo quando mi raggiunse pochi minuti dopo.
“Delfina, non è un comportamento adeguato.” Disse diplomatico, restando sulla porta.
Mi voltai, il mio viso doveva essere avvampato per la rabbia e avevo il fiato corto per lo sforzo: “Adeguato? Perché invece tua moglie che ti si struscia addosso come una gattamorta lo è?”
Lui mi guardò con tanto d’occhi, per poi prendere respiro e camminare verso di me: “Alquanto strano, devo ammettere. Non l’ho mai vista così prima d’ora.”
“Perché ce l’ha tanto con me? Non mi vede da mesi! Sembrava che volesse schiacciarmi come un moscerino!”
Lui scosse il capo: “Non saprei. Cercherò di tenerla a bada. Non voglio che dia spettacolo di sé. E nemmeno tu.”
Un pensiero mi attraversò la mente, rendendomi improvvisamente velenosa: “E se lo stesse facendo perché sa qualcosa? Se volesse vendicarsi?”
“E’ ridicolo. E’ impossibile che sappia alcun che. E inoltre, anche se così non fosse, non avrebbe motivo di vendicarsi. Il nostro matrimonio è senza amore, ricordi?”
“In ogni caso, fa in modo che la smetta. La prossima volta che la vedo toccarti in quel modo o che la sento alludere al tuo temperamento fra le lenzuola giuro che…” Lui mi afferrò per i polsi e se li portò entrambi al petto: “Tu non farai nulla. Lo sai che io e lei non condividiamo il talamo da anni. Ti consiglio di goderti la serata e mettere da parte la tua gelosia insensata e infantile.”
Il suo sguardo severo non ammetteva risposte contrarie, abbassai lo sguardo e sbuffai: “Come vuoi.”
“Bene.” Mi lasciò le mani e si avviò per tornare nel salone: “Aspetta qualche minuto prima di tornare. E ritrova il sorriso.”
Non appena fu uscito, diedi un altro calcio alla poltrona solo per ripicca.
“Gliela faccio vedere io a quella strega.” Il mio comportamento sarà stato anche infantile, però avevo pur sempre sedici anni. Mi presi qualche minuto per riaggiustarmi i capelli e pensai bene di abbassare un po’ la pettorina per lasciare maggior pelle scoperta. Se c’era una donna che poteva sedurre Rinaldo, quella ero io e solamente io.
Quando tornai nella sala, nonostante i miei buoni propositi, qualcosa mi bloccò. Nella cerchia di fronte al camino notai che si erano aggiunte altre due persone. L’uomo non sapevo chi fosse, in lei invece riconobbi Contessina de’ Medici e dalla conversazione turbolenta che stava avendo con Rinaldo capii che un’altra guerra era in corso quella sera. Sollevai gli occhi al soffitto. Quella che doveva essere solo una cena si stava rivelando una gran seccatura. 
  
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