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Autore: Tomi Dark angel    24/05/2009    7 recensioni
Un giorno come tanti, un avvenimento che distruggerà una vita innocente. Isabella Marie Swan viene investita da una macchina in corsa e i suoi ultimi momenti di vita li dedica a chi ama.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jessica: ehi, Bella!! Lo sai che ieri Mike mi ha baciata???

Sorrisi, accondiscendente. Mike la baciava continuamente, ma avrei preferito evitare le descrizioni dettagliate di Jessica su dove lui metteva le mani o su quante volte pronunciava il suo nome prima di tornare a spupazzarla come un peluche.

Non la ascoltai più, tutta intenta a leccare il gelato che avevo appena comprato. Cioccolato e panna. I miei gusti preferiti… ma mai avrei saputo che quel semplice gelato sarebbe stata l’ultima cosa che avrei mangiato.

Successe così, all’improvviso e non me ne accorsi quasi. Non sentii dolore, solo la consapevolezza che non sarei arrivata al giorno dopo.

Udii un clacson che suonava impazzito mentre attraversavamo. Mi voltai giusto in tempo per vedere un auto che sfrecciava verso di noi a tutta velocità. Rossa. Era una macchina rosso sangue.

E capii in un istante cosa sarebbe successo.

Bella: JESS, L’AUTO!!!!!!!!!!!

Non pensai a niente mentre la spingevo via, non pensai quanto mi sarebbe costato quel gesto istintivo e altruistico.

Seppi solo che un istante dopo ero stesa sull’asfalto e qualcosa di rosso dall’odore nauseante cominciava ad allargarsi sotto di me.

Eppure non sentivo dolore. Non sentivo niente, il mio corpo non c’era più.

Urla indistinte. Grida disperate. Jessica che mi chiamava. Ma questa volta non avrei risposto. Non avrei mai più potuto risponderle.

Dopotutto, morire non era così male. L’unico rimpianto che avevo era ciò che mi lasciavo alle spalle.

Jessica si gettò su di me, mi scosse, mi chiamò. Non sentì, o forse non volle sentire, le varie mani che cercavano di tirarla via, di allontanarla da me. Egoisticamente, la mia amica voleva tenermi aggrappata alla vita.

Ma dovevo parlare, dovevo dirle di calmarsi…dovevo dirle di riferire a Lui ciò che più mi premeva. Costrinsi le mie labbra a muoversi.

Bella: J…ess…

Lei smise di gridare, ma mi sentivo sempre più lontana, sempre più assente… sempre meno viva.

Bella: dì…a…Edw…ard…che…lo…amo…e…viv…ete…anche…per…me…

Avrei voluto accarezzarla, alzare una mano e dirle che andava tutto bene, anche se per lei tutto bene non andava.

Charlie, i Cullen, i miei amici, Jake…e Lui. Edward. Mi sarebbero mancati tutti quanti, ma infondo non avevo molti rimpianti.

Avevo amato.

Avevo sorriso.

Avevo pianto.

Avevo vissuto.

Andava bene così. Ero completa e questo mi bastava. Completa grazie a lui, completa grazie a coloro che mi volevano bene. E sempre grazie a loro non temevo ciò che mi aspettava dopo la morte. Avrei sopportato perché ero felice e non mi pentivo di nulla.

Non mi pentivo di averlo amato.

Non mi pentivo di aver stretto a me Jacob, dicendogli che era un vero amico.

Non mi pentivo di aver vissuto.

Non mi accorsi mai che Jessica mi aveva preso la mano e la stringeva con forza, dicendomi di restare. Non mi accorsi mai delle sue lacrime che cadevano sul mio petto martoriato. Non mi accorsi mai del dolore che lasciavo alle mie spalle.

Forse fui egoista, forse fui semplicemente sazia della vita. Ma quel giorno trovai la forza di scavalcare quel muro che tante persone avevano sempre temuto.

Mi aggrappai ai miei sentimenti, mi aggrappai ai ricordi felici che albergavano in me e scavalcai con un balzo il confine che separava la vita dalla morte. E sorridevo. Sorridevo per ciò che la vita mi aveva donato…e piangevo per il dolore che mi lasciavo dietro.

E questo fu l’unico motivo per cui un’unica, solitaria lacrima sgorgò dal mio occhio destro, attraversandomi il pallido viso come un piccolo, prezioso diamante.

Non avrei più toccato la sua pelle fredda.

Non avrei più sentito il suo profumo.

Non avrei più visto il suo sorriso sghembo capace di fermarmi semplicemente il cuore.

E volsi lo sguardo sul gelato che poco prima stavo mangiando, ignara di ciò che sarebbe successo da lì a poco. Mi era caduto durante l’impatto e ora era abbandonato poco lontano da me, ma come me immobile sul duro asfalto. I gusti erano sempre due, ma non più gli stessi. Solo cioccolato e orribile sangue scarlatto.

 

Dedicata alla mia famiglia e alla mia amica Mary che mi hanno sempre incoraggiato a scrivere, facendomi scoprire l’importanza che la scrittura significava per me. Grazie.

  
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