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Autore: Losiliel    29/12/2016    7 recensioni
Il salvataggio di Maedhros da parte di Fingon in chiave moderna.
Una Russingon modern-AU.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Celegorm, Curufin, Figli di Fëanor, Fingon, Maedhros
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'First Age Daydream'
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CAPITOLO 9

dove Fingon prende una decisione

 

 

 

Fingon rientrò in casa che erano quasi le due di notte. Si gettò sul letto ancora sfatto, incapace di mettere ordine nei suoi pensieri. Allungò una mano per rovistare nel cassetto del comodino alla ricerca di un pacchetto di sigarette, dimenticandosi di aver smesso di fumare da diversi mesi.

Fino a poche ore prima si era illuso di essere riuscito a dare una svolta alla sua vita. O, per lo meno, di essere riuscito a rimetterne insieme i cocci, dopo che quello che aveva creduto essere la cosa migliore che gli fosse mai capitata si era rivelata la più grande cantonata che avesse mai preso.

Aveva una laurea, una fila di ragazzi che pendeva dalle sue labbra, un futuro lavorativo sicuro, un padre che finalmente riconosceva il suo valore al punto da volerlo al suo fianco nell'azienda che era stata del nonno. Sembrava non gli mancasse nulla.

Invece, quel mattino, il passato gli era arrivato addosso come un treno in corsa e l'aveva messo di fronte al fatto che, in due anni, non era cambiato niente, che era ancora vincolato a un ricordo, a una persona. Quella sbagliata. E che non ne sarebbe mai uscito.

E adesso era anche costretto a fare i conti con la consapevolezza che questa persona era in pericolo, e lui non aveva alcuna possibilità di esserle d'aiuto.

Si trascinò verso il frigo alla ricerca di qualcosa di alcolico da buttare giù, ma fu interrotto dallo squillo del cellulare.

Numero sconosciuto. Rispose ancor prima di fare ipotesi su chi potesse essere.

– Sì?

– Smettila di piangerti addosso.

– Curvo?

Curufin per te, Nolofinwion.

– Che vuoi? – lo apostrofò Fingon, gli mancava solo di ascoltare altre assurdità da quel pazzoide di cugino. Ma subito gli venne in mente quale poteva essere il motivo della chiamata: – Ci sono novità?

Curufin ignorò la domanda: – Ascoltami bene, perché non ho molto tempo, Celegorm è in doccia, ma presto sarà qui.

E senza aspettare una risposta continuò, col suo tono da professionista collaudato che contrastava con la voce ancora da ragazzino.

– Adesso sono certo che Maedhros è alla Thangorodrim.

– Ma come fai...? – cominciò Fingon.

– Ho monitorato i contatori mentre voi eravate da quelle parti, ho registrato una diminuzione di corrente nella vecchia fabbrica.

Fingon scosse la testa. – Non capisco di cosa stai parlando.

– Dio mio, ma come fai a essere così lento? – esclamò l’altro, perdendo un po’ della sua compostezza. – Hanno spento le luci per non farsi trovare! Cosa che non è successa nelle abitazioni che avete perquisito voi due.

– Mi stai dicendo che Maedhros è chiuso nella fabbrica? Maglor e Caranthir non hanno visto niente... 

– Già – gli rispose la voce dall'altro capo, – è proprio questo il punto. Ho paura che, anche potendo, Maedhros non ci farebbe mai sapere dove si trova per non metterci nei guai. Ho paura che noi non saremmo in grado di salvarlo, perché lui non collaborerebbe.

Curufin non era mai stato uno che girava attorno alle cose: – Devi andare tu.

Fingon incastrò il cellulare tra l'orecchio e la spalla e aprì il frigo. Trovò una bottiglia di birra e la stappò. Si prese il tempo per rispondere.

– E perché dovrei farlo?

– Perché glielo devi.

– Cosa? – gli andò per traverso il primo sorso. Tossì. – Va bene Curufin, non ho tempo per le cazzate – e fece per interrompere la comunicazione.

– Fai funzionare il cervello, per una volta! – lo prevenne l’altro, – eri distratto quando ho spiegato che Maedhros ha aiutato papà all'insaputa di tutti dopo la morte del nonno? Da dove credi che abbia avuto le informazioni di cui disponeva quando è venuto da me? E quando papà è stato ucciso... 

– È stato un incidente... 

– È stato un avvertimento! Quando papà è stato ucciso, Maedhros ha capito che la situazione era pericolosa davvero, e allo stesso tempo è cresciuta la sua determinazione a fargliela pagare.

Fingon non riusciva a capire dove avrebbe portato quel discorso.

– Quando ti ha lasciato? – lo incalzò Curufin, – poco dopo la morte di papà, vero? Ma già da prima si comportava in modo strano, dico bene?

– Si comportava in modo strano perché voleva darmi il benservito e non aveva il coraggio di dirmelo in faccia! – sbottò Fingon. – Maledizione Curufin! Mi ha lasciato come un giocattolo usato, senza darmi una spiegazione plausibile, ha cambiato numero di cellulare, ha cambiato casa, ha tagliato i ponti, mi ha fatto terra bruciata intorno!

Dio, come odiava parlare per metafore.

– E ti sembra normale? Dannato egocentrico! – la voce di Curufin aveva perso il suo tono professionale e stava scivolando in un urlare esasperato. – Ti sembra normale che abbia rinunciato alla cosa a cui teneva di più nella sua vita, così senza motivo? L'ha fatto per proteggerti, idiota.

– Con voi non l'ha fatto, a quanto pare – ribatté subito Fingon, ma la sua sicurezza cominciava a incrinarsi.

– L'ha fatto anche con noi – disse l’altro, tornando al suo normale registro, – solo che noi non ci siamo fatti mettere da parte. Non ci siamo rintanati in un angolo a leccarci le ferite. Abbiamo insistito, l'abbiamo assillato finché non ha ceduto e ci ha ripresi nella sua vita.

Fingon rimase senza parole, mentre il suo cervello tentava di assimilare quel concetto.

– Mi stai dicendo che io... l'ho abbandonato?

– Bravo. Alla fine anche tu ci arrivi.

Fingon appoggiò la bottiglia sul bancone, per evitare di farla cadere.

Non era possibile.

Non era possibile ciò che sosteneva Curufin.

Che Maedhros avesse agito contro i propri sentimenti, contro i propri desideri, per fare ciò che riteneva essere il suo dovere, per fare ciò che andava fatto.

Ma gli bastò formulare quel concetto nella sua testa per capire che non c’era niente di più verosimile: quello era proprio il comportamento tipico di Maedhros.

Come aveva fatto a non capirlo allora?

Come aveva potuto essere così cieco da non rendersene conto?

La risposta era davanti ai suoi occhi, ed era sempre la stessa. Perché lui non si era mai sentito davvero all'altezza di ciò che aveva, e aveva vissuto nel terrore che presto o tardi tutto sarebbe finito. E quando quel momento era arrivato, non era stato altro che la temuta conferma delle sue paure.

La sua stupida, vecchia, abitudine alla scarsa considerazione di sé (e, sì, aveva ragione Curufin, all’autocommiserazione), così dura a morire!

Fingon si appoggiò al frigo dietro di lui, improvvisamente bisognoso di un sostegno. Cercò di recuperare il filo del discorso, gli sembrava di essere rimasto in silenzio per diversi minuti.

– Se anche fosse vero ciò che dici – concesse, – perché pensi che dovrei andarci io alla Thangorodrim? Se ancora tiene a me, cercherà di tenermi lontano proprio come ha fatto con voi.

– Certo – confermò Curufin. – Non è su di lui che conto, infatti.

Fece una pausa, come se facesse fatica a pronunciare le parole che stava per dire.

– È su di te che conto, Nolofinwion. Sono certo che troverai un modo per riportarcelo.

E con questo, Curufin chiuse la comunicazione.

 

Fingon prese una decisione.

Aveva sbagliato una volta. Non sarebbe più successo.

Recuperò il suo zaino leggero, quello che usava per le scalate in montagna. Vi mise dentro una corda, una torcia elettrica, una bottiglietta d'acqua. Cercò qualcosa che potesse servire come arma, ma non trovò niente di adatto. E comunque, se si fosse arrivati a uno scontro, dubitava che avrebbe avuto la meglio, a prescindere da cosa avesse portato con sé. Si vestì con una tuta nera, prese il suo lettore mp3, controllò che fosse carico e lo infilò in tasca. Recuperò le chiavi della macchina e uscì.

Non aveva le idee molto chiare, sapeva solo che non si sarebbe tirato indietro.

Mai più.

Prese l'auto e si diresse a nord, percorrendo a ritroso la strada che aveva fatto con Celegorm pochi minuti prima. Arrivato alla zona industriale, invece di proseguire per il sobborgo, si diresse verso la vecchia fabbrica in disuso. Quando vide profilarsi la sua sagoma, spense i fari e rallentò a passo d’uomo.

La luna piena era a metà del suo corso discendente, ma gettava ancora luce a sufficienza perché potesse procedere senza troppa difficoltà.

Un tempo, l’area su cui sorgeva la fabbrica era circondata da un’alta siepe e da una rete. Ora le siepe era secca e la rete crollata in più punti. Quasi nulla delimitava il perimetro di quella che era stata una grande zona produttiva.

Tre imponenti edifici, di una quindicina di piani ciascuno, emergevano dal buio come picchi isolati. Distavano un centinaio di metri l’uno dall’altro, e nessuna luce alle finestre indicava che ci fosse qualcuno al loro interno.

Ma Curufin era certo che Maedhros fosse lì, e se c'era qualcosa che Fingon aveva imparato negli anni in cui aveva frequentato casa loro era che il giovane Fëanorion si sbagliava di rado.

Il problema era scoprire dove, di preciso. In quale edificio, a quale piano, in quale stanza. E farlo in fretta, prima che qualcuno notasse la sua presenza.

Aveva un piano.

Assurdo.

Folle.

E che, per giunta, contava troppo su una reazione di Maedhros.

Ma non aveva altro, e quindi proseguì.

Fermò la macchina dietro una costruzione bassa che aveva tutta l’aria di essere stata una rimessa per veicoli, anche se ormai gli unici mezzi di trasporto in vista erano le carcasse arrugginite di due camion nei pressi di una vecchia pompa di benzina, dalla parte opposta del piazzale.

Fingon si prese un istante per concentrarsi, come faceva sempre prima di cominciare un'arrampicata particolarmente impegnativa.

Allontanò da sé ogni pensiero, ogni ansia, ogni paura.

Poi scese dalla macchina, aprì le portiere e il bagagliaio e si mise lo zaino sulle spalle. Tornò al posto del guidatore, girò la chiave quel tanto che bastava per dare corrente all’autoradio e collegò l'iPod.

Portò il volume al massimo, schiacciò play e uscì di corsa dall’auto.

 

 

 

 

 

_________

Note

I miei più sentiti ringraziamenti a Kanako91, eccezionale beta di questa storia.

I miei più sinceri auguri di un 2017 ricco di soddisfazioni a tutti voi, care lettrici e cari lettori! 

Appuntamento all'anno prossimo – mercoledì 4 gennaio, per l'esattezza.


(Starò lontana dal pc per qualche giorno, perdonate il ritardo nelle risposte.)

 

  
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