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Autore: Tenue    29/12/2016    5 recensioni
[Seconda classificata al contest "Autunno, stagione di sport e di amore sotto caduche foglie" indetto da MissChiara sul forum di efp]
Dal testo:
“Kenma riprende la posizione sotto rete e approfitta di quell'attimo in cui il suo capitano è distratto per osservarlo senza farsi vedere.
A volte ha paura che Kuroo si stia prendendo gioco di lui quando gli riserva quelle attenzioni che chiunque considererebbe ambigue. Non sa mai come reagire alle volte in cui Kuroo lo accarezza o si preoccupa eccessivamente per lui. Decisamente, si sta prendendo gioco di lui.
Evidentemente deve aver notato gli sguardi furtivi di Kenma, le sue parole timide, il suo imbarazzo.
“Ha frainteso” pensa spesso l’alzatore “che idiota. E adesso si prende gioco di me. Devo decisamente smettere di fissarlo.””
[Kuroken]
Genere: Fluff, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parole nel buio
 
Forse le parole di Kuroo non erano state affatto insensate.
E' un meccanismo perfetto, quasi quanto un corpo umano.
La sua squadra si sposta sul campo con perfetta sincronia, senza mai fermarsi. Come il sangue che scorre nelle nostre vene, i suoi giocatori si muovono incessantemente, ritmicamente come se le loro mosse fossero scandite dal battito di un cuore.
La palla sfreccia da una persona all'altra con precisione, al fine di venire alzata da lui, Kenma, come fosse il cervello, il fulcro di quel sistema complesso, veloce, prefetto, a cui i compagni portano l'ossigeno affinché possa funzionare.

Kenma guarda dietro di sé per una frazione di secondo.
“Bene.”
Lo schiacciatore avanti a lui sfreccia sotto rete, ma la palla nelle mani dell'alzatore non è diretta a lui. Kenma alza la palla inclinando la schiena in uno scatto, affinché arrivi a Kuroo, proprio dietro di lui.
Il capitano schiaccia con forza e la palla sfreccia nell'unico punto indifeso della squadra avversaria segnando il punto decisivo.

-SI!- urla Kuroo con foga, mentre i suoi compagni esultanti si avvicinano a lui.
Solo Kenma resta in disparte, al suo posto sotto rete. Sa già che Kuroo vorrà farlo giocare anche alla prossima partita, quindi non si scomoda.
Bokuto, dall'altro campo, si avvicina alla rete. -Oi Kuroo! Non montarti la testa ora! Facciamo un'altra partita, okay? Così mi prendo la rivincita.-
-Questo mi sembrava scontato!- Ribatte il capitano della Nekoma.
-Forza, scansafatiche! Tornate alle vostre postazioni!-
-Cosa!? Lasciaci bere un po' Kuroo-san, ti pregooo- Chiede Lev appiccicandosi a Kuroo, cercando di guadagnarsi almeno cinque minuti di pausa.
Il capitano emette un verso esasperato -E va bene! Vi concedo due minuti!- Urla, per farsi sentire da tutta la squadra. Poi si gira verso l'alzatore.-Kenma, vieni a bere anche tu, forza!-
L'alzatore in un attimo è al fianco di Kuroo, il quale gli porge la borraccia.
-Grazie- mormora, afferrandola e accorgendosi di avere molta più sete di quel che credeva. Kuroo con un gesto abituale, infila la mano tra i suoi capelli mezzi biondi e li accarezza senza neanche accorgersene. -Hey, non finirmela, ho sete anch'io.-
Kenma aggrotta leggermente le sopracciglia; nonostante non gli dispiacciano, le attenzioni di Kuroo lo mettono in imbarazzo. Tuttavia non scosta la sua mano e gli porge la borraccia.
-Come ti senti? Ce la fai a giocare un'altra partita?- Chiede Kuroo appena finisce di bere.
Kenma annuisce piano e Kuroo poggia una mano sulla sua spalla. -Bravo, ma vedi di non strafare, eh? Altrimenti mi tocca riportarti a casa in braccio!- Dice ridendo mentre torna alla sua posizione. -Pausa finita! Giochiamo! Yamamoto, entra tu adesso, vai alla battuta!-

Kenma riprende la posizione e approfitta di quell'attimo in cui il suo capitano è distratto per osservarlo senza farsi vedere. Senza alcun motivo in particolare.
A volte ha paura che Kuroo si stia prendendo gioco di lui quando gli riserva quelle attenzioni che chiunque considererebbe ambigue. Non sa mai come reagire alle volte in cui Kuroo lo accarezza o si preoccupa eccessivamente per lui. E' iperprotettivo, e per qualche strano motivo non è strafottente come lo è con il resto dei suoi amici.
Decisamente, si sta prendendo gioco di lui.
Evidentemente deve aver notato i suoi sguardi furtivi, le sue parole timide, il suo imbarazzo.
“Ha frainteso” pensa spesso l’alzatore “che idiota. E adesso si prende gioco di me. Devo decisamente smettere di fissarlo.”
Kenma si gira, cercando di deviare i suoi pensieri sull'imminente partita.
“Ah... devo anche smetterla di arrossire.”

La partita comincia. Yamamoto alza la palla avanti a sé e la colpisce con forza.
Kenma la vede sparire nell'altro campo. Poi il buio.
La palla ha appena superato la rete, quando viene improvvisamente ingoiata dall'oscurità, così come tutta la palestra.

Si sente la palla cadere rumorosamente nell'altro campo. Kenma strizza gli occhi, ma non riesce a vedere niente, finché non nota, in fondo alla palestra, le luci di sicurezza accese.
-Ah. Un black-out.- mormora.
I suoi compagni, dopo un attimo di smarrimento, cominciano a fare confusione per tutta la palestra, nonostante gli spazientiti richiami del capitano.
-Kuroo! Tu che sei il capitano va a tirare su la leva del generatore!- Sente urlare Bokuto.
Kuroo si abitua piano al buio e per prima cosa raggiunge Kenma. -Si, adesso vado! Hey, voi vedete di non fare casino!- Urla ai compagni.
-Kenma, vieni con me.- Aggiunge poi prendendogli il braccio e incamminandosi verso il fondo campo.
-Uh, perchè devo venire io con te?-
Il capitano si gira a guardarlo, con un sorriso malizioso -Eh? Non avrai paura?-
-Ma ti prego...- Kenma inarca un sopraciglio, ma lo segue comunque. Infondo sa quanto sia inutile contestare una sua decisione.
-Non voglio lasciarti solo durante un black-out!- Spiega, abbracciandolo di slancio e portandoselo vicino.
Kenma sente le guance farsi improvvisamente calde, ma fortunatamente il buio è dalla sua parte.

Il generatore si trova nel seminterrato. Prima di scendere, Kenma prende il suo cellulare dal borsone, per fare luce.
-Tu sai dove si trova il generatore, vero?- Chiede Kenma.
Kuroo sbuffa -Certo che si, sono qui da tre anni, vuoi che non sappia dove sono le cose?- Dice, appoggiato contro il muro con le braccia conserte, anche se l’altro non sembra molto convinto.
-Dove dobbiamo andare?-
Kuroo si rimette dritto e indica una porta del corridoio, appena fuori dagli spogliatoi.
-Li ci sono le scale, il generatore è da qualche parte nel seminterrato. Non sarà difficile trovarlo.-
Kenma non dice niente e si incamminano fuori dallo spogliatoio, mentre il più piccolo fa luce col suo telefono.

I loro passi rimbombano sulle scale. Ogni cosa è immersa nella più totale oscurità, a parte i pochi gradini avanti a loro che vengono illuminati dalla luce tremolante del cellulare.
Il più grande scende piano le scale, stando più attento a dove il compagno metta i piedi che a se stesso.
Appena sceso l’ultimo gradino, il più grande si guarda attorno. Il seminterrato è enorme, e benché il più piccolo punti la luce del suo telefono avanti a sé, non riescono comunque a vederne la fine.
Kenma sente un brivido percorrergli la schiena. Quella situazione lo mette a disagio.
Kuroo si sente un po' in colpa per averlo portato lì sotto, ma infondo andare giù da solo e lasciare lui con i suoi compagni non gli sembrava poi una scelta tanto migliore.

Kenma prende l'iniziativa e comincia ad addentrarsi nella stanza, con le mani avanti per non sbattere contro niente. Kuroo osserva divertito il corpo gracile del più piccolo cominciare a tremare leggermente. Gli cinge la vita con un braccio e si avvicina un po' di più.
-Kenma.-
Sentire la sua voce gli fa stringere lo stomaco.
“Che diavolo sta facendo Kuroo?”
Kenma si blocca, improvvisamente la sua mente si annebbia e non riesce più a pensare razionalmente.
Sente il braccio di Kuroo premere contro di lui. Sente la sua voce, è diversa. E' bella, bella da morire. Kenma ama la sua voce.
E' così stano.
Kenma comincia ad agitarsi.
“Che faccio adesso?”
Non è la prima volta che Kuroo lo tocca, che dice il suo nome.
Allora perchè la sua mente si è bloccata improvvisamente?
-Se la situazione ti mette ansia torniamo su, okay?-
La sua voce è così dannatamente dolce. Kenma si perde in quel suono, vorrebbe restare così per sempre. Si sente protetto dalla figura di Kuroo, sa che è il solo a prendersi cura di lui.
Eppure, la parte più razionale di sé non manca mai a far sentire la sua voce nella testa del piccolo alzatore.
“Lo sta facendo di nuovo” fa notare “Ti sta prendendo in giro, ti fa notare quanto tu sia vulnerabile”
Kenma abbassa la testa. Che parole crudeli, eppure così sincere.
E' vulnerabile, debole e incredibilmente insignificante, immerso in quella vasta oscurità che non fa altro che metterlo a disagio. Una piccola creaturina che ha paura del buio, ecco cos'è.
-Kenma.- La voce di Kuroo è ancora lì -Stai bene?- Chiede, paziente.
-Si.- La risposta dell'alzatore è sicura, più di quanto avrebbe sperato -Stavo solo pensando, sto bene.-
Kuroo però, non stacca gli occhi da lui. -Kenma_-
-Sto bene!- lo interrompe, alzando la voce. Kuroo si zittisce e  Kenma distoglie lo sguardo. La luce del suo telefono cade per caso sulla parete al loro fianco, ricoperta da tubi e fili elettrici. Kenma la percorre e poco dopo trova il generatore.
-Kuroo...-mormora -è lì...- anche se le sue parole non sono più sicure come poco prima.
Raggiungono il generatore e si accovacciano per cercarne la leva.
-Alza un po' la luce.-
-Sì.-

Le  loro mani si sfiorano accanto alla leva . Quella di Kuroo indugia un attimo su di essa, mentre quella di Kenma si scosta subito.
Kuroo decide che la luce può aspettare, si sporge su Kenma e la sua mano finisce di nuovo tra i suoi capelli. L'alzatore abbassa la testa, sentendo le guance improvvisamente calde.
“Dannazione”
Sente che Kuroo si è fatto più vicino, e lo sta guardando. Sente il suo sguardo su di sé, su ogni parte del suo corpo. Lo trafigge, nonostante l'oscurità, sa che riesce a vederlo.
-Perchè ti prendi gioco di me?- Chiede Kenma, atono.
-Non lo sto facendo.-
-Si invece. Smettila.-
-Di fare cosa, esattamente?- Kuroo inclina la testa.
-Di guardarmi, di toccarmi, di fare... quelle cose.- Risponde, nascondendo di più il viso.
-Ma a te piace, no?- Kuroo sorride. Kenma è una figura impenetrabile a qualsiasi altra persona, ma non a lui. Per lui Kenma è un libro aperto. Nonostante l'oscurità lui può vedere tutto di lui.
Kenma non risponde.
-Non mi sto prendendo gioco di te.- dice allora il capitano a bassa voce, accanto al suo orecchio. Kenma avverte un altro brivido scuotere il suo intero corpo.
-E... se tu provassi a non dare ascolto alle tue paranoie, ma provassi invece a sentire le mie, di parole, forse capiresti, perchè continuo a starti accanto, a toccarti e a prendermi cura di te.-
Kenma alza la testa. Non crede di aver capito bene. Perchè se ha davvero colto il significato di quelle parole, allora Kuroo ricambia davvero i suoi sentimenti e si potrebbe davvero sentire felice. Ma le paranoie sono difficili da ignorare, urlano nella sua testa, sovrapponendosi prepotentemente a qualsiasi altra voce dentro di lui che fa invece notare quanto dolce Kuroo sia con lui.
-Mi piace... quando ti prendi cura di me.- mormora,appoggiando timidamente la testa sulla sua spalla. -Anche se questo fa di me una persona vulnerabile.- Kenma inspira e decide che forse può aprirsi con Kuroo, che forse non lo deriderà se gli confessa i suoi sentimenti e che potrebbe addirittura ricambiarli.
Può fidarsi di lui. -Mi piace averti sempre accanto e... sentire... la tua voce o le tue mani...- la sua voce non è altro che un sussurro, ma Kuroo la sente ugualmente. Stringe a sè il corpo dell'altro e fa scorrere le sue mani tra i suoi capelli, poi sul suo viso, carezzandone le guance. Kenma le sente poi sulla sua schiena, e si rilassa completamente contro il corpo dell'altro.
Si da mentalmente dello stupido. E' innamorato di Kuroo, è palese. E lui gli è sempre stato accanto, pronto a ricambiare i suoi sentimenti.
Anche Kuroo lo ama, e glielo ripete ogni giorno, solo non a voce. Quelle mute parole si sono perse da tempo ormai nei piccoli gesti che gli dedica ogni giorno, nelle carezze, nel tranquillizzarlo quando ha paura, nel proteggerlo dalle persone che non gli piacciono.
E se Kenma le avesse ascoltate quelle parole, avrebbe capito.
Perchè esistono parole che non hanno bisogno di voce ed erano quelle, che pur restando mute gridavano.


Kuroo tira su la leva. Il buio sparisce, mentre la debole luce del neon illumina il viso di Kenma rigato dalle lacrime.
Kuroo sussulta. -Kenma stai... piangendo?-
Il più piccolo si alza da terra, strofinandosi gli occhi col braccio.
-No.- mormora convinto -Non sono... fragile...- Dice imbronciandosi e cominciando ad incamminarsi verso le scale.
Il capitano ride, raggiungendolo velocemente. -Sei adorabile.- dice posandogli un bacio sulla guancia.
Kenma emette un verso di disappunto, ma non si allontana. Si ferma invece e si mette in punta di piedi.
Infondo sono soli, non c'è nessun'altro lì a parte lui e la persona di cui si fida di più al mondo. Può farlo.
Allora si allunga verso di lui, chiude gli occhi e le braccia di Kuroo avvolgono il suo piccolo corpo.
Le sente le parole di Kuroo adesso, scivolare sulle sue labbra.




Piccola nota: la citazione è di Isabella Santacroce.
  
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