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Autore: A li    24/05/2009    2 recensioni
«Mamma, perché il sole sparisce ogni
notte?»
«Perché di notte siamo liberi di essere
ciò che desideriamo»
Così aveva risposto sua madre, quando anche lui aveva otto
anni e faceva troppe domande.
«E non abbiamo più anima quando siamo
ciò che desideriamo?»
[Roma - 148aC]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Memoria

Memoria

Prologo

«Menis?»

La voce infantile che pronunciava quel nome era soffice, calda.

Rimanere nella stessa stanza per ore ed ore insieme ad un bambino aveva irretito i sensi al ragazzo seduto con il volto alla finestra. Il buio si era fatto sempre più spesso, nel locale adibito a studio, e ormai non si vedeva praticamente nulla. Eppure, in tutta quell’oscurità, gli occhi verdi del piccolo brillavano ancora, come animati dalla disperata volontà di non scomparire.

«Menis?», ripeté il bambino.

«Sì, Paolo?»

Menis si era finalmente risollevato dal torpore e, con uno scatto, aveva voltato lo sguardo verso il piccolo in cerca di attenzione.

«Non studiamo più niente, oggi?»

Menis sorrise e, alla luce del pallido sole in discesa, i suoi lineamenti giovani apparvero vecchissimi.

«No, per oggi basta così».

Tornò ad occuparsi del paesaggio al di là della finestra, certo che il bambino, felice della libertà anticipata, sarebbe corso via all’istante. Ma dovette ricredersi quando la testolina nera comparve al suo fianco e si arrampicò su un suo braccio per guardare al di là del buio.

«Cosa guardi?»

«Niente, Paolo».

Il bambino corrugò la fronte e gli lanciò un’occhiata risentita.

«Non è vero! Stai guardando qualcosa di bello e non me lo vuoi dire!»

La sua rabbia era quasi comica. Menis ridacchiò e prese l’allievo sulle gambe.

«Hai ragione, mi hai scoperto», sussurrò poco distante dal suo orecchio, in modo che potesse sentirlo, «Stavo ammirando qualcosa che nessun altro può vedere».

Gli occhi del piccolo si illuminarono.

«Cosa? Cosa?»

«Vedi quella luce laggiù?», chiese Menis.

Il bambino annuì.

«Lo sai cos’è che la fa comparire?».

Dopo un attimo di esitazione, il piccolo tentò. «Il sole?», chiese, dubbioso.

Menis sorrise. «Hai studiato, allora».

Il bambino fece una smorfia, incapace di nascondere la propria delusione.

«Menis!», si lamentò, «Questo lo sanno tutti!»

Fece per scendere dalle gambe del maestro, ma quello lo trattenne.

«Non è tutto qui. C’è una cosa che le altre persone non sanno. Solo io conosco la verità che si nasconde dietro quella luce. Vuoi sentire?»

Il bambino annuì, questa volta con meno entusiasmo, per paura di un nuovo tranello.

«Quella luce è la forza dell’anima delle persone…»

«Cos’è l’anima?», lo interruppe il piccolo.

«Tutto quello che senti dentro di te: la felicità, la paura…», fece una pausa e posò lo sguardo sul corpicino dell’allievo, «…E un giorno anche l’amore».

Il bambino guardava fisso quell’esplosione di colori che pian piano si affievoliva.

Per un attimo non rispose. Sembrava affondato in quel mare rosso e arancio, con tutta la sua anima, quasi volesse ingrandire la bolla di luce.

«Anche la mamma è là?», mormorò, forse a se stesso.

Menis strinse i denti, preoccupato di aver osato troppo. Il padrone gli aveva ordinato di non parlare mai a Paolo della madre morta, per nessun motivo. Ma non aveva pensato alle possibili conseguenze delle sue parole, questa volta.

Senza vie di fuga, preferì rimanere in silenzio.

Fortunatamente il bambino non insistette.

Restava ancora con lo sguardo assente a fissare oltre questo mondo, forse nei suoi ricordi. Le sue sopracciglia si erano piegate sugli incredibili occhi verdi, in una strana smorfia di dolore.

Menis lo strinse tra le braccia, per confortarlo.

«Anche la nostra anima riempie quella luce?», domandò il bambino all’improvviso.

«Certo», rispose Menis, felice di aver cambiato argomento.

«Perché allora ogni notte la luce si spegne?»

La voce del bambino era incrinata, forse dalla tristezza, forse dalla delusione: Menis non riuscì a capirlo.

Ma in quell’attimo le parole del piccolo lo riportarono ad un anno di molto tempo prima, quando ancora viveva in Grecia ed era un bambino libero di crescere nella felicità.

“Mamma, perché il sole sparisce ogni notte?”

«Perché di notte siamo liberi di essere ciò che desideriamo», rispose, senza pensare.

Così aveva risposto sua madre, quando anche lui aveva otto anni e faceva troppe domande.

«E non abbiamo più anima quando siamo ciò che desideriamo?»

Menis tornò a guardare il bambino. Nella sua espressione c’era solamente una richiesta di aiuto.

Al ragazzo spuntarono le lacrime agli occhi.

«Nemmeno la nostra anima ci accetta per quello che siamo», disse.

 

   
 
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