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Autore: ArAshiMitArAshi    24/05/2009    5 recensioni
“Voi due…” digrignò i denti Choji “Non pensate che non mi accorga che state tentando di farvi a pezzi! Finitela, per carità!”
“Finirla?” domandò Shikamaru.
“Farci a pezzi?” ridacchiò Ino. “Che intendi dire?”
“Guerra?!”
“Sì! Non voglio più vedervi fingere di essere qualcun altro ogni volta che vi incontrate! Quel sorriso non ti si addice, Shikamaru! E fa quasi paura vederti così condiscendente nei suoi confronti, Ino!”
“Perché dovrebbe essere un problema?” lo fissò Ino “Che c’è di sbagliato nell’essere condiscendenti?”
“Fa bene sorridere…”
“Ma è completamente fuori dai vostri schemi!” Choji afferrò l’ultima arma che gli serviva e si precipitò fuori dalla stanza – infuriato.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Traduzione, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Scritta per solidarietà verso Ino nell’episodio 218

A/N: Scritta per solidarietà verso Ino nell’episodio 218.

 

Something from his heart

 

Naruto © Masashi Kishimoto.

Fanfiction © ArAshiMitArAshi

Traduzione WishfulThinking

 

 

“Ciao.” Shikamaru apparse al fianco di Ino. Il suo saluto era caloroso, la sua espressione allegra – qualcosa di decisamente sopra le righe per lui.

“Ciao!”. In ogni caso, il saluto di Ino era più caloroso e la sua espressione più allegra – qualcosa di decisamente sotto le righe per lei. “Hai una missione?” gli chiese, vedendolo legarsi la borsa dei kunai alla gamba.

“Sì” c’era un sorriso nel suo tono di voce.

E dove vai stavolta?” Ino prese un nuovo set di shuriken e se lo infilò nella borsa, mentre il suo tono di voce imitava quello del compagno.

Suna”. Eccolo, tutto felice.

Ino rise – in modo chiaramente forzato. “Suna?” Non è divertente come tu finisca sempre per avere missioni laggiù? Dev’essere dura per te, poveraccio. Quel posto è decisamente troppo caldo.”

“Sì, ma è confortevole, a modo suo”. C’era una luce, negli occhi di Shikamaru.

Ino annuì, mentre il sorriso non abbandonava il suo volto. “Davvero lo pensi? Beh, forse sì.”

“Hai una missione anche tu?”

“Sì”. Shikamaru le indirizzò un’occhiata interrogativa. “Col team di Naruto. Hanno bisogno di Sakura all’ospedale, e io devo prendere il suo posto.

Questa volta fu lui a ridere – ovviamente con lo stesso timbro di lei poco prima. “Ancora? Wow, oramai devi essere quasi a tuo agio in quella squadra.

“Puoi ben dirlo.” Lo sguardo sul volto di Ino era di puro trionfo. “Facciamo un lavoro di squadra spettacolare!”.

“Wow, sono impressionato” sorrise Shikamaru furbescamente.

Choji, che era stato nella stessa stanza lungo quello scambio di battute, sentendo i due che cercavano di essere qualcun altro per tanto tempo, non poté più sopprimere il suo mal di testa.

“La potete gentilmente piantare voi due?!” si lamentò con sguardo infastidito. “Sentirvi parlare in quel modo mi dà la nausea!”

I due si voltarono velocemente verso Choji. Il ninja robusto li guardò con le sopracciglia aggrottate.

Mendokuse…che c’è, amico?”

Choji…di che stai parlando?”

“Voi due…” digrignò i denti Choji “Non pensate che non mi accorga che state tentando di farvi a pezzi! Finitela, per carità!”

“Finirla?” domandò Shikamaru.

“Farci a pezzi?” ridacchiò Ino. “Che intendi dire?”

tpa

“Guerra?!”

“Sì! Non voglio più vedervi fingere di essere qualcun altro ogni volta che vi incontrate! Quel sorriso non ti si addice, Shikamaru! E fa quasi paura vederti così condiscendente nei suoi confronti, Ino!”

“Perché dovrebbe essere un problema?” lo fissò Ino “Che c’è di sbagliato nell’essere condiscendenti?”

“Fa bene sorridere…”

“Ma è completamente fuori dai vostri schemi!” Choji afferrò l’ultima arma che gli serviva e si precipitò fuori dalla stanza – infuriato.

Che ha che non va?” Ino posò una mano sul petto, fingendo ancora “È così arrabbiato...qualcuno gli ha rubato le patatine?”

“Non ne ho idea...” Shikamaru si grattò la nuca – anche lui in fase finzione. “Mendokuse…”

“Ha parlato di una specie di guerra…tra noi…” Ino fissò il soffitto con aria pensosa. Poi si voltò verso Shikamaru, con un sorrisetto. “Non so di che stesse parlando,”

Shikamaru comprese il suo tono e sorrise con astuzia: “Sì, nemmeno io.

Ma nessuno dei due credeva all’altro.

Bugiardo...pensarono allo stesso momento, guardandosi l’un l’altro con un umore troppo allegro per essere vero.

Comunque, tornando alla nostra precedente conversazione” riprese Ino, rompendo il silenzio “Non sai quanto sia piacevolmente colpita dal fatto che tu sia felice per me. Ti ringrazio enormemente per il pensiero, Shikamaru.”

Mendokuse…non c’è problema.” Rispose Shikamaru allegro “Sono sicuro che anche tu pensi lo stesso di me.

“Certo” Annuì Ino, con un altro sorriso.

La tensione stava salendo, ed entrambi lo sentivano. La sensazione era così intossicante che era difficile respirare. Costretti dalle loro stesse bugie, Shikamaru e Ino quasi soffocavano. Ma a causa dell’orgoglio che avevano in comune, entrambi riuscirono a mantenere un ottimo controllo.

Quando parti?” chiese Ino in tono dolce.

“Tra pochi minuti.” Rispose [← minuscolo] Shikamaru. Il tono era simile a quello di lei. “Tu?”

“Naruto e Sai mi passano a prendere qui. E dovrebbero arrivare tra poco... Ino si guardò intorno, ben conscia dello sguardo deciso di Shikamaru. Proprio in quel momento Naruto entrò nella sala armi con un rumoroso “Ino-chaaaan!!!” e Sai entrò con nonchalance e uno dei suoi sorrisi falsi  stampato in volto. “Oh, guarda, eccoli! Devo andare! Ci vediamo!”. Con un occhiolino, Ino scomparve dalla vista di Shikamaru e prese a braccetto i suoi compagni – giusto per farlo arrabbiare.

Il suo metodo funzionò alla grande. Shikamaru si arrabbiò. Ma quando si rese conto di esserlo, le sorrise salutandola con la mano con uno sguardo che significava chiaramente “Mi divertirò immensamente a Suna”, con un grande, falso sorriso stampato in faccia.

Oh, Kami. Che coppia di bugiardi che erano.

 

 

Ino fissò il suo riflesso sul bicchiere. Il suo volto era fosco, e il suo tirare le labbra rendeva più visibile la mascella. Lo sguardo era distante e vago, come stesse pensando a qualcosa di doloroso. Ricordi amari le annebbiavano la mente, sola in quel bar. Erano passate tre settimane da quando aveva conversato  per l’ultima volta con Shikamaru.

I suoi pensieri erano altrove, volavano a tre anni prima, quando erano cominciate tutte le loro menzogne…

 

 

---

 

Se ne stava seduta per terra, a guardare lo scontro senza battere ciglio. Ciò che guardava la ammaliava – non avrebbe mai pensato che Shikamaru potesse combattere tanto bene con una ragazza che non era lei.

Era ovvio, il modo in cui i loro jutsu – ombre e shintenshin – si completavano alla perfezione.

Ma vedere quei due combattere assieme, nonostante fossero tanto diversi, le stava lentamente straziando il cuore.

Non sapeva perché, ma avrebbe voluto piangere. Tanto.

Shikamaru non si precipitò al suo fianco quando fu sbattuta a terra dall’impatto forte del vento dell’avversario. Aveva solo chiamato il suo nome, da lontano. Lei sapeva che erano nel bel mezzo di una battaglia, ma non poteva mostrare la sua preoccupazione per lei, anche solo per un attimo?

Sembrava proprio che si fosse dimenticato di lei.

E anche dopo che la battaglia era finita, non era andato da lei. E perché? Era con lei.

 

---

 

Qualcuno apparve alla sinistra di Ino, interrompendo i suoi pensieri. Si guardò a fianco trovando il volto di chi la perseguitava da tre settimane.

Anzi, da tre anni.

“Posso sedermi?” domandò Shikamaru indicando la sedia vuota accanto a lei. Ino alzò le spalle, non le importava. Si preparava a un’altra commedia.

“Certo. Non è riservato.” Gli fece un sorriso e riprese a bere il suo drink. Shikamaru si sedette e mentre lo faceva, Ino si alzò.

“Dove vai?” le chiese Shikamaru mentre Ino pagava.

“A casa” fu la sua noncurante, allegra risposta. “Ho un allenamento durissimo con Sakura domani, quindi è meglio che vada e dorma un po’. Buona serata.

“Aspetta. Non andartene. Dobbiamo parlare.

Ino era sorpresa, ma non lo diede a vedere. Lo Shikamaru che se ne stava di fronte a lei era diverso, molto diverso da quello di tre settimane prima. Era serio, più simile a se stesso, al suo vero sé. Ed era qualcosa che non era stato da tre anni, per lo meno con lei.

“Parlare?” Ino mise il suo solito tono di sfida “E di che?”

“Ho pensato” disse Shikamaru guardandola dritto negli occhi, senza intenzione di vendicarsi. “che ciò che ha detto Choji quel giorno è vero. Dobbiamo finirla, Ino.”

“Finire? Finire cosa? Non capisco.”

“Finiscila di fingere di non saperlo. Sai benissimo di cosa sto parlando.

“Mi dispiace ma non ci arrivo” scosse il capo Ino “È stata una giornata davvero impegnativa, è meglio che vada.”

“La guerra” disse Shikamaru, fermandola “La guerra fredda tra di noi.”

Voltandogli le spalle, Ino si sforzò di non piangere. Non sapeva perché, ma quello che Shikamaru aveva appena detto aveva riaperto una ferita nel suo cuore, la stessa che lui aveva lasciato tre anni prima. L’agonia la percorse, ma non poteva piangere di fronte a lui. Era troppo orgogliosa per lasciargli capire che era in grado di farla piangere.

“Guerra fredda?” la sua voce era ancora la stessa che aveva usato in quei tre anni, con lui. “Abbiamo una guerra in corso?”

“Non so, però... Shikamaru studiò con attenzione la schiena di Ino, cercando di decifrare ciò che le passava per la mente. Prima di tutto, non sapeva la ragione per la quale avevano cominciato a fingere, a mentirsi, a nascondere se stessi. Si era reso conto molto tempo prima che in qualche modo c’era qualcosa che non andava nel comportamento di Ino verso di lui ma non riusciva a capire perché lo facesse. Ino lo aveva trascinato in un gioco di bugie e finzioni in cui lui non aveva altra possibilità che giocare alle sue regole. E senza che se ne rendesse conto, un genio come lui aveva perso quel gioco.

Aveva seguito il ritmo di lei giorno per giorno, adottando maniere e azioni così diverse dalle sue inclinazioni naturali. Perché? Perché lei non era lei stessa. Non sapeva come gestire questa nuova Ino. Ogni volta che si incontravano, [virgola di troppo?] non faceva altro che tentare di farlo uscire dai gangheri, ma non nella sua solita maniera. Era stata così dolce e irritante allo stesso tempo che gli veniva da trattarla allo stesso identico modo.

Erano stati tre lunghissimi anni.

E ora, Shikamaru era stanco di giocare e voleva che quel gioco avesse una fine. Il dado andava ancora tirato, ma questa volta voleva che fosse il suo turno.

“…dobbiamo finirla di comportarci così, Ino” terminò. “Non siamo onesti con noi stessi.

“Io sono onesta con me stessa” tagliò corto Ino “E anche con te.

“Sai che non è vero.” Replicò aspramente Shikamaru “È da tre anni che non mi picchi, che non urli, che non mi ordini di fare qualcosa, che non mi costringi a litigare con te…che non fai qualcosa che assomigli a te.”

E non sei contento?” ritorse Ino, mentre la sua voce cominciava a perdere dolcezza. Lentamente stava tornando il suo vecchio sé. [non suona meglio la sua vecchia sé? Questo è soggettivo però] “Io sono stata carina con te e tu ti lamenti?”

“Come ha detto Choji, fa paura, Ino. Sei diventata qualcun altro, qualcuno che io non conosco. Sei cambiata.”

Solo con te, Shikamaru. “Beh, non posso farci nulla” alzò le spalle Ino “Mi dispiace che tu la prenda così.

“Ino” Shikamaru si alzò dalla sedia, dirigendosi verso di lei. Chiaramente non era andato al bar che per trovarla. “Potrai pensare di avermi ingannato, ma non sono così stupido da non accorgermene. Ino alzò lo sguardo per incontrare quello di lui, senza traccia di paura negli occhi. “Ti comporti stranamente con me, cerchi di essere qualcun’altra, menti…pensi che a me vada bene? È così deludente non poter far altro che stare alle tue regole.

“Non so di cosa tu stia parlando.”

“Lo sai dannatamente bene invece!” Shikamaru stava quasi urlando. Ino era così maledettamente testarda, zuccona, orgogliosa. “Che c’è che non va, eh?!

Ino lo fissò, furiosa. Stava per perdere, e lo sapeva. Facendo appello a tutte le sue forze, pronunciò le sue ultime parole: “Vado a casa.

Se ne andò prima che lui potesse fare qualcosa per fermarla. Marciò per la strada che arrivava dritta a casa sua, con tanta rabbia che stava per scoppiare in lacrime. Camminò pestando i piedi forte in ogni passo, quasi distruggendo il marciapiede. Era arrabbiata, arrabbiata con se stessa e con lui, arrabbiata con il sentimento che ancora albergava nel suo cuore…

Camminò ancora e ancora: era quasi a casa sua quando d’improvviso i suoi passi si fermarono da soli.

Il suo corpo si irrigidì. Quello stronzo! Ruggì arrabbiata, guardò a terra e vide dita d’ombra avvolgere il suo corpo, fino alla vita.

Shikamaru la stava fermando col suo Kage Kubi Shibari.

Ino inspirò, cercando di mandare via la rabbia e le lacrime che si stavano formando negli occhi, cercando di sembrare forte e composta, pronta per un’altra messa in scena.

Perché fai così, Ino?” Shikamaru non fece nulla che la potesse attirare a sé. Non la girò nemmeno affinchè lo guardasse in faccia. “Che cosa ti ho fatto? È così terribile da dovermi punire in questa maniera?”

“Non so di cosa tu stia parlando.” Ino digrignò i denti, i muscoli tesi, i pugni serrati.

“Dimmi solo che cosa ti ho fatto, e mi farò perdonare. Se Ino era piena di fuoco, Shikamaru voleva essere acqua, qualunque cosa per raffreddarla, per farla ritornare in sé, per riavere indietro la loro amicizia. “Perché tutta questa rabbia? Dimmelo, farò qualsiasi cosa perché tu mi perdoni.

“Rilasciami dal tuo jutsu.”

Shikamaru non si mosse.

“Hai detto che faresti qualunque cosa.”

“Ma se ti lascio andare, potremmo non avere più la possibilità di parlare.

“Lasciami. Ora.”

Non era una preghiera. Era un ordine, una richiesta.

Shikamaru aspettò qualche minuto, ma conoscendo così bene Ino, la lasciò. Sentendosi di nuovo in possesso del suo corpo, Ino non perse tempo a trovare la strada più sicura che la portasse lontana da quella sofferenza.

Corse, corse lontana da lui, sempre più veloce, finché non lo perse di vista. Corse senza una meta, in mezzo al nulla, senza una destinazione. Il suo ritorno a casa dimenticato. L’oscurità inghiottì poco a poco il suo corpo, finché non scomparì completamente dalla terra.

Colpì forte il terreno. Era coperta di sporcizia e fango. C’erano foglie e piccoli rami tra i suoi capelli ma a lei non importava. Piccole ferite e tagli erano disseminati sulla sua pelle. Aveva corso sfrenata nella foresta, sbattendo contro gli alberi senza avvedersene. Il sangue cominciava a colare dalle sue ferite, ma lei non sentiva il dolore fisico. Tutto ciò che riusciva a sentire in quel momento era il lancinante dolore del suo cuore.

Singhiozzò nel terreno e urlò nella notte, lasciando andare tutta la frustrazione di quei tre anni. Il suo cuore batteva furiosamente contro le costole. Non avrebbe mai immaginato che lui avrebbe potuto causarle tanto dolore. E sopra ogni cosa, non avrebbe mai immaginato quanto il suo cuore avrebbe potuto soffrire a causa sua.

La verità era che lei non voleva vederli insieme. Voleva essere l’unica donna della sua vita. Negli anni, si era abituata a pensare che solo lei avrebbe potuto inserirsi nella sua vita. Solo a lei era permesso di entrare, solo lei era ammessa. Non era il fatto che le piacesse, no. Solo, le piaceva il pensiero di essere quella ragazza, l’unica ragazza.

Senza che se ne fosse resa conto, il suo egoismo era mutato in gelosia, la sua gelosia in ossessione e la sua ossessione in qualcos’altro.

Ino  alzò lo sguardo sulla tomba marmorea davanti a lei. Facendo scorrere la mano sulla superficie liscia e fredda, pianse.

Asuma-sensei…” singhiozzò senza ritegno, rompendo il silenzio della notte “Aiutami per favore...aiutami...non so come fare...per favore...aiutami... Le sue lacrime erano come pioggia. Doveva essere sconvolta. “Penso...penso... Il suo respiro mutò in singhiozzi.

“Penso di essere innamorata di lui.”

 

 

 

Ino si svegliò con un sentore di calore e conforto, coperta da una coperta spessa e adagiata su un comodo materasso. Mentre inspirava, un odore familiare riempì le sue narici.

Era l’odore di un uomo.

Ino aprì gli occhi e studiò il luogo in cui si trovava, intontita: non era ancora uscita del tutto dal mondo dei sogni. In qualche modo, il suo corpo stanco era in paradiso, come rinato. Tutte quelle sofferenze fisiche ed emotive sembravano essere svanite.

Spinse le coperte in già, fino alla vita, poi si sedette. Si rese conto di indossare una maglietta nera troppo grande per lei: il collo le ricadeva su una spalla. Le sue ferite erano state medicate e il fango sulla sua pelle era stato lavato via.

Guardò i muri e il soffitto. La vista le era familiare.

Dove sono? Si chiese, scuotendo la testa per svegliarsi. Sentì un movimento alla sua destra e si voltò a guardare.

Shikamaru era mezzo seduto su una sedia, mezzo fuori. Dormiva beatamente. Gli occhi di Ino si spalancarono.

Guardò di nuovo i vestiti che portava. Il suo viso avvampò. La maglietta era sua! spinse la coperta ai suoi piedi e vide che non indossava nulla sotto, niente pantaloni. Tirò il collo della maglia e sbirciò dentro.

Nulla. Assolutamente nulla.

Si sentì arrossire ancora di più, non di rabbia quanto di imbarazzo. Voltò subito il capo per guardare Shikamaru. Lui era completamente vestito, ma non con gli indumenti della sera prima. Era vestito in maniera più confortevole.

Ino aggrottò le sopracciglia e si morse il labbro inferiore. Come era finita lì?

E perché era vestita a quel modo?

Era sicura di non ricordare d’averlo incontrato dopo che lo aveva lasciato. Il suo ultimo ricordo era dinanzi alla tomba del maestro, mentre singhiozzava furiosamente davanti al nome inciso di Asuma. Se avesse perso coscienza, avrebbe dovuto trovarsi là, non in camera di Shikamaru.

“Oh, sei sveglia.” Shikamaru la guardò con occhi pieni di sonno, aggiustandosi nella sua posizione. Il suo riposo non doveva essere stato dei migliori, addormentato su una sedia. “Come ti senti?”

Ino non rispose. Invece, continuò a fissarlo, i suoi occhi blu che chiedevano silenziosamente una risposta.

Shikamaru si grattò la nuca. Evidentemente doveva darle una qualche spiegazione.

“Ieri sera ti ho cercata ovunque, e ti ho trovata addormentata per terra, davanti alla tomba del maestro. Dormivi e…eri sconvolta, Ino.” Ino osservava i suoi piedi, le sue guance rosse come pomodori. “Non ho osato portarti a casa tua in quelle condizioni, così ti ho portata qui. Shikamaru arrossì un poco. “Beh, spero che tu non sia arrabbiata per questo e per…perché ti ho spogliata. È solo che…sembravi così…ehm…sporca e avevi tagli e ferite e le ho pulite.”

La bocca di Ino era ancora chiusa, troppo imbarazzata per dire qualunque cosa. Shikamaru aveva visto il suo copro, per intero, da vicino.

“Evidentemente dovevi essere proprio stanca di scappare da me. Non ti sei nemmeno svegliata quando…quando ti ho fatto il bagno.

Il cuore di Ino batteva nervoso.

“Dobbiamo parlare, Ino.” Shikamaru si sedette composto sulla sedia, fissandola intensamente. “C’è qualcosa tra di noi, e non so cos’è. Che ti ho fatto? Me lo sono sempre chiesto. Non hai fatto altro che confondermi in questi ultimi tre anni. Se non vuoi dirmelo va bene, ma voglio sistemare le cose tra noi, una volta per tutte. Voglio che torniamo ad essere amici.”

La bionda deglutì forzatamente, come se non volesse aprire bocca.

Ma qualunque sia la causa, penso che sia qualcosa di veramente importante per averti ridotta in quello stato. Davvero, Ino, quando ti ho trovata, la notte scorsa, non mi aspettavo di vederti così.” Shikamaru sospirò. “Ascolta, non so cosa ti abbia fatto, ma mi dispiace, ok?”

Ancora silenzio.

“Non voglio perderti, Ino. Non voglio che la nostra amicizia finisca, sei preziosa per me. Sei stata la mia prima amica.” Lacrime cominciarono a formarsi negli occhi di Ino, e Shikamaru se ne rese conto. Doveva aver sofferto così tanto. “Lo sei sempre stata, e lo sarai sempre. Nessuno potrà mai prendere il tuo posto, ricordatelo.

Shikamaru si spostò sul letto, sedendosi di fianco a lei, prendendo la mano di lei tra le sue. “Perdonami, Ino. Qualunque cosa sia…dimenticala, perdonami. È tutto quello che ti chiedo.”

Una lacrima scorse dal volto della ragazza, e la mano di lui si levò per asciugarla. Ino non si mosse, nemmeno per tentare i liberare la sua mano, ancora imprigionata nella sua.

“Ascolta, come ti ho detto ieri sera, farò qualsiasi cosa per recuperare. Dammi solo la possibilità di riavere la tua amicizia. Che vuoi che faccia? Non hai che da dirlo. Non mi interessa se sarà una seccatura.”

Ino pianse ancora di più. Si coprì il volto con la mano libera, singhiozzando più forte. Nonostante odiasse ammetterlo, il suo cuore era confortato dalla sua voce. Era calma, rilassante, come un balsamo per il suo cuore. Ed era bello sapere che nel suo cuore, lei era la prima ragazza, la ragazza numero uno, anche se Shikamaru lo intendeva solo in termini di amicizia. E sopra ogni cosa, Shikamaru aveva detto che era preziosa per lui.

Preziosa? Preziosa come speciale?

Era toccata dal fatto che Shikamaru avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare la loro amicizia, per non perderla. Con questo, il suo cuore si riscaldò.

“Voglio che tu mi dia qualcosa dal tuo cuore. Infine parlò, osando scrutarlo di lato. I suoi occhi annebbiati dalle lacrime incontrarono quelli castani di lui.

“Qualcosa dal mio cuore?” Ino annuì.

Shikamaru si prese un po’ di tempo per pensare, poi si alzò dal letto, andò alla sua scrivania, e aprendo l’ultimo cassetto ne estrasse qualcosa. Poi tornò da lei, riprendendo il suo posto, e le diede ciò che aveva in mano-

Gli occhi di Ino si spalancarono. I suoi singhiozzi d’un tratto s’arrestarono.

“Questo può andare?” domandò Shikamaru mentre Ino prendeva quella cosa tra le mani. “Te la volevo dare da così tanto tempo, ma credo di essere stato troppo codardo. Mi hai sempre fatto perdere il coraggio, Ino.

Ino aveva lo sguardo incollato alla cosa che teneva tra le mani. Essendo stata nel cassetto così a lungo, aveva perso freschezza e profumo, sembrando morta e secca. Probabilmente Shikamaru l’aveva tenuta lì mesi, o anni. Ma anche così, era ancora perfettamente riconoscibile, il colore ancora visibile. Essendo un’esperta del settore, Ino non fu così cieca da non vedere il significato nascosto che celava.

Era un classico simbolo d’amore, amore vero, il solo e l’unico, l’altro modo di dire “ti amo”. Ino guardò Shikamaru e lo vide annuire, mostrando il suo primo sorriso vero da tre anni a quella parte, approvando silenziosamente i suoi pensieri.

Ino sentì le lacrime formarsi di nuovo nei suoi occhi e si voltò a fissare alla cosa che veniva dal suo cuore, ancora una volta.

Ciò che teneva tra le mani era una rosa rossa.

 

OWARI

 

  
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