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Autore: candidalametta    25/05/2009    5 recensioni
“hey tu, scendi dal mio albero!”, il caschetto biondo del bambino si girò e per un attimo i suoi occhi blu mi fissarono oltre la lunga frangia prima di tornare a dare da mangiare ai pesci. “ti ho detto scendi! Quello è il mio posto”, solo un’ostinata nuca chiara ascoltò il mio urlo semi isterico che è cambiato poco con gli anni. Attimi di silenzio e poi il rumore che ho sempre odiato più di tutti, “shhhhh”, con un dito sulle labbra, senza neanche guardarmi quel piccolo sbruffone alto meno di me mi imponeva il silenzio
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scendo dall'aereo senza rispondere al saluto dell'hostes. Stringo più forte la cinghia dello zaino mentre il cielo plumbeo di New York mi opprime ostile come se non mi volesse li. Come chi sto cercando. Un taxi si ferma accanto e me, grigio anche lui, salgo e scandisco il nome dell'albergo.
L'autista frena senza darsi premura di rallentare, riceve sgarbatamente i miei soldi e parte mentre varco la hole. “Mr Leto” chiedo affettata, il portiere mi guarda perplesso, ma comprendendo che anche grazie alla mia età non faccio parte delle ragazzine appostate davanti alla porta da giorni, mi sussurra il numero della camera.
Nell'ascensore mi guardo nello specchio, dai giorni in cui è sparito sembra essere passata un'eternità , da quando mi ha detto addio appena un secondo, nella mia mente ancora le sue ultime parole.


Avevo aspettato che la vista diventasse meno annebbiata, permettendomi di allontanarmi da Joan stupito ancora poggiato al bancone. Zoppicando avevo trovato l’uscita, sentendo solo la sua voce tranquilla obiettare nuovamente in quella lingua straniera con una ironica velocità “è inutile, ormai l’hai perso e se uscirai perderai anche me”.
Avevo chiuso la porta oltre le mie spalle senza degnarlo di un solo sguardo. Sulla soglia di casa avevo pregato perché fosse troppo presto per trovare mio padre già sveglio, non riuscendo ad immaginare cosa avrei potuto dirgli. Invece inaspettatamente sul vialetto erboso incontrai lei.
La bambina cresciuta con i suoi capelli d’oro filato e gli occhi trasparenti, piangeva probabilmente da troppo davanti quella porta, pensando ai suoi amori addormentati. La presi per mano senza aspettarmi una sola snervante parola e aprii silenziosamente conducendola attraverso la sua casa fino alla camera da letto più grande dove mio padre dormiva di sbieco e la figura rannicchiata di Manù cercava un piccolo spazio ai suoi piedi. Come faceva spesso si era infilato nel lettone senza essere invitato mentre gli abituali occupanti dormivano. Sentii un brivido nella mia mano e Chatye scossa da singhiozzi piangere in silenzio al mio fianco. Le poggiai le mani sulle spalle e con troppa forza la strinsi a me, “prenditi cura di loro, hanno bisogno di te più di quanto immagini, ti prego, fallo anche per me”, la scostai per guardarla negli occhi accorgendomi di averglielo chiesto in italiano, schiusi le labbra per tradurle la frase ma la sua mano bianca si posò su di me mentre i suoi occhi si addolcivano di comprensione. “fai un buon viaggio Giulìa” mormorò nella mia lingua prima di lasciarmi uscire dalla camera. Ero tornata in Italia, raccogliendo velocemente le mie cose ed andando via, sparendo nell'alba. Tornata a casa capii la concretezza della mia solitudine il dolore insondabile di chi sa di aver perduto la cosa a cui teneva di più al mondo. Mi si seccarono gli occhi, non piansi più, tornai a lavoro con gli occhi sgranati di chi soffre e non so quanto fossi utile in qui giorni ai miei pazienti, ma i problemi altrui mi distraevano.
Mesi che mi sembrano eterni.
Poi, ovunque mi girassi, solo i volti dei 30 seconds to mars mi ricordavano da radio tv e giornali che la loro seconda grande impresa aveva avuto successo, un nuovo album. Una sorta di gioia per la riuscita del disco scomparve appena lessi il titolo , “a beautiful lie”. Entrai con lo sguardo basso nel negozio di musica, senza guardare la gigantografia accanto allo stand delle promozioni presi il cd e lo pagai velocemente. Tornai a casa e stacca il telefono, inserii il disco e aspettai.
Aspettai che le parole di Jared mi raggiungessero, che finalmente parlasse di nuovo con me, anche se in realtà era contro di me. Ogni traccia era uno schiaffo, le parole che in quella notte diventata alba non aveva detto. Sentivo il suo dolore, il suo odio quasi, sicuramente il rancore. Rivedevo persino la nostra storia, quando molto tempo prima in una notte sotto l'albero delle battaglie aveva cantato per me, per la prima volta le sue inquietudini, la sua scoperta nel voler essere un cantante, trasmettere emozioni uniche. Quelle frasi erano diventate una canzone, the kill, e mi sentii veramente colpevole di averlo ucciso, di averlo ferito a morte, le tracce scorrevano e io stavo sempre più male dell'urlo di dolore di Jared.
Di scoprire di cosa ero la causa … cosa rimane, una foto di te e di me… la mia foto preferita li dove l'avevo lasciata, sulla mensola, lui ne aveva un copia persino sul cellulare. La delusione, il tradimento, la vergogna di aver creduto in qualcosa che non c'era. “ma c'è, c'è sempre stato Jared”, cominciai a camminare su e giù per l'appartamento.
Poi lei, la canzone che più di tutte mi colpì come il pugno che non avevo ricevuto. E il dolore fu identico a quello dell'alba …una bugia così bella in cui credere .... Il suo viso in quello schermo, i capelli neri come quella notte in cui vidi il cantante che era, poi bordati di rosso prima nel combattimento ideale nel paese che lo aveva affascinato più di tutti, la sua bravura come regista era davvero notevole e i ragazzi.
Cercavo di pensare a cosa, come, quando avrei potuto raggiungerlo. Se avessi fatto bene o avrei soltanto peggiorato le cose ma in giorno il mio cuore dovette sopportarlo nel ghiaccio perenne che sembrava averci congelato il cuore con quella canzone che mi scuoteva ogni volta che la ascoltavo. E la grande assenza che pesava su tutti nonostante la buona volontà. Matt non c'era più.
Mentre il gelo delle bugie si rispecchiava in ogni schermo decisi di farlo.

Uscii dall'ascensore e andai quasi a sbattere contro Shannon, i suoi occhi cangianti rimasero per un attimo a fissarmi, poi mi prese per un braccio e mi trascino dentro la sua camera, sul letto Tomo trafficava con un cellulare, appena mi vide aprì la bocca in uno stupore incredulo. Il batterista mi guardò negli occhi cercando la verità “Giulia cosa ci fai qui?”, lo guardai a mia volta cercando come sempre la somiglianza con il fratello, “sai perché sono qui Shannon”, lui mi guardò accigliato e io mi rivolsi a Tomo in cui, ero certa, avrei trovato collaborazione. “dimmi dov'è”, il chitarrista mi guardò ancora con la bocca aperta dallo stupore, ma sembrò riprendersi, scosse la testa e chinò il capo.
Mi sciolsi dalla presa ancora ferma di Shannon e mi inginocchiai accanto al letto, “Tomo, ti prego, io devo parlargli”. L'amico alzò lo sguardo e lessi in fondo ai suoi occhi scuri un dispiacere autentico, “Giulia è troppo tardi”, mi alzai di scatto e anche lui abbandonò il cellulare e rimase in piedi accanto a me, “ne abbiamo parlato, ormai molto tempo fa, ha sfogato il suo dolore quella notte quando tornò senza preavviso la mattina seguente alla notte in cui prese l'ultimo volo. Era tornato da te per spiegarti il motivo della sua frettolosa partenza, ci avevano accordato un nuovo progetto, avevamo lavorato tanto per ottenerlo, lui era così felice ma anche così impegnato che dimenticò tutto e tutti fin quando non sorprese sua cugina a telefonarti, rimproverò se stesso di essere sparito in quel modo. Si prese ancora del tempo per accertarsi che tutto fosse stabile e poi tornò in Francia, sicuro che tu lo stessi aspettando”.
Chiude gli occhi per un lungo secondo poi li riapre appannati per lo sforzo di ricordare alla perfezione quei momenti in cui l'unico supporto era l'amicizia incondizionata.
“tornò sconvolto, non lo avevo mai visto così, si butto nel lavoro senza guardare in faccia nessuno, completammo ciò che avevamo abbozzato già da tempo. Cambiò tutte le intonazioni dei testi, divenne il suo sfogo, io e Shannon non osammo intervenire, ci adattammo alle sue esigenze. Poi al tuo abbandono si unì quello di Matt..” la voce gli si spezza, ora è lui a soffrire, forse vorrebbe sfogarsi ma si trattiene, poggia le mani sue mani sulle mie spalle e mi guarda negli occhi con risolutezza. “Giulia, non puoi andare da lui, sta cercando di riprendersi così com'è nel suo animo. Tende verso l'alto alla ricerca di una nuova vita, non puoi ripresentarti dopo tutto questo tempo e pensare che si possa rimediare”. Mi separo dalla sua presa con violenza, guardandolo forse con odio, questo non è il mio Tomo, l'amico in cui trovare sempre appoggio, il protettore dei giochi bruschi dei fratelli Leto. I miei occhi ricominciano a piangere come molto tempo prima, mi scosto le gocce a manate cercando invano di nascondere la mia pena.

Shannon mi si avvicina e invece di scappare come forse voglio, mi butto tra le sue braccia e lui, invece di scansarmi, come aveva intenzione, mi stringe forte. Poggia le labbra sulla mia testa e bisbiglia “è finita Giulia, è troppo tardi per ricominciare”.

Scendo in strada, il taxi non si fa aspettare, guardando per un’ultima volta la facciata dell'hotel poi salgo in macchina, non mi resta che andare via.
Una mano triste lascia cadere le tende della finestra, “è stata veramente una bellissima bugia”.


ho cercato disperatamente un finale alternativo. come detto al 2 cap questa ff era terminata da tempo. l'entusiasmo e le domande di princes e FrankieLou, non chè l'essere tra i preferiti di molti altri mi avevano portata a pensare che un finale meno deprimente era possibile. ma momentaneamente è una cosa impossibile, spero che in un futuro non troppo lontano riuscirò a scrivere un sequel, o qualcosa di vagamente più felice. mi dispiace immensamente di avervi deluso nel caso vi aspettasse "altro", ma come ogni scrittore sa, i personaggi decidono quando arrendersi e i miei hanno scritto la parola fine prima che potessi accorgermene. grazie infinite a tutti,veramente...;) ALLA PROSSIMA!
  
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