Un Anno dopo la II Grande Guerra Magica – Parte I
La McGranitt camminava sicura nei corridoi della nuova Hogwarts. In realtà di nuovo aveva ben poco.
Aveva lottato e discusso animatamente con il ministero della magia affinchè fosse ricostruita esattamente com’era prima della seconda guerra magica.
<< Sorbetto al Limone >> disse ed entrò nel suo studio.
Ancora non era abituata a tutto questo.
Ancora non era capace di pensare a una Hogwarts senza Albus Silente. Eppure, ormai, erano passati molti anni dalla sua morte.
<< Buongiorno, Minerva >>. Lei si voltò verso quella voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Guardò il quadro e disse << Buongiorno, Albus >>.
<< E’ passato un anno dalla fine della battaglia, eppure manca ancora qualcosa qui, Minerva >>.
<< Ho già provveduto. Potter, ci teneva ad essere presente personalmente >>.
Dopo un attimo di pausa aggiunse << Non è giusto, Albus. Abbiamo capito tutto troppo tardi. Anche il ragazzo se ne rammarica molto >>.
<< Lo so. Mi era impossibile dirlo. Avevo giurato a Severus che avrei mantenuto il più grande riserbo in merito >>.
<< Ho dubitato moltissime volte di lui, ma ho taciuto perché mi fidavo di te. E adesso sento di aver sbagliato: avrei dovuto fidarmi anche di lui >>.
<< Adesso non importa più. Una guerra porta sempre e solo un’unica cosa: dolore. Non importa se tu faccia parte dei vinti o dei vincitori. Le perdite colpiscono tutti indiscriminatamente >>.
La McGranitt non rispose a questa considerazione. Piuttosto, si mosse e andò a sedersi alla sua scrivania. Era lei la preside di Hogwarts adesso ed era pronta ad accogliere un nuovo anno di studi. Mancavano pochi giorni ormai al primo settembre.
<< A cosa pensi? >>.
<< Di preciso? A niente. A tutto. Al nuovo anno scolastico e a quanti risponderanno alle lettere di ammissione a Hogwarts. E se non venisse nessuno? >>.
Albus Silente dall’alto del suo quadro iniziò a sorridere di quel suo sorriso così bonario e al contempo canzonatorio.
La McGranitt dapprima lo guardò irritata e poi, osservando gli occhi azzurri pieni d’incitamento e fiducia del suo Preside si rilassò.
<< Ho inviato anche una lettera a Draco Malfoy, Albus >>.
<< Hmm, è stato rintracciato? >>.
<< Non lo so, della lettera si sono perse le tracce. Non so come comportarmi se si dovesse presentare e al contempo non so come comportarmi anche se non si dovesse presentare >>.
<< Lui è innocente, Minerva >>.
<< Vorrei riuscire a pensare questa cosa anch’io >>.
<< Ma lo fai. Altrimenti perché ti starebbe a cuore il fatto che lui non torni? Era solo un ragazzo >>.
<< Tutti lo erano, eppure… >>.
Minerva McGranitt lasciò cadere così la frase, in sospeso, senza aggiungere altro. Controllò l’elenco di coloro che dovevano terminare un ultimo anno a Hogwarts, se avessero voluto, naturalmente. Il Ministero aveva provveduto a dispensare gli studenti che frequentavano l’ultimo anno della scuola al tempo della II grande guerra magica dall’obbligo di finire gli studi. Stessa cosa non era stata concessa a tutti e la McGranitt era più che felice al pensiero di avere ancora una Weasley tra i corridoi di Hogwarts. La rassicurava pensare al ritorno di una particolare ragazze con i capelli color del fuoco che, secondo lei, aveva avuto tra le maggiori perdite: Ginevra Weasley.
Qualcuno busso alla porta. La McGranitt si riscosse dai suoi pensieri. Si alzò dalla scrivania e disse
<< Avanti >>.
Harry Potter non era cambiato di una virgola. La cicatrice era ancora lì. Il suo segno di riconoscimento. Il suo marchio personale.
<< Buongiorno, Professoressa McGranitt…ops, forse da adesso dovrei chiamarla: Preside! >>.
<< Potter caro, non fare lo sciocco. Sarò sempre la Professoressa McGranitt per i miei studenti >>.
Si guardarono e si sorrisero genuinamente.
Harry era la prima volta che entrava nello studio del suo ex Preside dagli ultimi avvenimenti della guerra magica. Si sentiva frastornato. Sembrava tutto troppo uguale e al contempo troppo diverso.
La MGranitt sembrò carpire il suo disagio.
<< Ho mantenuto la parola d’ordine >>
<< Sorbetto al Limone? >> disse Harry.
<< Già >>. La professoressa si chiese come faceva a saperla, ma non disse nulla. Harry le sorrise.
<< Siamo pronti allora, Professoressa >>.
<< Weasley e Granger non verranno? >>.
<< Si, arriveranno a minuti >>.
<< Allora chiamo Gazza >>.
Dopo qualche minuto, insieme a Gazza fecero capolini anche i migliori amici del mago che aveva sconfitto Voldemort.
Hermione Granger, la strega più brillante della sua età, si subito buttò tra le braccia della sua professoressa preferita.
<< Professoressa, è così bello rivederla >>.
<< Sono molto contenta anch’io Granger >>
<< Weasley >>.
<< Salve professoressa >>
Ron non era per nulla cambiato, era ancora lo stesso ragazzo timido e un po’ timoroso, nonostante tutto.
Qualcuno si schiarì la voce. Otto paia di occhi si voltarono a quel suono e scese un profondo silenzio carico di tensione.
Aveva lottato e discusso animatamente con il ministero della magia affinchè fosse ricostruita esattamente com’era prima della seconda guerra magica.
<< Sorbetto al Limone >> disse ed entrò nel suo studio.
Ancora non era abituata a tutto questo.
Ancora non era capace di pensare a una Hogwarts senza Albus Silente. Eppure, ormai, erano passati molti anni dalla sua morte.
<< Buongiorno, Minerva >>. Lei si voltò verso quella voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Guardò il quadro e disse << Buongiorno, Albus >>.
<< E’ passato un anno dalla fine della battaglia, eppure manca ancora qualcosa qui, Minerva >>.
<< Ho già provveduto. Potter, ci teneva ad essere presente personalmente >>.
Dopo un attimo di pausa aggiunse << Non è giusto, Albus. Abbiamo capito tutto troppo tardi. Anche il ragazzo se ne rammarica molto >>.
<< Lo so. Mi era impossibile dirlo. Avevo giurato a Severus che avrei mantenuto il più grande riserbo in merito >>.
<< Ho dubitato moltissime volte di lui, ma ho taciuto perché mi fidavo di te. E adesso sento di aver sbagliato: avrei dovuto fidarmi anche di lui >>.
<< Adesso non importa più. Una guerra porta sempre e solo un’unica cosa: dolore. Non importa se tu faccia parte dei vinti o dei vincitori. Le perdite colpiscono tutti indiscriminatamente >>.
La McGranitt non rispose a questa considerazione. Piuttosto, si mosse e andò a sedersi alla sua scrivania. Era lei la preside di Hogwarts adesso ed era pronta ad accogliere un nuovo anno di studi. Mancavano pochi giorni ormai al primo settembre.
<< A cosa pensi? >>.
<< Di preciso? A niente. A tutto. Al nuovo anno scolastico e a quanti risponderanno alle lettere di ammissione a Hogwarts. E se non venisse nessuno? >>.
Albus Silente dall’alto del suo quadro iniziò a sorridere di quel suo sorriso così bonario e al contempo canzonatorio.
La McGranitt dapprima lo guardò irritata e poi, osservando gli occhi azzurri pieni d’incitamento e fiducia del suo Preside si rilassò.
<< Ho inviato anche una lettera a Draco Malfoy, Albus >>.
<< Hmm, è stato rintracciato? >>.
<< Non lo so, della lettera si sono perse le tracce. Non so come comportarmi se si dovesse presentare e al contempo non so come comportarmi anche se non si dovesse presentare >>.
<< Lui è innocente, Minerva >>.
<< Vorrei riuscire a pensare questa cosa anch’io >>.
<< Ma lo fai. Altrimenti perché ti starebbe a cuore il fatto che lui non torni? Era solo un ragazzo >>.
<< Tutti lo erano, eppure… >>.
Minerva McGranitt lasciò cadere così la frase, in sospeso, senza aggiungere altro. Controllò l’elenco di coloro che dovevano terminare un ultimo anno a Hogwarts, se avessero voluto, naturalmente. Il Ministero aveva provveduto a dispensare gli studenti che frequentavano l’ultimo anno della scuola al tempo della II grande guerra magica dall’obbligo di finire gli studi. Stessa cosa non era stata concessa a tutti e la McGranitt era più che felice al pensiero di avere ancora una Weasley tra i corridoi di Hogwarts. La rassicurava pensare al ritorno di una particolare ragazze con i capelli color del fuoco che, secondo lei, aveva avuto tra le maggiori perdite: Ginevra Weasley.
Qualcuno busso alla porta. La McGranitt si riscosse dai suoi pensieri. Si alzò dalla scrivania e disse
<< Avanti >>.
Harry Potter non era cambiato di una virgola. La cicatrice era ancora lì. Il suo segno di riconoscimento. Il suo marchio personale.
<< Buongiorno, Professoressa McGranitt…ops, forse da adesso dovrei chiamarla: Preside! >>.
<< Potter caro, non fare lo sciocco. Sarò sempre la Professoressa McGranitt per i miei studenti >>.
Si guardarono e si sorrisero genuinamente.
Harry era la prima volta che entrava nello studio del suo ex Preside dagli ultimi avvenimenti della guerra magica. Si sentiva frastornato. Sembrava tutto troppo uguale e al contempo troppo diverso.
La MGranitt sembrò carpire il suo disagio.
<< Ho mantenuto la parola d’ordine >>
<< Sorbetto al Limone? >> disse Harry.
<< Già >>. La professoressa si chiese come faceva a saperla, ma non disse nulla. Harry le sorrise.
<< Siamo pronti allora, Professoressa >>.
<< Weasley e Granger non verranno? >>.
<< Si, arriveranno a minuti >>.
<< Allora chiamo Gazza >>.
Dopo qualche minuto, insieme a Gazza fecero capolini anche i migliori amici del mago che aveva sconfitto Voldemort.
Hermione Granger, la strega più brillante della sua età, si subito buttò tra le braccia della sua professoressa preferita.
<< Professoressa, è così bello rivederla >>.
<< Sono molto contenta anch’io Granger >>
<< Weasley >>.
<< Salve professoressa >>
Ron non era per nulla cambiato, era ancora lo stesso ragazzo timido e un po’ timoroso, nonostante tutto.
Qualcuno si schiarì la voce. Otto paia di occhi si voltarono a quel suono e scese un profondo silenzio carico di tensione.