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Autore: Elizabeth_Carre    30/12/2016    1 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

 

 

Sogni inquietanti popolano il mio sonno.

Sento le sue urla di dolore e la sua voce invocare il mio nome ma non riesco a vederla.

E corro, corro a perdifiato per tutto il distretto.

Continuo a chiamarla, a dirle che sto arrivando da lei, ma non la vedo.

Mi faccio coraggio e oltrepasso la recinzione che delimita il nostro distretto, sicuro di trovarla nei boschi.

Incespico in un ramo e il fango e le foglie mi si infiltrano in bocca impedendomi di  gridare.

Gli occhi iniziano a bruciarmi e li serro per tenere lontani i ragni che cercano di mangiarmeli.

Costringo le gambe a muoversi e mi rialzo cominciando a correre. Quando riacquisto la vista la vedo.

Vedo Katniss correre disperata nel tentativo di seminare l'hovercraft che la sta inseguendo. Cado di nuovo e la scena cambia.

La vedo legata ad una sedia col sangue che  fuoriesce dalla bocca dopo che le hanno tagliato la lingua.

Una freccia mi colpisce la gamba sinistra in alto e rovino a terra incapace di raggiungerla.

Mi sveglio di soprassalto, col fiatone e madido di sudore.

La luce del sole comincia ad indorare il cielo di Capitol.

L'orologio segna le cinque e mezza del mattino.

Gli episodi di ieri sera devono avermi sconvolto più di quanto pensassi avessero fatto. Il pensiero di Katniss mutilata, mi fa scorrere dei brividi di freddo lungo la schiena.

Incapace di recuperare il sonno perduto mi sfilo i vestiti e vado a fare una doccia.

Il getto profumato alle rose come sempre ha un effetto rilassante su di me e perdo una buona mezz'ora a far sciogliere i muscoli tesi con il calore dell'acqua accogliendo con gioia i suoi benefici.

Non ho la forza di andare in cerca di Haymitch e discutere con lui delle mie intenzioni, tanto comunque non servirebbe a nulla metterlo al corrente. Non saprebbe come aiutarmi. E ci saranno di certo altre occasioni in cui potrò parlargliene.

Avrò tre giorni a disposizione. Tre giorni durante i quali, nelle sessioni di addestramento dovrò cercare di capire i punti di forza e i punti deboli di ogni tributo. Tre giorni per imparare tutto ciò che mi potrà essere utile per tentare di salvare Katniss. Al terzo giorno la sessione privata con gli Strateghi deciderà tutto.

Quando rientro in camera noto subito i vestiti appesi all'armadio e un paio di scarpe su una sedia, che prima non c'erano e i vestiti che avevo lasciato alla rinfusa per tutta la stanza sono spariti. Il letto è stato rifatto e il paesaggio della finestra impostato sulla città all'uscita del Centro di Addestramento.

I Senza voce devono avere rassettato in mia assenza.

Con tutta calma indosso i pantaloni neri aderenti e la tunica bordeaux a maniche lunghe, che di sicuro Portia ha disegnato per me, ed esco dalla camera.

Un'altra porta si apre dalla stanza dirimpetto alla mia e vi esce Haymitch.

Mormora un “ buongiorno “ sottovoce prima di incamminarsi accanto a me verso la sala da pranzo.

- Buongiorno – dico anche io pur non essendo sicuro che questo sia davvero un giorno buono.

Il nostro mentore sembra quasi allegro stamattina e non sembra neanche tanto alticcio. Il suo umore è migliorato parecchio da ché siamo arrivati qui.

Al tavolo della colazione troviamo Katniss già seduta. Indossa i miei stessi abiti e mi chiedo se così facendo non rischiamo di apparire deboli agli occhi degli altri tributi.

Presentarci come una squadra non potrebbe dare l'effetto contrario alla forza che in genere un team possiede?

Io ed Haymitch la salutiamo in coro e prendiamo ognuno un piatto per servirci dal buffet.

Uno stupido sorriso sghembo mi sfiora le labbra alla vista di Katniss che intinge una fetta di pane nella cioccolata calda.

Prendo un po' di cereali affogati nello stufato di manzo e riempio un altro piatto con  pane, uova e frittelle di marmellata. Infine mi servo una tazza di cioccolata prendendo posto accanto a lei.

- Allora, mettiamoci al lavoro – dice Haymitch dopo parecchie porzioni di stufato e dopo aver bevuto un sorso dalla fiaschetta che ha tirato fuori dalla tasca interna della sua giacca. - Addestramento. Prima di tutto: se volete posso allenarvi separatamente. Decidetelo adesso.

- Perchè dovresti allenarci separatamente? - chiede Katniss prima che possa farlo io.

Non avrebbe senso farlo proprio adesso. Dopo le presentazioni di coppia di cui ci hanno fatto oggetto.

- Nel caso in cui tu abbia un qualche talento segreto che non vuoi far conoscere all'altro – spiega Haymitch.

Io e Katniss ci scambiamo un'occhiata. -  Io non ho nessun talento segreto -  dico. - E so già qual è il tuo, no? - sorrido guardandola. - Voglio dire, ho mangiato un bel po' dei tuoi scoiattoli.

La sorpresa che si dipinge sul volto di Katniss un po' mi infastidisce.

E' vero che mia madre ha sempre provato una certa avversione per quelli del Giacimento, ed è anche vero che più di una volta quando lei e Gale hanno bussato alla nostra porta per proporci un baratto, mia madre gli ha sbattuto l'uscio in faccia senza fargli proferire parola, ma è anche vero che è con mio padre che entrambi hanno fatto gli affari migliori. Cosa credeva che ci facesse mio padre con gli scoiattoli che scambiava?

Mia madre non ne ha mai assaggiato un pezzetto, ma io aspettavo con ansia di vedere servita a cena la selvaggina barattata con lei, così avrei avuto la certezza che stesse bene.

- Ci puoi allenare insieme – risponde infine.

- Benissimo. Allora, datemi un'idea di quel che sapete fare – ci esorta Haymitch.

- Non so fare niente – dico con naturalezza perché è la verità. - A meno che cuocere il pane non valga qualcosa – faccio spallucce.

- No, spiacente – mi liquida lui. - Katniss, so che sei abile con il coltello – ribatte rivolgendosi a lei.

- Non proprio. Però so cacciare – dice. - Con arco e frecce.-

- E sei brava? -

Quel lampo di interesse negli occhi di Haymitch mi fa scattare prima che me ne renda conto.

- E' bravissima. Mio padre compra i suoi scoiattoli. Si meraviglia sempre che le frecce non lacerino i corpi. Lei li colpisce sempre nell'occhio. E fa lo stesso con i conigli che vende al macellaio. E' capace di abbattere persino un cervo. -

- Che intenzioni hai? - mi chiede Katniss con la voce stridula e sospettosa.

- Che intenzioni ho, dici? - le dico con una punta di nervosismo. - Se Haymitch ti vuole aiutare deve pur sapere di cosa sei capace. Non sottovalutarti. -

- E tu, allora? - mi dice in tono duro. - Ti ho visto al mercato. Riesci a sollevare sacchi di farina da cinquanta chili. Digli questo. Questo non è “ niente”. -

- Sì. E di certo nell'arena troverò chissà quanti sacchi di farina da tirare in testa agli altri – sbuffo guardandola. - Non è come saper maneggiare un'arma. E tu lo sai.  -

- Sa fare la lotta – spara lei fissando Haymitch che ci guarda intensamente. - L'anno scorso è arrivato secondo nella gara scolastica, dietro suo fratello. -

- E questo a che serve? Quante volta hai visto qualcuno fare la lotta fino alla morte? – le dico disgustato.

- Il combattimento corpo a corpo c'è sempre – dice alzando la voce arrabbiata. - A te basta trovare un coltello e qualche possibilità ce l' hai. Per me, se mi attaccano, è la fine! -

E' tutto inutile. Non vuole capire che per me non c'è speranza.

- Non sarà così! Tu te la spasserai sugli alberi, mangiando scoiattoli selvatici ed eliminando la gente con arco e frecce – le dico e al ricordo di quello che sto per dire il dolore già mi assale. Ma lei deve capire. - Sai cosa mi ha detto mia madre quando è venuta a salutarmi, tanto per tirarmi su? Che forse il Distretto Dodici avrà finalmente un vincitore. Poi ho capito che non parlava di me, parlava di te! - esclamo.

- Figurati, certo che parlava di te – mi dice liquidando il discorso con un gesto della mano.

- Ha detto «E' una tosta, quella». Quella – ribatto io.

La vedo bloccarsi di colpo e rattristarsi. Non si aspettava una crudeltà del genere da parte di una madre. L'unico male che un genitore può procurare ad un figlio, secondo lei, è morire o cadere in depressione non curandosi de suo benessere. Non si aspettava questo altro tipo di cattiveria.

- Ma solo perché qualcuno mi ha aiutato – mi dice guardando il panino che ancora si rigira tra le mani.

Si riferisce all'episodio in cui le ho gettato il pane. Grande aiuto!

- Ti aiuteranno, nell'arena. Faranno a botte per sponsorizzarti – le dico mesto. Ogni traccia di furore sparita dalla mia voce.

- Lo stesso vale per te – mi dice.

- Non ne ha proprio idea. Dell'effetto che può fare – dico guardando Haymitch e passando le unghie sulle venature del tavolo.

Dopo avere fatto passare lo sguardo più volte da me a Katniss ponderando le informazioni che ha ricevuto, Haymitch dice: - Bene, allora. Bene, bene, bene. Katniss non è certo che ci saranno arco e frecce nell'arena, ma durante la tua sessione privata con gli Strateghi mostra loro quello che sai fare. Fino a quel momento, sta' lontana dal tiro con l'arco. Te la cavi con le trappole? - le chiede.

- Ne conosco qualcuna, di quelle semplici – borbotta in risposta.

- Può essere importante per il cibo – le dice. E poi rivolto a me: - Peeta, lei ha ragione, non sottovalutare mai la forza, nell'arena. Molto spesso l'energia fisica fa pendere il piatto della bilancia a favore di un contendente. Nel Centro di Addestramento ci saranno dei pesi, ma non rivelare quanto riesci a sollevare davanti agli altri tributi. Il programma è lo stesso per entrambi. Andate a fare addestramento di gruppo. Impiegate il vostro tempo a imparare a fare qualcosa che non sapete fare. Tirare una lancia. Roteare una mazza. Fare un nodo decente. Riservate ciò che sapete fare meglio per le sessioni private. Tutto chiaro? - ci chiede.

Katniss e io facciamo segno di si con la testa colpiti dalla sua determinazione.

- Un'ultima cosa. In pubblico, vi voglio fianco a fianco in ogni istante. -

Noi iniziamo a protestare vivacemente ma Haymitch picchia con violenza la mano sul tavolo, zittendoci. - In ogni istante! - sbraita – Non si discute! Avete accettato di fare come dicevo! Starete insieme e vi dimostrerete amichevoli l'uno con l'altra. E adesso andatevene. Alle dieci avete appuntamento con Effie all'ascensore per l'addestramento. -

Katniss si alza di scatto facendo stridere la sedia sul pavimento e torna infuriata in camera sua sbattendosi la porta alle spalle.

Io la guardo fino a quando non scompare alla mia vista e poi sposto lo sguardo su Haymitch che si preme il pollice e l'indice della mano destra sugli occhi.

Faccio per alzarmi anche io ma lui mi blocca. - Fermo, tu! - stappa la fiaschetta e dà una lunga sorsata.

- Cos'era quel teatrino? - mi chiede.

- Non era un teat… -

- Hai capito cosa intendo. Cos'era quell'elogiare le capacità l'uno dell'altra? Cosa mi nascondete -

Capisco che ciò che ho detto a Katniss vale anche per me. Se voglio che lui mi aiuti devo dirgli tutto. Tutto ciò che ci riguarda.

E così gli parlo dell'episodio del pane. Gli dico della mia vita e di quella di Katniss, cercando di fargli capire le ragioni per le quali voglio che aiuti lei e non me durante i giochi.

Gli racconto della lotta per la sopravvivenza a cui è stata sottoposta Katniss, senza tralasciare nulla di quello che so.

Alla fine del mio resoconto lui sospira e  dà un'altra sorsata al liquore.

- Fidati di me, ragazzo. Ti passeranno queste fantasie poetiche una volta entrato nell'arena. L'istinto di sopravvivenza avrà la meglio e non ci penserai più. -

Mi alzo infuriato come non mai e lo affronto. - Non sarà così – gli dico guardandolo negli occhi.

Mi guarda di rimando fissandomi intensamente.

- Dimostramelo – mi dice. - Dimostrami che è sincero il tuo sentimento per lei e io l'aiuterò come potrò. Ma solo dopo che mi avrai fatto vedere quanto di te sei disposto a perdere per lei.-

Le sue parole non sono del tutto chiare ma annuisco. - Promessa? - chiedo.

Annuisce. - Adesso preparati per l 'addestramento - mi dice stancamente.

Mestamente mi avvio verso la mia camera ripensando alle sue parole.

Quanto di me sono disposto a perdere pur di salvare lei?

La porta di fronte alla mia sia apre e una capigliatura rosa acceso ne fa capolino.

- Oh, caro. - mi dice la voce squillante di Effie.

Ci metto un po' a rendermi conto che sia uscita dalla stessa stanza da cui è uscito Haymitch stamattina. Guardo al suo interno e vedo un letto in disordine. Lo shock mi lascia interdetto per qualche secondo. Sento a malapena Effie chiedermi quale sia il mio cruccio. E mi riprendo giusto in tempo per risponderle che  sono solo un po' teso per la sessione di addestramento di oggi.

- Caro, non devi preoccuparti. Io e Haymitch faremo il possibile per aiutarvi – mi dice stringendomi un braccio affettuosamente.

- Si – le dico ancora scosso.

Effie si avvia traballante sui tacchi verso la sala da pranzo ed io mi chiudo la porta alle spalle.

La chiudo su segreti rivelati e segreti scoperti. Su parole dette e non dette.

Su tutto ciò che avrei preferito non sapere.

 

 

……………………………………………………………………………………………..

Sono passate le dieci da un po' quando Katniss finalmente ci raggiunge davanti all'ascensore mangiucchiandosi le unghie.

Senza perdere tempo scendiamo nelle sale sotterranee dell'edificio adibite a palestre con percorsi ad ostacoli vari e una grande quantità di armi.

I tributi degli altri distretti sono già tutti presenti e noto che nessuna coppia di tributi indossa abiti identici. Tutti però, hanno sulla schiena il numero del distretto di provenienza attaccato alla maglia.

Il nostro ingresso non viene notato da tutti, ma quattro tributi invece si mostrano più che interessati a noi.

Ci guardano con occhi sadici e indagatori, sguardi che in genere penso si rivolgano ad una preda.

Pur non avendo visto i numeri sulle loro schiene capisco che si tratta del gruppo dei Favoriti.

La nostra fiammeggiante entrata in scena di ieri sera sembra svanita nel nulla. Il vantaggio che credevo avessimo acquisito, sparito.

Qui, chiusi in questa sala senza finestre, siamo tutti uguali. O quasi.

Raggiungiamo in fretta il cerchio di tributi, qualcuno ci attacca il numero dodici sulla schiena e il capoistruttore, una donna alta e atletica di nome Atala, ci mostra il piano di addestramento.

Possiamo disporre di un esperto per ogni specialità di cui vogliamo apprendere qualcosa, in base alle istruzioni del nostro mentore.

Ogni esperto avrà una postazione propria atta all'insegnamento, che va dalle tecniche di sopravvivenza a quelle di lotta. L'uso di un'arma o nodi particolari per ogni tipo di trappola.

E' proibito qualsiasi esercizio di lotta con un altro tributo. Se vogliamo allenarci potremo chiedere ad un'assistente.

Mi guardo intorno cercando di valutare la prestanza fisica di ogni tributo.

Circa la metà di loro non ha nulla di più rispetto a noi, gli unici di cui dovremo preoccuparci, come immaginavo, saranno i tributi dell'Uno e del Due, che oltre ad avere una notevole preparazione fisica, non fanno altro che guardarci sogghignando.

Dobbiamo metterci all'opera subito.

- Da dove vuoi cominciare? - chiedo a Katniss dandole un colpetto sul braccio.

Le istruzioni di Haymitch sono state chiare. “In ogni istante!”. Mi sembra di sentire la sua voce nella mia testa.

Dopo essersi guardata intorno lei mi suggerisce di cominciare imparando a fare dei nodi.

Storco il naso notando che questa postazione è l'unica vuota.

I Favoriti si mettono in mostra cercando di intimorire tutti e gli altri tributi prendono titubanti le prime lezioni su come si maneggi un'arma.

Ma devo starle accanto. Anche se non credo serva a qualcosa, Haymitch ha parlato chiaro. Sicuramente ne sa più di me quindi devo fidarmi.

Dopo un'ora in cui abbiamo imparato una lunga serie di lacci da usare come trappole per gli animali o per gli umani, passiamo alle tecniche di mimetizzazione.

Qualcosa in cui sono sempre stato bravo. A scuola i miei disegni lasciavano la maestra sempre senza fiato. Adorava i miei oli su tela pure se rappresentavano un semplice prato. Un talento come il mio, diceva, era un dono che andava coltivato. Lo disse anche a mio padre un giorno in cui venne a parlare durante uno dei colloqui trimestrali che riguardano il rendimento di tutti gli allievi.

Ricordo il petto di mio padre gonfiarsi per l'orgoglio di avere come figlio un ragazzo che la maestra definì un artista.

Mi mise subito a decorare i dolci per coltivare la mia passione, lasciando sempre dare libero sfogo alla mia fantasia.

Adesso ho disegnato sul mio braccio, intrecciando tra loro fango, argilla e succo di bacche, uno scampolo di sole che filtra tra gli alberi. L' ho fatto per impressionare lei. Gli alberi sono la sua casa.

Ottengo però l'effetto contrario e riesco ad infastidirla soltanto.

Passa così il primo giorno di addestramento. Con me e Katniss che rimbalziamo da una postazione ad un'altra, io cercando di imparare il più possibile e lei migliorando le sue capacità.

Gli Strateghi fanno il loro ingresso di buon'ora, uomini e donne con vesti viola scuro che prendono posto in tribune posizionate tutto intorno alla palestra.

Non ci perdono mai di vista. Tutte le volte che alzo lo sguardo verso di loro, noto qualcuno guardarci. Ma non sono i soli a farlo.

Per tutto il giorno gli occhi dei Favoriti ci seguono ovunque e questo non fa che aumentare la mia frustrazione.

La colazione e la cena vengono serviti al nostro piano, mentre per il pranzo ci raggruppiamo tutti in una saletta attigua per mangiare tutti insieme.

I Favoriti ovviamente tengono banco sedendosi in un tavolo da soli, lasciando capire chiaramente che si sentono superiori.

La maggior parte di noi invece si tiene in disparte non rivolgendosi parola.

Io e Katniss siamo gli unici a sedere uniti come ci ha raccomandato Haymitch, ci sforziamo addirittura di mantenere conversazioni piacevoli.

Il secondo giorno di addestramento, per cercare di rabbonirla e di instaurare un rapporto amichevole con lei, incomincio a parlarle di tutti i tipi di pane dopo averglieli serviti su di un piatto.

- Sai un sacco di cose – dice lei.

- Solo sul pane – dico. - Bene. Adesso ridi come se avessi detto qualcosa di buffo.-

I Favoriti continuano ad osservarci e gli Strateghi non ci perdono mai di vista.

Ho cercato, ieri sera dopo la prima sessione di addestramento, di far capire  ad Haymitch che la storia di noi due amici non va a genio agli altri tributi e che non fa altro che inasprirli di più nei nostri confronti, ma lui non ha voluto sentire ragione e ha continuato a dirmi di fare ciò che ci ha ordinato.

Così io e Katniss scoppiamo contemporaneamente in una risata che sembra del tutto naturale, e  come vorrei che lo fosse davvero.

Dopo pranzo, noto, mentre stiamo provando a tirare lance, la bambina del Distretto Undici che ci osserva da dietro un pilastro.

- Credo che qualcuno ci segua – dico a Katniss per costringerla a notarla. Più che me, sembra seguire lei infatti.

- Penso si chiami Rue – continuo.

- E cosa possiamo farci? - mi chiede rabbiosamente.

- Niente. Era solo per fare conversazione – le dico.

E' inutile cercare di avvicinarla. Non ci siamo rivolti nemmeno un saluto amichevole e sincero dopo la discussione avuta a colazione con Haymitch.

Si è chiusa sempre più in se stessa e non riesco a raggiungerla. Ma forse è meglio così.

Il giorno in cui scenderemo nell'arena si appresta ed è meglio se non ci avviciniamo troppo. Sarà ancora più difficile per me lasciarla andare, scendere in campo e non sapere se sopravvivrà, se continuo a starle accanto.

Stando a stretto contatto con lei i miei sentimenti si sono acuiti invece che affievoliti.

Sono cresciuti per ogni suo sorriso se pur finto, e per ogni sua espressione buffa mentre cerca di imparare qualcosa di nuovo.

Amo la sua tenacia e la sua determinazione. Amo anche quando fa la scontrosa.

A cena cerco di dare ad Haymitch ed Effie tutti i ragguagli dettagliati sulle nostre capacità e quelle degli altri tributi. Katniss risponde per monosillabi.

La testa mi scoppia per le troppe informazione che sto raccogliendo su tutto quello che mi circonda. E se c'è una cosa di cui sono certo è che l'obbiettivo principale dei Favoriti sarà Katniss.

Quello di nome Cato non fa altro che guardarla sadicamente e si vede dalla sua espressione che già pregusta il momento in cui affonderà la lama del suo pugnale nella sua carne.

Anche lui deve essersi accorto delle attenzioni che gli Strateghi le riservano e non ha mandato giù lo smacco che una semplice ragazzina del Dodici possa avere per loro più interesse.

Pazientemente rispondo a tutte le domande che ci pongono ma quando ci lasciano andare in camera finalmente, borbotto: - Qualcuno dovrebbe dare qualcosa da bere ad Haymitch. -

Oggi avrei voluto non essere messo sotto torchio. Domani ci aspetta la sessione privata e non ho più tempo per distogliere l'attenzione di Cato e gli altri da Katniss.

- Per favore, non fingiamo di essere amici quando non c'è nessuno – mi dice lei.

- Va bene – le dico stancamente. Non ho la forza di lottare per cercare di starle accanto, così rientro nella mia stanza e mi butto sul letto cadendo istantaneamente in un sonno profondo.

Il mattino dopo arriva in un lampo e siamo già all'ora di pranzo quando iniziano a chiamarci per le sessioni private.

E' difficile parlare scherzosamente con Katniss con la tensione che sento crescere in me ogni volta che chiamano un tributo.

Fanno entrare prima gli uomini e poi le donne rimandando ognuno nelle proprie stanze dopo ogni esibizione.

Dopo la piccola Rue, finalmente chiamano il mio nome.

Mi avvio a grandi passi verso la sala di addestramento come un automa.

- Ricorda quello che ha detto Haymitch: lancia i pesi – mi avverte Katniss mostrandomi il primo gesto naturale di amicizia.

Siamo solo. Non era obbligata a darmi consigli. Non c'è nessuno con cui fingere un'amicizia che non esiste.

- Grazie. Lo farò – le dico sottovoce bloccandomi prima di uscire. - Tu...scocca dritto le tue frecce.-

esco senza attendere una risposta.

Gli strateghi sono sdraiati sulle poltrone e sono poco attenti quando faccio la mia entrata. Non mi guardano neanche, ma conversano tranquillamente tra loro.

Mi avvio alla postazione dei pesi senza distogliere lo sguardo da loro.

Ce ne sono di tutte le misure. Dai dieci ai cento chili.

Comincio sollevando una palla di metallo che avrà all'incirca venti chili e la scaglio con forza a circa dieci metri da me.

Gli strateghi ancora non mi guardano.

Sollevo la palla di cinquanta chili facendo leva su tutta la forza che ho nelle braccia. Prima di scagliarla stavolta mi assicuro che almeno qualcuno mi stia osservando e poi la tiro a cinque metri di distanza.

Volto subito lo sguardo sulle tribune e vedo qualcuno degli osservatori annuire ma ancora non mi basta.

Mi avvicino ancora alla postazione dei pesi e accarezzo quella da cento chili. So che sarebbe troppo per me ma come vorrei poterli impressionare lanciandola.

Stacco la palla di settanta chili che scivola a terra perché ho la mano sudata.

Sento gli occhi di tutti gli strateghi puntati su di me e adesso so per certo di godere della loro attenzione.

Mi posiziono e divarico le gambe. Faccio una, due, tre giravolte e ala fine scaglio la palla a circa sei metri da me. Speravo di farla arrivare accanto a quella da venti chili ma mi basta così. Non li impressionerò mai abbastanza con le mie scarse qualità.

Nessuno mi sta guardando e sto fermo in attesa che mi congedino mettendo le braccia dietro la schiena.

Dopo pochi minuti mi guardano e mi dicono che posso andare.

Il mio corpo trema per lo sforzo e perché finalmente sto rilasciando tutta la tensione accumulata in questi giorni.

Salgo come in trance sull'ascensore fin nella mia camera e stancamente mi incammino nella mia stanza.

Effie ed Haymitch sono seduti sul divano e appena mi vedono arrivare mi chiedono come sia andata.

- E' andata – rispondo. Non c'è un come è andata per me. L'importante è che sia passata.

Senza aggiungere altro ci sediamo tutti e tre sul divano ad aspettare l'arrivo di Katniss.

Quanto di me sono disposto a perdere per lei?
   
 
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