Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Kira Kinohari    30/12/2016    0 recensioni
L'umanità è in pericolo, offesa e minacciata dalla presenza di creature della notte, mostri con forza sovrumana e capacità incredibili, pronti a mettere fine alla stirpe degli uomini prosciugandoli della loro vita. La Sterminatrice ha un unico compito, girare il mondo e ucciderli uno dopo l'altro, finché tutti saranno al sicuro, per questo il Consiglio l'ha scelta, per questo è stata allenata fin dalla sua nascita ad essere una guerriera, ad essere letale, ma i veri nemici chi sono?
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jacob, Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Grazie per aver viaggiato con noi!» esclamò sorridendo la hostess, con la sua divisa aderente blu.
Atena ne analizzò profondamente il volto, il sorriso era bello, ma controllato. Mentre si accorgeva di questo pensò a cosa potessero provare giovani così carine, di bella presenza come direbbe un datore di lavoro, tenute a fingere allegria e disponibilità per tutto il giorno.
In un certo modo provava empatia, anche lei viveva un'esistenza fatta di costrizioni, di ordini, di azioni che avrebbe dovuto compiere volente o nolente.
Dopo pochi anni di lavoro già non vedeva l'ora che arrivasse il tempo di appendere le lame al muro, erano giorni che non faceva altro che pensarci, alla libertà. L'aveva mai conosciuta? Ne aveva mai avuto l'opportunità?
Certo aveva girato il mondo, sul suo passaporto si susseguivano i timbri di tutti gli stati che aveva visitato per lavoro, ma non era stato come vederli realmente, non li aveva goduti appieno.
Percorse di gran carriera l'aeroporto finché non arrivò, finalmente all'uscita. Fortunatamente c'erano ancora taxi fermi fuori dall'edificio, così le bastò un attimo per accordarsi sul prezzo, prima di partire. Non che i soldi fossero un problema, fortunatamente i suoi spostamenti erano coperti per intero dall'associazione; a lei rimanevano le spese accessorie come i pranzi, eventuale shopping, ricambi per gli strumenti operativi.
Rimase piacevolmente sorpresa nell'incontrare una tassista donna, con lunghi, fluenti capelli biondi e un abbigliamento elegante, anche se scuro. Sul cruscotto della sua automobile erano sparse foto di famiglia in cui abbracciava tre bambini, probabilmente i suoi figli. Atena si chiese se facesse quel lavoro per bisogno di denaro e per le poche possibilità che le si erano presentate nella vita, o se fosse una passione, una sorta di tradizione di famiglia poiché pensando alle madri che aveva conosciuto le sembrava strano che preferisse un lavoro tanto rischioso, considerando gli ultimi avvenimenti che erano stati descritti alla televisione.
«Allora signorina, mi ha detto per la periferia della città, ma non mi ha detto quale albergo.»
«Un attimo solo, devo controllare la prenotazione.»
La giovane sbloccò il tuo telefono e sfogliò tra le applicazione per trovare l'email che le avevano mandato con tutti i dettagli.
«Star Hotel»
Non appena lei pronunciò quel nome, la donna strinse le labbra, sorpresa.
«Signorina, è sicura? Quel posto è frequentato da gente poco raccomandabile. Le posso indicare hotel migliori che chiedono appena un prezzo maggiore.»
In quel momento la gentilezza della donna le fece ricordare perché passava i suoi giorni a dare la caccia a creature mostruose senza poter avere una famiglia o degli amici. Era per proteggere la Terra, per proteggere le persone dal cuore buono, dagli occhi cortesi, dalle maniere dolci. Era quello il motivo per cui si faceva comandare a bacchetta da una ristretta cerchia di anziani che spesso abusavano del loro potere. Persone che avevano la sua vita tra le mani, una vita in cui ogni legame personale e affettivo era assolutamente vietato e impensabile. Eppure non era un peso, non per la purezza degli umani.
«Non si preoccupi per me, c'è chi mi proteggerà.» le disse.
Quando scese dall'auto lasciò il doppio del denaro che avrebbe dovuto dare all'autista, ringraziandola nuovamente e suggerendole di godersi quanto più possibile la vita e l'amore dei suoi figli. Poi la salutò ed entrò nello squallido ostello in cui avevano prenotato per la sua prima notte.
Conosceva bene il posto, non era la prima volta che pernottava lì, sempre una notte e sempre per lo sesso motivo; avrebbe dovuto visitare l'informatore ceco.
*
Quando uscì dal KFC a circa un kilometro di distanza dall'albergo, in cui aveva gustato un buon panino al pollo fritto con una porzione doppia di patatine fritte, sentì profondamente la mancanza del clima mite dell'Europa. Il freddo statunitense, a causa della corrente oceanica la fece pentire di non aver lasciato la sua adorata giacca di pelle, ma non l'aveva potuta tradire per il comodo, caldo piumino che l'attendeva nella sua valigia. Si rallegrò, invece, di aver indossato i suoi stivali imbottiti, alti fino al ginocchio.
Non solo la tenevano calda, ma le rendevano la sua camminata agevole mentre si muoveva veloce tra le strade più sporche e losche della città. La sua meta era un vecchio pub con le finestre rotte e dei brutti ceffi che, non appena entrò, la squadrarono dalla testa ai piedi. Lei non se ne fece un problema, continuò a camminare finché non raggiunse il bancone, insensibile agli sguardi che esprimevano chiaramente le distorte idee che si stavano creando nelle loro piccole, vuote testoline.
«Devo vedere il ceco.» urlò al barista che stava servendo alcune birre. L'uomo gli fece cenno verso la solita, porta rossa. Un movimento con cui le dava il permesso di andare, come se ne avesse avuto bisogno...
La stanza era buia, l'unica fonte di luce una timida candela, accesa su un tavolino di legno segnato dal tempo.
«Ceco, svegliati.» sibilò Atena con voce tagliente.
L'anziano uomo dai lunghi, ma radi capelli bianchi si mosse appena nel suo letto. Il suo corpo era debole come qualsiasi uomo medio della sua età, ma aveva la stessa prepotenza di un giovane. Con quel suo modo di fare arrogante si mise a osservare nel nulla, senza parlare, in attesa che fosse lei a fare la prima mossa.
«Perché diamine mi avete chiamata qui?» sbottò lei, infastidita da quel comportamento.
Nonostante fosse stata costretta più volte a comunicare con quell'uomo non aveva mai provato altro se non disgusto. Non solo per quello che era, un essere umano vile, debole e cattivo, ma anche per quello che amava fare... cose che Atena non avrebbe mai pensato, mostruosità che le fecero chiedere come fosse possibile che un uomo del genere fosse considerato un consulente e non un mostro da eliminare come quelli a cui lei dava la caccia.
«Vai sulla costa. Lì troverai una piccola città, Forks, in cui si mormora ci siano strane creature della notte.»
Le sue parole erano lente, necessitavano lunghe pause tra una parola e l'altra, con respiri ansanti e rumorosi.
Atena sperò che il karma lo avesse premiato con qualche malattia, ma si pentì subito di averlo pensato. Era stato un pensiero perfido e lei non avrebbe mai dovuto essere perfida. Letale, ma giusta, per proteggere gli innocenti, niente di più.
«Inizierò domani.» disse, prima di andarsene da quella stanza che odorava di chiuso e putridume.
Quando uscì dal locale, con tutti gli occhi ancora puntati addosso come spilli sul tessuto da plasmare di una sarta, notò che sorprendentemente l'aria si era fatta meno fredda, ora era quasi tiepida.
«Non è buon segno.» sussurrò fra sé la ragazza.
Tornò al suo ostello pensando a quale avrebbe potuto essere il significato di quel cambiamento. Pensò subito a un terremoto, d'altronde non era una novità che la East Coast fosse una zona ad alto rischio sismico.
Cercò di evitare gli altri ospiti dell'edificio che bighellonavano tra le scale e i corridoi, scambiandosi droga e bottiglie di alcol.
Entrò nella sua stanza, si tolse i vestiti e indossò la tuta felpata, poi si mise sotto il lenzuolo e accese il suo portatile. Scrisse una mai a Hektor, spiegandogli che aveva eseguito la prima parte del lavoro, ovvero il contatto con il consulente, e che l'indomani si sarebbe diretta verso il luogo di interesse.
Si sentì malinconica mentre cercava di prendere sonno in quel posto, così prese il suo telefono e cercò le vecchie foto, le immagini dei tempi che antecedevano la Successione in cui c'erano lei e il suo allenatore Ulisse. Ah, quanto le mancava quell'uomo, il suo corpo caldo e atletico, la sua voce... In quel momento avrebbe desiderato essere con lui, condividere con lui ancora una notte, poter godere della sua Grecia, delle casette bianche, del mare pulito e irrequieto, delle correnti, dei piatti, delle tradizioni, dei suoni e dei profumi.
Mise in stand-by il telefono, rimosse la cover che lo proteggeva da tutti i numerosi urti dovuti alla sua attività, poi ne tirò fuori la lunga lettera che l'unico uomo di cui era stata innamorata le aveva scritto dopo la notte di passione che avevano condiviso dopo che lei era stata incaricata ufficialmente di sostituire la precedente Sterminatrice. Una notte così magica avrebbe dovuto per sempre rimanere un segreto. Quella notte rappresentava un grande crimine per loro, avevano infranto le regole.
Si addormentò tra le lacrime, lacrime che solcavano raramente le sue guance.
Quella notte sognò il loro attimo di felicità.
*
«Atena, io non posso, lo sai.» le disse dolcemente Ulisse accarezzandole una guancia mentre lei si stringeva di più al suo corpo.
«Non puoi, ma lo vuoi come lo voglio io. Ti amo Ulisse, lo sai.»
«Lo so, ma questo è proibito, pericoloso.»
«Rischio la vita ogni giorno, non ho paura di ciò che è svantaggioso.»
Ed erano finiti tra lenzuola anonime, in un letto troppo piccolo per ospitarli entrambi, nascosti dai membri dell'associazione, silenziosi come ombre, come amanti, come ladri. Si rubavano un po' d'amore, in un mondo in cui persino amare era vietato.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Kira Kinohari