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Autore: ChiaraBJ    30/12/2016    4 recensioni
Il padre di Ben bussa alla porta di casa di Semir, è preoccupato perché non riesce a contattare il figlio. Entrambi si recano nell’appartamento del giovane poliziotto e lì fanno una agghiacciante scoperta . Ben è scomparso. Rapimento? E se fosse così, per mano di chi? In questa nuova FF Semir dovrà ancora una volta tentare di salvare la vita al suo socio, in una lotta contro il tempo e non solo.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Il maestro e l’allievo

Percorrendo le vie di Colonia Semir pensava a come avrebbe agito ora Ben; il ragazzo era sì in fuga, ma probabilmente non avrebbe lasciato la città, almeno per un paio di giorni. La città in qualche modo rappresentava il suo passato, i luoghi in cui aveva vissuto Felix Winterberg prima di finire in una prigione a Berlino.
Il piccolo ispettore continuava a perlustrare ogni angolo della città, ogni tanto attraverso l’auricolare che gli aveva fornito il commissario Kruger si metteva in contatto col distretto per informarli della sua attuale posizione o per sapere se qualche altro collega aveva avvistato il suo giovane socio.

Nel frattempo Ben vagabondava per la città; fortunatamente l’agente che lo aveva arrestato non aveva trovato il denaro che il ragazzo aveva prelevato dal portafoglio di Semir  e ora seduto su una panchina di un parco pubblico, si stava concedendo un po’ di riposo mangiando e bevendo qualcosa. Era sempre più stanco, il respiro sempre più affannoso e il dolore alla spalla a cui avevano sparato cominciava a farsi insopportabile. Sapeva che rischiava di stramazzare al suolo da un momento all’altro, ma ciononostante decise che avrebbe proseguito con la sua tabella di marcia.
I giornali, nei loro titoloni esposti fuori dalle edicole, non parlavano più dei detenuti evasi dal carcere di massima sicurezza e questo per Ben era da considerarsi un punto a suo favore, forse avrebbe potuto girare per la città abbastanza indisturbato.
Una piccola conferma l’ebbe dalle persone che gli passavano accanto, nessuno sembrava fare molto caso a lui malgrado facesse decisamente freddo e vestisse solamente una tuta da ginnastica.
Solo una vecchietta si era avvicinata a Ben per chiedergli se si sentisse bene. L’anziana gli aveva fatto notare che era pallidissimo e che probabilmente aveva l’influenza. Imperterrita gli aveva anche consigliato un ostello cittadino, dove trovare un caldo pasto e un riparo per la notte, nel caso fosse un senzatetto o qualcosa di simile.
Ben cortesemente le aveva risposto che non aveva bisogno d’aiuto, stava solo aspettando un amico che di lì a poco sarebbe venuto a prenderlo e accompagnarlo a casa. L’anziana quindi un po’ rassicurata dal giovane se ne era andata, non prima di avergli raccomandato di badare meglio a se stesso, con quel freddo uscire di casa con una semplice tuta era stato decisamente un azzardo.

Mentre osservava la vecchietta che si allontanava e che ogni tanto si voltava a guardarlo, Ben ripensò a quello che aveva letto nel computer dell’Internet Point.
Felix Winterberg si era diplomato con i massimi voti all’accademia di polizia di Colonia, entrato nelle fila dell’LKA aveva fatto subito carriera. Nel giro di un paio d’anni passò dal grado di ispettore a quello di commissario. Avrebbe fatto un ulteriore balzo di grado se un suo collega, tale Joachim Heineken, non avesse messo in dubbio le sue qualità e molto altro.
Joachim Heineken, insospettito da queste  veloci promozioni, aveva cominciato ad indagare, scoprendo che dietro a tutto c’erano dei favori che Winterberg aveva fatto ad una persona di nome Dennis Strume, un imprenditore di dubbia moralità che però aveva gli agganci giusti nelle alte sfere della politica e non solo.
Winterberg quindi per evitare di essere smascherato, eliminò Joachim Heineken.
Gli tese un’imboscata in una stradina poco illuminata della città, uccidendolo con un colpo di pistola dritto al cuore. L’assassino però non si accorse di un testimone che aveva assistito all’omicidio e per questo Winterberg fu immediatamente arrestato e condannato.
Winterberg patteggiò la pena, facendo il nome di Dennis Strume.
Purtroppo a suo carico non furono trovate prove.
L’imprenditore finì comunque in carcere alcuni mesi dopo grazie alla collaborazione di un altro uomo d’affari: Konrad Jager.
Jager con l’aiuto di altri piccoli imprenditori, fornì diverse prove che fecero arrestare Strume. Appalti truccati, mazzette, minacce alle piccole imprese, evasione fiscale, questi erano alcuni capi d’accusa pendenti sulla testa dell’imprenditore.
Ma la detenzione nel carcere di massima sicurezza di Colonia di Strume durò pochi anni, per gravi problemi di salute gli furono accordati gli arresti domiciliari.

“Winterberg…non posso essere io…sono diverso, a meno che l’amnesia non mi abbia fatto cambiare…” e una fitta allo stomaco gli fece mancare il fiato per alcuni istanti.
Ben chiuse gli occhi cercando di trattenere per quanto fosse possibile le lacrime che prepotentemente minacciavano di bagnarli il volto, poi dentro la sua testa risuonò di nuovo la risata allegra di una bambina e forse anche la sua voce.

“Hai visto, ci sono riuscita…in fondo hai ragione non è poi un accordo così difficile…basta provare” cinguettò la ragazzina “Hai proprio ragione quando dici Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe disturbare chi la sta facendo’”

“Chissà chi è, magari se la trovo…lei potrebbe dirmi chi sono”
Il ragazzo riaprì gli occhi, lentamente si alzò dalla panchina asciugandosi una lacrima che non era riuscito a trattenere e che gli rigò il viso.
“Vediamo di continuare l’itinerario” si disse facendosi forza e coraggio “Dunque se non ricordo male da queste parti c’è la via dove è stato ucciso il figlio di Isaac. Forse  se do un’occhiata…”
Il luogo dove era stato assassinato Joachim Heineken si trovava vicino ad una piazza dove in quel momento si stava svolgendo il mercato rionale.

Anche Semir stava seguendo una tabella di marcia.
L’aveva stilata  basandosi sulla cronologia lasciata sul computer dell’Internet Point da Ben.
Il piccolo ispettore quindi aveva fatto un sopralluogo alla scuola di polizia dove si era diplomato Winterberg e alla sede dell’LKA. Avvicinarsi per Ben sarebbe stato un azzardo, troppo pericoloso, troppi poliziotti, ma ciò non voleva dire che almeno un’occhiata poteva darla.
Non molto distante alla sede dell’LKA c’era il cimitero cittadino, lì vi era sepolto Joachim Heineken; Semir vi stava entrando a piedi quando ricevette una telefonata.
“Arriva subito al sodo Einstein” rispose il piccolo ispettore non appena vide il numero di Hartmut nel display.
“Ho trovato Ben con il riconoscimento facciale!” quasi urlò il tecnico.
“Dove?” Semir stava già correndo verso la sua auto.
“Vicino al Mediapark, ma devi fare in fretta, potrebbe sfuggirti di nuovo nella piazza antistante si sta svolgendo il mercato rionale, c’è molta gente e le telecamere non coprono tutta la zona…”
“Cerca di non perderlo, io mi precipito subito” ordinò Semir.
“Ricevuto” fu la lapidaria risposta del tecnico “Staremo in contatto attraverso l’auricolare, cercherò di condurti da lui”

Con il cuore in gola il piccolo ispettore si diresse verso il luogo comunicatogli da Hartmut.
Semir mentalmente benedisse il ragazzo dai capelli rossi che grazie alle sue tecnologie, o diavolerie come le chiamava lui, era riuscito ancora una volta ad essere d’aiuto se non fondamentale nella ricerca di Ben.
Il ragazzo gli era sfuggito già quattro volte, scendendo dall’auto pensò che non c’è ne sarebbe stata una quinta.
Costasse ciò che costasse.
Senza dare l’impressione di essere alla ricerca di qualcuno, il piccolo ispettore si addentrò tra le decine e decine di persone che affollavano la piazza, cercando attraverso l’auricolare di farsi guidare da Hartmut, purtroppo non essendo molto alto la sua visuale era abbastanza limitata.
Poteva vedere bene solo le persone che incrociava.
“Semir non lo vedo più l’ho perso, c’è troppa gente” gli comunicò Hartmut con voce roca “Deve essere nei paraggi, se esce dalla folla… forse lo posso rintracciare di nuovo”
“Ricevuto” rispose Semir “Io continuo a cercarlo tra la gente, magari ho fortuna” e fu così che decise di salire sopra una panchina sperando di scorgerlo tra la folla naturalmente senza essere visto.

Dopo cinque minuti di appostamento Semir vide Ben in mezzo alla piazza.
Non voleva credere ai suoi occhi, ma anche se era pallido, il passo incerto, la barba lunga, come non l’aveva mai vista Semir non ebbe dubbi; lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad un milione di persone, oltretutto gli sembrava che indossasse una tuta da ginnastica quasi familiare.
I loro sguardi per un attimo si incrociarono, immediatamente Ben gli voltò le spalle, cercando di allontanarsi dalla piazza sempre più gremita.
“Maledizione, ancora quel nanerottolo alle calcagna, sembra che preveda ogni mia mossa” imprecò Ben.
Semir scese immediatamente dalla panchina facendosi largo tra la folla, rincorrendolo, purtroppo Ben aveva già superato gran parte delle persone che affollavano il mercato.
Ma il piccolo ispettore non era disposto a farselo scappare, molto probabilmente ora il giovane vedeva in ogni poliziotto un potenziale suo assassino.
Ben continuò per quanto il suo fisico glielo permettesse a camminare velocemente, dirigendosi verso un enorme parcheggio “Devo seminarlo” sbottò mentalmente, ma voltandosi vide che a qualche centinaia di metri da lui il piccolo ispettore lo stava ancora seguendo, facendosi largo tra la folla che affollava il mercato.
Finalmente una volta uscito dalla piazza Semir ebbe la possibilità di correre, gridò qualcosa all’indirizzo di Ben, ma i suoi richiami non arrivarono neppure alle orecchie del ragazzo, coperti dalla musica diffusa da alcuni altoparlanti di una bancarella a pochi metri dal ragazzo.
Anche Ben cercò di correre, ma ora cominciava a essere veramente stanco e debole e il piccolo ispettore guadagnò presto metri.
Ormai li divideva solo una cinquantina di metri.
“Ormai non mi scappi più socio” pensò tra se Semir.

“Mi scusi” chiese un uomo a Ben abbassando il finestrino vedendolo entrare nel grande parcheggio “Sta andando via? Va a prendere l’auto? Il parcheggio è pieno se mi dice dove tiene l’auto la seguo…”
Ben non ci pensò due volte, mai avrebbe voluto arrivare a tanto, ma in quel momento non vide un’alternativa, aprì la portiera e senza tanti convenevoli fece scendere l’uomo.
“Ehi, ma…che sta facendo?” tergiversò l’uomo e prima ancora che potesse rendersene conto Ben prese il suo posto alla guida dell’auto e con una sgommata cercò di dileguarsi nuovamente.
Tutto questo accadeva sotto gli occhi di Semir.
“No Ben!!! Ma porca miseria non di nuovo…” imprecò fermandosi  di colpo in mezzo alla strada, mentre il collega sfrecciava via a tutta velocità.
Dietro di lui subito si sentì un forte stridore di freni.
Semir si girò di scatto e dall’auto che si era fermata a pochi centimetri da lui scese un uomo a dir poco inviperito.
“Ma dico è matto? Attraversare la strada senza guardare e fermarsi in mezzo…a momenti la investivo razza di incosciente…”
Semir si diresse subito verso l’uomo, non lasciandogli nemmeno il tempo di finire la ramanzina.
“Gerkhan polizia autostradale, le requisisco l’auto” e anche lui senza tanti convenevoli fece scendere il guidatore partendo all’inseguimento di Ben.
“Questa volta non mi sfuggirai...questa volta il maestro non verrà superato dall’allievo, non di nuovo cascasse il mondo!”

Ben e Semir quindi ingaggiarono un inseguimento per le vie della città.
“Cavoli Ben” esclamò Semir dopo alcuni chilometri in cui il ragazzo aveva dato sfoggio delle sue abilità al volante  “Avrai perso la memoria, ma non la maestria nel guidare”
“Miseria ladra” pensò dal canto suo Ben  guardando in continuazione lo specchietto retrovisore della sua auto “Ho la versione nana di Schumacher che mi insegue! Ma puoi star certo che venderò cara la pelle…”

Pochi istanti dopo attraverso l’auricolare Kim si mise in contatto con Semir.
“Gerkhan…” la voce del commissario.
“Che c’è capo?” rispose Semir azionando l’auricolare “Le assicuro che questo non è un buon momento per conversare. Sto inseguendo Ben per le strade cittadine”
“Quindi i pazzi scriteriati  che stanno seminando il terrore per le vie del centro di Colonia siete voi due???” chiese conferma Kim, tenendosi per sé la considerazione che la cosa non l’aveva sorpresa più di tanto.
 “Purtroppo sì capo e Ben…sì insomma lo sa anche lei…sa guidare” confermò Semir.
“Cerchi di fermarlo” fu l’ordine perentorio del commissario.
“Sono assolutamente d’accordo con lei capo, ma l’unico modo per fermarlo in questo momento sarebbe…sì insomma non me la sento di sparagli, potrebbe sbandare, cappottare…corro il rischio di farlo ammazzare. La mia unica speranza è che esca dal centro città, poi un modo lo troverò”

Mentre guidava Ben cercò di fare meno danni possibili, esibendosi in sorpassi al limite dell’impossibile, affrontando curve a velocità folle, riuscendo a non travolgere biciclette, motorini, ignari pedoni o bancarelle.
La fortuna però sembrò schierarsi dalla parte di Semir, Ben stava imboccando la tangenziale.
“Il radiatore. Se riesco ad affiancarmi…potrei fermarlo…” ragionò Semir e in contemporanea pigiò di più il piede sull’acceleratore.
La lancetta del tachimetro si impennò drasticamente, la sua auto era decisamente più potente di quella di Ben e Semir per qualche istante riuscì ad affiancarsi al ragazzo.
Per una frazione di secondo il loro sguardi si incrociarono.
Prepotentemente a Semir vennero in mente i concitati momenti in cui si vide costretto alcuni anni prima ad inseguire Ben in auto sempre lungo le strade di Colonia.
E anche in quell’occasione c’entravano i fratelli Raisser.
Quella volta l’inseguimento finì davanti ad un enorme edificio, proseguendo a piedi lunghe le vie della città.  Alla fine Ben salì le lunghe scalinate di un palazzo arrivando fino in cima al tetto.
Lì ci fu il drammatico epilogo che portò alla finta morte di Ben per mano di Semir.
“O la va’ o la spacca. Socio, che tu possa un giorno perdonami, ma non vedo altra alternativa”

A malincuore e pieno di dubbi Semir estrasse la pistola, accelerò quel poco per trovarsi un po’ più avanti dell’auto di Ben dopo di che sparò verso il cofano.
Ben intuendo la mossa del piccolo ispettore frenò di colpo, purtroppo il proiettile colpì in pieno una gomma dell’auto che sbandò finendo giù per una piccola scarpata.
“BEN NO!” urlò Semir assistendo alla scena.
Resosi conto dell’accaduto il piccolo poliziotto cercò di frenare immediatamente, purtroppo a causa della folle velocità l’auto proseguì la sua corsa per alcune centinaia di metri. Fortunatamente quella brusca frenata non ebbe conseguenze né per Semir, né per gli ignari automobilisti che in quel momento percorrevano la tangenziale.
Il piccolo ispettore quindi accostò l’auto sulla corsia d’emergenza, scese dirigendosi di corsa verso il punto in cui aveva visto l’auto di Ben sbandare.
Si fermò nel luogo esatto in cui l’auto era uscita di strada, scendendo si avvicinò alla carcassa.
La portiera del guidatore era spalancata e Semir  ebbe l’ennesima amara sorpresa.
Ben era riuscito a sfuggirgli un’altra volta dileguandosi nel fittissimo bosco limitrofo all’autostrada.
“No! No! No! Maledizione Ben!” urlò Semir dalla rabbia prendendo a calci la portiera dell’auto, inoltrarsi nella vegetazione senza l’aiuto di un’unità cinofila sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.
Oltretutto ora aveva anche il timore che se si fosse trovato Ben alle spalle, chissà se avrebbe di nuovo reagito come a casa di Winterberg.
Da questo punto di vista il commissario gli aveva messo davvero un enorme dubbio in testa.
Appena smaltita la collera Semir decise ugualmente di dare un’occhiata all’interno dell’auto, tutti gli airbag erano esplosi  e quello dalla parte del passeggero presentava alcune tracce di sangue.
“Magari hai sbattuto la testa” si ritrovò a pensare ironico “Magari ti torna la memoria”
Un ultimo sguardo all’auto poi risalì sul ciglio della strada.
Stanco come non mai si sedette su una pietra miliare e ancora una volta il piccolo ispettore si mise a piangere dando sfogo a tutta la sua frustrazione.
Ben gli era sfuggito per la quinta volta.
Al distretto ricadde nuovamente il gelo, tutti pensavano che ormai era fatta, Semir avrebbe riportato a casa il loro collega, purtroppo attraverso l’auricolare ancora acceso tutti sentirono il pianto disperato del piccolo ispettore.
Tutti i colleghi furono consapevoli che purtroppo quel momento non era ancora giunto.

Angolino musicale: questa storiella è nata come una sorta di sequel di ‘uno contro l’altro’...state già pensando alla scena in cui Semir spara a Ben??? Ah però...
Concludo augurandovi un felice e sereno 2017… ci sentiamo per la Befana (sperando che l’Epifania la coppia d’oro non ci porti via…).
Bacioni a tutti… un particolare ringraziamento a Liviana, Elisa & Summer (siete dei recensori stupendi) e un abbraccio enorme a Maty (tu sai, io so. TVB).
Vi lascio con l’ultima colonna sonora dell’anno…Semir ha tutte le ragioni per essere inc…arrabbiato!
Hooverphonic ‘Anger never die’ (la rabbia non muore mai)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=2P78nxoE_JY
Non è bello provarci e fallire La rabbia non muore mai E’ parte della vita E’ parte di te La fine spegnerà il fuoco E ci farà accettare Cosa siamo propensi a perdere Guarda come cadono le lacrime Coprendo la convinzione con vuoti giuramenti Come prova di ciò che è stato e ciò che sarà Non è bello provarci e fallire…



 
  
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