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Autore: Ireth    23/08/2003    3 recensioni
Legolas e Sarah, un elfo e una ragazza umana... La storia di un amore talmente intenso da sfidare il destino scritto dai Valar... Aspetto commenti!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legolas appoggiò con infinita dolcezza la mano sulla spalla di Sarah, accarezzandola piano per svegliarla, ma quasi timoroso di farlo, temendo di turbare quell’incanto meraviglioso che è il sonno, da lui mai conosciuto. Per tutte le sue ore solitarie, passate ad osservarla mentre dormiva, si era chiesto un’infinità di volte che cosa significasse il sonno, perdersi completamente in quella condizione transitoria che solo gli uomini conoscevano; tante volte nella sua lunga, lunghissima vita aveva desiderato conoscere quel dono concesso agli uomini, lui, elfo, che mai aveva assaporato il sonno, potendo concedersi soltanto un riposo apparente, ma pur sempre vigile tipico della sua razza… e lei era così bella mentre dormiva, pareva persa in un mondo tutto suo, tranquilla, innocente e indifesa, con un piccolo sorriso dipinto sul volto… una ragazza umana dotata di qualità eliche ed eteree… ma lui l’avrebbe creduto possibile. “Sarah… Edro in hin, Ithil orchal ben cirban” (Apri gli occhi, la luna è alta nel cielo) “Legolas…” Sarah tese la mano verso di lui, come se fosse impaurita che la creatura bionda e luminosa che le stava davanti potesse svanire da un momento all’altro come un sogno o un miraggio. “Sono qui, e non ho intenzione d’andarmene… per tutto il giorno ho atteso trepidante di poterti rivedere, in ogni singolo istante ho pensato a te.” “Anch’io Legolas, non ho fatto altro che attendere la sera..” Si blocco è lo guardò negli occhi, occhi che sembravano racchiudere la magia e la furia impetuosa del mare, sentì dentro di se come l’impulso di abbracciarlo, ma si trattenne impaurita; senza comprendere il perché temeva di rovinare l’intesa creata con lui, provava una paura inspiegabile, irrazionale e inconscia di perderlo, forse che il suo cuore e la sua anima già prevedevano ciò che in futuro li attendeva… “Ti va di andare sulla spiaggia, per vedere il mare… osservare i gabbiani?” “Il mare?” Lui sembrava quasi stupito dalla sua richiesta, però sorrideva… “Si… è qui vicino, basta camminare un po’… Ci sono stata oggi pomeriggio ed era così bello… Vorrei tanto che tu lo vedessi.” Legolas le prese le mani tra le sue. “portami dove vuoi, dove tu ritieni che sia meglio… qualunque posto acquista luce e splendore grazie alla tua presenza… renderesti viva e rigogliosa anche un’arida distesa di terra bruciata…” Lei arrossì, sentiva gli occhi di Legolas puntati su di lei, che la accarezzavano senza sosta; erano talmente intensi che davano la sensazione di passarle attraverso, di mettere a nudo la sua anima… probabilmente lui percepiva ogni suo pensiero. Si alzò dal letto, era ancora vestita come quel pomeriggio, in jeans e maglietta; s’infilò un morbido maglione di lana e prese Legolas per mano. “Bedim?” (Andiamo?) “Gerich him?” (hai freddo?) Lui la osservava incuriosito, accarezzando con una mano il suo maglione di lana grossa color crema. “Cosa…?” Non capiva le sue parole. “Hai freddo?” “No, sto bene; ormai l’inverno si avvicina al termine, ma in Irlanda il tempo è sempre capriccioso e mutevole, meglio essere previdenti, non si può mai sapere come si comporterà… Legolas sorrise e si lasciò guidare da Sarah fuori di casa, in giardino, dove si fermò ad osservare la notte. Era stupenda, il cielo era nero come l’ebano, illuminato solo dalla luna e dalle stelle; Sarah, infatti, viveva isolata dal piccolo paese, Kilkenny, unico centro abitato nella zona, dove si trovava la sua scuola, che lei detestava e la casa di Martina. Dalla casa di Sarah, costruita in legno e ardesia, come le più antiche case irlandesi, le luci del centro abitato nemmeno si vedevano. “se non sapessi dell’enorme massa di gente stupida che vive laggiù” disse Sarah indicando un punto imprecisato di fronte a lei “potrei anche credere d’essere sola in questo paradiso. Sai, Legolas, per te è normale vedere le stelle in tutto il loro splendore, ma non è così per noi uomini; con la luce artificiale troppo forte che utilizziamo spesso il cielo stellato scompare del tutto ed è impossibile distinguere le costellazioni. “Casa tua però mi piace” rispose Legolas in un sussurro “è un posto tranquillo ed avverto una scarsa presenza umana. In questo luogo l’aria è più pulita che in molti altri luoghi della terra, non è tremendamente pesante ed irrespirabile per me.” Sarah lo osservò, grata per averla fatta vergognare un po’ meno per il fatto di appartenere ad una razza che stava distruggendo da se il pianeta donatole per vivere serenamente. “E’ per quello che amo vivere qui; non ci viene mai nessuno, se lo voglio posso passare giorni interi senza dover vedere anima viva. E’ davvero così orrendamente sporca l’aria della terra? Vivendoci spesso non ce ne si rende conto…” “Non so esattamente cosa sia, forse non solo il fatto che è sporca, ma è come se mi annebbiasse i sensi; credo che se rimanessi per troppo tempo sul tuo pianeta morirei. Quest’aria mi avvelena il sangue, come fai a sopportarla? Qui, vicino a casa tua, questa sensazione si avverte meno, ma in altri luoghi, laddove la presenza di esseri umani è maggiore l’aria è irrespirabile, un’esalazione mefitica, di morte.” “Io… non so cosa dire. Non amo il mio mondo, è vero, ma non credevo che ormai la situazione fosse a questo punto di non ritorno… A volte io mi vergogno di essere un essere umano, mi vergogno di essere ciò che sono: una creatura che sta distruggendo il pianeta su cui vive.” “No! Non… tu non hai colpa di quello che sta accadendo; non devi pensare in questo modo, Sarah…” Poi le prese la mano e le sorrise con immensa dolcezza “Non dovevi portarmi al mare!?” Così s’incamminarono, tenendosi per mano, con le dita intrecciate, Sarah un poco davanti a lui, che si lasciava guidare docilmente; i passi di Legolas non si avvertivano nemmeno sulla stradina sterrata, tanto che lei, se non avesse avvertito il calore e il tocco della sua mano, avrebbe temuto, voltandosi, di accorgersi che era scomparso… E poi il mare apparve. Lucido, immobile, specchio infinito del cielo, silenzioso ma consapevole della forza distruttrice in esso celata. “E’ bellissimo Sarah, mi ricorda la terra di Mezzo, la prima volta che vidi il mare, prima di partire con Gimli per Aman… e anche i luoghi meravigliosi dove ora vivo.” “Parlami di quei luoghi, te ne prego! Ho bisogno di credere in qualcosa, di un mondo migliore di questo in cui vivo… Voglio immaginare il tuo mondo meraviglioso, voglio poterlo capire anche…” Sarah si bloccò, quasi con rassegnazione “… anche se so che non potrò mai vederlo.” Legolas sorrise, comprendeva l’ombra di tristezza sul volto della ragazza; scivolò silenziosamente accanto ad un masso e si sedette ai piedi di esso, appoggiandovi la schiena. Prima che Sarah potesse sedersi accanto a lui, quasi inconsciamente, l’attirò a se. “Tolo si.” (Vieni qui.) La fece sedere tra le sue gambe e Sarah si appoggiò al suo petto, con la testa contro la spalla di lui. “Dimmi una cosa, Sarah… tu riesci a comprendermi quando ti parlo in elfico? A volte mi rivolgo a te senza rendermi conto di non farlo nella tua lingua, mi viene spontaneo parlarti nella mia, è come se ti sentissi parte del mio mondo, del mio ambiente… e poi penso che forse potresti anche non capirmi e…” “Io ti capisco…a volte con fatica ma ce la faccio… La tua lingua mi ha sempre affascinato in un modo incredibile, mi piace quando la usi per rivolgerti a me.” “Come l’hai imparata? C’è qualcuno sulla vostra terra in grado d’insegnarla?” “Grazie a Tolkien… Lui, nei suoi libri ha lasciato testimonianza della vostra esistenza, della vostra cultura, del vostro mondo fantastico, anche della vostra lingua… Per questo motivo sono riuscita ad impararla, anche se con fatica, poiché molte indicazioni sono frammentarie e imprecise.” “Sei incredibile, Sarah… Credo che il mio mondo ti piacerebbe davvero. E’ magico, anche se ci vivi da migliaia di anni riesce a sorprenderti ogni volta che il sole sorge. Ricordo la prima cosa che vidi, quando ci arrivai, un’enorme spiaggia dalla sabbia bianca, con riflessi madreperlati all’alba e dorati al tramonto. Allontanandosi un poco dal mare vi è la nostra città, Eldamar… in realtà non ha confini, ognuno vive dove preferisce e i nostri sovrani più importanti formano un consiglio, così da decidere in armonia su ogni cosa che riguarda il nostro popolo. Il loro compito è anche essere garanti per tutti noi, di fronte ai Valar, perché nessuno deve trasgredire alle poche ma severe regole che ci vengono imposte.” “Tu però l’hai fatto…” Sarah lo fissò intensamente, scrutando quegli occhi blu, magnetici e misteriosi “Quanto è grave la tua trasgressione, Legolas?” “Abbastanza da sperare ardentemente di non essere scoperto!” Rispose lui con un sorriso malizioso, “Tu però non ti devi preoccupare di questo… in ogni caso, se venissi scoperto, dovrei rispondere del mio operato a re Elrond e lui mi vuole bene, mi aiuterebbe in qualche modo, sempre nei limiti delle sue possibilità… Non ho paura.” “Perché non a tuo padre, re Thranduil?” Legolas si lasciò sfuggire una risata cristallina, Sarah rimase stupefatta, vederlo ridere era qualcosa di magico, se possibile la sua bellezza diventava ancora più intensa, sfolgorante. “Ringrazio i Valar di non dover rispondere a mio padre delle mie azioni, di sicuro se mi scoprisse mi rincorrerebbe per tutto il palazzo e mi spellerebbe vivo… E’ un elfo molto severo, a volte fa persino paura, ma non è tra i cinque sovrani elfici di Aman. Essi sono Elrond, Galadriel, che tu già conosci. E altri tre, che da sempre risiedono ad Eldamar, Firnon, Orodreth e Aurofin, di loro tre non puoi sapere nulla, perché Tolkien non ne parlò mai. Galadriel è l’unica femmina, ma sa gestire qualsiasi situazione meglio degli altri quattro messi assieme, fra i cinque sovrani è senza alcun dubbio la più amata. Io vivo nel palazzo di Elrond, con Gimli, Aragorn e Arwen, i figli di Elrond, Elladan e Elrohir e tanti altri; è un posto meraviglioso e immenso, prima di giungere in Aman non avrei mai creduto che luoghi così belli potessero esistere. I muri hanno tinte delicate e fresche, mentre le porte recano incisi antichi poemi, così che tutto pare immerso in un’aura incantata, di pace. I giardini poi, sono così grandi che è facile perdersi, essi non conoscono mai l’inverno perché i fiori e le piante elfiche non possono morire, sono popolati da animali fantastici: uccelli variopinti dal canto melodioso, farfalle delicate, pesci cangianti che sguazzano nelle fontane zampillanti… E la luce si riflette e si rifrange su quegli zampilli creando giochi di luce magici, e le gocce d’acqua si trasformano in diamanti che cadono a pioggia, riempiendo l’aria di splendore. Ci sono poi piccole costruzioni nascoste, tra gli alberi fitti e i fiori colorati, padiglioni, pergolati, vasche e piscine per lunghi bagni rilassanti, torrette, in una delle quali ho trovato la pietra che mi ha portato da te… Vicinissima al palazzo e comunicante con esso c’è poi la dimora di Gimli, lui si sentiva un po’ a disagio in un palazzo tutto a misura di Elfo… quella… beh, ha uno stile tutto particolare, degno di colui che la abita!” Legolas non potè fare a meno di sorridere e Sarah ridacchiò divertita al pensiero di Gimli, piccolo goffo e irsuto in mezzo a tanti elfi stupendi e leggiadri, scuotendo la sua lunga chioma voluminosa; Legolas, solleticato dai suoi capelli starnutì e poi scoppiò a ridere divertito. “Cosa c’è? Perché ridi ora?” Sarah lo guardava perplessa. “Sono solo i tuoi capelli… essendo un elfo devo ancora abituarmici!” Sarah si voltò verso di lui, osservandolo con piglio interrogativo, i suoi grandi occhi verdi parevano due gemme scintillanti. “In che senso? Cos’hanno i miei capelli di strano?” “Non esiste nessuno nel mio mondo con dei capelli come i tuoi. Noi elfi abbiamo tutti i capelli lisci e dritti; non conosco il perché di ciò ma so solo che oltre al fitto cespuglio intricato sulla testa di Gimli, non avevo mai visto dei capelli così ricci… sono bellissimi. Somigliano alla corolla di un fiore…” Istintivamente prese tra le mani uno dei riccioli color fuoco di Sarah giocherellandoci “…a fiamme di un fuoco misterioso che divampa. Tutto di te emana grazia, Sarah, riesci a renderti conto dell’aura che sprigioni? Se non sapessi che sei un essere umano non potrei mai crederci…” Sarah aveva il viso voltato verso Legola, così vicino al suo, così vicino a quegli occhi che sembravano incresparsi come le onde spumeggianti del mare. Si accorse che lui la stava abbracciando, non si era nemmeno accorta che lo aveva fatto, da quanto stavano così? “Le melui… Mîr thiliol” “Cosa vuol dire?” I loro visi erano talmente vicini che bastava sussurrassero per capirsi, Sarah era totalmente immersa in quegli occhi, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello di Legolas “Vuol dire –Sei bellissima… un gioiello prezioso-“ Così dicendo posò le sue labbra su quelle di Sarah, e per alcuni istante rimase immobile, timoroso che Sarah potesse scostarsi o imbarazzarsi. Lei s’irrigidì, sentiva il cuore esploderle nel petto, che cosa stava succedendo? Si sentiva pervasa da una sensazione meravigliosa, una sensazione di pace e tranquillità, non si era mai sentita così… Si rilassò tra le braccia di Legolas e rispose timidamente a quel bacio, si scostarono per un attimo, guardandosi dolcemente negli occhi, Legolas sorrideva… *Mi sento una sciocca!* pensò Sarah “Non sei una sciocca, sei la persona più dolce che abbia mai incontrato..” “Ma… come..?” “Sono un elfo, ricordalo sempre…” Sarah sorrise e si strinse a lui, questa volta fu lei a baciarlo, e quel bacio delicato a fior di labbra divenne più profondo e più intenso… Sentì come un mare di scintille che invadeva il suo corpo, quando la lingua di Legolas sfiorò la sua, se avesse creduto nell’esistenza del Paradiso, in quel momento avrebbe pensato di esserci… E la notte passò su quelle due creature, Ithil lasciò il cielo libero per Anor che iniziava il suo lungo cammino… Il sole stava sorgendo e li sorprese che ancora si scambiavano dolci baci e carezze. Sarah sembrò riscuotersi da un sogno. “Legolas…Si boe telim an bâr” (ora dobbiamo tornare a casa) “Vorrei restare qui con te per sempre, mia dolce principessa” “Anch’io lo vorrei, ma non posso… Devo andare a scuola, Martina mi aspetta…” “Chi è Martina?” “La mia amica più cara.” “Allora non possiamo farla aspettare… E anche se vorrei dimenticarmene per poter stare con te anch’io ho tante cose da fare ad Eldamar” I due s’incamminarono tenendosi per mano verso la casa di Sarah, mentre i gabbiani si svegliavano, cominciando le loro danze sulle onde del mare e riempiendo l’aria con i loro richiami… E forse, in quella stessa notte, il destino imboccò una strada diversa da quella predisposta tempo prima dai Valar. CONTINUA…
  
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