Capitolo
6
Restai a guardare sbalordita
Salim per ancora un bel
pò di tempo, fino a quando lui mi disse che doveva andare a
scontare la sua
punizione e se ne andò, quindi mi girai e contemplai il
deserto.
Il panorama come al solito
era bellissimo, rilassante...peccato che la sua contemplazione non
poteva darmi
una qualche risposta alle mie domande.
Una
mela, poi!
Lo spionaggio...era
rara
una missione basata solamente su quest’arte, ma
vabbè...si può capire!
Ma una mela non era
affatto comprensibile.
Come poteva un frutto attirare
tanto l’attenzione? Scossi la testa.
Di
sicuro è un nome in codice...va di moda di
questi tempi, per cercare di avere la massima segretezza possibile.
Si, era sicuramente
così. Doveva essere
così o mi sarei dovuta
preoccupare per la mia salute
mentale
e non di quella dei miei due maestri.
-Cosa state combinando,
Khai...?
Appena pronunciai il suo
nome sentii il mio volto in fiamme. Ma perchè poi? Era da
quando lui aveva
fatto ritorno alla fortezza che mi trovavo in quello stato. Uno stato
terribile, devo aggiungere: non potevo nemmeno pensarlo che
già avevo delle
reazioni più che imbarazzanti.
Sospirai e mi calai il
cappuccio sul capo non capendo appieno il perchè di quel
gesto automatico: da
chi mi volevo nascondere? Lì c’ero solo io...che
mi volessi nascondere da...me
stessa?
No,
allora sarei davvero pazza!
Lasciai perdere
quell’argomento che stava eliminando quel poco di
lucidità che il mio cervello era
riuscito a conservare per quel giorno e mi rannicchiai le gambe al
petto per
poi potermi alzare agilmente. Allora mi diressi verso la porta e scesi
tutte le
scale che mi avrebbero portata al piano terra.
Non
posso autodistruggermi in questo modo. L’unica
cosa che posso fare adesso è quella di andare ad informarmi.
Su cosa? Sulla mela no
di
sicuro. Anche perchè non sapevo esattamente cosa cercare. No
no, potevo solo
istruirmi sul modo di addestrare un’aquila. Dopotutto, quella
era la cosa che
quello stesso giorno mi aveva lasciata più perplessa, dopo
le rivelazioni del
moccioso, certo!
Quindi mi diressi verso la
biblioteca e appena arrivata andai in un reparto specifico. Lo trovai
subito:
il reparto dedicato alla natura in genere era abbastanza grande e
illuminato,
molto meglio di altri reparti poco frequentati tutti bui e polverosi.
Lì mi
guardai intorno fino a quando non trovai una targhetta con su scritto
“addestramento”.
I libri lì erano veramente
molti e tutti molto grandi e voluminosi.
Devo pur iniziare da qualche
parte...
Quindi presi i primi
cinque tomi che avevo di fronte e mi diressi al tavolo più
vicino. Lì mi
sedetti su una delle sedie più scomode che abbia mai provato
in tutta la mia
vita e cominciai a sfogliare le prime pagine.
1°
tentativo: lessi accuratamente l’indice ma
le seicento pagine di cui era composto parlavano solamente di falchi.
2° tentativo: lo stesso del primo.
3° tentativo: questo poi parlava di
pettirossi, quindi era la sottosezione sbagliata. ...Ma che cosa si
potrà mai
dire sui pettirossi?!?
4° tentativo: quella volta il libro era
della sezione giusta ma appena lessi il titolo lo misi di lato.
“Addestramento
piccioni viaggiatori”. Deve essere stato utile a qualcuno
comunque, dato che
nella setta era il mezzo di comunicazione più usato.
5° tentativo: questo era come i primi due
libri ma con un interessante capitolo, “Distinzione fra i
falchi e le aquile”.
Ecco la breve parte iniziale del suddetto capitolo.
Due
dei rapaci più importanti e
famosi del mondo sono il falco e l’aquila. Questi due animali
hanno numerose e
sostanziali differenze fra loro, che ci apprestiamo a presentare.
Il falco, rispetto all’aquila ha un
piumaggio poco più chiaro e la testa più piccola,
come gli occhi. L’aquila è un
animale più grande e le piume finali delle ali e della coda
sono leggermente
più lunghe...
Quando cominciai a
leggerlo sbuffai e diedi un’occhiata al resto del capitolo
fino a quando un
parola non attirò la mia attenzione.
...le
aquile sono più scaltre e
veloci dei falchi ed inoltre hanno una vista e una resistenza
nettamente
superiore. Dunque le prime sono più adatte ad essere
utilizzate nella caccia,
ma a causa del loro fiero temperamento e dell’altezza del
loro ambiente
naturale, sono molto difficili da catturare ed inoltre sono molto
restie verso
ogni forma di addestramento.
Oh cavolo...
Appena finii di
leggere
quel breve pezzo non potei fare altro che pensarlo, dopotutto ora come
potevo
fare?
Allora lasciai perdere
quel libro, che si dilungava in altre inutili spiegazioni e mi dedicai
ad
altri. Dopo due ore avevo letto tutti gli indici e le parti che
potevano
risultare interessanti dei duecentoquarantatre libri di quella
sottosezione. E
chiaramente il tutto fu totalmente inutile.
Dopo aver letto l’ultimo
libro poggiai i gomiti alla tavola e la testa alle mani sbuffando. Come
potevo
fare? Tutto il mondo sembrava concentrarsi su quei dannati falchi e
invece il
mio maestro aveva deciso allegramente di darmi un’aquila! E
come cavolo l’aveva
addestrata poi? Nei libri c’era scritto che erano
perlopiù impossibili da
addestrare e non riuscivo proprio a capire come lui abbia trovato
un’aquila così
accondiscendente ma soprattutto la voglia di addestrarla dato che
è la
personificazione dell’ozio assoluto!
Beh, praticamente mi
girarono per la testa tutte queste idee per almeno un’ora ma
poi scossi la
testa e decisi di imparare qualche nozione basilare
sull’addestramento dei
falchi: in tutto quel mio spulciare avevo capito che in fondo in fondo
la basi
fondamentali dell’addestramento dei due rapaci erano uguali.
Dunque feci mente locale e
decisi di prendere il primo libro che avevo preso: mi sembrava che era
quello
che utilizzava un linguaggio più semplice ma che era anche
completo nelle sue
descrizioni. Peccato che si trovava sotto una fila composta da una
cinquantina
di libri, almeno.
Mi sbattei la mano sulla fronte
per la mia stupidaggine e riposi i numerosi tomi andandoli a rimettere
pazientemente
al loro posto, compreso il libro sui pettirossi...pettirossi...mah!
Appena finii di sistemare
tutti i libri, quindi non solo quelli che componevano una preoccupante
torre
adocchiata da altrettanti preoccupati sguardi dei pochi assassini che
passavano
nella biblioteca, presi quel libro e cominciai a leggerne solamente i
primi due
capitoli.
Quando finii di leggerli
mi accorsi che fuori dalla finestra era tutto buio.
La
cena! Devo andare!
Rimisi a posto
quell’ultimo
libro e mi avviai quasi di corsa verso la mensa, nel piano superiore.
Appena arrivata alla porta
che dava sulla mensa guardai tutti i tavoli: il grosso degli assassini
era
ancora lì a mangiare, quindi ero ancora in orario,
però, nonostante scrutassi attentamente
tutti i volti dei presenti, non trovai né il maestro,
né Salim o altre facce
conosciute.
Rassegnata, presi il
vassoio con la cena fumante che mi aspettava e mi diressi solitaria in
un
tavolo un pò appartato e mi sedetti comodamente. Allora
cominciai ad assaporare
il cibo con piacere: che avessero fatto fare un corso alla cuoca? No,
perchè
era veramente migliorata molto, e ciò non poteva che
sorprendermi. Incuriosita
da questo fatto, tra un boccone e l’altro, allora aguzzai
l’udito e cercai di carpire
qualche notizia interessante fra l’immenso brusio prodotto
dagli assassini. In
quei dieci minuti sentii numerose notizie tra le quali molte erano
assolutamente futili, quindi le ignorai, altre fecero scaturire la mia
curiosità ma alla fin fine erano anche quelle alquanto
futili o non
attendibili, sicuramente vi erano numerose bugie mescolate abilmente e
non.
Comunque, in tutto quel
chiacchierio sentii due cose estremamente interessanti. La prima era
che il
cibo era così drasticamente migliorato perchè
avevano cambiato la cuoca, dato
le numerose pressioni degli assassini. Sorrisi pensando che finalmente
potevo
stare tranquilla, almeno in quei pochi frangenti di tempo.
La seconda notizia però
attirò molto di più la mia attenzione rispetto
alla prima. Molti assassini
parlavano fra loro del mio maestro, Dhakir e Feisal. Essi facevano
molte
ipotesi sulla loro missione, incuriositi dalla durata di questa,
però quelle
congetture erano sicuramente impossibili, quindi non diedi peso ad
esse. Però
c’era una voce che si diffondeva insistente fra gli assassini
e che tutti
davano per vera, cioè che questa era fallita.
Quando la sentii per la
prima volta rimasi interdetta per breve tempo: non ero sorpresa che la
missione
poteva essere fallita, poteva capitare a chiunque, però il
fatto che tre priori
avessero inseguito qualcuno per un anno e poi avessero lasciato perdere
tutto
non mi convinceva affatto.
Non poteva essere. E più
sentivo questa notizia diffondersi, più mi convincevo del
fatto che era
impossibile, mi sfuggiva qualcosa.
Comunque, con il passare
dei minuti, insieme alla notizia, gli assassini cominciarono a dire che
i tre
assassini erano stati dei perfetti incapaci. Allora chiusi gli occhi e
feci
quattro calcoli.
Se mi alzavo e gridavo a
tutti in faccia, mi avrebbero presa per pazza.
Se avessi preso il primo
moccioso che lo avrebbe detto di nuovo e gli avessi dato un pugno in
faccia,
sarebbe scattata una punizione memorabile.
Se mi fossi alzata e me ne
sarei andata nella mia stanza a prendere a pugni il mio cuscino, non
sarebbe
successo nulla di nulla.
...
Secondo voi cosa ho fatto?
Mi alzai subito dopo aver
riaperto gli occhi e mi diressi verso il corridoio e mentre mancavano
ormai
pochi passo alla porta, un assassino di basso rango cominciò
a ridere più forte
degli altri.
-Ahahah! Si, quelli devono
proprio essere degli idioti!
Mi fermai chiudendo
nuovamente gli occhi e stringendo oltremodo i pugni.
Cercai di convincermi che
l’argomento di cui stava parlando non c’entrava
nulla con il mio maestro, ma
quello che disse in seguito mi fece ricredere.
Allora dentro di me si
scatenò l’inferno.
Un pugno, solo uno. Un pò
di sangue, un naso rotto e niente di più! Dopotutto non era
la fine del mondo,
no? Il Maestro non avrebbe detto nulla, no?!? E se anche il Maestro poi
mi
avrebbe dato una punizione indimenticabile, da rimanere scritta nella
storia,
cosa molto improbabile, cosa me ne sarebbe importato?!?!?!?
Nulla, semplicemente
nulla.
Però io potevo
considerarmi sul filo di un rasoio, non potevo concedermi alcun errore
dunque
riaprii gli occhi e me ne andai velocemente nella mia stanza, senza che
nessuno
si accorgesse della mia battaglia interiore.
Arrivata alla mia piccola
e spartana stanza, mi diressi verso il letto e sprofondai il viso nel
comodo
cuscino, unico lusso che mi permettevo.
Perchè?
Non capivo. In effetti
c’erano molte cose che non capivo in quel periodo. Poi quella
sera si erano
aggiunte le ingiurie verso il mio maestro, certo. Però non
era quello che mi
turbava.
Quante volte numerosi
assassini venivano screditati in quel modo? Molti, anzi tutti. Era come
una
specie di tappa che ogni assassino si doveva aspettare nella propria
carriera,
tutti commettono prima o poi un errore, alla fine ci si rassegna.
E allora perchè avevo
reagito in quella maniera? Non ne avevo la più pallida idea.
Perchè in quel
periodo perdevo sempre il controllo? Non ero in me stessa, ero
semplicemente
un’altra, non mi riconoscevo più.
E poi perchè, perchè,
perchè e ancora perchè...mi addormentai con il
vento che entrava dalla finestra
rimasta aperta che mi accarezzava delicatamente la testa, affogando in
un mare
di perchè e domande che non ricevevano risposte.
L’indomani mi svegliai
quando i primi raggi del sole si posarono sui miei occhi. Infastidita
mi girai
troppo maldestramente e caddi rumorosamente a terra. Rimasi con la
faccia
rivolta verso il suolo e il lenzuolo aggrovigliato fra le gambe per
ancora
qualche minuto, fino a quando non mi svegliai completamente a causa del
dolore
lancinante al naso.
Certo che cominciare una
giornata così è il massimo, vero?
Lentamente mi alzai e
mentre tastavo cautamente il naso, con consequenziali piccoli gemiti di
dolore
ogni volta che lo sfioravo, guardai la finestra: era appena
l’alba, ma il sole
non si era comunque liberato completamente dalla sua prigionia di
tenebre. Come
dire, l’orario era giusto, mi alzavo sempre a
quell’ora più o meno, però era
stato il modo quello sbagliato.
Ci pensai su qualche
momento ed ebbi la netta impressione che quella giornata non sarebbe
andata
affatto bene.
Sospirai e mi avvicinai
all’armadio per prendere una divisa pulita. Mi tolsi quella
di prima e mi misi
quella linda e dopo qualche minuto di ricerca, trovai anche
l’equipaggiamento
completo. Allora presi cintura, coltellini, spada corta e spada e
benedissi le
donne delle pulizie per la loro efficienza.
Dopo essermi lavata il viso, andai quasi di corso al piano
terra e
guardai se c’era qualcuno che conoscevo dentro la mensa. Ero
fortunata, infatti
trovai quasi immediatamente la strana chioma un pò rossiccia
di Salim in
compagnia di un altro paio di assassini. Scossi la testa sorridendo e
mi
appoggiai al muro del corridoio adiacente alla sala, sulla destra della
porta.
Dopotutto mi seccava andare dentro e fare un’amabile
conversazione con degli
sconosciuti, quindi aspettai lì una decina di minuti con le
braccia conserte,
il cappuccio alzato, le gambe piegate leggermente piegate e con il viso
abbassato: quella era specie di tecnica che mi consentiva di nascondere
che
fossi una ragazza, nessuno riusciva a riconoscermi quando ero messa
così,
tranne il maestro, certo.
Quando Salim uscì era solo
e mi stava passando davanti ignorandomi. Allora io lo presi per una
spalla e
lui si girò incuriosito.
-Chi...Kores?
Gli sorrisi e feci finta
di non sentirlo, mi stavo preparando per ciò che avrei
dovuto fare poco dopo e
una lite con il moccioso mi avrebbe sconcentrata.
-Hai qualcosa da fare
adesso?
-Ehi, neanche mi saluti?
Sembra
un vecchio quando fa così...!
-Ciao.
Hai qualcosa da fare adesso? – gli dissi mentre gli lasciavo
libera la spalla.
-Ciao. No, la punizione
comincerà fra circa un’ora, quindi...
-D’accordo. Allora vieni
con me.
-Dove vai?
Mi sfiorai l’indice destro
con il rispettivo pollice e lo guardai truce.
-A farla pagare a
qualcuno...
Salim sbuffò e mi seguì
senza tante storie.
-Ehi, ma tu fai sempre
duelli? Perchè non ti calmi un pò?
-Se non la finisci me la
vedo prima con te. E poi chi ti ha detto che devo duellare?
Camminavamo l’uno affianco
all’altra quindi potei vedere la sua espressione confusa.
-Non capisco...e poi non
si prende di qua per l’arena....
-E chi ti ha detto che
devo andare all’arena?
-E dove allora?
-Guarda, siamo proprio
arrivati...
Salim, che mi aveva
guardata confuso per tutto il tragitto, guardò davanti a se
e si ritrovò
davanti alla piccionaia. Vedendo che il moccioso non stava capendo
proprio
niente, ridacchiai ricordandomi di non avergli spiegato ancora nulla.
Sarà
una sorpresa anche per lui...
Prima che potesse fare
qualsiasi cosa, aprii la porta ed entrai in quella specie di torre.
Feci qualche
passo in avanti e mi ritrovai all’interno della stanza. Non i
ero mai stata
prima e devo dire che la prima impressione non fu una delle migliori:
il
pavimento di pietra era ricoperto da paglia e escrementi, tutta la
piccola
torre era attraversata da numerosi travi dalle quali proveniva una
pioggia
quasi costante di piccole piume grigie e un rumore quasi assordante di
ali. E
non vi dico poi che puzza...
Comunque, dopo qualche
secondo debito ad abituarmi all’odore, alzai gli occhi e vidi
un numero impressionante
di uccelli che ci guardavano incuriositi. La maggior parte di quelli
dovevano
essere dei piccioni, ma vi erano sicuramente anche falchi e aquile.
Wow...
Dietro di me sentii
degli
escrementi che venivano calpestati, dunque mi voltai.
-Ok, bel paesaggio- disse
sarcasticamente- ma cosa siamo venuti a fare qui?
-Te l’ho detto, la devo
fare pagare a qualcuno.
-E a chi? A un uccello?
Sorrisi, nonostante mi
stesse deliberatamente prendendo in giro, e slacciai il guanto che
avevo
assicurato alla cintura. Lo misi lentamente al braccio facendolo vedere
anche a
Salim.
-Vedi, il mio maestro mi
ha portato un ricordino dal suo viaggio, solo che questo ha un bel
caratterino...
-Ti ha portato un uccello?
-Non ti immaginavo così
perspicace.- risposi ironica.
-Ehi!
Comunque non è vero, anzi
ero sorpresa del fatto che non l’avesse capito prima.
Lanciandogli un’occhiata
intimidatoria lo feci zittire e io allungai il braccio destro
tranquillamente.
Come
si chiamava...
Non mi veniva proprio
in
mente, quindi feci come avevo visto fare il maestro. Mi portai alla
bocca
l’indice e il pollice sinistri e fischiai come meglio potei.
Certo, il fischio non era
stato forte, lungo e melodioso come quello del maestro, ma si deve pur
cominciare da qualcosa, no?
Però il fischietto che avevo
fatto non provocò nessuna reazione da parte di nessun
uccello, anzi, credo che
qualcuno aveva sbattuto le ali disturbato.
-Ehm...e quello cosa era?
-Statti zitto tu.
Come
si chiamava...!
Mi misi la mano
inguantata
sulla fronte quando subito dopo ricordai. Allora stesi nuovamente il
braccio.
-Siham! Vieni!
Nulla. Che avessi
sbagliato nome?
-SIHAM!!!!!
Questa volta notai due
movimenti fra le travi. Uno apparteneva ad un piccione tutto grigio che
si
venne a posare sul mio braccio.
-Ma che...?
-È quello il tuo...?
-No!- interruppi prima che
dicesse qualche idiozia. –È uno stupido pennuto!
Vai via!
Dovetti agitare tre o
quattro volte il braccio prima che il piccione se ne andasse.
Però che
spettacolo: il pennuto era immobile come una statuetta di legno anche
mentre muovevo
il braccio. Sarei morta dalle risate se non fosse capitato a me...
Comunque, appena il
piccione se ne andò, rivolsi lo sguardo al tetto, ignorando
le grasse risate
del moccioso che avevo accanto, e fu allora che capii di chi era stato
il secondo
movimento.
Siham era appollaiata
sulla trave più bassa, con il suo piumaggio lucido e in
poche parti argentato,
poi i suoi occhi erano puntati nei miei e...sembrava che stesse quasi
sogghignando.
Ma
perchè tutte a meeee.....
Perchè? Perchè? Perchè?
Irritata, e forse un
pò
sconfortata, la indicai con l’indice inguantato.
-Vieni subito giù! Forza!
Che bello se fosse scesa
immediatamente, un sogno...ma la realtà è
crudele...
Forse
non avrei dovuto portare con me Salim, non
sta facendo altro che deridermi!
L’aquila,
infatti, se ne
stette sempre appollaiata e cominciò a beccarsi
l’ala per pulirsela.
Aaaaaaaaaaah!
Quando scende di lì gliela farò
pagare!
Mi girai nervosa e mi
sfilai il guanto nervosamente.
-Ahahah! E tu dovevi
fargliela pagare? Ahahah!
-Senti tu, stai attento a
come parli!
Salim sembrò impaurirsi un
pò e almeno non rise più.
-Dai andiamocene.
Stavo per avvicinarmi alla
porta, quando essa si aprì.
-Ah, salve Kores!
Vidi comparire il volto
sorridente di Feisal e io non potei che sorridere a mia volta:
è curioso, ma
quel ragazzo mi mette sempre al mio agio, è rilassante
insomma...non so bene
come spiegarvelo!
Comunque, appena lo vidi
mi calmai e risposi al suo saluto.
-Buongiorno!
Mi girai per spiegare a
Salim chi era Feisal, però mi fermai incuriosita appena in
tempo dal
pronunciare qualsiasi parola. Infatti il moccioso era immobile e
pallido,
sembrava terrorizzato.
-Buongiorno Salim.
Feisal si rivolse questa
volta al moccioso e quello che aveva detto mi aveva lasciata alquanto
incuriosita.
- Si conoscevano, e non capivo
come.
- Disse quella frase in un modo
così...agghiacciante! Sembrava che avesse tagliato in due
Salim!
-Cosa...?
Salim m’ignorò e si piegò
leggermente come segno di rispetto. Però, sembrava un pezzo
di legno!
-Buongiorno Maestro!
Ok, adesso stavo morendo
dalla curiosità.
-Salim, vai all’arena
adesso.
-Adesso? Ma dovevamo
cominciare tra mezz’ora!
-Vai, ordini del Maestro.
-Va bene.
Salim si affrettò ad
uscire ma fece comunque in tempo a sussurrarmi qualche parola.
-Ci vediamo a pranzo!
Io rimasi interdetta tutto
il tempo e non feci altro che seguirlo con lo sguardo per poi guardare
Feisal
quando Salim era già uscito.
Vedendo la mia reazione.
Feisal fece una piccola risata, cominciavo ad odiare le risate, lo
facevano
tutti lì! Ma è per caso un requisito per
l’assassino perfetto?!?
-Ehm...mi scusi ma...
-Ah, non ti preoccupare!
Il ragazzo ti ha raccontato del guaio che ha combinato recentemente?
Annuii pensando alla sua
mossa maldestra.
-Beh, per il Maestro
quell’incidente è stato un pretesto. Certo, doveva
essere punito, ma nel
frattempo voleva che le sue qualità fossero sviluppate
più velocemente rispetto
agli altri. Egli sostiene che Salim ha un grande potenziale ed in
effetti,
quando si concentra è così.
Lo guardai adesso meno
sbalordita di prima, concordando in pieno con la decisione del maestro,
ma non
potei fare a meno di pensare a parecchie cose. Ad esempio che dovevo
sbrigarmi,
altrimenti il moccioso sarebbe diventato un assassino prima di me.
Però non
potevo che rimanere forse un pò spaventata
dall’espressione dei due assassini:
Feisal doveva essere veramente un mostro quando combatteva, il perfetto
della
persona gentile che avevo di fronte.
Risi mentalmente quando
cercai di immaginarmi lo sforzo psicofisico del moccioso sicuramente
immane.
-Comunque...
Mi risvegliai dai miei
pensieri e mi concentrai nella direzione che indicava
l’indice destro
dell’assassino, cioè l’aquila, che si
stava ancora spulciando l’ala.
-Sei venuta qui per lei?
Annuii nascondendomi il
volto nel cappuccio.
-E non sei riuscita
neanche a farla scendere, giusto?
Annuii ancora una volta e
mentre lo facevo sentii molto caldo. Chissà
perchè?!?
Fortunatamente l’assassino
non commentò, ma fece un debole fischio e Siham, sentendolo,
si posò
immediatamente sul suo braccio. Quindi lui cominciò ad
accarezzarle la testa e
si rivolse nuovamente a me.
-Questa è un’aquila, è
molto difficile da addestrare. Anzi mi sorprendo come ci sia riuscito
io
stesso!
-Si ho letto qualcosa in
proposito. Quindi non l’ha addestrata il mio maestro?
-Scusami per quel che
dirò, ma il tuo maestro è una zucca vuota!
Lo guardai negli occhi
sorridendo.
-Niente scuse, lo penso
anch’io!
-Sai Khai ha trovato
quest’aquila in un modo tutto particolare. Stavamo
combattendo, nulla di
complicato, anzi. Però gli arcieri sono, secondo me, tutti
dei codardi, infatti
ce n’ era uno nascosto nei paraggi.
Sorrise perdendosi nei
suoi ricordi e poco dopo ricominciò il suo racconto.
-Quell’arciere aveva
puntato dritto al tuo maestro e se la freccia che aveva scagliato non
fosse
stata deviata da lei, a quest’ora Khai avrebbe già
finito la sua carriera da
assassino.
Wow,
non avevo mai pensato che le frecce potessero
essere così pericolose!
-Comunque, dopo il
combattimento l’abbiamo ritrovata a pochi metri di distanza con l’ala
gravemente feria da quella freccia.
Quindi Khai decise di portarla con noi e, quando si fu ripresa mi
convinse ad
addestrarla.
Feisal mi guardò
attentamente sempre con il suo solito sorriso sincero sulle labbra.
-Se lui ha deciso di
regalartela è perchè ti vuole molto bene.
Arrossii oltremodo e mi
calai il cappuccio in volto.
-Comunque non ti volevo
dire questo all’inizio. Scusami se ho divagato! Il succo
della questione è che
lei è perfettamente addestrata. Adesso il lavoro che devi
fare è la parte più
complessa di tutte...
-Cosa?
Perchè
mi deve rendere le cose sempre difficili?
-Devi insegnarle ad
amarti.
Rimasi di stucco.
Sinceramente non mi aspettavo nulla del genere.
-Di solito nessuno bada a
queste cose, ma una cieca obbedienza si basa su un buon rapporto. Senza
la
fiducia lei non verrà mai a salvarti in caso di pericolo.
-E come faccio?
-Questo dovete saperlo tu
e Siham. Nessuno ti può insegnare un metodo.
-E il maestro...?
-È una zucca vuota
problematica, ma anche sorprendente. Non te lo so spiegare. Magari gli
è solo
piaciuto alla prima occhiata!
Non badai minimamente alle
sue ultime parole cogliendo più che altro il loro senso
generale: non lo so,
spiegamelo tu o magari vaglielo a chiedere.
Allora, mentre un paio di
colombe spiccarono il volo e sparsero alcune penne sulla mia testa e
sui miei
piedi, rimasi immobile, non sapendo minimamente cosa fare o anche solo
pensare.
Comunque scusatemi per questo capitoluccio di passaggio xD! E ringrazio tutti i commentatori, tutti coloro che mi hanno messa fra i preferiti o seguita e anche a coloro che mi seguono anonimamente! (se ce ne sono!!!)
Ah, grazie Irene(xD) per i film! Li vedrò appena finita la scuola!!!
Ciao dalla vostra Phantom G!
Un bacio e alla prossima!