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Autore: DorotheaBrooke    01/01/2017    1 recensioni
Raccolta di One shot e flashfic per analizzare il rapporto di amicizia/rivalità tra Aro e Carlisle.
1-Primo contatto
2-Invano
3-Punti di vista
4-Dies Irae [Il capitolo si è classificato SECONDO al contest "il lato oscuro della forza (multifandom)" indetto da Petunietta sul forum di Efp]
5-Esperimenti fallimentari
6-Demoni
7-Una passeggiata notturna
8- Due Vampiri, un cinghiale e un bacio
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aro, Carlisle Cullen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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I vicoli di Volterra sono silenziosi. Scivolo fra le cenciose viuzze dei quartieri poveri. Sono un’ombra mortifera di cui gli abitanti delle misere case, vinti dal sonno e dalla fatica, non hanno consapevolezza. Senza il minimo rumore raggiungo la mia destinazione. Solo il respiro regolare di un mendicante assopito sul ciglio della strada turba la quiete della notte. Quel fievole e ostinato segno di un’inutile vita mi distrae e mi infastidisce. Vorrei porre fine all’esistenza di quel miserabile, farlo a pezzi. Non sarebbe difficile con il favore delle tenebre di una notte senza luna rubargli il palpito, ma esporre la mia razza, violando le mie stesse leggi, non sarebbe un atto degno di me.

Seccato mi concentro sull’obiettivo della mia passeggiata notturna. L’umile casa di fronte a me ha le finestre aperte, posso senza difficoltà discernere ciò che accade all’interno.
La fievole luce di alcune candele illumina il pallido volto di un uomo dai capelli d’oro. Accosta l’orecchio alla schiena di un bambino seduto su un giaciglio. Il piccolo sembra tollerare a malapena lo sforzo di rimanere in tale posizione senza lasciarsi ricadere sul letto. Il suo volto è meno pallido di quello del dottore e tuttavia appare infinitamente più malato. I colpi di tosse lo scuotono come un terremoto sconquassa un castello di carte e io, pur da questa distanza, riesco a sentire distintamente l’odore di sangue che impregna il suo fiato infantile. Il dottor Cullen si affretta ad abbandonare l’auscultazione per ripulire con un candido fazzoletto dalle labbra tremanti del paziente le tracce dell’emottisi. Quel debole sentore basta a risvegliare la mia sete, le labbra mi si piegano in un ringhio, mentre la gola riarde. Serro i pugni mentre stento a trattenermi dall’irrompere nell’abitazione e fare scempio di quella piccola e ben poco desiderabile preda. Carlisle invece non sembra subire la tentazione del seducente aroma, come se avesse appena deterso acqua e non sangue dalla bocca del giovane umano. La fronte lattea si corruga, ma non è la sete che turba il suo sguardo. Non fatico a distinguere nei tratti del mio amico un sentimento già in passato scorto nei suoi pensieri: la compassione. Si volta e proferisce alcune parole, una donna si fa avanti da un angolo. Poche rughe solcano il suo viso e non ha ancora perso la bellezza della gioventù, ma i capelli raccolti in una treccia sfatta sono ormai argentei. Mentre stenta a trattenere i singhiozzi, non è difficile capire come il dolore e gli stenti l’abbiano precocemente invecchiata. Con gli occhi gonfi di lacrime non versate osserva il dottor Cullen mentre ne ascolta il responso, quindi si limita ad annuire, come se non trovasse la forza di rispondere.

Stanco di quella scena patetica, mi allontano. Maledico in silenzio la mia curiosità. Ero ansioso di sapere dove si recasse il mio gradito ospite, quando si allontanava dal palazzo senza una parola. Caius aveva suggerito che, nonostante le sue belle prediche, egli fosse vinto dalla fame e andasse a nutrirsi dove il nostro sguardo non poteva cogliere la sua vergogna. Sarebbe bastato un mio semplice tocco per verificare tale ipotesi. Tuttavia carpire la verità tramite i miei poteri avrebbe significato ammettere che, dopo tutto questo tempo, ancora non ero in grado di comprendere il vampiro singolare che ero giunto a chiamare amico. Mi mordo furiosamente le labbra in preda alla rabbia e alla vergogna. Speravo che Caius avesse ragione. Quanto desideravo cogliere in fallo Carlisle per mostrargli infine la vanità dei suoi buoni sentimenti! Una volta messa a nudo la sua debolezza, avrebbe potuto finalmente lasciarsi vincere dalla sua natura e unirsi a me nella cruenta gloria dei signori dei vampiri. Avrei dovuto capire di star delirando. Maledetto! Non gli bastava evitare di uccidere, doveva anche precipitarsi in soccorso di quelle insignificanti vite. Più lo invito a cedere alla brama di sangue, più lui rimane saldo nei suoi principi. Sono stanco. Il diavolo che tentò Gesù nel deserto fu costretto ad arrendersi di fronte alla sua caparbietà. Sarà il mio destino? Perché non può cambiare? Perché non può capire che se c’è una cosa giusta e saggia nell’ordine delle cose è che i forti prevalgano sui deboli? La sua bontà mi strazia, è un eterno monito dei miei peccati. Perché non può essere come tutti gli altri?
Un sorriso senza felicità deforma il mio viso. Se Carlisle fosse come tutti gli altri non sarei più vittima del suo incanto. Disprezzo la sua compassione, ma essa mi attira a lui. Odio il suo amore, ma solo perché non è rivolto a me soltanto. Lo desidero perché lui è ciò che io non potrò mai essere. È un tesoro che non posso possedere senza corrompere. Mi fermo e appoggio la schiena contro un muro, stanco di amare ciò che non posso possedere.

Alzo gli occhi al cielo, l’oscurità sembra inghiottire la luce delle stelle.
Un pensiero mi tortura e mi delizia. I farisei, non potendo cogliere Cristo in fallo, furono costretti a metterlo a morte. Forse anch’io un giorno dovrò uccidere Carlisle per mettere fine alla mia pena, rompendo il gioco con cui non posso baloccarmi.
  
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