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Autore: sevfelpato    01/01/2017    4 recensioni
A volte si riesce a trovare la luce laddove meno ci si aspetta: è questo il caso di Hermione, che dopo essere stata catturata dai Mangiamorte si rende conto di quanto spesso le cose non vadano come progettato, ma che tutto muta, dalle persone ai sentimenti.
"Da quanto si trovava lì? Ormai aveva perso la concezione del tempo. [...] Harry sarebbe riuscito a trovarla, ne era certa, ma chissà quanto tempo sarebbe dovuto ancora passare.. chissà quanto ne era già passato. Si rassicurò: se è ancora viva allora loro hanno ancora bisogno di lei per vincere. Sentiva il suo corpo stremato, l'avevano trattata come un animale da macello, sbattuta in un angolo buio e lasciata a prendere polvere. [...] Hermione Jean Granger, quel giorno, o quella notte -tanto in quel sotteraneo non vi era differenza fra i due-, realizzò che stava per morire per un bene maggiore, per un ideale molto più grande di una giovane ragazza di diciassette anni."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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"Everything is dark" - In my veins, Andrew Belle.

Da quanto si trovava lì?
Ormai aveva perso la concezione del tempo. Nessuna finestra in quel buco che era diventata la sua dimora, nessuna fessura che permettesse alla luce di filtrare all'interno della prigione in cui l'avevano rinchiusa.
Harry sarebbe riuscito a trovarla, ne era certa, ma chissà quanto tempo sarebbe dovuto ancora passare.. chissà quanto ne era già passato. Si rassicurò: se è ancora viva allora loro hanno ancora bisogno di lei per vincere.
Sentiva il suo corpo stremato, l'avevano trattata come un animale da macello, sbattuta in un angolo buio e lasciata a prendere polvere. Certo, ogni tanto, nell'angolo della stanza, compariva un piatto con pochi alimenti essenziali, ma lei era sicura che ciò non fosse un evento quotidiano, ma studiato appositamente per mantenerla in vita e confonderla, mandandole più di un pasto al giorno e nulla nei giorni seguenti, così che lei non capisse da quanto tempo il suo fragile corpo fosse rinchiuso. Non aveva parlato con nessuno, da quando era lì. Nessuno si era interessato a lei, nessuno le aveva chiesto niente, nessuno l'aveva ancora torturata.
Ma lei sapeva perché era lì, sapeva che cosa volevano da lei e, soprattutto, chi lo voleva. L'avevano presa al Ministero, stava scappando con Harry e Ron e, nel girarsi per controllare se i suoi amici stessero correndo veloce quanto lei, si era ritrovata fra le braccia di un Mangiamorte, Yaxley: l'ultimo ricordo di quel giorno sono le facce terrorizzate dei suoi amici, che invano hanno urlato il suo nome.. poi, il buio.
Si era risvegliata in quel buco, e, da allora, fu solo buio.

Probabilmente i suoi compagni stavano portando avanti la loro missione. Ll'importante era riuscire nel loro fine e liberare il mondo magico da quel nemico per cui, probabilmente, sarebbe dovuta morire.

Hermione Jean Granger, quel giorno, o quella notte -tanto in quel sotteraneo non vi era differenza fra i due-, realizzò che stava per morire per un bene maggiore, per un ideale molto più grande di una giovane ragazza di diciassette anni.


 




Granger

Era una voce quella che riempiva le sue orecchie? Una voce umana? No, non poteva essere.
Eppure, se avesse incominciato a delirare, di certo avrebbe immaginato la voce di una persona cara,un amico per esempio, i suoi genitori forse.
Ma quella voce, per quanto poco amata, non era di certo sconosciuta alle sue orecchie: l'aveva imparata a conoscere bene.
L'aveva amata, come poteva amarla una ragazzina di undici anni, vedendo un uomo così colto e deciso, sinolo di ciò che per lei un ragazzo avrebbe dovuto essere e di ciò a cui lei stessa aspirava, non era che un' idealizzazione di una giovane sognatrice.
Crescendo, aveva imparato a distinguere l'amore dalla stima, rendendosi conto che il fascino che subiva non era altro che la seduzione della coltura e non del corpo dell'uomo in sé.
Eppure, quei sentimenti erano mutati interamente solo un anno prima, quando quell'uomo si era dimostrato ciò che era: una spia, un traditore, un Mangiamorte. Il suo cuore, che nutriva verso lui un ammirazione sconfinata, si era spezzato: si era fidata di lui, era stata così ingenua da ritenerlo un grande mago,quando tutti, eccetto Silente, lo disprezzavano velatamente.
E la sola persona che gli aveva dato fiducia, oltre a lei, era morta, un anno prima, per mano di quello che lei riteneva un grande mago e un grande uomo.

E lo stesso uomo, ora, dietro la luce della propria bacchetta, le appariva davanti gli occhi, ormai spenti, privi di speranza.

Parla” rispose lei, sputandolo fra i denti come fosse un insulto.
Non aveva paura, non le rimaneva più nulla se non aiutare l'Ordine.

“Non credi che dovresti mostrarmi più rispetto, Granger?” -come si permetteva quel falso ipocrita di dirmi come mi devo comportare? - “Ti ricordo che sei tu quella con le mani legate, letteralmente” finì di dire Piton, sottolineando particolarmente l'ultima parola, come se vi trovasse qualcosa di estremamente comico.
“Una volta le sue parole mi intimorivano, ma questo era prima, quando ancora ritenevo significativi i suoi giudizi.. adesso, le sue sentenze, possono andare a farsi fottere” sputò lei ancora, ogni parola, perché davanti a sé vedeva solo un mostro, meno di un animale.. non meritava nulla da lei, nemmeno le sue risposte.
“Si dia il caso che a me, invece, del suo giudizio non interessava prima, né tanto meno ora” rispose secco lui, senza lasciar trasparire alcun tipo di emozione.
Quelle parole facevano male, perché lei lo odiava,provava rabbia nei suoi confronti, avrebbe voluto cruciarlo e smuovere quel cuore di ghiaccio per fargli provare rebrezzo verso se stesso: aveva ucciso l'unica persona che gli aveva dato fiducia, come poteva starsene lì senza alcun tipo di senso di colpa?
Lui invece, verso di lei, provava solo indifferenza, e lei lo sapeva bene che non c'è arma più efficace.

Cosa vuoi?” disse secca lei, senza aggiungere altro, stando attenta a non sbilanciarsi troppo: doveva mantenere almeno un po' di dignità.
“Di certo non il tuo rispetto, per quello ho già perso le speranze... d'altronde non ci si poteva aspettare altro da un amica di Potter. Tuttavia le conviene mostrarsi più educata nei confronti dei miei amici, loro non la conoscono bene quanto me, potrebbero rimanere delusi da tanta insolenza”

Qualcosa vibrò dentro Hermione. Lui la conosceva bene, era vero. Probabilmente aveva passato i sei anni precedenti a studiare ogni mossa ed espressione di lei, Harry e Ron.
Era stata una spia così brava da convincere la loro fazione di essere una loro spia mentre fingeva di fare la spia per gli altri. Aveva mentito, così bene da ingannare il mago più saggio e potente di tutti i tempi. Hermione era in pericolo, la sua morte si avvicinava e lei sentiva la forte necessità di vomitare.

Cosa. Vuoi. Da. Me.” disse con tutta la forza che aveva in corpo, senza aspettarsi grandi risposte.. forse era venuto solo per metterle paura, ma lei sentiva di non averne.
“Il Signore Oscuro vuole incontrarti, è bene che ti prepari a essere più cordiale signorina Granger. Lui, fra i miei amici, è quello meno tollerante” disse con un sorriso sghembo, come se avesse pronunciato una battuta estremamente divertente.
Quando” rispose lei soltanto. Doveva ignorare tutto ciò che Piton stava dicendo, probabilmente era solo un tentativo di spaventarla, per farla parlare durante l'interrogatorio. Sarebbe stata torturata, senza pietà, da qualcuno che la riteneva un animale da macello, che non provava rebrezzo nel vedere una persona, prima che un mago, contorcersi di dolore davanti i propri occhi.
Sapeva che non l'avrebbero uccisa, ma a volte non serve uccidere qualcuno per farlo morire. Avrebbe rivisto la luce, sarebbe uscita da quel luogo oscuro e freddo, ne era sicura.

Adesso Granger
Senza ulteriori indugi, le afferrò la mano e si smaterializzarono, insieme.

 

Si materializzarono in un salore freddo e scuro, non molto diverso dalla sua prigione, se non fosse che vi erano delle grandi finestre eleganti, ovviamente coperte da lunghe tende scure, in modo che entrasse pochissima luce.

Salve signorina Granger

Hermione rimase a fissare Voldemort: era la prima volta che lo vedeva, così vicino a lei, così poco umano, anche nel suo aspetto esteriore. Rimase colpita da come il desiderio dell'immortalità potesse portare l'uomo a vivere un esistenza come la sua. Senza nemmeno sapere con che forza, si ritrovò a sputare fuori parole che non si sarebbe mai immaginata di dire, non proprio lì, di fronte ciò che rimaneva dell'uomo che aveva ucciso tantissime persone, fra cui anche i genitori del suo migliore amico.

“Vorrei sputarti in faccia, ma ciò non sarebbe produttivo, perchè allora mi faresti torturare e, in tutta onestà, mi aspetto che tu lo faccia comunque. Quindi, se ciò che vuoi sentire è se io desideri collaborare, sappiamo benissimo tutti qui che non tradirei mai Harry per nulla al mondo. Non ho altro da dire: uccidimi o.. torturami.. sono pronta” mentre parlava, trattenne una lacrima che le avrebbe attraversato il volto, rivelando la sua debolezza.
“Molto bene. Il tuo coraggio è apprezzabile, Granger. E' un vero peccato tu sia una Sangue Sporco insolente, è dunque, mi duole dirlo, ma tale coraggio risulta essere inutile. Yaxley, l'hai presa tu.. è tua. Poi riportala dov'è giusto che stia.”
Detto ciò, Voldemort sparì dalla stanza e la lasciò fra le braccia del Mangiamorte.
Hermione chiuse gli occhi, pronta a sopportare gli spasimi della maledizione Cruciatus, ma quel dolore atteso non arrivò mai. Riaprì gli occhi e vide l'uomo sfilarsi i pantaloni, le sue mani iniziarono a vagare lungo i seni e i fianchi della prigioniera prima ancora che lei potesse rendersene conto.
Hermione tentò di liberarsi dalla sua violenta presa ma pugni le piombarono in faccia, calci le percossero la vita e potenti schiaffi le colpirono le gambe. La afferrò per i capelli e la violentò. Nel momento in cui lui la penetrò, sentì tutte le ferite che aveva sul corpo cessare di far male, non sentiva più niente, come se il suo corpo fosso vivo, ma la sua anima fosse già morta.
Quando Yaxley urlò di piacere dentro di lei, Hermione si accorse della presenza di Piton che a testa bassa, senza mai alzare il volto, era rimasto nella stanza.

 

L'avevano stuprata. Hermione, dopo essere stata riportata nella sua cella buia, si era accasciata per terra e non aveva più emesso suono. Quando fu sicura di essere sola, dopo un bel po', iniziò a piangere.
Lacrime bollenti le scendevano dagli occhi, così calde da ustionarle la faccia, sentiva dolore in ogni parte del corpo. A quel bastardo non era bastato portarle via la verginità, aveva dovuto infierire con violenza sul suo corpo, lasciandole ferite profonde e dolorose in ogni centimentro di pelle.
Voldemort le aveva portato via fin troppo: i suoi genitori, che nemmeno si ricordavano più di lei; la sua libertà, poiché era costretta a fuggire per via delle sue origini; i suoi amici, da cui era stata allontanata con la forza; la sua verginità, che davanti all'uomo di cui si era fidata per anni le era stata sottratta senza pietà.
Voldemort le aveva portato via la vita, solo che lei non era ancora stata uccisa. Pianse, pianse finché non vi furono più lacrime da liberare, pianse finché il volto non le parve arso da quel calore che ustiona lasciando una traccia visibile. Poi il suo silenzio e il buio tornarono a far l'amore, unendosi in un oscurità che la avvolse completamente per cinque giorni.

 

Granger
Quando sentì di nuovo una voce rompere il silenzio, Hermione non si chiese se fosse un sogno -o meglio, un incubo-,sapeva già chi era e che, se era lì, non era per nulla di piacevole. Possibile che l'avessero lasciata in pace per così poco tempo? Non potevano lasciarla a marcire e morire di una morte lenta, dolorosa e solitaria? Queste domande le occupavano la mente quando il professor Piton varcò la soglia della cella.

Granger” ripeté lui, non ottenendo alcun tipo di risposta.

Hermione non dava alcun cenno di vita. Le faceva tutto troppo male per poter parlare, per potersi arrabbiare o per fare qualsiasi cosa volesse dire smettere di pensare al dolore che sentiva fuori e dentro il suo corpo. Si rassegnò, in cuor suo sapeva benissimo che il suo silenzio voleva dire far arrabbiare Piton, ma non le importava.
Contrariamente a ciò che mai avrebbe potuto immaginare, l'uomo le si sedette vicino, senza dire una parola. Rimase vicino a lei, ovviamente senza rischiare di sfiorarla, ma comunque ad una vicinanza considerevole.

“Non mi tortura?” disse con quel poco di voce che bastava affinché lui potesse sentirla.
No

Non dissero più nulla, rimasero seduti a fissare il vuoto. Hermione pensò di essersi immaginata tutto e probabilmente doveva essere così, perché quel comportamento non aveva minimamente senso in nessun contesto lei riuscisse a immaginarselo. Sicuramente la sua mente indebolita stava iniziando a giocarle brutti scherzi, avrebbe dovuto prestarci più attenzione. Eppure, quando lui si alzò per andarsene, lei avrebbe giurato di non sentire più alcun tipo di dolore sul suo corpo.


Angolo dell'autrice
Ho buttato giù qualche riga, così come la mia ispirazione me lo ha permesso. Spero che chi si sia trovato a leggere questo primo capitolo ne sia stato incuriosito e magari voglia lasciare un commento, presto pubblicherò il capitolo successivo.. a presto!

 
   
 
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