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Autore: Ashbear    25/05/2009    2 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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That's the way things come clear.
All of a sudden. And then you realize
how obvious they've been all along

- Madeleine L'Engle

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXVI. DISSONANZA ~

Lei si asciugò le lacrime e si alzò, illuminata solo dalla morbida luce della luna. In silenzio, gli offrì la mano. Squall si allungò per incontrare il suo gesto, entrambi tremanti. Tremavano per un nervosismo che nessuno dei due sapeva spiegare... forse era il momento, forse era l'emozione, o forse era che per la prima volta potevano guardarsi l'un l'altro con sincerità. Niente più segreti tra loro; niente più bugie a separare le loro anime.

I capelli neri di lei erano spettinati e intricati. Gli ultimi due, durissimi anni avevano preteso il loro tributo sui suoi lineamenti, eppure, ai suoi occhi, lei rimaneva l'angelo più bello. Stringendogli la mano con le dita magre, lo accompagnò nei recessi oscuri della stanza. Lui non disse nulla, lasciò che lei lo guidasse. Aprì una porta che era rimasta socchiusa, permettendogli di focalizzare gli occhi sulla bambina addormentata all'interno.

Allison giaceva in una culla portatile che il Garden aveva a disposizione per occasioni simili. Ospiti e visitatori viaggiavano spesso con bambini, quindi erano state fatte spese del genere. Mai, nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie, Squall avrebbe pensato, quando aveva fatto la richiesta d'acquisto anni prima, che sua figlia ne avrebbe usufruito. Le sue piccole mani erano strette sicure intorno al bordo della coperta. Piccole dita si muovevano piano avanti e indietro, permettendo al materiale setoso di cullarla nel sonno. Il suo respiro ritmico e profondo provava che era scivolata nel sonno. Rinoa si allungò attentamente verso di lei, avvolgendo la bimba addormentata nella coperta.

"Squall Leonhart, permettimi di presentarti ufficialmente tua figlia... Allison Raine Elizabeth."

Il Comandante rimase in silenzio, senza sapere come esprimere l'emozione. Per così tanto tempo tutto era rimasto sepolto in profondità dentro di lui, e ora, in un periodo di tempo così breve, era rinato completamente. Istintivamente allungò le braccia mentre Rinoa gli metteva la bambina addormentata in braccio. Ally si agitò un momento; aprì un occhio e guardò l'uomo che la teneva in braccio, e poi tornò quieta a dormire.

"Ciao, Allison," s'incrinò la sua voce, spezzando il buio.

Passarono minuti in cui nessuno dei due voleva parlare, solo godersi quei momenti insieme. Una famiglia. Per la prima volta nelle loro vite... erano una famiglia.

"Squall, pensi mai ai vecchi tempi?"

"Ogni giorno," sussurrò lui, senza mai distogliere gli occhi da sua figlia.

"Alex ha detto una cosa che mi ha infastidito, a Dollet. All'inizio ho pensato che si stesse sbagliando completamente, ma dopo aver pensato a quello che voleva dire davvero... beh..."

"Beh... cosa?" Non voleva suonare duro, ma non aveva potuto evitare il suo tono di voce.

"Gli ultimi due anni sono stati un incubo per tutti e due. Non posso nemmeno dirti quante volte ho desiderato arrendermi, ma Allison mi ha dato la forza di continuare. Nostra figlia..." Rinoa allungò una mano a toccare la guancia della piccola. Al contatto, la bambina si strinse più vicino al petto maschile di Squall. Non era sicura di come fare a riferire le parole che sentiva, ma voleva provarci. Chiudendo gli occhi, Rinoa inalò profondamente prima di fare la domanda successiva. Una domanda che poteva a malapena capire lei stessa. "Squall, pensi mai che quello che è successo sia stato per il meglio?"

Lui si raggelò all'istante. Le braccia gli si strinsero appena intorno a sua figlia, e la bambina si mosse all'improvviso cambiamento di pressione. Quando Allison si calmò di nuovo, Squall rimase in silenzio per un momento, cercando di controllare la rabbia. Per la prima volta guardò la donna accanto a lui, gli occhi che lo pregavano di comprendere.

Cercò di non svegliare Allison, ma non poté evitare l'irritazione nella voce. "Come diavolo puoi dire una cosa del genere, Rinoa?"

Lei ridacchiò appena, "sì, questa è stata anche la mia prima reazione: troppo arrabbiata per ragionare." Rinoa continuò a ridere appena; non che la situazione fosse anche solo lontanamente divertente, ma per il fatto che era già passata attraverso tutte le emozioni concepibili. L'umorismo sembrava essere l'unica cosa rimasta.

Riducendo gli occhi a fessure per la sua reazione, lui domandò, "che c'è da ragionare?"

Lei gli sorrise dolcemente, i lineamenti accentuati dalla luce naturale della luna. C'era un'aura pacifica e tranquilla intorno a lei, che calmò perfino lui. "Ok, Squall... ripensa a due anni fa. Non con i sentimenti di adesso, ma la persona che eri allora. Le persone che eravamo allora."

"Sì... e quindi?"

"Non rispondermi come lo Squall Leonhart di ventidue anni, ma come la persona appena fuori dall'adolescenza. Ricorda quello Squall Leonhart... okay... immagina che io venissi nel tuo ufficio e ti dicessi che ero incinta... come l'avresti presa?" Alzò un sopracciglio, sorridendogli; non poteva tenere gli occhi su di lei. In qualche modo, sapeva che lui non doveva pensare troppo per ricordare quella persona, perché non l'aveva mai del tutto lasciata alle spalle.

Tornando a guardare Allison, Squall rispose meglio che poteva. "Sarei stato... beh, scioccato."

"Sincero, Squall." Gli posò una mano sul braccio nudo, e il suo tocco caldo lo rassicurò che lei c'era davvero. Avrebbe fatto del suo meglio per capire, anche se la risposta non gli sarebbe piaciuta.

"Rinoa... sarei stato arrabbiato. Hai accennato a sposarci più volte di quante mi interessa ricordare... Penso che guardando alla persona che ero allora, il dubbio che lo avessi fatto apposta mi sarebbe venuto. Ma so che entrambi pensavamo che tu fossi sterile. La situazione sarebbe stata... beh... opprimente."

"Quindi, Squall, cosa avresti fatto? Non come Comandante, ma come mio ragazzo."

La sua mente rispose prima che le parole gli uscissero di bocca. C'era solo una cosa che avrebbe fatto. "Ti avrei sposato... così... beh, sarebbe stato più facile in quel caso se ci fossimo sposati."

"Giusto Squall, mi avresti sposato... non ne dubito. Ma volevi davvero sposarti? Squall, non rispondermi con la testa di oggi... pensa davvero ad allora."

C'era solo una risposta. "No, Rinoa, non ero pronto allora... nemmeno se la moglie eri tu."

"Avresti comunque fatto la cosa giusta sposandomi. Onestamente, io sarei stata eccitatissima all'idea di essere la signora Leonhart, in qualunque modo lo fossi diventata. La mia opinione sarebbe stata che ti saresti abituato al matrimonio, ma..."

"Avrei finito per provare risentimento, dopo un po'," rispose onestamente... la stessa situazione in cui si trovava davvero nel presente. Il risentimento per Quistis...

"Esattamente."

Aveva ragione. Se Rinoa fosse stata sua moglie, e non Quistis, la situazione sarebbe cambiata in meglio? Entrambi i matrimoni sarebbero stati forzati, un impegno che non era pronto a prendersi. Non importava la sposa, era lui stesso a non essere pronto per quell'atto. Il suo cuore era ancora troppo giovane, e la sua mente troppo persa. C'era voluto tempo per capire cosa era importante, e c'era voluto tempo per ammetterlo a se stesso. Ma il dolore, l'agonia... il tradimento, come poteva valere la pena?

Alla fine disse, "questo non nega tutte le cose orribili che sono successe."

"Squall... vorresti che fossi tua moglie, ora? Rispondimi come la persona che ho di fronte a me oggi."

Lui le guardò nell'anima. "Sì. Ti amo con tutto il cuore."

"Squall, ti amo anch'io, più di quanto tu possa mai comprendere. Ecco perché non voglio essere tua moglie."

"Cosa?"

"Squall, se avessi scelta ora... non vorrei essere la signora Leonhart. Perché ho imparato una cosa... non importa come diavolo mi chiamo, che sia Renee Bennett, Rinoa Heartilly, o Rinoa Leonhart. Il mio amore per te va oltre il matrimonio, oltre i legami fisici. Squall, voglio solo essere la persona che ami con tutto il tuo cuore. E... lo sono. Non siamo legati da un contratto di matrimonio... le nostre anime, i nostri cuori, e i nostri spiti sono legati fino a oltre l'eternità."

"Non proveremo mai risentimento l'uno per l'altra. Abbiamo sperimentato la perdita e il tradimento... siamo diventati più forti, per questo. C'è voluto il male per rafforzare il bene," sussurrò, guardandola negli occhi.

Lei gli sorrise, sapendo che per la prima volta lui aveva capito. "Il dolore che hai sofferto quando hai perso Ellione, due anni fa, non è stato invano. Tutto doveva andare così... forse, solo, forse... anche Ellione lo sapeva. Forse mi ha detto di andarmene... salvare il nostro bambino non ancora nato... non dai soldati, non dalla morte fisica, ma dalla relazione a cui saremmo stati costretti. Quello che tu non volevi, il risentimento in cui Ally sarebbe nata. Ora nostra figlia saprà quanto i suoi genitori contavano l'uno per l'altra... la storia che abbiamo condiviso. Possiamo sempre raccontargliela. E sarà la verità, non le bugie che avrebbe sentito dagli altri."

*~*~*~*~*

Erano rimasti solo pochi studenti a gironzolare nei corridoi. Dopo gli ultimi avvenimenti, il bighellonare apparteneva al passato. Ora si stavano davvero preparando per un conflitto serio e questo non lasciava spazio a tempo da dedicare al divertimento. Si trascorreva il tempo libero allenandosi di più o con le persone amate. I corridoi sembravano quasi le strade di una città fantasma, con l'eccezione di arbusti selvatici o coyote. Ma ogni storia presenta i suoi eroi e i suoi cattivi, e non tutto è come sembra al primo impatto.

Giocò con le ciocche di capelli biondissimi; Quistis si trovava a farlo molto spesso, ultimamente. Mentre camminava nei corridoi, il rumore dei tacchi dei suoi stivali le ricordava quello dei film western che era stata costretta a guardare con Irvine. A volte si immaginava in uno di quei film, ma l'eroe era sempre qualcun altro... qualcuno che non era mai suo. I cattivi cambiavano, come avevano fatto nel corso della sua vita, ma l'unica cosa che non riusciva a immaginare diversa era l'eroe. Non era più il Comandante la persona che immaginava su un nobile destriero, ma, in un guizzo d'ironia, era una persona che aveva spesso immaginato come il cattivo... Seifer Almasy.

Forse non gli si adattava il profilo 'tipico' dell'eroe, forse c'era qualcosa di ruvido ai bordi, ma forse era quello che la attirava a lui... l'imperfezione. Qualcosa di sconosciuto, di non visto, ma qualcosa di cui non poteva più negare l'esistenza. Le emozioni che sentiva le erano state estranee per così tanto tempo. Colse il suo riflesso nel vestro di una finestra buia. Quistis si fermò a controllarsi i capelli... non che fosse vanitosa, ma per la prima volta in anni le importava davvero il suo aspetto fisico.

Per un momento, si fermò e fissò il riflesso, insicura di chi la stesse fissando di rimando. La figura sembrava più vecchia di quanto ricordava; nella sua mente, aveva ancora diciotto anni e il mondo era ancora nuovo. Forse era pensare a ciò che era stata allora che la faceva andare avanti, forse l'aveva aiutata a mascherare il dolore che provava davvero. I suoi occhi si bloccarono sul riflesso, e sentì una paura paralizzante. Dove era andata a finire la sua vita? Perché aveva poco più di vent'anni e si sentiva così perduta? Era mai stata davvero trovata?

"Sai, fissare il rilesso non è che lo fa cambiare."

"Sei sicuro, Seifer?"

"Sì, lo sono. Fidati, ho passato molte ore a guardarmi, cercando di capire dove avevo sbagliato. E pensando che forse, in qualche modo, potevo far tornare indietro il tempo e sistemare le cose... poi ho capito una cosa... se l'avessi fatto, non sarei stato migliore di Artemisia."

Entrambi rimasero immobili a fissare i loro riflessi nella finestra. Insieme; due persone che non sapevano nulla del mondo ma ne avevano per sempre cambiato il destino.

"Pensi che Artemisia si sentisse così?"

"Sì," rispose dolcemente lui. "Forse ho imparato qualcosa dalla mia esperienza con lei; era il dolore che sentiva... il desiderio di cambiare il passato, la possibilità di vivere una vita che non aveva mai potuto avere. Ma ho anche imparato una cosa che lei non ha mai imparato... accettare il passato, vivere nel presente, e pensare al futuro."

"Seifer, mai in un milione di anni avrei pensato che ti avrei sentito dire una cosa del genere."

"Credici, supereremo tutto questo e poi ci sarà solo il futuro."

"E tu? Hai scoperto qualcosa sulle accuse di tradimento?"

"Beh, so che dovrò prestare servizio per un po' di tempo, ma quanto ancora non si sa. Onestamente, non mi interessa. Non posso preoccuparmene adesso... dobbiamo preoccuparci di Mitchell e Galbadia. Posso preoccuparmi di me più tardi, ora devo farlo per altre persone."

"Rinoa?"

"Per dirne una," disse mettendole un braccio intorno alla vita. "Ma devo preoccuparmi anche di altre persone. Ora, che ne è della cena che mi avevi promesso?"

"Cena?" chiese, guardando il riflesso di lui nella finestra. "Pensavo che fossi tu ad offrire la cena a me." Distolse gli occhi dal riflesso e la guardò.

"Bene," replicò teneramente. "Ma non ne sono ancora sicuro... non sai cosa ho passato oggi."

Lei si voltò verso di lui. "Cosa?"

"Oh, niente di particolare... solo i bisbigli e i commenti. È strano che anni fa sarei stato io stesso a farlo, diamine, sarei stato io a istigarli, ma ora..."

"Sei dall'altra parte."

"Esattamente. In qualche modo, oggi mi sono sentito davvero dispiaciuto per il modo in cui ho trattato Squall e Zell quando ero qui."

"Vedi, sapevo che c'era ancora speranza, per te..."

Seifer la interruppe, "ma soprattutto mi dispiace per il modo in cui ho trattato te. Non te l'ho mai resa facile... ero io a bisbigliare e a inventare pettegolezzi su di te. Quello che so, adesso, è che ero sempre geloso di Squall... perché lui sembrava avere tutto... il talento, il rispetto... te."

"Me?"

"Penso che la metà dei motivi per cui inventavo i pettegolezzi su di voi era la gelosia... ecco, l'ho detto. Nessuno mi ha mai visto per la persona che ero... quindi ho inventato una persona che pensavo tutti volessero. Alla fine non la voleva nessuno."

Quistis guardò il corridoio che portava alla mensa, e poi guardò Seifer. "Io, uhm... mi hanno assegnato una stanza nella sezione degli studenti. È una stanza singola, quindi che ne dici se prendiamo qualcosa alla mensa e andiamo là? Così saremo con le uniche persone che ci vedono per chi siamo davvero... noi stessi."

"Professoressa, questa è l'idea migliore che tu abbia mai avuto."

*~*~*~*~*

L'acqua calda le danzava sulle spalle. Ogni goccia sembrava un sollievo benaccetto. I piaceri più semplici, come una doccia calda, erano tutto tranne che dimenticati, nella sua vita. Mentre il vapore le avvolgeva il corpo, riuscì finalmente a rilassarsi. Squall sapeva la verità, sapeva di sua figlia. E soprattutto, l'aveva accettata... sarebbe stato il padre di cui non era stata sicura anni prima.

Dopo aver parlato, lui si era steso sul letto, come per non disturbare la bambina. Rinoa si era lentamente congedata per fare una doccia. Il tempo che passava lontano da loro la uccideva, ma sapeva che lui aveva bisogno di questi momenti con Allison. Anche il fatto che dormisse era confortante; i primi momenti di Squall con lei sarebbero stati pacifici. Avrebbe imparato a sentirsi più a suo agio in quella situazione.

Mentre chiudeva i rubinetti della doccia, le corse lungo la schiena un brivido gelido. Era una sensazione che non poteva comprendere. Cominciò ad avere paura e si trovò incapace di respirare. Lentamente, scivolò lungo il muro della doccia, in un angolo. L'ultima goccia d'acqua scivolò nello scolo, e lei non riusciva a fermare quella sensazione fredda. Non gridò né chiamò Squall, ma il tremore continuò fino a spaventarla... non si sentiva più in controllo del proprio corpo.

Le entrarono nella testa immagini che non poteva comprendere... ricordi che non erano suoi. Flash, sogni, visioni che vorticavano. Per un momento, si trovò a Dollet, su una scogliera, mentre guardava il mare sottostante. Non poteva controllare i movimenti del suo corpo... qualcos'altro la guidava. Con un salto solenne, si tuffò nelle acque sottostanti, puntellate di rocce, in attesa di un impatto che non venne mai. Quando Rinoa riaprì gli occhi, era a Winhill e guardava un uomo che si puntava una pistola al petto. Chiuse gli occhi, mentre il sangue schizzava ovunque. Con il dolore del corpo di cui era ospite, sentì anche l'amore che quella persona provava per l'uomo morto...

Di nuovo, l'emozione divenne troppa da sopportare e si trovò a cercare di nascondersi nei recessi della propria mente. Per quanto provasse, non poteva scappare... la paura e le immagini la raggiungevano sempre. Ricordi vorticanti le annebbiarono la mente, un'infanzia non sua, mescolata ai suoi ricordi. Era in piedi in una stanza buia, niente finestre, niente porte. Poteva vedere solo un riflesso lontano. Mentre le sue gambe lottavano nel buio, si trovò guidata verso il vetro. All'improvviso, era in piedi a guardare il suo stesso riflesso. Apparve un flash luminoso e quando poté rifocalizzare gli occhi, non guardava più se stessa. C'era Ellione nello specchio, e la guardava.

"Devi essere forte. Sarà la tua unica difesa. Lui ti ama e ti amerà sempre."

Allungò una mano a toccare il riflesso, lottando contro i suoi stessi movimenti. "Ellione?" rantolò.

"Rinoa, attenta al drago che dorme tra i cavalieri."

"Drago? Quale drago? Per favore, dimmi di cosa stai parlando, non capisco!"

"Capirai presto, ma non lasciare che accada troppo tardi."

"I ricordi che ho visto... erano la tua infanzia? Quelli erano i tuoi genitori?"

"Erano ricordi di tutte noi... tutte quelle che sono venute prima di te. Siamo legate e maledette dai nostri doni. Devi imparare per vivere, devi vivere per imparare..."

"Cosa, Ellione, di cosa stai parlando? Cosa sta per succedere?"

"Tra due giorni me ne andrò, e quello che sarà della mia anima dipende dal destino. Quello che sarà di te dipende dal destino."

"Non lasciarmi! Non lasciarmi!" gridò Rinoa, mentre l'immagine tornava ad essere lentamente il suo riflesso. Rabbiosa, alzò il pugno contro lo specchio. Il contatto fece piovere scheggie di vetro nella stanza. Continuò a gridare allo specchio, che ora non era nulla più che una cornice metallica. La stanza era completamente buia. Non sentiva nulla, a parte il dolore nella mano.

Nell'ombra, sentì che qualcuno le afferrava il corpo. Cercò di lottare contro l'assalitore, ma si trovò a non averne più la forza. Alla fine, cedette e chiuse gli occhi, prima di udire la voce che la risvegliò da quella sorta di trance.

Quando aveva sentito le grida che provenivano dalla doccia, Squall aveva velocemente rimesso Allison nella culla. Prima di poter raggiungere il bagno, aveva sentito il vetro che si rompeva. Quando era arrivato, Rinoa sedeva in un angolo della doccia. Il suo corpo nudo era coperto di scheggie della porta della doccia. Aveva gli occhi aperti, ma non lo guardava; sembrava che gli vedesse attraverso.

Velocemente, lui entrò e la avvolse in una salvietta, controllando che non avesse ferite gravi. Fortunatamente, la maggior parte dei tagli erano solo superficiali, tranne svariati tagli profondi sulla mano.

"Rinoa, guardami!" le ordinò. "Guardami ora!"

Finalmente, i suoi occhi tornarono normali, gli occhi vetrati che venivano rimpiazzati dal suo colore naturale. Sembrò confusa per un momento, prima di afferrargli e trattenergli la mano.

"Ellione... Squall, ho parlato a Ellione."

"Cosa?" Lui la guardò non incredulo, ma esattamente l'opposto. Nulla nella vita lo sorprendeva più, e questa era un'altra cosa che avrebbe imparato ad accettare. "Hai parlato ad Ellione?"

Entrambi erano visibilmente scossi dagli eventi. Lei si aggrappò forte a lui; non voleva lasciarlo andare. Lui le tolse le ciocche bagnate dal viso. Insieme si alzarono, rimanendo nel bagno, nessuno dei due che voleva lasciare l'altro. Non l'avrebbe pressata; avrebbe parlato quando sarebbe stata pronta. Per ora, avevano solo trovato l'uno nell'altra il conforto che non avevano avuto per tanto tempo.

*~*~*~*~*

L'interno di un dormitorio SeeD era qualcosa che Seifer pensava di non rivedere mai più. Entrò nella stanza, e i ricordi tornarono come un fiume in piena. Il risentimento che aveva provato, negli anni, ora si era tramutato in una profonda forma di rispetto. Guardò mentre l'ex istruttrice camminava lentamente fino al piccolo armadio. Quistis ne emerse con una coperta grigia di lana. Osservò, ipnotizzato, mentre lei stendeva la coperta sul pavimento del dormitorio, creando una sorta di area da picnic.

Ogni suo movimento sembrava affascinarlo di più, ogni respiro, ogni suono. Lei alzò gli occhi a guardarlo, mentre lisciava gli angoli della coperta. Notando che la stava fissando direttamente, si trovò a diventare nervosa. Non si era sentita così per tanto tempo, come la scolaretta timida colta sul fatto mentre fissava il capitano della squadra di calcio. I loro occhi si incontrarono e Quistis si scoprì a mordersi il labbro, senza sapere esattamente il perché.

Alla fine, Seifer ruppe il silenzio. "Ti serve una mano con quello?"

"Uhm... no, grazie. Già fatto," rispose lei timidamente. "Mi dispiace, non ho un tavolo o cose simili, qui. Sono solo felice di avere un posto in cui stare, ora come ora."

"Quistis, avrai sempre un posto in cui stare... devi solo sapere dove cercarlo."

"Uhm... grazie... ora, dov'è il cibo che abbiamo comprato?"

Seifer aveva due sacchetti di carta marrone in mano. Li alzò, con un piccolo gesto. Avvicinandosi, Quistis gli prese i sacchetti dalle mani e si sedette sulla coperta.

"Stai aspettando un invito per posta?"

Lui la guardò, alzando un sopracciglio. "Forse."

"Beh, se vuoi mangiare vieni qui. Questa è la massima formalità che so avere alle due del mattino."

"Già così tardi? Mamma mia, il tempo volta quando si scappa dai soldati galbadiani."

"E non ci vogliamo certo dimenticare del tempo che hai passato all'infermeria con la dottoressa."

Seifer divenne molto serio, "oh, fidati Quistis, noi vogliamo, invece."

"Così brutto, mmh?" Aprì l'involucro del panino, buttandolo da parte.

"Peggio," disse lui semplicemente. Lei ridacchiò leggermente. "Hey, non è divertente!" Seifer difese il proprio onore. Era stata una visita fisica completa, dopotutto... non c'era niente di divertente.

"Non sto ridendo di te... davvero."

"Ah, certo, stai ridendo con me... come no, ho capito." Seifer abbassò gli occhi sulla sua confezione di fiocchi di latte, chiedendosi cosa diavolo l'avesse posseduto per farglieli scegliere. Diavolo, lui odiava quella roba... ma la scelta era tra quelli e spinaci stracotti... aveva scelto il minore dei due mali. La scelta alla mensa era ridotta al minimo a quell'ora di notte. Lentamente, giocò con la forchetta intorno al formaggio, spingendolo da una parte all'altra della confezione.

Alzando gli occhi, notò che Quistis stava cercando di trattenere le risate. La faccia le diventava sempre più rossa per lo sforzo di mantenere un comportamento decoroso. Lui raccolse un po' di cibo con la forchetta, con tutta l'intenzione di mangiarlo. Ma quando lei scoppiò in una risata fragorosa, non poté evitare di fare quello che fece dopo. Senza nessun avvertimento, piegò la forchetta e lanciò i fiocchi di latte in direzione di Quistis. Atterrò in maniera perfetta sulla sua guancia, colandole sul collo.

Lui rimase immobile per un momento, scioccato dalla sua stessa azione, mentre lei lo fissava confusa.

"Non è stato divertente," disse calma. Afferrando i fiocchi di latte dalla sua mano, gli vuotò l'intera confezione sulla testa. Bianche briciole di formaggio gli scivolarono lentamente sulla faccia e sui capelli. "Ecco, questo è stato divertente," fece lei, innocente. Senza dire una parola, lui afferrò un tovagliolo e si ripulì il formaggio dagli occhi. Poi, afferrò la piccola confezione di budino al cioccolato accanto a lui...

"Oh no, non lo farai!" Quistis si alzò velocemente anticipando la prossima mossa del suo ex studente.

"Fare cosa, cara istruttrice?" Tirò indietro la linguetta e fece un sorrisetto alla donna bionda, facendo un passo intimidatorio verso di lei. "Non ti farei niente che tu non faresti a me."

"Seifer, ti avverto... io non sto bene col budino al cioccolato nei capelli."

"Questo lo giudico io," disse maliziosamente. Seifer fece l'ultimo passo, e poi vuotò bruscamente il contenuto della confezione sulla testa di Quistis. Lei non disse nulla, mentre gocce di budino cadevano a terra. Lui la guardò col sorriso più grande che lei avessi mai visto. "Ti sbagli proprio tanto... sei grandiosa col budino nei capelli."

Nessuno dei due riuscì più a trattenersi e cominciarono a ridere istericamente. Nessuno dei due ricordava un tempo della propria vita in cui si erano sentiti così liberi, così pieni di energia. Per un momento, erano solo loro stessi, due bambini che non avevano mai potuto avere un'infanzia. Due persone obbligate a crescere, e poi obbligate a una vita che nessuno dei due aveva voluto.

Quando le risate si attenuarono, Seifer le ripulì il viso dal cioccolato. Quando la sua pelle toccò quella di Quistis, entrambi si sentirono percorsi da uno scioccante brivido elettrico. All'improvviso, l'atmosfera era passata dalla giocosità a qualcosa di molto più serio. Lui le mise un braccio dietro la schiena e la attirò gentilmente a sé. Lei non lottò; si mosse di sua spontanea volontà. All'inizio, il tocco delle loro labbra fu delicato, ma presto divenne profondamente appassionato.

Lui si trovò ad esplorarle di più il corpo con le mani, e in cambio lei faceva lo stesso. In qualche modo, sperimentavano per la prima volta la vita e l'amore. Anche se questo non era nuovo per nessuno dei due, non potevano paragonare le emozioni e le sensazioni a niente altro... a nessun altro. Era come se due persone che erano sempre state fatte per stare insieme avessero combattuto contro ostacoli insormontabili per arrivare a quel punto. Era un momento delle loro vite in cui erano liberi di essere se stessi... non di essere le persone che gli altri volevano.

Lentamente lui le sbottonò la camicia, senza farle fretta. Lei glielo permise, mentre le loro labbra non si separavano per più di un secondo. Quando la camicia cadde finalmente a terra, lui si allontanò un poco. All'improvviso, lei si sentì imbarazzo per il suo aspetto. Il cioccolato le era scivolato sul collo, e divenne cosciente del proprio corpo. Lui non era sicuro di cosa l'avesse bloccato; c'era solo questo desiderio travolgente di guardarla... di vederla per la persona che era davvero.

Che fosse il suo corpo seminudo, o l'emozione nel suo cuore... lui la voleva. Non solo fisicamente, ma in un modo in cui non aveva mai desiderato altra anima viva. Voleva tutto di lei... il suo corpo, il suo amore, il suo cuore. C'era qualcosa di speciale in Quistis Trepe, qualcosa che lui non aveva visto... qualcosa per cui era stato reso cieco dal suo ego. Ora, per la prima volte, vide quel qualcosa... e seppe di amarla.

*****
Note delle traduttrici: insieme a questo capitolo è stata pubblicata la revisione e a tratti completa ritraduzione dei capitoli 11, 12, 13 e 14, ad opera di DefenderX e Alessia Heartilly, che ha tradotto anche questo capitolo.
Citazione di apertura: di Madeleine L'Engle, The Arm of the Starfish, 1965.

Così si chiariscono le cose.
All'improvviso. E solo allora ti accorgi
di quanto fossero ovvie per tutto il tempo.
- Alessia Heartilly

   
 
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