Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Asimov4    02/01/2017    0 recensioni
-Sai da piccolo il mio colore preferito era l'acqua marino.- dissi.
-E perché?- chiese con un sorriso.
-Magari ora crederai che sono uno stupido, però per me era un colore diverso. Ricordo che da piccolo avevo questo astuccio pieni di colori che mia madre mi comprò per il primo giorno di scuola. Era suddiviso in diversi reparti. Uno per le penne, le matite, le gomme da cancellare e così via e un altro invece era composto solo dai colori. Quest'ultimo divideva a seconda della tonalità e così via e tra il blu e il verde c'era questa matita acqua marino. Non so perché ma mi affascinò. Non era né blu, né verde. Era diverso, e quindi lo presi subito in simpatia.-
-Hai preso un colore in simpatia?- disse un po' sorpresa, ma senza deridermi.
-Beh si, lo trovavo diverso. Hai presente quando sei al liceo e non riesci ad integrarti con nessuno? Non sei né un secchione, né uno di quelli fighi, né quelli che si fumano canne durante l'intervallo...insomma sei la classica di mezzo, né sei carne né pesce, sei acqua marino. Io mi sentivo proprio come quel colore.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo è il secondo capitolo. Sarà molto più corposo del primo, che in realtà vedo più come un'introduzione. Spero vi piaccia e vi invito a lasciare recensioni e opinioni. Buona lettura a tutti. (A fine capitolo lascio il brano che mi ha ispirato ad ogni capitolo)

Durante i corsi universitari mi sento solo, i miei compagni di corso chiacchierano, ma di quel che discutono non mi interessa. Sono bravi ragazzi, ma con loro non riuscivo a connettermi, colpa del mio animo solitario. Il professore spiegava la lezione, ma ad ascoltarlo c'erano solo quelli delle prime file. Io, per esempio, per quanto mi possa interessare un argomento non siederei mai in prima fila. Non tanto per la timidezza, ma per le persone con cui poi dovrei condividere il mio spazio, meglio starsene soli nelle retrovie. Nella mia facoltà capita spesso che se il professore è un maschio, con il fascino di Richard Gere o un vecchio decrepito, le ragazze si siedono in prima fila, pronte a sfoggiare le loro scollature e le loro gambe, seguono interessate la spiegazione, senza capirne il reale significato, ma a loro poco importa. In fondo conta soltanto il voto finale e la laurea, e perciò l'attenzione del professore. Ammiccano, sorridono, chiedono delucidazioni, fanno finta di capire e poi chiedono ai compagni di corso di lasciargli copiare gli appunti. Dopotutto li hanno persi perché erano troppo impegnate a sedurre il tipo dietro la cattedra. Gira tutto intorno il soft porno qui in Italia. Basta accendere la TV e ci accorgiamo a quanti riferimenti sessuali ogni giorno veniamo sottoposti. Alle inutili vallette nei programmi di calcio che mostrano le loro gambe, indossando minigonne e abiti succinti, che mantengono incollati alla televisione i poveri quarantenni sfigati che vivono a casa di mamma e papà. Sono certo che sbaverebbero ai loro tacchi per un po' di carne. Per non parlare dei programmi dove ballerini e cantanti con ciuffi e l'aria da dannato inebriano centinai di ragazzine, che poi vanno nelle loro camerette a masturbarsi. Il soft porno è ovunque, nelle scuole, a casa, persino in chiesa. Almeno una volta ho pensato di farmi una suora carina o la mamma del chierichetto, ma magari sono uno squilibrato che per fortuna non va più in chiesa da una vita. Il sesso è il chiodo fisso degli esseri umani, ed ecco la nostra somiglianza ai primati. Alla fine dei conti siamo solo dei gorilla più evoluti, ma ugualmente superficiali e con istinti animaleschi. Questo tipo di pensiero lo facevo spesso, soprattutto quando non c'era Talia. Non facevo sesso e capitava di sentirmi frustato, un po' come chiunque, a meno che non si abbia una volontà di ferro, cosa che a me è sempre mancata, anche io sono un gorilla dopotutto. Prima di lei le mie giornate erano piuttosto vuote e sotto l'occhio di un terzo potevano sembrare molto deprimenti, ma che dico, erano molto deprimenti. Mi svegliavo piuttosto presto, verso le sette e mezza e poi giravo i canali televisivi mentre facevo colazione. Ascoltavo per lo più i canali di notizie, che servono a ricordarci quanto sia triste e miserabile questo mondo. Il trucco è non pensarci affatto e concentrarsi solo ed esclusivamente sulle notizie degli animali. Come per esempio “Delfino salva Cane” o “Gatto salva la padrona ottantenne chiamando l'ambulanza” e cavolate varie. Io adoro gli animali, ho avuto cani, gatti, canarini però certe notizie servono soltanto ad addolcire la pillola. Poi la giornata proseguiva con una doccia, studi e videogiochi. Credo che i videogiochi siano i miei migliori amici, so quanto sia da sfigati ammetterlo apertamente, ma tante volte ho combattuta la tristezza con loro. Con Talia, poi, li ho abbandonati un po', non c'era tempo, messaggiavamo e mi distraevo, non riuscivo a concentrarmi al cento per cento. Lei mi definiva un nerd, però era lei quella che aveva letto e visti tutti i libri e i film di Harry Potter. Ricordava ogni cosa, ogni personaggio, la loro descrizione nei minimi dettagli ed era incredibile, io invece sono il tipo di persona che dopo aver letto un libro dimentico tutto dopo nemmeno una settimana. Lei era cresciuta con quella saga, ricordo che mi disse che un giorno dovevamo guardare tutti i film, in fila nello stesso giorno, ma non è mai successo. Come ogni film tratto da un libro le cose non erano completamente uguali, e come ogni fan incallito lei si lamentava di questo. Ma sono necessità delle case cinematografiche, e ovvio che i protagonisti saranno tutti belli e bellissimi, così sarà più semplice attirare il pubblico ed ognuno di noi potrà immedesimarsi in uno dei personaggi. Ricordo che una volta parlammo di questa cosa, era inverno ed eravamo seduti in un piccolo pub, io bevevo caffè e lei cioccolata calda.

-Secondo te che attori dovrebbero interpretarci se dovessero fare un film su di noi?- le chiesi, mentre portavo caffè verso il mio naso, odorandone l'essenza, ne berrei a centinaia.

-E perché mai dovrebbero fare un film su di noi? Non abbiamo niente di speciale.-

-Ma dai non è vero, siamo la coppia più bella e innamorata del mondo.-

-E quindi? Che se ne fa la gente di una storia del genere? Non c'è tragicità, mistero, tradimenti e così via. Le persone hanno bisogno di esprimere la loro opinione, di giudicare e schierarsi. Con noi sarebbe solo “Ah ok, sono una coppia”. Quindi no, non faranno mai un film su di noi, mi dispiace.-

-Beh si...hai ragione. Fatto sta che io sarei interpretato da Ryan Gosling o qualche altro figo di Hollywood.- rideva mentre giocava con il cucchiaio nella sua tazzona di cioccolata calda.

-Al massimo Danny De Vito.- disse.

-Ma che cattiva! Non sono mica basso e grasso io! Certo sono grosso, ma almeno sono alto, sei te quella minuta.-

-E con ciò? Non lo sai che le ragazze piccole negli uomini ispirano un qualcosa da proteggere? Non c'è niente di male nel essere piccole.- le ragazze basse erano il mio debole e lei lo sapeva bene.

-Anche la mia ex ragazza era bassa e magra.-

-E piatta.- rispose acidamente

-Che c'è? Per caso sei gelosa?- dissi

-Ma quale gelosa? Di “Faccia da Gufo”? E poi io posso avere chiunque, dovresti essere te quello geloso.- e lo sono. Sono gelosissimo di lei, mi da fastidio quando parla di altri uomini o quando qualcuno la guarda, ma questa mia gelosia non eccedeva mai. Non ero uno di quei psicopatici che picchia la moglie solo perché ha parlato con il commesso di un negozio, quel tipo di persone non le capirò mai, che siano dannate, brucino all'inferno.

Finì il mio caffè e mi infilai il mio capello di lana, era rosso, o meglio, era bordeaux, ma per me i colori erano pochi e si suddividevano in quelli più chiari e quelli più scuri. Lei invece li sapeva tutti, dopotutto affiancava i suoi studi da architetta al hobby di dipingere. Non era certo bravissima, anzi, però i suoi disegni su tela aveva un non so che, un significato, raccontavano di lei, della sua vita e soprattutto della sua infanzia.

-Sai da piccolo il mio colore preferito era l'acqua marino.- dissi.

-E perché?- chiese con un sorriso.

-Magari ora crederai che sono uno stupido, però per me era un colore diverso. Ricordo che da piccolo avevo questo astuccio pieni di colori che mia madre mi comprò per il primo giorno di scuola. Era suddiviso in diversi reparti. Uno per le penne, le matite, le gomme da cancellare e così via e un altro invece era composto solo dai colori. Quest'ultimo divideva a seconda della tonalità e così via e tra il blu e il verde c'era questa matita acqua marino. Non so perché ma mi affascinò. Non era né blu, né verde. Era diverso, e quindi lo presi subito in simpatia.-

-Hai preso un colore in simpatia?- disse un po' sorpresa, ma senza deridermi.

-Beh si, lo trovavo diverso. Hai presente quando sei al liceo e non riesci ad integrarti con nessuno? Non sei né un secchione, né uno di quelli fighi, né quelli che si fumano canne durante l'intervallo...insomma sei la classica di mezzo, né sei carne né pesce, sei acqua marino. Io mi sentivo proprio come quel colore.-

-Si ti capisco, e ora? È ancora il tuo colore preferito?-

-No, non credo di averne. Mi piace il colore del mio capello di lana, ma solo perché mi sta bene. Insomma mi piace un colore se si abbina al mio stato d'animo o a come si abbina ai miei occhi azzurri.-

-Sei tenero- disse con una voce che mi scaldò il cuore e che mi fece arrossire.

-Perché?-chiesi.

-Sin da piccolo ti piacevano le cose diverse, sei una persona buona. Non ti fai problemi con le diversità, e non lo fai per moda. Sei così e basta, sei una persona buona.- Mi alzai e la bacai, lei non finì la cioccolata. Ci eravamo salutati calorosamente, io me ne sarei tornato nel mio paesino e prima di poter tornare da lei avrei dovuto racimolare un po' di soldi per il biglietto del treno, era dura essere uno studente e avere una relazione a distanza. Questa volta non mi accompagnò fino a Termini, diceva che la stazione le metteva tristezza e che preferiva salutarmi così, come se fossimo una coppia normale come tante altre. Salutarci era di certo la parte più difficile, mi mancava terribilmente ogni volta che partivo, non riuscivo proprio ad abituarmici e non appena usciva dalla mia vista le scrivevo un messaggino al cellulare. Talia era diventata la mia droga, di cui avevo necessariamente bisogno. L'indomani, a Napoli, avrei sostenuto un colloquio di lavoro.

Ero in stazione, pronto a prendere la metropolitana per raggiungere la sede in cui avrei sostenuto il mio colloquio con una piccola casa editrice. L'appuntamento era alle 12 ed ero in largo anticipo. Non avevo bisogno di un lavoro, alla fine dei conti i miei mi pagavano gli studi e tutto quello di cui avevo bisogno, però guadagnare un po' per conto mio mi avrebbe dato un senso di completezza che mi mancava e soprattutto mi avrebbe dato la possibilità di vedere Talia quando volevo, senza dover elemosinare dai miei. Ero un adulto di ventidue anni e come minimo mi toccava studiare ancora due anni per laurearmi. E in ogni caso la laurea non mi garantiva un impiego fisso. Prima di conoscere Talia, capitava spesso, che non riuscivo ad addormentarmi, restavo con gli occhi aperti a fissare il soffitto di camera mia, che veniva illuminata da un filo di luce che entrava dalle vecchie persiane della finestra. Ancora oggi mi capita, ma di rado. Nonostante il futuro mi angosci, sento che lei è un qualcosa nella mia vita, un traguardo raggiunto, l'unica mia certezza. Anche ora mi stavo angosciando , avevo ansia e non avevo voglia di andare al colloquio. Quella piccola casa editrice cercava qualcuno che facesse il lavoro sporco. Fotocopie, cambiare il toner alla stampante, portare il caffè, sollevare cose pesanti. Era schiavitù part-time con uno stipendio da niente . Ero sicuro che non mi avrebbero assunto. Opteranno per una bella ragazza senza un'opinione. Ma perché ho questa considerazione delle donne? Dovrei smetterla di pensarlo di qualunque ragazza di bel aspetto.

La metropolitana arrivò, ma non la presi. Presi il treno che portava a Sorrento, volevo andare alla spiaggia, ci avevo portato Talia una volta. Mi sono seduto in un vagone che era quasi vuoto.

C'era una donna con quel che sembrava essere la figlia, la bambina disegnava su un quaderno. Poi c'era un anziano e due ragazzine che probabilmente avevano fatto sega a scuola. Ero seduto vicino al finestrino mi sentivo come Jim Carrey in Se mi lasci ti cancello. Il treno partì con dieci minuti di ritardo e il vecchietto borbottava qualcosa lamentandosi dei ritardi e della politica in generale. C'era un periodo, appena iscritto alla facoltà di giurisprudenza, in cui ero molto interessato alla politica. Ero una matricola piena d'entusiasmo, volevo partecipare allo lotta e a alle altre stupidaggini che si fanno quando si è illusi di poter cambiare effettivamente qualcosa urlando e sventolando bandiere per strada. Se mi sentisse Talia, mi prenderebbe in giro per tutto il giorno, parlo come un quarantenne, ha ragione quando dice che sono nato vecchio. Comunque rimasi deluso da tutte quelle organizzazioni studentesche e mi defilai subito, nessuno era in linea con le mie opinioni. Erano dei piccoli politici in erba. Avevano tutte le caratteristiche per diventare dei politici per mestiere. Ipocriti e falsi. Tutto questo mi annoiava oltre a disgustarmi, non ci andai più e smisi di frequentare quella cerchia di persone.

 

Intanto sentivo ridacchiare le due ragazzine. Erano entrambe more, avevano un bel viso e probabilmente avevano tra i 16 e i 18 anni. Ogni tanto una di loro si girava verso di me, scrutandomi, cercando di non farsi notare, ma il vagone era troppo vuoto per non notarlo, il che mi faceva dubitare della loro intelligenza. La bambina si era addormentata e il vecchietto anche. Io guardavo fuori dal finestrino e vedevo un paesaggio di campagna e natura che mi ricordava di casa mia, dov'ero cresciuto. Era dicembre e adoravo questo clima mite, il freddo, il vento e persino la pioggia e se solo avesse nevicato sarei stato la persona più felice del mondo, ma qui non nevica mai. Tolsi i guanti, erano quelli che non coprono tutte le mani, ma lasciano scoperte le punta delle dita, poi per un po' guardai le mie mani. Erano ruvide e le unghia erano tagliate male. Talia mi diceva che erano ruvide perché bevevo poco, quindi guardarle mi ricordava di fare un sorso di tanto in tanto. Aprii la tracollo e presi una bottiglietta di plastica che avevo riempito varie volte, l'etichetta gliela avevo staccata tempo fa, lo facevo con tutte le etichette e a casa puntualmente mio padre mi sgridava, problemi suoi. Adesso avevo anche un po' fame, ma in questi treni non c'è un distributore, mi sarei fermato dopo in qualche bar e avrei comprato una barretta di cioccolata. Ad un certo punto le due adolescenti si alzarono e si diressero verso di me, con calma e timidezza si sedettero vicino a me, dall'altro lato del treno. Io le guardai un po' perplesso. Non so perché, ma gli adolescenti mi fan sempre un po' paura.

-Ehi tu conosci qualche bel posto per trascorrere la mattinata?- chiese la ragazza più alta e meno carina.

-Beh potreste farvi una passeggiata sul lungo mare oppure andare al cinema. Qui c'è ne uno che è aperto anche di mattina.- l'unico cinema che era aperta di mattina era uno che trasmetteva solo film a luci rosse. Ci andai una volta con degli amici per rincuorare un ragazzo che da poco si era lasciato con la sua ragazza, un'esperienza strana.

-Ah si? Grazie.- disse e poi aggiunse -Io sono Sara.- aveva la faccia da una che si chiama Sara. -E lei è Beatrice- che nome insolito pensai. Mi presentai anche io.

-Mi chiamo Alessandro.-

-Ma come mai sei su questo treno?- chiese Sara.

-E voi come mai avete gli zaini e non siete a scuola?- risposi.

-Perché avevamo il compito di matematica e non eravamo preparate- quanti ricordi sentirmi dire questa risposta.

-Sentite.- dissi -che volete da me?-

-Beatrice pensa che tu abbia degli occhi stupendi.- l'altra ragazza arrossì e diede un cazzotto all'altra come per dirle che non doveva dirlo.

-Beh ringrazia Beatrice, ma io ho la ragazza e se lo venisse a sapere spezzerebbe prima le gambe a voi e poi a me. E poi sono troppo vecchio per te Beatrice- come mi fa strano dire quel nome, suona bizzarramente nella mia bocca -Sei una ragazza carina avrai di sicuro un sacco di tipi che ti vanno dietro.- e poi per la prima volta anche lei aprì bocca.

-Ma sono tutti così infantili.- disse.

-Quanti anni avete?- chiesi.

-Ne abbiamo quindici- ma come fanno ad avere quindici anni queste, sembrano coetanee di Talia!

-Senti che c'è di male che sono infantili? E poi siete giovani anche voi, godetevi il periodo e io sono decisamente troppo vecchio. Ho ventidue anni, qui mi arrestano.- dissi scherzosamente e loro risero un po'. Si arresero e mi salutarono, non credevo di ispirare tanto fascino in delle ragazze così giovani, devo farmi ricrescere la barba.

Finalmente il treno arrivò a destinazione. La stazione aveva un distributore e comprai lì la mia barretta di cioccolata evitando del inutile contatto umano. Il mare era poco lontano, potevo arrivarci tranquillamente aspettando l'autobus oppure potevo camminare per un chilometri. Preferii la seconda opzione. Qualche tempo fa ero molto pigro, ero ingrassato e non avevo voglia di muovermi. Ora invece mi piaceva molto camminare e ne approfittavo per tenermi in forma. Non c'era vento e quindi passeggiare era molto bello. La spiaggia era molto bella e ogni tanto c'erano quelle piccole barche da pescatore che sembrano scialuppe, e quindi mi sedetti la dentro. Tirava una leggere brezza marina e faceva freddo . C'erano sia gabbiani che piccioni, che si dividevano la spiaggia, come due gang rivali che controllano i loro territori di spaccio, solo che questi erano uccelli il cui unico scopo era sopravvivere, che poi anche tutti noi viviamo solo per quello. Il colore predominante in questo paesaggio era il grigio, forse per colpa delle nuvole, il vento iniziava a tirava più forte in. Infilai le mani nel capotto, ma non prima di essermi tirato su il colletto. Guardai l'orizzonte, un po' come si fa nei film e nei libri.

Ero solo in spiaggia.. Una sensazione di angoscia e paura invase il mio corpo, iniziai persino a piangere senza una vera ragione, mi coprii il viso cercando di trattenermi, ma non ci riuscivo. Mi sento solo. Ma perché? Perché mi sento solo? Talia è così lontana da me e per quanto ne so potrebbe anche non esistere, ma che dico? Cerco di trattenermi, mi calmo. Siamo soli al mondo. Riesco a pensare solo a questo, a questa semplicissima frase, mi spaventa a morte, ma da quanto ho tanta paura della solitudine? Allora iniziai a pensare e giunsi alla conclusione che lei, Talia, mi aveva sconvolto l'esistenza. Prima di lei non c'era nessuno a cui io dovevo dare conto, prima le mie priorità erano soltanto non dare insoddisfazioni alla mia famiglia, e non lo facevo. Andavo bene all'università e mi comportavo bene, quindi non c'era da preoccuparsi. Ora c'è un'altra persona a cui io devo dare conto, un'altra persona da non deludere. L'amore, l'ho cercato per tutto questo tempo e ora mi spaventa a morte. Mio fratello una volta mi disse che dovevo essere più egoista, pensare soltanto a me stesso, ma fino ad oggi ogni cosa che ho fatto l'ho fatto per accontentare e compiacere gli altri. Qui all'improvviso su questa spiaggia vuota, la mia mente mi attanaglia con centinaia di domande, ma di risposte non ne trovo. Penso alla libertà. Cos'è in realtà la libertà? Non mi sono mai sentito libero in, un vecchio detto Buddista recita “Non avere nulla. Se incontri un Buddha, uccidilo; se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami. Non essere schiavo di nessuno. Vivi semplicemente per la tua vita. ”. Ho pensato spesso a questa massima, non ricordo nemmeno dove l'abbia sentita, però vorrei vivere così, ma non ci riuscivo. Non riesco a staccarmi dai legami che ho, dalle persone a me care, non voglio deluderle e in cambio rinuncio alla mia felicità. A volte desidero la solitudine. Nel senso che non debba dar conto a nessuno se non a me stesso, proprio come recita il detto buddista, ma non ci riesco, no, non ci riesco. Sentii un brivido freddo per tutta la schiena, guardai l'orologio, era mezzogiorno, tra un po' avrei dovuto chiamare i miei e dirgli che il colloquio non era andato bene e dovevo chiamare anche Talia, perché anche lei voleva sapere com'era andata, avrei mentito anche a lei? Non lo so, attualmente non so nulla di quel che mi passa per la testa.

Come promesso ecco il brano. System of a Down - Lonely Day
https://www.youtube.com/watch?v=DnGdoEa1tPg
 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Asimov4