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Autore: Gagiord    02/01/2017    1 recensioni
"Kariya vide di fronte a lui il mittente di quella insopportabile letterina, a sua volta a terra, proprio davanti al primo gradino, che scuoteva la testa, rassegnato, rimettendo l'oramai spezzato cornetto al cioccolato, preparato amorevolmente per il suo Gumball, nuovamente sul piccolo piatto che aveva ancora tra le mani."
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tastò distrattamente l'altra porzione di letto matrimoniale su cui era piacevolmente accoccolato, ancora assopito, ma non trovò nulla. Non si sorprese; lo fece solo quando, toccando a tentoni il guanciale accanto al suo, non percepì sotto i suoi polpastrelli la solita sensazione della federa morbida e leggermente ruvida di cotone, bensì una superficie liscia e fragile. Kariya prese, dunque, a stropicciarsi gli occhi e a stiracchiare ogni muscolo presente nel suo corpo come un felino. Svegliatosi - anche se qualche dubbio sulla sua lucidità c'era da porselo -, controllò prima il suo cellulare. Erano le 9:30 di un uggioso sabato di settembre, ma il ragazzo ci fece poco caso. Si corrucciò, invece, davanti alla totale assenza di chiamate da parte sua.
Strano, pensò. Solitamente mi chiama quando sa di non rientrare.
Decise comunque di riporre il telefono sul comodino accanto alla sua "postazione di lavoro" - o almeno, così la chiamava il turchese, ma era palese che per lavoro intendesse dormita.
Si stiracchiò ancora un po', allungando le braccia in orizzontale; il fruscio di ciò che sembrava essere carta parve ricordargli che c'era qualcosa di insolito sull'altro cuscino.
Si puntellò sui gomiti e prese rapidamente quello che scoprì essere un foglietto di carta. Dovette sbattere le palpebre più volte per riuscire a focalizzare bene le parole scritte su di esso. Non c'era da sorprendersi, ancora una volta: quel ragazzo poteva avere tutti i pregi del mondi, ma la sua grafia... Oh, la sua grafia! Probabilmente, un tacchino sarebbe stato capace di scrivere meglio.
Dopo aver intercettato la sua scrittura inconfondibile, lesse velocemente:

Non ti azzardare a scendere, Gumball!

Il sopracitato assottigliò lo sguardo, pregustando la sua reazione a vederlo al piano inferiore: Kariya Masaki non si lasciava dare ordini così facilmente, soprattutto da lui. Be', almeno ora si spiegava l'assenza di chiamate perse da parte sua: doveva aver finito prima il turno notturno, e a quanto pareva era tornato subito a casa. Ma quella visione dei fatti non lo inteneriva per nulla.
Giuro che gliela faccio pagare! Oh, sì, stupido confetto, la pagherai! Così vedremo se mi chiamerai ancora Gumball.
Sul suo viso si creò un ghigno dei suoi, che faceva presagire pasticci, e si alzò piano dal letto, attento a non far rumore: voleva fargli prendere un bello spavento, a qualunque costo. Scese le scale in punta dei piedi, guardandosi attorno con circospezione. Compì, tuttavia, l'errore di non tenere lo sguardo davanti a sé; andò, difatti, a sbattere contro qualcosa - o, per meglio dire, qualcuno -, rovinando malamente su un gradino e sbattendo il sedere - che, per sua fortuna, aveva ammortizzato la caduta -, mentre sentiva un liquido bollente riversarsi sulla canottiera bianca che gli fungeva da pigiama.
"Ma che cazz..." bofonchiò con poca finezza.
"Sei incorregibile."
Kariya vide di fronte a lui il mittente di quella insopportabile letterina, a sua volta a terra, proprio davanti al primo gradino, che scuoteva la testa, rassegnato, rimettendo l'oramai spezzato cornetto al cioccolato, preparato amorevolmente per il suo Gumball, nuovamente sul piccolo piatto che aveva ancora tra le mani.
"Ti avevo scritto di restare a letto!" continuò il ragazzo.
Kariya sbuffò sonoramente. "In realtà mi hai ordinato di stare di sopra, Barbie!"
Ranmaru ignorò il nomignolo a cui era ormai abituato, ribattendo e puntandogli un dito contro: "Saresti sceso comunque!"
Il turchese si zittì, volgendo il capo di lato, e, mettendo un broncio finto, incrociò le braccia al petto. Peccato che i suoi occhi non volessero sapere di staccarsi dall'incantevole figura del compagno, con i suoi bellissimi capelli rosa che gli ricadevano sulle spalle - perché sì, quel deficiente li aveva tagliati più corti del solito - e lo sguardo acquamarina che troneggiava su di lui trionfante.
Stupido, stupido confetto rosa!
Kirino scoppiò spudoratamente a ridere dinnanzi alla scenata del giovane, che, tra l'altro, aveva l'indumento bianco inzuppato di caffè, il quale lo metteva presumibilmente ancora più a disagio.
Ma Masaki non si dava per vinto così facilmente. "Guarda cosa hai fatto, razza di imbecille!" Si tirò gli orli della maglietta, tanto per accentuare che, ops, quell'idiota di una BigBabol gigante gli aveva appena versato quella che doveva essere la sua colazione addosso.
"Se tu fossi rimasto a letto, ora avresti già finito sia cornetto che caffè!" Gesticolò, leggermente indispettito. Quel ragazzo non aveva perso né la capacità né la voglia di fargli perdere le staffe.
"Ribadisco: tu mi avevi ordinato di stare di sopra" replicò il turchese, ancora con il broncio. "Avrei potuto essere anche in bagno a farmi una doccia!" Si pentì all'istante dell'ultima frase cui lui aveva appena dato angelica e dolce voce: Kirino avrebbe avuto strada asfaltata per la prossima battuta, ed era sicuro che il campo di battaglia, quella volta, sarebbe stato a suo sfavore...
"Oh" fece, un sorriso malizioso e divertito accennato sul suo volto, "per quella ti aiuterei volentieri" concluse poi, ammiccante.
Le labbra di Kariya si schiusero per un attimo, colto in contropiede, ma il suo orgoglio agì prima del cervello e gliele fece serrare nuovamente. Ecco, lo sapeva: era stato proprio un idiota a servirgli la replica su un piatto d'argento, anche perché il rosa davanti a lui sapeva benissimo di star aggravando sul terreno minato che aveva erto lui stesso. Non era mai stato bravo in quello - almeno, non a parole -, poiché l'imbarazzo prendeva sempre il sopravvento su di lui; anche ora, all'età di ventuno anni.
"Wow, è la prima volta che ti ammutolisci per così tanto tempo" lo schernì, mentre si alzava poco elegantemente; d'altronde, passare giorno e notte in sala operatoria non lo aiutava, e la stanchezza aveva cominciato a oberare su di lui come un macigno. Poche erano le occasioni in cui poteva mangiare realmente con il suo ragazzo, e per questo non poteva e, soprattutto, non voleva lasciarsene scappare una. Poi seguitò, rimanendo sull'argomento in cui era sempre sicuro di vincere: "Ma se vuoi posso rimediare". Gli strizzò l'occhio, mentre raccoglieva la tazzina del caffè - fortunatamente ancora integra - e la rimetteva sul piatto. Poi porse la mano a Masaki per aiutarlo ad alzarsi.
Quest'ultimo capì di nuovo a cosa alludeva Lucidalabbra fluo, tuttavia, stavolta non si sconvolse ed evitò la mano, gravando sulle ginocchia per alzarsi, per poi spolverarsi - anche se, di polvere, non ce n'era traccia. "Oh, taci."

Ranmaru ridacchiò, per poi avvolgere un braccio attorno alla vita del suo adorabile ragazzo. "Sembri un Puffo andato a male" rise, notando sia che, nonostante il gradino su cui si trovava, era ancora più basso di lui, sia la sua inaspettata acidità. Lo tirò a sé, consapevole di avergli, a sua volta, lasciato strada libera: Kariya era incredibilmente bravo, irritante e - quando non erano dedicati a lui, ovvero il 10% delle volte - anche divertente nell'affibbiare soprannomi alla gente.
Il più giovane non riuscì a mantenere il broncio a quella distanza dal viso dell'altro; infatti, creò un ghigno poco accennato. "Ha parlato Miss Fragoletta" lo prese in giro, sebbene le sue gote cominciassero a dipingersi di un lieve color cremisi. Non avrebbe resistito ancora a lungo, non con quelle labbra rosee a meno di dieci centimetri dal suo volto. 
Il rosa sorrise ancora, riducendo, qualche decimo di secondo dopo, le distanze al minimo fra lui e il ragazzo. Sentì degli arti cingersi intorno al suo collo, mentre una mano iniziare a giocare con i suoi capelli. Il suo sorriso si allargò, e la lingua del piccolo chiese accesso alla sua bocca, che, naturalmente, non gli fu negato. 
Proprio quando le mani di Masaki avevano cominciato a viaggiare verso il basso, cercando i lembi della polo grigia, Kirino - benché controvoglia - si staccò, lasciando interdetto il fidanzato. Fece un sorriso sardonico, volse il busto, continuando a guardarlo con quello sguardo divertito che non prometteva nulla di buono. "Allora mi vado a preparare la colazione. A dopo!" sogghignò.
Quando il ragazzo più grande era ormai scomparso dalla visuale di Kariya, egli sbuffò rumorosamente - per la seconda volta nel giro di qualche minuto, per giunta a causa della stessa persona -, e fece per dirigersi al bagno al piano superiore. Poi ghignò. "Barbie?" gridò, per assicurarsi che Ranmaru lo sentisse dalla cucina. "La doccia può contenere solo una persona, eh!"
Be', si sapeva: Masaki Kariya aveva sempre l'ultima parola.



Salve! Sono Shizuha (non fate caso al nome, è da mesi che provo a cambiarlo e ormai ci ho rinunciato...), e questa è la mia prima effettiva ff su IE.
Passando subito alla fic, mi piacerebbe precisare alcune cose: non ho messo OOC nelle note perché, sebbene Ranmaru lo sia, penso che a ventidue anni sia diventato almeno un po' più malizioso. E sì, sono fissata con i suoi capelli.

Per quanto riguarda "La postazione di lavoro di Masaki" (xD), è vero: è la sua postazione di lavoro, almeno secondo la mia contorta immaginazione. Non so perché, ma per me sta benissimo nel ruolo di giornalista! Quindi, con ogni probabilità, ogni volta che tratterò la sua versione adulta, lo farò lavorare come giornalista. (?)
Bene, dopo questi piccoli chiarimenti, vi lascio! Spero davvero abbiate apprezzato la storia!

Baci
Shizuha

  
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