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Autore: Mary Kilary Tenei    02/01/2017    0 recensioni
April O'Neil è una ragazza di 16 anni che alla fine della sua vacanza in Italia decide di portarsi dietro la sua miglior amica Mary Kilary Tenei, che per colpa di uno sconosciuto si ritrova orfana .
Riuscirà April a farla trovare l'amore e l'affetto che ha perso ?
Che cosa si cela dietro al cognome Tenei?
-Spesso ignoriamo quello che il mondo ci dona, non ci accontentiamo più delle più piccole cose come una volta. Non si usa più conoscersi come una volta, non si ha più la stessa fiducia per l'umanità che una volta esisteva, non si usa più essere liberi come una volta, liberi di essere chi si è davvero, liberi di vivere e di doversi nascondersi. Questo è il mio sogno trovare la libertà per me, te e per tutti-
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Passarono tre giorni da quella tragedia e due giorni da quando loro partirono per New York.
April O’ Neil, la miglior e unica amica di Mary, si era presa la briga di portarla a casa con sé per non lasciarla nella sua depressione migliaia di chilometri da sola, lontana da lei, in Italia.
 A New York faceva un po’ freddo quel giorno, giornata in cui si starebbe meglio a casa a dormire sotto le calde coperte, ma ad April toccava uscire per forza di mattina presto per andare a scuola, lasciando però la sua amica a casa nelle mani di suo padre Kirby che appena arrivarono le avvolse in un caldo abbraccio, dove nonostante cercasse di trattenersi Mary era scoppiata a piangere stringendosi all’uomo non che miglior amico ed ex collega del padre defunto anni fa durante una missione. Nei due giorni precedenti, April aveva tentato di tirarla su, di farla uscire di casa ma non c’era verso di portarla anche a vedere qualche negozio, usciva a malapena per far una passeggiata da sola con Rocky che non si allontanava mai un secondo dalla propria padrona, come nell’accertassi lui stesso che non le succedesse nulla in assenza dei padroni di casa, per i tre quella ragazza era diventata un corpo senza vita.
Durante le lezioni April fissava il vuoto pensando che fare con la sua amica, doveva trovare un modo di portarla fuori di casa e di farle fare qualcosa per riprendersi un po’ << April ci sei!? >> urlò una voce al suo orecchio, la rossa sobbalzò spaventata e guardò la persona che l’aveva disturbata dai suoi pensieri trovando lo sguardo preoccupato del suo amico Casey Jones << oh Casey, ciao >> disse April un po’ triste abbassando la testa, il ragazzo si sedette sul baco dell’amica e la fissò << ehy pel di carota si può sapere che hai? E’ da quando sei tronata dall’Italia che sei giù >> disse lui iniziando a far dondolare le gambe << e sono anche due giorni che non vai ad allenarti, siamo tutti preoccupati per te >> continuò poi, April sospirò e poi rivolse nuovamente lo sguardo verso di lui << quando sono tornata a New York, io ho portato una persona insieme a me una persona molto importate ma … >> iniziò a dire lei toccandosi i polsini che aveva sempre con sé << ma? >> la incitò a continua Casey che continuava a guardarla << ma, non vuole far niente da quando ha perso la sua famiglia … non vuole parlare, di notte non fa altro che piangere e dire che è colpa sua, mangia a malapena e non vuole uscire, e se lo vuole fare è per star da sola con il suo cane. Sono disperata anche perché ha smesso di sorridere, lo so che è triste quello che l’è successo ma vorrei vederla di nuovo felice >> disse April posando la testa sul tavolo con il volto rivolto verso la finestra, dove da fuori poté notare che come quel giorno, il cielo piangeva.
 
- It's a tender rain 
Anata no moto e kono uta ga 
Todokimasu you ni 
Donna ni tooku ni hanareteitemo 
Shinjiteru tsutawaru koto 
Singing in the rain 
Ame no shizuku ga utsukushiku 
Kagayaiteyuku 
Kanashimi zenbu ga kieru sono toki 
Sekai wa ugokidasu no 
Please come the tender rain -
 
Stava seduta davanti alla finestra a canticchiare, fissando le gocce che scendevano giù dal cielo appiccicandosi di tanto in tanto contro il vetro della finestra in cui stava, posò delicatamente la mano su di esso come se potesse toccare quelle stesse gocce che cadevano giù e le potessero accarezzare di nuovo la sua pelle aiutandola a spazzare via quella tristezza che si stava accumulando sempre di più, non poteva negare che quel peso le stava dando fastidio parecchio, aveva una gran voglia di sbarazzarsene e di liberarsi, in un certo senso sentiva anche un gran bisogno di urlare a squarcia gola. Prese il telefono che aveva lì vicino, lo sbloccò dove come sfondo c’era lei e la sua miglior amica che cantavano al karaoke di casa sua, ricordava quel giorno perfettamente perché era il giorno del suo 16° compleanno e nonostante April avesse scuola era voluta venire lo stesso a festeggiare il suo compleanno insieme per passare ad un pigiama party a tema di chiacchere e videogame, un party con loro due, sua sorella, il fratellino e sua madre , si erano divertiti un sacco quel giorno senza contare che sua sorella Amanda aveva quasi mandato a fuoco la cucina e suo fratello Jack era riuscita a fare esplodere la bomboletta della panna montata , la cucina e il soggiorno quella sera era peggio di un campo di battaglia, avevano guardato il casino che avevano fatto ma poi erano scoppiati a ridere come matti, arrivando persino ad avere lacrime agli occhi per il troppo ridere, lacrime che in automatico iniziarono a scendere dai suoi occhi privi di luce che gli rigarono il viso. Tirò su col naso e si asciugò gli occhi con il dorso delle proprie mani e guardò l’ora, 10.35 , mancavano 3 ore e mezza all’uscita dalla scuola, a malavoglia prese la borsa a tracolla e infilò il cellulare con le chiavi di casa << vieni Rocky >> disse con voce apatica, il cucciolo la guardò triste e scese dal letto della padrona dove la fissava attendendo un suo piccolo movimento . Uscì di casa insieme al cucciolo dopo aver preso l’ombrello ed aver messo l’impermeabile a Rocky per poi  dirigersi verso una meta non del tutto precisa fissando di tanto in tanto il cellulare dove c’era la mappa della città, svoltò l’angolo entrando in un vicolo buio, si guardò intorno ed aprì il tombino scendendo giù con un salto tenendo il cane in braccio, percorse le vie fognare fino ad arrivare alla fine dove sotto c’era il precipizio, posò il cane a terra e si inginocchiò a terra guardando in basso, prese un grosso respiro profondo. E urlò tantissimo riprendendo a piangere disperatamente << non è giusto, perché non ha preso me al loro posto? Perché?  >> chiese urlando portandosi le mani sul volto piangendo, lì, disperata, sola. O forse no ?
   
 
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