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Autore: CrisBo    02/01/2017    1 recensioni
Tsugumi si trovò a percorrere per la quarta volta il viale coperto dai residui di foglie morte.
Ad ogni passo lo schricchiolìo sfumava via in mezzo al vociare indistinto di tutte le teste variopinte che le si paravano davanti. C'era un miscuglio di anime pronte a mettersi in mostra, vedeva i profili spezzati, le uniformi, le varie schiene scoperte o coperte da mantelli rattoppati e luccicanti.
[...]
Genere: Azione, Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genos, Nuovo personaggio, Saitama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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彼らはこの世界の外にあります
Karera wa kono sekai no soto ni arimasu

( Sono la fine del mondo )


 




-Signore Psicologo io le dico il vero, al mio sedere non piace il futon. E poi mi ha ricoperto di briciole di senbei tutta la trapunta. Io non ce la faccio più a vivere così; dottore io voglio estirparlo!- 
La TV continuava la sua messa in onda e la voce del protagonista del programma era l'unica cosa che si sentiva nella stanza. Era sicuramente un punto cruciale della serie televisiva e, se fosse stata un'occasione normale, Tsugumi avrebbe dato di matto per essersi persa tale avvenimento. Ma quella non era un'occasione normale, c'era qualcosa nel sistema universale che si era sbilanciato e aveva dato origine ad una di quelle giornate che Tsugumi non si sarebbe mai più dimenticata. Non solo era stata presa nell'Associazione oltre ogni sua aspettativa, non solo aveva conosciuto il 1° rank della Classe A assistendo anche alla morte del suo mezzo di trasporto nonchè eterno amore di Spatent Rider, non solo era scampata a Sonic riuscendo a collezionare un mini taglio all'altezza dello zigomo, ora Saitama - colui che imperversava nelle sue fantasie da trilioni di mesi - era davanti alla sua porta, aveva la faccia di uno che era lì per errore ma era , la stava cercando, e quella situazione non se la stava immaginando, non era colpa del troppo potassio della banana che teneva ancora in mano come fosse uno scettro giallo. Un'idea malsana le fece venire voglia di chiudere la porta, contare fino a tremila e riaprirla scoprendo che quella era stata solo un'assurda allucinazione che la sua mente le aveva giocato forse come bomba finale a tutte quelle emozioni della giornata. Per una forza di volontà incrontrollata riuscì a non sbattergli la porta in faccia ma era decisamente incapace di dire qualsiasi cosa. Aveva smesso anche di masticare ma era palese che avesse ancora un pezzo di banana in bocca.
-Non possiamo estirpargli il sedere, Mister Takanawa o...lei morirà.- 
Saitama piegò la testa da un lato giusto per sbirciare dietro le spalle di Tsugumi, fece un sorrisino che sapeva di divertito prima di raddrizzarsi e tornare a guardare la ragazza. Da una tasca, o dal nulla tanto non avrebbe fatto differenza per lei, l'Eroe tirò fuori un porta documenti. Era un piccolo involucro rettangolare con sopra disegnato un dinosauro intento a mangiare una zuppa di ramen. 
"Stamattina ti ho richiamato ma credo che tu non mi abbia sentito, hai perso questo. Genos mi ha obbligato a portartelo, purtroppo i fattorini stanno scioperando da diversi giorni e non potevo spedirtelo." 
Tsugumi era riuscita ad assimilare quelle parole mettendole alla rinfusa nel cervello.
Cosa voleva Saitama da lei? Perchè le parlava? Si stava ammattendo? Ma i pettorali di Genos erano davvero così luccicanti come diceva Kin? I fattorini venivano pagati abbastanza per spedire pacchi nelle zone più accidentate? Credeva di sì, anche se i due vecchietti usavano dei droni specifici dati in dotazione dalla Casa delle Pensioni a cui erano iscritti. Voleva anche lei un drone, così non avrebbe più dovuto ammattire per spedire i pacchi di alga konbu a sua nonna che diceva che la facevano diventare immortale. Bella l'immortalità, perché non ci aveva mai pensato prima? In fondo bastava qualche test chimico da parte di qualche scienziato pazzoide ed era fat-
"Oh." Saitama fece un verso che sembrava dispiaciuto "Oggi c'era la puntata di -Il mio sedere è impazzito-, a saperlo me lo registravo." 
Solo in quel momento Tsugumi si riprese, o meglio il suo cervello decise di ritornare alla realtà delle cose. Abbassò finalmente lo sguardo e vide il portadocumenti che Saitama aveva in mano. Probabilmente le era caduto quando ci era finito addosso la mattina stessa. Che cosa strana pensare che aveva dato l'onere a quello scontro per tutte le cose positive successe durante l'arco della giornata, di sicuro non si sarebbe mai aspettata di finire la giornata con davanti proprio la persona che aveva accuratamente deciso di evitare per tutti quei mesi, ammirandolo nel suo angusto antro segreto.
Allungò una mano e afferrò il portadocumenti per sfilarlo dalle mani dell'altro, evitando di sfiorarlo anche solo per sbaglio. Lo aprì, cercando in tutti i modi di evitare di rivolgergli la parola, e per poco non si strozzò con il pezzo di banana in bocca. Riuscì a deglutirlo un attimo prima di impallidire bruscamente.
Si era del tutto dimenticata di cosa ci avesse messo dentro e, visto che Saitama era riuscito a trovare il suo indirizzo, era chiaro che avesse sbirciato al suo interno.

In ordine sparso troneggiavano:
1) Un bancomat diroccato ormai vuoto da tempo.
2) La Card Clienti Speciali per creare "Aiuole fai da te in casa".
3) La tessera del Fan Club ufficiale di Dolcetto Mask dove Kin aveva disegnato dei cuori a forma di sedere su tutto il cartoncino.
4) La tessera sconti per comprare porzioni di ramen take-away nel chiosco vicino casa.
5) Una foto di sua nonna che faceva il dito medio all'obbiettivo.
6) La sua carta identificativa con tanto di nome, cognome, indirizzo, numero di scarpe. 
7) La foto da stalker della casa di Saitama.

Chiuse subito il porta documenti e fece un sorriso nervoso e inquieto mentre rialzava gli occhi sul ragazzo davanti a lei. Quello non dava l'impressione di avere in serbo alcun tipo di giudizio, addirittura sembrava non provare emozioni umane, giusto uno sguardo un po' sperso che ancora le stava riservando senza dire una parola. Forse stava solo aspettando che lei dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, prima di congedarsi.
"Grazie." Mormorò lei in pieno imbarazzo. Era sicura di avere la faccia bollente ma riuscì a fare finta di niente, ammorbidendo quel sorriso così tirato. "Non...Mi dispiace esserti venuta addosso stamattina." 
Pausa.
"E che tu abbia dovuto fare così...tanta strada per  venire qui a portarmi questo."
Pausa con tanto di sventolio di porta documenti.
"Insomma ecco, scusami."
Pausa.
Saitama fece spallucce, un sospiro e andò a grattarsi la fronte con un'aria un po' imbarazzata. Abbozzò un sorrisino che sembrava sparire nel volto del ragazzo.
"E' stato un piacere. Stai attenta quando cammini la prossima volta." Poi si toccò il naso e lo picchiettò con l'indice per un paio di volte. "Vedo che ti sei fatta male anche alla faccia."
Sì, mi sono fatta male alla faccia, al cuore, all'anima, alla vita. Se non la smetti di guardarmi probabilmente mi scoppierà il cuore nel petto.
"Passerà." Mormorò lei con un sorriso gigante.
Lui lo ricambiò, meno gigante di quello di lei, prima di alzare una mano e sventolarla lentamente.
"Torno a casa allora; ho sentito che sei riuscita a entrare nell'Associazione, Genos non fa che aggiornarmi su tutte queste cose burocratiche e noiose. Magari ci si vede in giro."
Disse lui con la stessa voglia di vita del suo tatami e prese a camminare verso il vialetto per allontanarsi dalla porta. 
Tsugumi strinse il portadocumenti in mano e riuscì giusto a sciorinare un grazieciao da moribonda prima di puntare gli occhi sulla sua schiena e guardarlo allontanarsi. Ma perchè non aveva ereditato la forza di volontà di sua nonna, in quelle occasioni? Le bastava un briciolo di sicurezza in più, come quella di Maki. O la testardaggine di Kin nel molestare i bei ragazzi. Una sola piccola stilla e avrebbe avuto il coraggio di fare quacosa per intavolare una conversazione con lui. Accidenti; Saitama, il suo Eroe indiscusso, era davanti casa sua e si erano appena parlati, non poteva far finire quella serata così. Il destino le aveva messo in mano un'occasione d'oro, doveva coglierla o altrimenti se ne sarebbe pentita per sempre.
Saitama ora sapeva della sua esistenza, sapeva che era nell'Associazione e probabilmente sapeva che lei era una sua ammiratrice segreta, visto che quella maledetta foto era lì spavalda nel portadocumenti che lui aveva guardato per trovare il suo indirizzo di casa.
-Mi dispiace amico mio, ma ho deciso, ormai tu non sei più quello di una volta. Ne abbiamo passate tante insieme ma è tempo di dividerci. Forse morirò rinunciando a te...ma non posso vivere con te, non posso vivere senza di te. Sarà la mia condanna. O sedere mio, mio unico sostegno, mi mancherai.-
La voce alla TV le diede una forza superiore. Non era destinata a fare la fine di Totome e del suo sedere, non doveva per forza estirpare il male. Ci poteva convivere con tutti quei sentimenti, ricrearli, farli evolvere in qualcosa di diverso. Non ambiva ad un rapporto con Saitama intimo nè tantomeno confidenziale. Ambiva ad un rapporto umano, fatto di rispetto e di stima. Non pretendeva che la cosa potesse essere reciproca, ma le sarebbe bastato restare nel suo silenzio e godersi la sua compagnia senza risultare irrispettosa. E poi Saitama conosceva Genos, e Genos piaceva a Kin, avrebbe fatto felice tutti quanti.
"Aspetta, scusami?!" Lo richiamò con voce più alta. Si era già pentita.
"Mh?" 
"Non...Insomma, sei stato davvero gentile a riportarmelo, è una cosa che mi serve per la mia
per la tua cosa? Stupidita?
quotidianità. E volevo ringraziarti ecco, magari...magari...posso offrirti una cena. Non ho ancora mangiato e se ti va, insomma, conosco un posto dove fanno degli udon davvero buoni. Sono la fine del mondo."
Saitama era rimasto immobile a guardarla. Spostò lo sguardo sulla banana mozzicata che Tsugumi teneva ancora in mano prima di far risalire lo sguardo sul suo volto. Fece un sorrisino e annuì.
Tsugumi pensò che quello doveva essere per forza un tic alla testa, non poteva aver accettato sul serio.
"Ci sto. Sto morendo di fame."
Tsugumi stava morendo, e basta.






Gli udon che erano la fine del mondo, per qualche strana ragione, quel giorno erano troppo viscidi. Non riusciva a tenerli saldi nell'estremità della bacchetta e continuavano a scivolare nella ciotola. Per sua fortuna Saitama era concentrato a mangiare alla velocità della luce la sua quarta porzione di udon da non accorgersi che Tsugumi sembrava  un pesce a forza di aprire e chiudere la bocca senza riuscire a mangiare.
Il nervosismo le faceva tremare le mani ed era convinta, per colpa di qualche sua paranoia, che tutti lì dentro li stessero fissando. In fondo lei aveva ancora indosso il maglione del pigiama, di un rosso acceso col cappuccio a forma di drago e Saitama indossava il suo costume da eroe. Davano nell'occhio.
"Ah." Saitama appoggiò la ciotola vuota dopo aver bevuto il brodo insaporito al suo interno. "Che buoni. Avevi ragione." 
Tsugumi sollevò la testa e fece un sorriso meccanico mentre l'ennesimo vermicello scivolava con un plop dentro la ciotola. Non era riuscita a mangiarne neanche uno, alla fine, tanto da risultare solamente un'incapace a usare le bacchette. Saitama aveva distesto le gambe sotto il tavolo ma era rimasto in posizione comoda dietro al bordo, andando a poggiare le mani sopra la pancia. Non aveva un filo di grasso eppure sembrava che la pancia gli si fosse gonfiata creando una simpatica bolla di cibo sotto la tuta. La cosa risultava divertente ma Tsugumi non riusciva a ridere, quella sua timidezza sarebbe stata la sua condanna. Per tutto il tragitto non era riuscita a dire niente che non fosse noioso; avevano addirittura parlato di quanto fosse comodo avere le suole delle scarpe gommose e antiscivolo così da non cadere per le scale se dovevi andare di fretta.  Saitama non sembrava annoiato, ma neanche felice, era un enigma. Non che questo fosse una novità per lei, l'aveva visto così tante volte in giro che era abituata a quello stallo emotivo.  Bastava dire qualsiasi cosa per dare un inizio alla conversazione, pronunciare la parola chiave, un articolo, un suono. Ma niente, proprio non riusciva a scacciarsi di dosso quella tensione. Eppure Saitama non sembrava dare alcun peso alla cosa, come se la grande nuvola di disagio provenisse solamente dalla propria parte del tavolo.
"Una volta ho fatto una gara con Genos e ho provato a mangiarne una ciotola da un chilo. Mi sono sentito male per tutta la notte." 
"Chi è Genos?" Tsugumi trovò subito l'imbocco.
"Il mio allievo. O così si è proclamato lui." Disse l'altro, facendo spallucce.
"C'è una mia amica che mi ha parlato di lui. Mi ha detto di non guardarlo troppo." Tsugumi stava cercando di pescare un'altra manciata di udon ma quelli, vispi e antipatici, scivolarono di nuovo via dalle bacchette. 
"Mh? Perchè?"
"Forse ha paura che venga attirata dal suo fascino." Tsugumi fece una smorfia, sbuffando.
Saitama non rispose, rimase a guardarla con lo stesso sguardo di prima. Cominciava a trovare utili quei silenzi, almeno le lasciava il tempo per pensare a qualche altra cavolata da dire.  Non le andava a genio mettere in mezzo la cotta di Kin ma era l'unica cosa impulsiva che le era venuto in mente.
"Come...ti trovi nell'Associazione? So - so che sei salito di rank. Lo so perchè me lo hanno detto. Dalle mie parti parlano molto degli Eroi." Puntualizzò Tsugumi, riuscendo a trovare un altro spunto. Aveva rinunciato a mangiare i suoi udon  e aveva appoggiato le bacchette su un poggia-bacchette al lato della ciotola. Saitama abbassò lo sguardo su quella ciotola ancora piena.
"Bene, sono un po' noiose tutte quelle regole ma salendo di rank, per fortuna, si dimezzano. Ma non mi importa granchè."
Saitama stava, lentamente, allungando la mano verso la ciotola piena di Tsugumi. Il tutto continuando a guardare il punto diretto. Tsugumi se ne accorse ma non fece o disse niente per fermarlo.
"Io è la quarta volta che ci provo. I giudici neanche ci speravano più." Confidò lei, abbozzando un sorrisetto amaro.
"Ah sì?" Questa volta Saitama fece un sorriso e alzò gli occhi su Tsugumi. Aveva pinzato il bordo della ciotola ma ancora non la stava tirando verso di sè. Intanto si era tutto ingobbito sul tavolo e molte persone, lì presenti, avevano cominciato a borbottare sulla presunta maleducazione di quel gesto.
"Sì, diciamo che ...è una lunghissima storia."
"Come mai volevi entrarci? Per non lavorare e avere qualche sussidio comunque?"
Tsugumi sgranò gli occhi a quella domanda. Deglutì a vuoto e Saitama riuscì a tirare indietro il braccio, tirandosi dietro pure la ciotola. Il tutto non smettendo di guardare la ragazza. Avere il suo sguardo addosso non la aiutava per niente; sapeva di essere arrossita di colpo, ma prese tutto  il coraggio necessario per evitare di mostrargli quanto quella domanda era un trabocchetto bello e buono.
"Più o meno. In realtà l'ho promesso ad una persona. Altra storia lunga."
Saitama puntò un indice contro la ciotola di udon e sbattè le palpebre un paio di volte. 
"Posso?" Chiese. 
Tsugumi fece cenno di assenso e quello, inforcando le bacchette, riuscì a mangiare quegli udon in circa due minuti. Non erano veramete viscidi, probabilmente lei non riusciva a mangiarli per svariati fattori che non avevanoniente a che fare con il cibo. La cosa cominciava a sconfortarla da un lato, ma dall'altro stava cominciando a prendere dimestichezza con quel momento. In fondo stava solo parlando con una persona qualunque che si stava ingolfando di cibo. 
"Finalmente..." Iniziò Saitama, risucchiando un ultimo lombrico di riso " ...qualcuna che non mi rompe con mille parole sulla propria storia personale." 
Tsugumi non sapeva se prenderlo come un complimento ma fece ugualmente un sorriso, restando a guardarlo. Era rigida dietro al tavolo, aveva le dita che si martoriavano tra loro e quel rossore repentino a nasconderle le lentiggini. Sembrava un po' moribonda e più piccola dell'età che realmente aveva.
"E finalmente qualcuno che non mi chiede di parlargliene." Rispose lei, abbozzando un sorriso meno teso. 
Lui spostò la ciotola da davanti, alzò le braccia e fece un rumoroso sbadiglio prima di appoggiare un gomito al tavolo a reggersi la testa. Ritornò a guardare verso Tsugumi, andando a grattarsi un orecchio. Di certo stava infrangendo la regola numero 1 stimata da Yoshio quel pomeriggio, non si poteva dire che Saitama era un adone. Prima di tutto il fatto che fosse calvo lo faceva sembrare meno serio del dovuto. Il suo costume non aveva quel tipo di sobrietà che di solito si cerca in Eroi di grosso calibro, e i suoi modi annoiati facevano a pugni con ciò che l'Associazione richiedeva. Se con Spatent Rider aveva avuto la sensazione di trovarsi davanti la giustizia fatta a persona, con Saitama la sensazione era opposta. Non che non avesse voglia di farlo, sapeva che aveva salvato molte più vite lui che qualsiasi altro eroe di Classe S, ma c'era qualcosa che non riusciva a colmare. Aveva il vuoto negli occhi, un senso di insodissfazione e sconforto. Erano cose che, forse, non avrebbe mai notato se avesse continuato a guardarlo da lontano. Ma ora, davanti a lui, aveva colto ciò che i suoi occhi dicevano.
Niente. 
"Credo...credo che ci sia tempo e tempo per parlare di certe cose. Oggi mi hanno rimbambito di domande, ho dovuto descrivere per filo e per segno ogni cosa riguardante la mia vita. Ci mancava solo che mi chiedessero quante volte vado in bagno al giorno, e sono quasi sicura che se avessero avuto più spazio nel foglio del questionario l'avrebbero inserita quella domanda." Incalzò lei, facendo la gnorri.
"Mh. Già, me lo ricordo. I colloqui non sono mai stati il mio forte." Mormorò Saitama, facendo schioccare la lingua sul palato.
"Sei forte in altre cose, tu." Disse lei.
Avrebbe voluto cucirsi la bocca subito dopo aver pronunciato quelle parole. Ancora non aveva dato modo a Saitama di scoprire che lei, in realtà, sapeva delle cose di lui. Che lo conosceva. Si era scordata che lui poteva aver visto quella foto dentro al suo portadocumenti e fece une smorfia di fastidio a pensarci.
Era stata una scema, non doveva allargare troppo il tiro.
Tra l'altro ricordava molto bene il giorno in cui aveva scattato quella fotografia. Era stato il giorno del polipo, al negozio di alimentari del Signor Hajime. Era stata la prima volta che lei aveva parlato con Saitama, ma questo lui non poteva ricordarselo. Lei era solo una delle tante facce che popolavano la città quando, ancora, le calamità erano meno frequenti. Probabilmente se lui avesse scoperto quelle cose se ne sarebbe andato via 
fuggito via
pensando che lei fosse solo una pazza ossessiva. Ma in realtà voleva evitare accuratamente che la conversazione potesse sfociare anche per sbaglio in quella piega. 
"Non credi che io sia un imbroglione?" Domandò lui di punto in bianco. 
Tsugumi si ridestò di nuovo dai quei pensieri e ripiombò in quella conversazione con tutta la concentrazione possibile.
"Come?" 
Saitama si era messo a guardarsi in giro. Alcune persone lo stavano guardando male, altre ancora borbottavano. La cosa non sembrava turbarlo o infastidirlo più di tanto.
"Non posso pensare una cosa non vera." Mormorò lei.
Saitama si voltò a guardarla, un po' sorpreso, restando ancora in silenzio.
"Non penso niente di te. So  che sei forte, lo so perchè ti ho visto combattere in città. Ho degli amici nelle varie Classi che mi hanno parlato di te, tutti molto bene."
La tecnica migliore era dire una mezza verità, alla fine Saitama non era amato da  tutti, questo lo sapeva, ma era stimato dalle persone giuste e alla fine l'importante era quello.
"Ah, macchè, ti hanno detto delle bugie. Io arrivo quando ormai l'avversario è indebolito. Mi prendo il merito delle azioni degli Eroi di Classe superiore."
"Come il Gigante che ha distrutto la città B?" Domandò lei, guardandolo.
Saitama storse la bocca da un lato e, per un secondo, i suoi occhi ebbere un luccichio che Tsugumi ancora non gli aveva visto.
"Perchè mi parli di quello? Non sono stato io."
Tsugumi era già pronta a ribattere, si stava prendendo del tempo per trovare le parole giuste, metterle insieme, formare uno di quei concetti al quale Saitama non avrebbe potuto contestare in nessun modo. 
Mentre nella sua testa si stava formando finalmente qualcosa di sensato si sentì un rombo sordo provenire fuori dal locale. Un paio di risate gracchianti fecero eco lungo la strada e tutte le persone all'interno si voltarono in direzione della porta giusto un secondo prima di sentire il rumore di vetro in frantumi.
Qualcuno aveva lanciato contro una delle vetrate un grosso oggetto incartato, tanto da sfondarlo. L'oggetto cadde proprio davanti al naso di Saitama, rotolando sul tavolo per un paio di volte prima di fermarsi.
"Non ci sconfiggerai tutti, Pelato Bastardo!"
Qualcunò urlo da fuori, facendo rombare il motore. Si potevano scorgere, infatti, un paio di esseri a forma di ratti dalle dimensioni nerborute, alti più di due metri, guidare una motoretta in due mentre sbraitavano e sbracciavano contro il locale. La gente cominciò ad urlare spaventata, alzandosi dai tavoli e facendo strusciare le sedie sul pavimento, provocando un rimbombo di rumori che avevano l'effetto di aumentare il volume delle risate di quei due esseri sopra la motoretta.
Tsugumi indietreggiò con la schiena contro la parete mentre Saitama, con la massima calma, prese in mano l'oggetto.
Era una sottospecie di aggeggio ad esplosione, lo poteva sentire dalla consistenza e dal fatto che c'era un timer approssimativo che stava contando alla rovescia i secondi rimasti.
Mancavano 5 secondi.
"Ma cosa ca...?" Tsugumi stava già per ruzzolare via dalla panca mentre le altre persone scappavano da tutte le parti. Avevano paura di uscire dall'ingresso visto che quei due continuavano ad andare in cerchio, su quella motoretta verde sgargiante, ineggiando odio  e minacce verso Saitama.
2 secondi.
"Saitama?" Lo richiamò Tsugumi.
Saitama fece uno sbuffo annoiato e, con una velocità inaudita, spedì il congegno di nuovo fuori dalla finestra. Nel lanciarlo, oltre che il vetro, riuscì a distruggere completamente la parete primaria che ricopriva  tutta la facciata del locale. Il contatto fece esplodere l'oggetto in quel momento così da far andare i detriti contro i due esseri, oltre che ritrovarsi con la testa spappolata per via della botta d'urto che provocò un rimbombo talmente forte da far accasciare tutti per terra, con le mani intorno alle orecchie. Tsugumi si era raggomitolata sulla panca, in una classica posizione a uovo, di difesa, guardando la scena oltre le ginocchia. I due esseri erano morti sulla strada, le persone erano tutte salve ma il locale aveva la facciata completamente distrutta. 
Saitama fece un altro sospiro, andando a guardare fuori, picchiettandosi le dita contro il volto.
"Tsugumi, grazie per la cena, gli udon erano buonissimi."










Note: sto capitolo è stato un martirio da scrivere e alla fine è uscito una cacca, doveva andare diversamente ma poi l'ispirazione ha deviato. Fare delle conversazione con Saitama è stato complesso ma, piano piano, spero di prendere più dimestichezza. E spero anche di non andare fuori carattere perchè Saitama  da descrivere è complesso v-v me ne sono resa conto. E niente, grazie ancora a chi mi legge e chi mi segue, specialmente a Tsukai_No_Tenshi_sama che mi ha anche recensito <3 

  
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