Libri > Divergent
Segui la storia  |       
Autore: Sacapuntas    03/01/2017    0 recensioni
Sin dal giorno in cui il suo sangue si è mescolato agli scoppiettanti carboni ardenti, Eric Coulter ha la reputazione di essere il ragazzo più spietato, rude, indifferente e gelido della suo nuova Fazione. La sua fama lo precede, ma la cosa non sembra disturbarlo minimamente, e si gode i suoi vantaggi da Capofazione in completa solitudine. Ma a volte basta solo una parola di troppo, un profumo particolare e due grandi occhi ambrati per stravolgere e riprogrammare la mente di qualcuno.
Sentitevi liberi di aprire, leggere e, se la storia vi appassiona, lasciare una recensione, mi renderebbe davvero felice!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2 - Il suo nome






Una volta saltati tutti gli inziati -l'ultima era la boffice Pacifica dai capelli ramati- mi affretto a seguirli, la curiosità che ancora divampa nel mio stomaco. Mi do lo slancio dal cornicione e cado nella voragine. Chissà cos'ha provato lei, quando ha sentito l'aria scombinarle con veemenza i capelli, quando ad un tratto non ha più sentito il terreno sotto i piedi e si è librata in aria con agilità. Mi chiedo se abbia avuto paura, d'altronde non aveva la più pallida idea di che cosa la aspettasse sul fondo. E se avesse pensato che sarebbe morta? Che fosse soltanto una prova per vedere se ci fosse qualcuno di così spericolato da gettarsi nel vuoto a capofitto? Forse avrà pensato, dopo vari secondi immersa nel buio di questo pozzo oscuro, "È fatta, non c'è nulla alla fine" e le sarà passata la vita in avanti, la sua ex-Fazione, la sua famiglia, finchè i suoi ricordi non sono stati smorzati dal brusco impatto con la rete. Si sarà spaventata? Avrà riso della pericolosità della sua azione? Io no, non risi per niente. Rimasi immobile e dolorante, mentre le mani callose di Max si tendevano verso di me. Rifiutai il suo aiuto, ricordo, e con un grugnito mi sollevai da solo e atterrai sulla pedana di legno. Penso che Max ce l'abbia ancora con me per lo sguardo truce che gli lanciai dopo.

Colpisco la rete senza emettere un gemito. Mi sollevo sui gomiti e mi guardo intorno, Quattro e Lauren stanno sparendo dietro un angolo del tunnel che conduce al Pozzo, seguiti dagli iniziati. Il fantasma delle loro grida di esultanza rieccheggia da una parete rocciosa all'altra, mentre i loro passi risuonano in lontananza. Vedremo se saranno così felici, quando comincerà il primo modulo di addestramento. Atterro con un tonfo sulla pedana, sollevando una nuvoletta di povere. Li seguo a distanza di sicurezza, frenando il desiderio di dare qualche pacca sulla spalla agli iniziati. Non posso mostrarmi così flessibile già il primo giorno, devono imparare ad essere coraggiosi. Non compatiti. E neanche gratificati. Devono essere modellati in uno stampo duro come il pavimento di pietra che sto calpestando in questo momento. Devono diventare impassibili, forti. Intrepidi.
Di spalle, ora che non sono più concentrato sui loro volti terrorizzati, riconosco meglio i loro vestiti, anche se la luce azzurrognola proveniente da piccole lampadine ai lati delle pareti mi ostacola la vista. Riesco comunque a indentificare il gruppo di iniziati nella sua complessità. Ci sono sedici interni -ci sono solo due ragazze fra di loro-, che ora si stanno sussurrando qualcosa  di divertente, perchè ridono e si portano le mani alla bocca per soffocare il loro divertimento. Cinque Eruditi, uno dei quali il ragazzo alto dalla pelle scura, tutti maschi. Due Candidi, il fifone alto e dalle spalle larghe, i capelli corti e neri che continua a lanciare occhiate preoccupate al gruppo di interni e lei, la Prima a Saltare che sta ora consolando la Pacifica, accarezzandole la spalla con una mano piccola ma decisa. Se la sta tranquillizzando, penso, starà mentendo. Una Pacifica, per di più con quella corporatura, sarà sbalzata fuori dalla Fazione in un istante. Ma i Candidi non mentono, non possono mentire, non è nella loro natura. I suoi capelli le arrivano a metà schiena, e quando gira lo sguardo per curiosare intorno, ondeggiano con un ritmo ipnotizzante simile corpo sinuoso di un serpente.

Sono così preso a scrutarla con indiscrezione, che non mi accorgo che il Candido accanto a lei mi sta fissando. Si piega per sussurrarle qualcosa all'orecchio -la supera di almeno trenta centimetri-, senza staccarmi gli occhi tremolanti di dosso. Vorrei distogliere lo sguardo, ma sono troppo curioso di sapere che effetto le fa sapere che è costantemente osservata, squadrata, studiata. Come previsto, lei si volta, e nel momento in cui lo fa i suoi capelli fluttuano al di sopra della sua spalla destra per poi ricaderle morbidi sulla clavicola. Non ho paura del suo sguardo, non è una gelida Candida come gli altri. Lei ha un lato scherzoso, sarcastico. Lei è come me, come tante altre persone, ed io non ho paura di nessuno. Ora che la sua testa è leggermente voltata verso di me, i suoi occhi sembrano quasi vivaci, ma le sopracciglia sono aggrottate, dando al suo sguardo un'espressione infastidita. Lo sostengo finchè il Candido accanto a lei non le prende il gomito e le mormora qualcosa, lei lo sfiora con lo sguardo per un istante, prima di guardarmi ancora. Roteo gli occhi al cielo e concentro la mia attenzione a ciò che succede davanti a me, come se lei non mi avesse mai guardato.


                                                                                                                ****

"Ci sono due moduli di addestramento. Il primo è fisico, spingerete il corpo fino al punto di rottura e imparerete a combattere."

Sono appoggiato alla parete del Pozzo mentre Quattro spiega agli iniziati ciò a cui dovranno andare incontro. Ora non sono più una mescolanza di azzurro, bianco e arancione. Ora sono tutti una tavolozza nera e rossa, il tema degli intrepidi. Sembrano già più sicuri di se stessi, con quegli indumenti di pelle addosso. Tranne il Candido. Si chiama Samuel, lo so perchè lui e la Pacifica -il suo nome è Alice, a quanto pare- si sono presentati in mensa poco prima, mentre la Candida mangiava silenziosamente il suo hamburger, lo sguardo basso sul piatto, le spalle ingobbite. Ogni tanto lanciava occhiate furtive verso il tavolo degli Intrepidi interni. A quel tavolo, Jonathan si esibiva in improbabili mosse di una disciplina inesistente, ondeggiando il coltello che teneva stretto nella mano sinistra. Vorrei sbagliarmi, ma sono quasi convinto che nel suo sguardo ci fosse tensione.
Quattro cammina avanti e indietro davanti agli iniziati, ora posti in fila. In questo schieramento, noto con più facilità -e con più piacere- che sono quasi tutti alti e poderosi, imponenti, persino la Pacifica -sul metro e settanta, poco meno-, che ora sembra più tranquilla.

"Il secondo è mentale, anche qui fino al punto di rottura. Affronterete le vostre paure e le vincerete, se loro non vinceranno voi. Ricordate che verrete addestrati separatamente dai figli degli Intrepidi, ma verrete valutati insieme. Dopo la valutazione, la classifica determinerà a quale lavoro passerete: comando, guardia della recinzione o servizio di sorveglianza degli Esclusi." recita Quattro, ho il sospetto che abbia imparato il discorso a memoria.
"Determinerà anche chi verrà eliminato" aggiungo, staccandomi dal muro e affiancandolo "Alla fine di ogni modulo gli iniziati più bassi in classifica ci abbandoneranno. Le vostre famiglie non vi riprenderanno, quindi... Diventerete Esclusi" concludo con un finto tono dispiaciuto.

Qualcuno borbotta in segno di protesta, ma nessuno osa aprire bocca. Scruto le espressioni perplesse degli iniziati, e ne sono talmente soddisfatto che mi scappa una risata dal naso, che assomiglia più a un sospiro che a una vera e propria manifestazione di divertimento. La Pacifica da una piccola sberla al braccio di Samuel, che sussulta e la fissa con curiosità. Alice gli farfuglia qualcosa e, dall'espressione infastidita del Candido dopo avermi rivolto un'occhiata veloce, capisco che stanno parlando di me. Stanno parlando male di me, mi correggo. Faccio vagare lo sguardo fino a trovare la piccola figura della Candida ancora-senza-nome, ma lei si sta guardando in giro con discrezione. Sta studiando le corporature dei suoi compagni di addestramento e i suoi occhi vacillano un istante quando si posano sull'Intrepido che aveva preso di mira sul cornicione. Da come gli interni gridavano in mensa, accogliendolo al loro tavolo, mi era parso di sentire il suo nome: Jonathan. Ora è sicuro, teme un incontro corpo a corpo contro di lui.
Sei tu a decidere, mi ricorda una voce nella mia testa, sei tu che accoppi gli sfidanti. Faccio come la Candida ed esamino attentamente gli altri iniziati, finchè il mio sguardo non si blocca sul ragazzo di colore Erudito. È alto, ha le spalle larghe, la corporatura possente. Potrebbe farcela. Ce la farà.
Combatterà contro Jonathan.

                                                                                                                ****

Ci metto un po' a scoprire il nome dell'Erudito, ma alla fine Quattro, cedendo al mio tono insistente, me lo rivela. Il suo nome da Erudito, prima di saltare, era Andrew Blackmount, ora solo Blackmount. "Carino", gli rispondo con indifferenza, fissando gli iniziati che si allenano correndo e tirando pugni ai pesanti sacchi da boxe. È un soprannome azzeccato, ridicolo, ma azzeccato, aggiungo dentro di me. Effettivamente, Andrew, con la sua corporatura massiccia e imponente, sembra proprio una Montagna Nera. Jonathan -non ho idea del suo cognome, non mi interessa neanche- sta tirando dei calci con la gamba sinistra al sacco, facendolo oscillare leggermente. Devo ammettere di essere leggermente sorpreso, sembra così esile, come se con una pacca potessi spezzargli la schiena, che quando tira un gancio al sacco, mi aspetto che stramazzi a terra con la mano rotta. Invece il bersaglio oscilla ancora più visibilmente. Nonostante ciò, Blackmount -è davvero strano chiamarlo così- lo supera di una decina di centimetri ed ha una corporatura molto più robusta.

I sacchi sono tutti allineati in fila, solo pochi iniziati -una decina circa- li stanno colpendo, gli altri hanno preferito correre per riscaldarsi. Tra questi ci sono l'Intrepido, l'Erudito, sei interni e la coppia di Candidi. Mi chiedo, involontariamente, se siano fratelli, perchè hanno entrambi i capelli scuri e gli occhi grandi.
La piccola Candida è la più bassa fra tutti -e anche l'unica ragazza-, e il suo volto si deforma in una smorfia di dolore ogni volta che tira un pugno al sacco. Sta sbagliando tecnica, è troppo rigida e a tratti anche troppo rilassata. La vedo studiare una posizione adatta, e si prepara per tirare un altro destro, ma i suoi occhi, prima incastonati in un'espressione severa, si aprono di più lasciando spazio ad uno sguardo esausto. Abbandona il braccio con cui stava per colpire sul sacco da boxe, il sinistro rilassato lungo il fianco, e appoggia la fronte sull'avambraccio destro. È stremata, non è adatta a sforzi fisici.
Samuel, dopo aver tirato un possente pugno -anche lui non deve essere male col combattimento, nonostante la sua indole timida- si volta verso destra e la sua espressione si addolcisce, le labbra storte in una smorfia comprensiva. Sta per avvicinarsi a lei, quando sento qualcuno gridare in loro direzione. Riconosco la voce stridula, è Jonathan.
Non mi rendo conto che ha pronunciato il suo nome perchè la Candida non cede alla provocazione dell'iniziato Intrepido, restando, ansimante, appoggiata al sacco, che non si sposta neanche sotto il suo peso.

"Ehi, Elizabeth!" grida lui, trascinando le parole, prolungando il suo nome come se fosse un insulto. Finalmente lei alza il capo, fissandolo con disprezzo mentre lui cerca di attirare la sua attenzione sventolando i braccio sinistro per aria. Ora che so il suo nome, la osservo, quasi sorpreso. Ha i lunghi capelli raccolti in una treccia che la fa sembrare ancora più piccola, una bambina, quasi, ma quando si volta verso Jonathan, ha uno sguardo minaccioso. Nessuna bambina ha degli occhi così espressivi.

Elizabeth. È così che si chiama la Prima a Saltare. Sono così fiero del fatto che non l'abbia cambiato, come Andrew, perchè ora so qual è il nome di origine che racchiude tutto quel coraggio, qual è il nome che le hanno dato i suoi genitori, senza sapere che sarebbe stata, un giorno, così impavida da affrontare quel salto nel vuoto. E ora sono anche sicuro che lei lo sappia. Lei sa che il suo nome, quest'anno, rimbomberà potente nei tunnel sotterranei di questa Fazione. Lo deve aver capito quando l'hanno accolta con schiamazzi e complimenti. "Prima a Saltare, Elizabeth!" avrà urlato Quattro, e lei, in quel preciso istante, si sarà sentita persino più forte di lui.
Elizabeth liquida Jonathan con un gesto della mano e torna al suo sacco da boxe, i suoi pugni, ora, sono di una forza strabiliante. La vedo che divampa, dietro i suoi occhi, la rabbia e la determinazione. Sono quasi convinto che stia immaginando di picchiare Jonathan, invece di un bersaglio pieno di sabbia.

"Sarai la Prima a Saltare anche dallo Strapiombo? Ironico! Finirai in fondo alla classifica e anche in fondo al dirupo!" grida l'intrepido, portandosi le mani alla bocca formando un megafono, in modo da far sentire a tutti quanti la sua provocazione. Ci è riuscito, perchè tutti hanno smesso di picchiare i loro sacchi, gli unici che si muovono sono gli iniziati che stanno correndo, ignari della tensione che sta serpeggiando fra di loro. Gli interni ridono e sento l'autostima di Jonathan crescere a dismisura, alimentata dalle risate roche dei suoi compagni. Gli altri, invece, fanno saettare lo sguardo da Elizabeth all'Intrepido, che ora la sta guardando con le sopracciglia chiare alzate. Guardo lei, la rabbia le sta montando dentro, ma la cela dietro un'espressione calcolatrice. Sfioro Quattro con lo sguardo, lui ricambia e alza le spalle come a dire "Non sono cose che mi riguardano". Certo che no, Eaton, tu non sei nei panni di Elizabeth, un nano da giardino circondato da giganti vestiti in nero.
La Candida si stacca dal sacco e cammina svelta verso Jonathan. Samuel, appena nota il suo movimento, farfuglia il suo nome e la blocca cingendole la vita con un braccio. Elizabeth gli rivolge un'occhiata furiosa -l'unica emozione che trapela dai suoi occhi quasi impassibili- e gli sibila qualcosa. Avverto Samuel, alto e possente, rimpicciolire sotto il suo sguardo. La ragazza si dirige di nuovo verso l'Intrepido, che ora volta lo sguardo con aria di superiorità, le braccia incrociate sul petto e la gambe divaricate, cercando appoggio da parte dei suoi compagni. Gli interni fischiano e biascicano un "uuhhh" di divertita sopresa quando Elizabeth è a poco meno di cinque metri da Jonathan. Lei li ignora, e si avvicina ancora di più.
"Sai cosa sta per fare, vero?" mi chiede Quattro, quasi annoiato, ma con un pizzico di curiosità nella voce che non riesce a nascondere.
"Sì" rispondo mentre mi stacco dal muro e mi avvicino agli iniziati "Lo sta per sfidare."





Angolo dell'autrice:
Buonasera -o buongiorno- a tutti! Approfitto di questo
spazio per ringraziare chiunque abbia visualizzato questa
fanfiction, e ringrazio in anticipo chi recensirà!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Divergent / Vai alla pagina dell'autore: Sacapuntas