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Autore: Sephirah    26/05/2009    5 recensioni
Sono passati alcuni mesi dalla scomparsa della principessa, e a Clef è stato dato il compito di aiutare i Cavalieri Magici da lei chiamati su Sephiro. E' pronto a combattere per tener fede alla promessa fatta ad Emeraude, ma a convivere con tre cavalieri adolescenti non è molto preparato...
Di ritorno con la seconda fase, ecco a voi una storiella dai toni più leggeri della precedente e con un po' di humor che non guasta mai, la mia rivisitazione della prima serie a fumetti di Rayearth.
N.B.: AGGIORNATA FINALMENTEEE!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clef
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rayearth - revolution'
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Capitolo 10 CAPITOLO DECIMO: LA PROPOSTA DELL'AVVERSARIO

Clef sentì un ago di gelo pungergli la guancia. Lo circondava un suono leggero e il freddo gli scorreva addosso in piccoli rivoli sottili, sulle labbra e tra i capelli. Aprì gli occhi: le fiamme erano sparite, e tutto era stato annerito dal fuoco. Non c'era più frastuono, solo il rumore della pioggia.
Quando provò ad alzarsi in piedi sentì una fitta lancinante al petto. Tossì per il dolore, e sentì le gambe che tremavano. In quel momento il suo sguardo appannato si posò sul corpo esile di Umi. La ragazza stava inginocchiata, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e la testa piegata da un lato, con i capelli zuppi di pioggia che le coprivano il viso. Rimase paralizzato a fissarla, inchiodato dal terrore di non vederla respirare. Ma dopo un istante infinito le spalle della ragazza ebbero un piccolo sussulto. Clef sospirò di sollievo, ed ignorando il dolore diffuso in tutto il corpo le andò vicino e provò a scuoterla. Lei gli cadde addosso come un peso morto, totalmente inerte. Le scansò i capelli dal viso e le poggiò la mano sulla guancia per svegliarla.
"Mi senti?" la chiamò con la voce ridotta ad un sussurro.
"Avanti, dì qualcosa..."
La pioggia palpitò ancora qualche istante, poi cessò, e rimase un silenzio opprimente.
"Qualsiasi cosa. Non c'è bisogno che tu dia una cosa intelligente, va bene anche un'idiozia! Una battuta acida, un'espressione volgare, mi accontento di poco io, però, ti prego, dì qualcosa"
La mano di Umi afferrò la camicia fradicia di Clef.
"Non..." tossì. "...non ci sono più le mezze stagioni..."
Clef scoppiò a ridere,e la sua risata suonò cristallina nell'aria.
"Mi hai fatto prendere un colpo" le disse, ancora ridendo.
"A chi lo dici" rispose la ragazza. Sollevò l'altra mano per sfiorargli una ciocca di capelli, e osservò una goccia d'acqua precipitare da quei fili argentati e scivolarle sulle dita.
"Stai bene?" le domandò il ragazzo mentre l'aiutava a rialzarsi.
"Abbastanza, credo"
"Che è successo?"
Umi scosse la testa. "Non ne ho idea. Ho avuto paura. Ho creduto di morire, penso. E poi ho sentito un'energia enorme dentro di me, che mi usciva dalla punta delle dita... e ha cominciato a piovre"
Clef si portò i capelli indietro, passandosi una mano sugli occhi per asciugarli.
Umi lo squadrò, mentre riprendeva l'equilibrio.
"E' tanto preoccupante?"
"...no, non proprio, ma..." Clef tossì forte, sentiva dolore ovunque. "Credo... di dovermi sedere..."
Umi provò a dargli una mano, ma anche lei era debole ed inciampò. Caddero insieme, sollevando uno sbuffo di polvere e cenere. Dopo un istante di sbigottimento scoppiarono a ridere, e le risate dell'uno alimentavano le risate dell'altra, e si ritrovarono a ridere più forte che potevano, con le lacrime agli occhi e senza un minimo di contegno, contro il cielo grigio di fumo sopra di loro.

Clef levò lo sguardo in alto. Attorno a loro la Foresta era devastata, e ora che gli alberi erano caduti si vedeva il disco pallido del sole, annebbiato dalla cenere che piroettava in aria trasportata dal calore.
"Io credo" disse il ragazzo. "Che ti abbia usato per la prima volta la tua magia"
Umi inarcò un sopracciglio. "Mi prendi in giro?"
"No, figurati. Qui a Sephiro la maggior parte della popolazione è in grado di farlo. A voi Cavalieri Magici, secondo la leggenda, sono affidati gli elementi del fuoco, dell'aria e dell'acqua, che a quanto pare è quello che controlli tu"
"Davvero?" disse Umi. "Forte!". Dopo tutto quello che le stava accadendo non era difficile credere alla magia.
"Probabilmente è qualcosa che hai sempre posseduto in potenza, ma che nel tuo mondo non si può manifestare. Comunque è strano"
"Cosa? Cioè, sì, è strano, ma..."
"Nella Foresta del Silenzio non si dovrebbero poter usare magie di nessun genere, tranne che nella radura della Sorgente Eterna"
"Oh, a proposito della Sorgente Eterna, certo che un paio di dritte potevi pure darcele!E' stata un'esperienza terrificante!"
"Io non sono mai entrato nella Sorgente, non so in cosa consista la prova per ottenere l'Escudo" ripose Clef stringendosi nelle spalle. "Comunque credo che il fuoco abbia consumato la foresta tanto da distruggere anche il suo incantesimo"
"Posso fare le magie... come nei cartoni animati! E' quello che ho sempre sognato!"
Clef sbuffò, rassegnato all'entusiasmo ebete della ragazza.
"Comunque sia, la cosa più importante adesso è raggiungere gli altri, e magari anche anticiparli"
"E come facciamo?" chiese Umi senza staccare gli occhi dalle proprie mani, come se fossero zuppe di misticismo.
"Spostati. Faccio un tentativo"
La ragazza lo guardò inclinando la testa, poi si fece da parte scavalcando gli alberi carbonizzati umidi di pioggia, e rimase in attesa, strizzandosi gli abiti.
Clef cominciò a sussurrare formule intricate in una lingua che Umi non conosceva e che sembrava traboccargli dalle labbra come argento liquido.
Sul terreno di fronte a lui presero a disegnarsi da sole delle forme luminose, chiudendosi in una figura geometria complessa tempestata di scritte, un cerchio magico. Umi fu accecata dal lampo di luce. Quando fu di nuovo in grado di vedere, dove prima c'era il vuoto ora stava eretto e composto il grifone dalle piume candide che le aveva salvate qualche giorno prima.
Clef fece una risata soddisfatta.
"Incredibile, ci sono riuscito davvero! Pensavo sarebbe scomparso in una nuvoletta di fumo o una cosa del genere..."
"Posso fare anche io una cosa così?" domandò Umi, osservando incantata la bestia mitologica.
Il ragazzo i strinse nelle spalle. "Non credo. La tua magia è di tipo diverso. La mia è più... accademica"
"Cioè?"
"Ho studiato a scuola. Ora sali"

Con i vestiti zuppi di pioggia faceva freddo già a terra, ma in volo si gelava. Umi stava avvinghiata a Clef e batteva i denti furiosamente. Il ragazzo invece stava ben dritto e non dava segni di particolare sofferenza, ma aveva le labbra viola e Umi lo sentiva tremare.
"Non hai freddo?" gli chiese, cercando di sovrastare il rumore del vento.
"Eh?Ah, sì, beh, provo a non pensarci troppo, devo rimanere concentrato sul volo... tu hai freddo?"
"Come mai in vita mia"
"Mi dispiace ma non ho niente con cui coprirti, credo che ti toccherà sopportare.." le rispose con un sorriso.
La Foresta del Silenzio sfrecciava sotto di loro, ancora in fiamme. Credi che gli altri se la caveranno?" chiese la ragazza.
"Ferio è piuttosto affidabile sotto questo punto di vista"
"Le proteggerà?"
"Certo" le rispose, ma in realtà non era troppo sicuro.
Volando andavano molto più veloce che a piedi, così, dopo poco più di un'ora intravidero la radura dove sorgeva la casa di Plesea. Clef aggrottò la fronte. Sembrava tutto tranquillo.
Spronò il grifone e lo fece atterrare.
"Tutto bene?" chiese a Umi mentre l'aiutava a scendere.
"Freddo. Tanto freddo. Plesea si sarà accorta che la foresta brucia?"
"Non credo. Da qui non si vede"
"Allora dobbiamo avvertirla e portarla via con noi"
Umi si avviò verso la porta di casa già col pugno alzato, pronta a bussare, ma Clef la fermò a metà strada.
"Aspetta, non sono convinto"
"Perché?"
"Nella Foresta del Silenzio ci hanno teso una trappola, era evidente, e ci hanno costretto a tornare qui. Dobbiamo stare attenti"
"E quindi?"
"E quindi busso io"
"Sempre così guardingo" sibilò una voce alle sue spalle.
Clef si voltò ed estrasse la spada. Non c'era nessuno. Umi si nascose dietro di lui, impugnando il fioretto con poca convinzione.
"Avanti" disse Clef. "Fatti vedere, Alcione"
La donna comparve a a pochi metri da loro, svestendosi di un velo di pece nera che l'aveva resa invisibile.
"Ciao" disse con oce melliflua. "Ti trovo bene"
"Vuoi scherzare? Sono un disastro, ho tutti i capelli in disordine" rispose Clef . "Sei qui per darmi problemi?"
Lei sorrise. "Temo di sì"
"Ti ha mandato di nuovo Zagart?" Continuò il ragazzo. Con la mano fece un gesto appena percettibile, colpendo Umi sulla gamba. La ragazza sobbalzò.
Alcione annuì lentamente., muovendo alcuni passi in avanti.
"E mi ha chiesto" rispose la donna. "Di farti una proposta"
Clef colpì di nuovo Umi con più urgenza. "Che c'è?!"
"Vai via" sibilò lui. "Mettiti a correre, io la trattengo"
"No!" protestò la ragazza.
"Invece sì! Prendi Plesea e scappa!"
Umi sentì la paura nella voce del ragazzo, e così annuì.
Alcione tese una mano, come un invito.
"Vieni con noi. Unisciti alla nostra causa"
Clef rimase paralizzato. "Cosa?"
"Eravamo amici. Una volta eravamo compagni. Non è quello il tuo posto"
"E' vero. Dovrebbe essere il vostro"
"Non sei stanco? Non ci saranno più guerre"
Clef ebbe un'istante di esitazione. Ciò che gli era più amaro era trovarsi contro chi era suo amico.
Per un attimo accarezzò l'idea di accettare, ma fu solo per un attimo.
Aveva fatto una promessa.
"Non si può più tornare indietro"
Spinse Umi e la ragazza si lanciò in una corsa furiosa. Clef fece scivolare un piede di lato, allargando le gambe. Alcione rimase immobile a guardarla fuggire, con un sorriso sulle labbra dipinte di rosso ed un balenio negli occhi.
Clef aggrottò la fronte. Era strano. L'obiettivo di Alcione dovevano essere i Cavalieri, non lui. Invece la donna rimaneva immobile.
Comunque, non importava.
Li separavano poco meno di una decina di metri, non le avrebbe dato il tempo di fare nulla.
Alcione lasciò scivolare una gamba dietro all’altra e allargò le bracca, sempre con quel sorriso sulle labbra dipinte di rosso sangue. Clef scattò in avanti.
 
Umi scartò di lato, incespicando nei propri passi, passando dietro la casa di Plesea con la speranza di non essere stata vista, ma non aveva tempo per girarsi a controllare. C’era una porta nascosta da alcuni fiori poco curati. Si aggrappò alla maniglia con il cuore in gola e provò ad aprire, ma sembrava chiusa a chiave. Cominciò a colpire la porta e a chiamare il nome di Plesea, tempestò di pugni il legno massiccio.
Ci fu un boato dall’altra parte della casa, dove aveva lasciato Clef da solo. Umi gridò ancora il nome dell’armaiolo, disperata. La porta finalmente si aprì e comparve Plesea, pallida e con i capelli scompigliati.
“Umi! Che succede?”
La ragazza non rispose, l’afferrò per un braccio e la trascinò via.
“Corri!” le disse ansimando. “Corri più veloce che puoi!”
Plesea non se lo fece ripetere due volte. Un altro boato e il cielo si illumino di una sinistra luce livida. Umi era provata, ormai non ce la faceva più. Il cuore le scoppiava. Non avrebbe resistito a lungo. Dovevano nascondersi.
 
Clef cadde a terra e batté la testa. Sentì un fiotto di sangue in bocca. Vide Alcione chinarsi su di lui e scoppiare a ridere.
“Sai la cosa divertente?” gli chiese.
Clef tossì. “Illuminami…”
“Che questa volta ti ho fregato. Non puoi fare più niente”
Il ragazzo tossì ancora. Gli si annebbiava la vista.
“Ah… sì…? E cosa ti dà… tanta sicurezza?”
“Sai, in realtà non ci contavo troppo, ma tu ti sei comportato proprio secondo i piani”
“…piani…?”
Alcione sorrise con odio furente.
“Hai fatto un errore. Hai dato qualcosa per scontato”
Il ragazzo si tastò il fianco, e sentì il sangue caldo bagnargli le dita. Alcione continuò a parlare senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lui che, lentamente, cominciavano a vagare nel buio.
“Hai dato per scontato che io fossi sola”
 
La terra sussultò. Umi inchiodò e cadde, trascinando Plesea a terra con sé.
“Cos’è stato?!” chiese l’armaiolo, spaventata a morte. Il suolo palpitò di nuovo, e si spaccò. Le due ragazze scattarono in piedi ed arretrarono.
Dalla fenditura nel terreno uscì uno stridio acuto, e poi un gorgoglio profondo. Umi e Plesea impallidirono alzando lo sguardo.
Somigliava ad un enorme lombrico, ma aveva due piccole braccia ai lati del corpo, con quattro dita sottili. Non aveva testa, né occhi né altro, solo una bocca troppo grande, rotonda e con mezza dozzina di file di denti. E naturalmente, sbavava.
“Che… che diavolo è?” domandò Umi, in un misto di terrore e disgusto.
“Non ne ho idea…”
“Dici che è amichevole?”
Plesea si girò a guardarla, alzando un sopracciglio. “Lo sai che hai la stessa fastidiosissima ironia di Clef?”
“E lo sai che tu riesci ad alzare un sopracciglio solo come fa lui? È pazzesco”
 
Il lombrico gridò di nuovo, e colpì il terreno. Si tirò fuori dalla fessura e prese a strisciare verso di loro.
Umi e Plesea si voltarono e ripresero a correre veloci come il vento. La creatura dietro di loro le inseguiva, e in breve le avrebbe raggiunte. Continuava a colpire il terreno con il corpo, e quei sussulti le facevano incespicare. Gridava come un bambino indemoniato.
Plesea afferrò Umi per i vestiti e la trascinò verso la porta sul retro della sua casa.
“Dove vai?!”
“Vieni dentro!”
Si richiusero la porta alle spalle immediatamente.
“Corri!” Le disse Plesea. “E nasconditi!”
Umi provò a fuggire, ma la casa le era estranea, e non riusciva a trovare un nascondiglio. La porta fu scossa da un colpo tremendo e si frantumò immediatamente. Umi cadde a terra battendo la testa contro uno spigolo del muro. Il lombrico gigantesco era ad un soffio da lei, si dimenava furiosamente, la sua bocca dentata le vorticava confusamente davanti, e continuava a fischiarle d’odio contro la faccia. Ma non la raggiungeva. Era a pochi centimetri da lei ma non la colpiva. La ragazza si azzardò a sbirciare tra le dita dell mani con cui si stava riparando il viso. La creatura era rimasta incastrata nella porta.
Umi fece fatica a respirare di nuovo, ma quando si riprese scoppiò a ridere. Aveva una  fortuna così sfacciata che era quasi comica.
Alla fine il verme gigantesco si calmò, grugnì e poi si ritrasse, distruggendo completamente quel poco che rimaneva della porta, e rimase lì immobile, a fare la guardia per non lasciarle uscire.
Umi provò a rimettersi in piedi, ma le tremavano le gambe dallo spavento, e non riusciva a vedere nulla perché i capelli le avevano inondato la faccia. In quel momento riapparve Plesea, tutta affannata e con una spada che le tremava tra le mani. Si guardò intorno, confusa.
"Dov'è l'affare?"
Umi indicò la porta abbattuta. "Fuori. Non possiamo uscire"
"Proviamo dalla porta d'ingresso. Dove sono gli altri?"
"Nella foresta ci siamo separati da Hikaru, Fu e Ferio"
"Ferio?" esclamò Plesea mentre la conduceva per il lungo corridoio della casa.
"Poi ti spiego"
"E Clef?"
"E' fuori, a bloccare quella donna con i capelli lunghi..."

Ci fu un altro boato, e la casa fu inondata di luce livida. Si sentì la voce di Alcione, attutita dai muri, che lanciava un grido. Poi la porta principale sbatté. Le due ragazze rimasero impietrite dalla paura, e Clef passò davanti a loro correndo a rotta di collo, poi inchiodò e tornò indietro, sudato, sporco e pieno di sangue.
"Tutto bene?" chiese con un filo di voce. Plesea annuì, mentre Umi si limitava a fissare il sangue sul viso del ragazzo che gli circondava gli occhi azzurri e gli colava dai capelli.
Clef rispose al suo sguardo con un mezzo sorriso, assolutamente inappropriato all'immagine lugubre del suo viso imbrattato.  "Tranquilla, non è mio"
Il ragazzo prese per mano la sorella, e Plesea afferrò la manica di Umi.
"Credo di essere riuscito a rallentarla, Usciamo dal retro"
Plesea lo strattonò per fermarlo. "Impossibile: c'è un verme gigante che blocca la porta"
"Un cosa?"
Qualcosa colpì le finestre, distruggendo i vetri. Si buttarono a terra, cercando di ripararsi, Umi sentì la mano squarciarsi ed urlò di dolore.
Una lunga lama di ghiaccio giaceva conficcata nel muro, ancora vibrante.
La porta d'ingresso esplose, venne completamente scardinata, e Alcione varcò la soglia distrutta, tenendosi il braccio scarnificato grondante sangue.
Umi scattò in piedi. "E meno male che l'hai rallentata"
"Oh, la prossima volta lo fai tu, va bene?" le rispose Clef mentre la spingeva verso il corridoio da cui venivano.
"Non di là!" gridò Plesea. "C'è il verme!"
"Non importa!"
"A me un po' importa!" rispose Umi.
Alcione lanciò di nuovo le sue lame di ghiaccio, che li mancarono di un soffio e sfondarono il muro.
Il lombrico gigante era ancora là, che li aspettava ringhiando. Clef estrasse la spada dal fodero.
"Non vorrai combatterci!" esclamò Plesea.
"Scherzi? Hai visto quanto sbava? Io non lo tocco" le rispose lui.
Il ragazzo afferrò la lama e prese la mira, poi la lanciò contro il mostro.
Il lombrico gridò e si ritrasse, con la spada conficcata nel corpo. Uscirono dalla casa a rotta di collo, mentre il mostro già si rialzava. Clef, prima di seguire le due ragazze, si avvicinò alla bestia e divelse la sua arma, stando ben attento a non sfiorare nulla di viscido e disgustoso.
Quando le raggiunse  gridò: "Via, di corsa verso la foresta!"
In quel momento la luce del sole fu oscurata. Umi rallentò per alzare lo sguardo verso il cielo.
La fiera alata che li aveva attaccati nella radura della Sorgente si stava precipitando in picchiata verso di loro, fischiando furente. Plesea afferrò Umi ed il fratello per i vestiti, cercando di tirarli indietro verso la casa, ma vide Alcione uscire dalla porta sul retro, piena di sangue. Non potevano tornare indietro.
Clef si rese conto che non potevano esitare un istante di più: spinse via le ragazze, buttandole a terra per proteggerle. In quel momento la fiera atterrò, affondando gli artigli a pochi metri da loro e facendo tremare il terreno.
"In piedi, in piedi!" le costrinse a rialzarsi e a correre ancora, ma ormai Alcione li aveva quasi raggiunti e già recitava l'incantesimo.
Clef tese la mano ed una scarica luminosa si abbatté sulla donna, che gridò di dolore, ma il rinculo della magia, eseguita in modo impacciato, lo fece cadere indietro per l'ennesima volta. La fiera spalancò le fauci e lanciò una deflagrazione. Clef riuscì a scansarsi appena in tempo, ma la terra sollevata dal colpo li travolse, ferendoli. Umi si chinò per ripararsi, e Clef non la vide, finendo per inciamparle addosso e cadere ancora. Questa volta la fiera prese la mira con cura.
Umi si rialzò per cercare di capire chi l'avesse urtata, con tutti i capelli sul viso che le impedivano di vedere bene, e così, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò in piedi tra Clef e la deflagrazione. Quando si voltò indietro le fiamme l'avevano già raggiunta.
Di nuovo, senza che se ne rendesse veramente conto, quella forza dirompente esplose e le fuggì dal corpo, schiantandosi contro le fiamme della fiera, smorzandole in un rombo sordo.
La ragazza si accorse di aver disteso il braccio, e che ora rivoli d'acqua lo lambivano, rivoli che diventavano flutti e poi mulinelli azzurri e che si dirigevano verso la fiera vorticando come draghi furiosi. L'acqua travolse la creatura, con un rumore assordante, e poi inondò la terra. Quando la magia si smorzò la fiera rimase a terra, inerte. Umi cadde sulle ginocchia, completamente svuotata di ogni energia.

Alcione sentiva che le gambe non la reggevano più, ma non poteva assolutamente lasciare che fuggissero, non poteva tonare portando con sé la vergogna del fallimento, non lo avrebbe sopportato. Tese la mano di fronte a sé e cercò quel poco di forze che le rimanevano. Era lì, a terra, senza forze, a pochi metri da lei. Bastava uccidere quella ragazzina dai capelli lunghi, bastava uccidere uno solo dei tre Cavalieri perché la profezia non si avverasse. Bastava così poco per vedere quel viso illuminarsi di nuovo di gioia. Per quegli occhi, per quel sorriso, avrebbe fatto qualunque cosa, avrebbe venduto l'anima. Le lame d ghiaccio fischiarono nell'aria, affilate come pugnali e scintillanti come diamanti al sole.
Clef prese Umi per i capelli e la tirò a sé un istante prima che le lame di Alcione la trafiggessero. provò a rimetterla in piedi, ma lei pesava tra le sue braccia come un cadavere. Alcione scagliò un secondo attacco, e Clef non reagì in tempo.
Le lame li graffiarono, lacerarono i loro vestiti tra guizzi di sangue. Umi non si mosse, non gridò. Plesea corse loro incontro, ma Clef le urlò di non avvicinarsi. Una delle lame gli trafisse il braccio e rimase lì conficcata. Quando la raffica terminò il ragazzo impiegò tutta la sua forza di volontà per rimanere in piedi, con il corpo di Umi che premeva contro il suo e pesava come ghisa. Il sangue gli colava dai capelli, sugli occhi, lo accecava. Non riusciva a respirare dal dolore. Tra le gocce di sangue riuscì a vedere Alcione, in ginocchio a terra, ad una decina di metri da lui, con la mano ancora tesa e il vestito coperto di sangue.
Clef parlò ansimando: "Voglio sapere... perché lo stiamo facendo veramente"
La donna lo guardò, abbassò il braccio e sembrò sul punto di scoppiare a piangere.
"Non lo so"
"Allora basta"
Alcione scosse la testa. "Non posso. Ho cercato di trovare un altro modo, ma non ci sono riuscita. Scusami. Io non conosco altra strada che questa"
"Io non lo voglio fare"
"Nemmeno io, ma davvero credi che importi qualcosa?"
Clef chiuse gli occhi. Lo sapeva dall'inizio, forse anche da prima, che una guerra non si sarebbe potuta evitare.
"Tu sei veramente convinto" chiese Alcione, "di essere dalla parte del giusto?"
Il ragazzo non esitò. "Sì. Ci ho pensato a lungo. Emeraude è stanca, merita di riposare"
La donna sorrise. "Anche io sono stanca. Pensi che riuscirò a riposare?"
Clef la guardò qualche istante, fissandola intensamente.
"No. Credo che non troverai mai pace"
"Già. In fondo, che senso avrebbe la pace senza di lui?"
Il Monaco Guida sollevò Umi e la prese in braccio, girandosi verso la Foresta del Silenzio.
"Allora io vado, Alcione"
"Sì. Ma ti verrò a cercare, e ti troverò"
"E allora io ti aspetto"
Plesea raggiunse il fratello e cercò di sostenerlo, zoppicando appena per una ferita alla gamba. Poi scomparvero tra gli alberi scuri e fitti della foresta.
Alcione rimase immobile, in ginocchio, e non si accorse affatto di piangere. Rimase così a lungo, finché le lacrime non le si asciugarono sul viso lasciando solo sale secco.
Qualcuno la chiamò, alle sue spalle. La voce di un bambino.
"Non li possiamo inseguire nella Foresta. Perché li hai lasciati andare?"
Alcione non rispose.
"Dobbiamo tornare dal Gran Sacerdote a riferire" continuò il bambino.
"Vai avanti tu, Ascot" disse la donna. "Per ora io non posso tornare"
"Come vuoi" le ripose il bambino.
E Alcione rimase sola.


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Eccomi! Scusate se ci ho messo tanto... è che ogni tanto mi passa proprio la voglia XD è da tanto che scrivo questa storia ed è un po' pesante :P comunque giuro che non lascerò il lavoro a metà, la finirò!
allora...
quante facce nuove! Spero di non avervi scoraggiato con la lunga attesa!
Hikaru_angelic: sono molto contenta che ti piaccia la mia storia @.@ grazie.. e sono anche molto contenta che ti abbia preso tanto! Ogni tanto mi sembra di non essre affatto coinvolgente... Hikaru penso che la svilupperò un po' più in là, quindi abbi pazienza ^^
Sunshine: sì scrivo T_T
Isa1983: mi dispiace di averti fatto aspettare =_= prima ero più diligente, aggiornavo una volta a settimana...
Bellislady: anche a te chiedo perdono per l'assenza! (periodo finale di scuola... TUTTE SCUSE! no, giuro, è faticoso...) e il faccia a faccia con Zagart ci sarà sicuramente, ho già un bel programmino in proposito ^_-
Kilkenny: wow come fai ad essere sempre il primo a recensire? Grande XD grazie per il tuo votone @.@ avessi questi voti anche a matematica!! eheheheh...
umichan: sono molto contenta che tu ti sia unita a noi... mi raccomando continua a leggere ^^

DUNQUE!
ho una piccola sopresa... visto che sunshine è una persona molto impaziente non è riuscita a sopportare i miei tempi di pubblicazione per conoscere il finale, quindi... se né inventata uno lei! io lo pubblico qui, per amore dell'arte...

-cito testualmente quello che ha scritto lei su un foglietto nel mio moleskine-

Clef inventa il telegrafo, diventa ricco e famoso, si trasferisce a Saragozza e se ne frega di Emeraude cazzi e mazzi.

Umi apre un bordello.

Fu si siucida.

Hikaru diventa scientologista e si fidanza con Plesea.

Emeraude rimane chiusa in ascensore e muore di inedia poiché nessuno se la caga più di pezza.

Zagart ed Alcione scappano alle Maldive e vivono facendo grattachecche sulla spiaggia.

-fine-
U_U
Sunshine, ti stimo assai. (anche se scientology combatte l'omosessualità, oltre che all'alcolismo, la droga e il comunismo, quindi in realtà hikaru e Plesea non si possono fidanzare... diciamo che pomiciano in segreto)


 
  
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