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Autore: Rowena    26/05/2009    10 recensioni
Madama Morte era stata una figura rispettata e temuta fino a che quell’idiota di Beda il Bardo aveva trovato un memoriale di Ignotus Peverell e aveva deciso di adattarlo per una delle sue fiabe per bambini. Inutile dire che la sua vendetta era stata molto rapida, visto che lo sciagurato narratore non aveva fatto in tempo a godersi i profitti delle sue storie, ma ormai il danno era fatto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note dell'autrice: Questa storia è stata ispirata dalla storia dei Tre fratelli, o per meglio dire da uno dei commenti di Albus Silente. Secondo il mago più potente del mondo, nessuno sarebbe capace di rinunciare ai primi due doni per preferire il mantello, nemmeno lui stesso. Dopo aver letto questa frase, ho ripensato alla fine del settimo libro, e ho voluto fare un paio di considerazioni... Ma poi ovviamente la storia è diventata una cosa completamente diversa. È una sciocchezza priva di seguito e di importanza, ma avevo bisogno di ridere un po'. Spero faccia ridere anche voi!




Era finita. Harry Potter e i suoi amici stavano festeggiando la loro vittoria, anche se ritenevano quasi incredibile che fosse avvenuto tutto così in fretta.
La battaglia di Hogwarts era giunta al termine, ma questo per Lei non contava granché. Se nessuno avrebbe più combattuto, quel giorno, difficilmente ci sarebbe stato ancora bisogno del suo intervento nella scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo.
Si lisciò alcune pieghe del mantello che la avvolgeva da capo a piedi, sentendosi stanca.
Comincio a essere troppo vecchia per simili straordinari, brontolò più con se stessa che in direzione di altri.
La Morte aveva portato a compimento ancora una volta il suo dovere, eppure non riusciva a compiacersi per le tante vite che aveva chiamato a sé durante il combattimento. Non poteva essere contenta, perché le cose avevano preso una via decisamente inaspettata, per lei, e tutti i suoi piani erano svaniti in pochi istanti.
Il passaggio del Velo tra un mondo e l’altro la portò a King’s Cross, dove ricominciò a lamentarsi a mezza voce contro l’ardire di certi giovani d’oggi. Se le cose fossero andate come aveva previsto, avrebbe avuto parecchi nomi in più con cui rimpinguare il suo registro, ma ormai il danno era fatto. Il raccolto di poche ore si sarebbe sparso in mesi, anni, decenni…
Altri straordinari da compiere, sigh.
«Tu non dovresti stare qui», ringhiò poi con tutt’altro tono. «Accidenti a te, almeno avresti potuto avere la decenza di non farti trovare al mio ritorno».
Il sorriso di Albus Silente le fece venire voglia di tornare ai vecchi metodi, ossia di arrotare la sua proverbiale falce e di utilizzarla sul mago. Sapeva benissimo che non avrebbe avuto effetto, visto che lui aveva già seguito il suo richiamo, eppure la soddisfazione sarebbe stata comunque immensa.
«Dici davvero?», domandò con aria palesemente divertita un ingenuo Silente. «Eppure è un posto così confortevole…»
Era una provocazione bella e buona, lanciata per vedere come avrebbe risposto, e tuttavia la Morte decise di mantenere un certo contegno, ricordandosi che in fondo aveva una discreta reputazione da preservare. Sì, tutto il mondo sapeva perfettamente quanto potesse essere vendicativa, ma questa era un’altra faccenda.
Il luogo di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti non aveva un singolo aspetto, assumeva una forma diversa a seconda dell’anima che si trovava a seguirla nell’aldilà. Quando era la Morte stessa a transitarvi, si trasformava in un bagno termale a sua disposizione, dove riposarsi un attimo tra un lavoro e l’altro, ad esempio.
Tuttavia, dopo l’anomalia che si era appena verificata, tutto si era fermato a King’s Cross, il posto immaginato da quel ragazzino. Quello poteva essere un problema, pensò la Morte, e avrebbe dovuto occuparsene il prima possibile.
Nell’osservare cos’era successo al varco, provò un forte senso di sconforto e di frustrazione: aveva pensato tutto in maniera perfetta per portarsi via il marmocchio prescelto, lo aveva perfino portato a capire che la sua unica possibilità di eliminare tutti i frammenti dell’anima dannata di Voldemort era di seguirla spontaneamente, sacrificandosi per un bene superiore.
Certo, peccato che nel momento cruciale del passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti qualcuno le avesse fatto lo sgambetto per accogliere al suo posto lo spirito del quasi defunto Harry Potter. E quel qualcuno, non contento del danno che aveva già fatto, aveva pure permesso al ragazzo di tornare indietro non come fantasma, ma come vivente sotto ogni punto di vista!
«Dovrò fare rapporto ai piani alti», sospirò la Morte a quel pensiero, ma la frase non risuonò come una minaccia, bensì come una triste constatazione. Ci sarebbe andata lei di mezzo, e non quello spirito strampalato, lei che si era fatta fregare come una pivellina.
D’altro canto, Albus Silente non sembrò lasciarsi toccare dalle sue parole: «Oh, non credo che qualcuno si lamenterà. Con il mio comportamento ho permesso a Harry Potter di porre fine a questa stupida guerra, no?»
La Morte si aggiustò il cappuccio e si preparò a proseguire il suo viaggio verso l’Aldilà. «Sai, Albus, per quanto adori giocare a scacchi con te, inizi a darmi fastidio».
Per la verità, cominciava a pensare che il vecchio mago avesse deciso di seguirla solo in previsione di quel giorno in cui Harry Potter avrebbe avuto una mano dall’altra parte, ma non poteva esprimere il suo dubbio senza riconoscere di essere stata presa in giro da un comune mortale.
Agitò una mano scheletrica e fece cenno all’anima del defunto di seguirlo, e questa volta Silente ubbidì senza aggiungere altro. La Morte poteva essere sempre molto pericolosa, se provocata oltre il limite, e il mago non aveva intenzione di esagerare.
Per l’Eterna Notte, quella era stata una giornata lunga e stressante: Voldemort aveva tentato di resistere con tutti i mezzi per impedirle di portarlo dall’altra parte, aveva usato perfino le unghie, inutilmente. Per fortuna, con Bellatrix Lestrange non era stato altrettanto difficile; quella strega era ancora in stato di choc per essere stata sconfitta da una mezza cartuccia come Molly Weasley, così la Morte aveva dovuto addirittura prenderla per mano e accompagnarla così nell’altro regno.
Le notizie di una fine tanto infamante si era sparsa anche sulla soglia dell’Aldilà, ma nessuno dei presenti, per quanto morto, era dotato di così poco sale in zucca da chiedere alla Mangiamorte cosa l’affliggesse a quel punto. Soltanto lo spirito di Fred Weasley, che sembrava non conoscere alcuna forma di rispetto, saltellava intorno a Bellatrix canticchiava qualcosa che suonava come La perfida strega è morta, deciso a canzonare la sua assassina anche a rischio di lasciarci nuovamente le penne. Almeno, così l’aveva lasciato prima di andare a recuperare lo spirito del Signore Oscuro, e sperava che quei due non avessero combinato altri danni.
Ninfadora Tonks in Lupin aveva tentato di corromperla con la sua mitica collezione di album delle Sorelle Stravagarie. Come se a lei, abituata ad ascoltare musica celestiale, potesse interessare quel fracasso!
L’incontro più assurdo era stato quello con Colin Canon, quel ragazzino molesto le aveva irritato le orbite oculari con i suoi ripetuti flash… L’elenco dei trapassati nelle ultime due ore non era nemmeno a metà, e presto sarebbe dovuta tornare sulla Terra per la solita routine.
«Voglio morire», si lamentò infischiandosene del paradosso appena pronunciato, mentre con sua esagerata irritazione si rendeva conto del caos che si stava creando nel regno dei morti. «Potter, Black!», abbaiò senza neanche controllare che fossero davvero quei due i responsabili del guazzabuglio che si era trovata davanti. Non c’era più nemmeno uno scampolo di cirro al suo posto, insomma! «Possibile che non vi si possa lasciare da soli per cinque minuti?»
«Stai zitta, vecchia befana», esclamò Sirius Black tirandole il mantello, «oggi si festeggia! Il mio figlioccio ha vinto, non te ne rendi conto?»
Vecchia befana. Nessuno l’aveva mai chiamata così, per gli Dei Eterni!
Un tempo il suo nome faceva venire i capelli bianchi agli umani, un tempo…
Madama Morte era stata una figura rispettata e temuta fino a che quell’idiota di Beda il Bardo aveva trovato un memoriale di Ignotus Peverell e aveva deciso di adattarlo per una delle sue fiabe per bambini. Inutile dire che la sua vendetta era stata molto rapida, visto che lo sciagurato narratore non aveva fatto in tempo a godersi i profitti delle sue storie, ma ormai il danno era fatto.
Sfidata e battuta da un marmocchio, dannazione! Se ci ripensava, le ribolliva… Ah no, lei non aveva sangue nelle vene. Ad ogni modo, le aveva fatto venire i nervi.
«Certo, altrimenti sarebbe qui con me per tenervi compagnia», rispose la Morte con aria serafica, portando l’anima di Felpato a fare certi scongiuri piuttosto volgari; soddisfatta, la Nera Mietitrice osservò meglio la combriccola che stava facendo tanto baccano. «Mi meraviglio di lei, signor Lupin», commentò alla fine mentre il mago diventava rosso, «non mi sarei mai aspettata simili comportamenti da parte sua».
James Potter spuntò alle spalle degli amici. «Dovevi pensarci prima di trarlo a te, megera! Ora dovrai vedertela con ben tre Malandrini», la minacciò con aria inquietante.
Splendido, non aspettava altro che dover tenere a bada tre eterni adolescenti. Ma perché non aveva accettato di essere la fatina dei denti, quando ne aveva avuto la possibilità?
Sentendosi sconfitta, la Morte scivolò oltre con passo elegante, verso un altro vecchio amico.
«Sembra che questo posto sarà molto più rumoroso, nei prossimi tempi» commentò quello con un sorriso sornione.
Ecco, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso! «Non ti ci mettere anche tu, ti prego, è stata una giornata troppo pesante», sbottò la Morte lasciandosi cadere su un bel cumulonembo.
Lo spirito si sedette accanto a lei: «Sai, capisco la gioia del mio pronipote, di sua moglie e dei loro amici. Possono essere fieri del loro ragazzo, è stato davvero bravo».
Bravo e fortunatissimo, riconobbe la Morte.
«Inoltre», continuò l’anima beata, «dovrei ricordarti che il ragazzo mi ha fatto vincere quella nostra vecchia scommessa?»
La Falce sobbalzò: di cosa stava parlando quel vecchio matto? Non poteva essere…
«Avevamo scommesso che nessun mortale, disponendo di tutti e tre i miei Doni, avrebbe scelto il mantello rifiutandosi di tenere o di usare male gli altri due», disse a voce alta.
E, a pensarci bene, era proprio quello che era successo nelle ultime ore. Harry Potter aveva avuto in mano la Pietra, ma si era reso conto che non gli avrebbe mai restituito i propri cari e l’aveva lasciata nella foresta, aveva potuto usare il potere della Bacchetta e aveva preferito affidarsi al suo ramoscello d’agrifoglio. Il Primo Dono era già tornato nelle mani di Albus Silente, nella Tomba Bianca sulla riva del Lago.
Il suo vecchio amico aveva ragione, accidenti, e per la seconda volta l’aveva gabbata.
«Va bene, pagherò secondo l’accordo», disse mestamente. E chi poteva essere più trista figura di lei, in fondo? «Smetti di gongolare in quel modo, però: ho capito che è un tuo discendente, Ignotus, ma non c’è bisogno che ti pavoneggi tanto».




Beh, la Morte non se l'è presa, visto che ho finito questa storia ieri e non sono ancora defunta... Forse l'ha presa con un po' di spirito, forse è grata perché ho raccontato quanto sia gramo in realtà il suo mestiere. Come vi sembra? ^_^
Alla prossima,

Rowi

   
 
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