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Autore: Nejiko    26/05/2009    5 recensioni
In molti la credevano una fallita, in troppi la ritenevano una nullità, nessuno si sarebbe immaginato che un giorno avrebbero dovuto ricredersi. La storia di una ragazza incapace di odiare ma che, privata del suo grande amore, entrerà nell'associazione criminate più temuta dalle cinque grandi terre per poter realizzare la sua vendetta. Un chiaro esempio di come il dolore prima e l'odio poi, possano mutare anche la persona più impensabile. Pairing: NejixHinata - Lieve accenno HinataxItachi - accenno KonanxKakashi.
Revisione della ff partecipante al contest “Buoni o cattivi?” indetto da Hika_chan e hachi92” a cui si è classificata terza.
Genere: Triste, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri, Konan
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Revisione della ff partecipante al contest "Buoni o cattivi?" indetto da Hika-chan e hachi92 in cui si è classificata terza.
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Buona lettura!


L'amore e L'odio
Capitolo 1






Se ne stava stesa sul suo letto, in quella che da diversi anni era diventata la sua camera. Si era ritirata presto, voleva riposare.
Desiderava essere al meglio per la battaglia che l'attendeva il giorno seguente, ma, nonostante l'impegno, non riusciva proprio ad addormentarsi. Troppo pensierosa, troppo ansiosa.
I suoi occhi vagavano per quell'ambiente cui non si era mai realmente abituata, ma che rispecchiava esattamente la persona che era diventata. Se le avessero detto che sarebbe riuscita a sopravvivere in un luogo come quello non ci avrebbe mai creduto.
Nella stanza, il cui arredamento era essenziale per non dire inesistente, l'oscurità prevaleva su tutto.
Nessuna finestra, solo una piccola candela poggiata sul semplice comodino che, con la sua piccola fiamma, tentava inutilmente di rischiarare le tenebre circostanti. Proprio quel flebile bagliore aveva attirato la sua attenzione, il suo sguardo sembrava essere rimasto vittima di un incantesimo, catturato dalla danza di quel piccolo fuocherello. Quella luce la riportò indietro nel tempo, a quando ancora viveva a Konoha.
Nella sua mente poteva chiaramente rivedere la sua vecchia casa e l'immenso giardino circostante sempre ben curato e ricco di fiori, nel quale era solita passeggiare.
Da quanto tempo non lo faceva più?
Non potè far altro che sorridere nervosamente costatando quanto fosse veramente cambiata, come se, invece che pensare a se stessa, stesse osservato una sconosciuta.
Era ancora vivo in lei il ricordo di quei lunghi e ampi corridoi e mentre li ripercorreva, le sembrava quasi di sentire lo scricchiolare del legno sotto i suoi piedi.
In quel luogo tutto era sempre in ordine: non c'erano margini d'errore, tutto doveva splendere, tutto doveva essere rigorosamente perfetto.
Odiava quella finta perfezione e soprattutto l'aria densa di superiorità che impregnava quei locali. A dir la verità, l'aveva sempre odiata, solo che inizialmente non ne era consapevole o, semplicemente, a quel tempo non ne era capace.
Sentì una fitta al cuore, non un dolore fisico, bensì qualcosa di ben più profondo. Ripensare a quel villaggio, a quella maledetta villa, a quei volti, al suo viso le faceva ancora molto male.
Portò la mano destra al ciondolo che aveva al collo e lo strinse con forza.

- Domani tutto avrà inizio: manterrò fede alla mia promessa, ti vendicherò - sussurrò, quasi a voler convincere se stessa.

Finalmente dopo anni d'attesa, dopo un'intera vita di scherno, umiliazione e silenzioso dolore si sarebbe presa la sua rivincita. Non riusciva a crederci, solo qualche ora la separava da quella vendetta tanto agognata.
Da quando aveva abbandonato il villaggio più volte si era ritrovata a paragonare la sua fuga e quella di Sasuke Uchiha: entrambi erano diventati dei traditori della foglia, nukenin, ma le loro ragioni erano ben diverse. Lui probabilmente non sarebbe più tornato in quel luogo, lei, invece, aveva desiderato ardentemente tornarci sin dal giorno in cui se ne era andata. Desiderava rimettere piede a Konoha per distruggere quella casa, per vendicarsi di coloro i quali li avevano abbandonati al loro destino, desiderava ardentemente estirpare la causa della sua sofferenza. Perchè se Sasuke odiava solamente suo fratello, lei odiava il suo intero villaggio. Le ribolliva il sangue nelle vene quando pensava a tutti quegli ipocriti che più volte si erano professati amici e, sopratutto, non poteva credere di aver persino amato uno di loro.
Com’erano lontani i tempi in cui, insicura, si ritrovava a balbettare di fronte alla sua figura per poi abbassare lo sguardo, incapace di non arrossire davanti a quei suoi me occhi blu. Com'era patetica allora. Pensare a Naruto, a tutto il dolore che le aveva causato quando, dopo averla illusa, l'aveva abbandonata per Sakura, non faceva altro che alimentare il suo odio. Non aveva mai dimenticato cosa aveva provato in quegli interminabili giorni di sofferenza.
Era rimasta chiusa nella sua stanza per mesi, dormiva e mangiava a stento. Solo lui si era preoccupato per lei, se non ci fosse stato lui, probabilmente non avrebbe più rimesso piede fuori da quella camera.
Tutto era iniziato così, il giorno in cui quel ragazzo, il suo angelo, varcò quella soglia.

Quello fu l'inizio della sua gioia e l'inizio della fine di tutto.

Non aveva mai capito niente di lui, credeva che come il resto della famiglia la detestasse, che il suo rivolgersi a lei con quel tono freddo e distaccato fosse dovuto al rancore mai dimenticato. Prima di allora non poteva certamente immaginare che suo cugino, in realtà, l'amasse.
Una silenziosa lacrima percorse il suo viso mentre nella sua mente prendevano corpo le immagini di quel loro primo incontro: il suo silenzio, la sua mano calda sulla guancia, il suo primo sorriso sincero.
Neji aveva sempre portato una maschera, volutamente l'aveva tenuta a distanza, forse perchè temeva le conseguenze dei suoi stessi sentimenti. Ma quel giorno, probabilmente vedendo il suo volto segnato dalla sofferenza, capendo la profondità del suo dolore, nemmeno lui riuscì a rimanere impassibile.
Si era seduto accanto a lei, sul letto. L'aveva abbracciata per ore, accarezzandole dolcemente i capelli, quasi cullandola. Attese pazientemente che smettesse di piangere e poi la baciò delicatamente a fior di labbra. Hinata rimase impietrita davanti a quel gesto così inaspettato, ma tremendamente dolce.
Poteva chiaramente ricordare il sapore di quel tenero contatto e proprio per questo non potè fare a meno di lasciar cadere una nuova lacrima.

Toc Toc

- Hinata... fra un'ora si parte per Konoha. Ci vediamo all'ingresso - Disse il ragazzo fuori dalla porta entrare.

- Va bene - Rispose semplicemente lei risvegliandosi da quella specie di trans.

Un'ora e poi tutto avrebbe avuto inizio.
Si asciugò il solco lasciatole sul viso da quella gocciolina salata che ormai aveva raggiunto le sue labbra, si mise in piedi e si portò davanti allo specchio. Nell'angolo in basso a destra c'era una loro foto: li ritraeva entrambi felici e sorridenti, ignari di quello che sarebbe successo solo qualche giorno dopo.
Gliel'avevano portato via, gliel'avevano strappato con la forza e lei, di nuovo sola, si era ritrovata nuovamente chiusa in quella maledetta stanza a piangere maledicendo la sua debolezza, incolpandosi per la sua incapacità. Ma quella volta non rimase così troppo a lungo perchè, dopo aver realizzato l'accaduto, le lacrime e il dolore si tramutarono in odio. Il suo cuore puro, quello che mai era stato capace di provare rancore, ormai traboccava di quel malefico sentimento: desiderava vendicare il suo amore, l'avrebbe fatto anche a costo della sua stessa vita.
Il suo primo problema fu uscire da quella maledetta prigione che era per lei villa Hyuuga, il padre aveva messo di guardia diversi shinobi della casata cadetta in modo tale d'impedirle di abbandonare la sua camera. Fortuna volle che un nukenin aveva scoperto l'accaduto e, intenzionato a sfruttare il Byakugan per la causa dell'Akatsuki, s'introdusse senza troppi problemi nella residenza del più prestigioso clan di Konoha.
Aveva riconosciuto immediatamente nell'osurità quelle iridi cremisi tipiche del clan Uchiha e quel mantello, ma non aveva opposto alcuna resistenza.
Senza fiatare aveva ascoltato la proposta di quel ragazzo, il fratello di Sasuke: se l'avesse seguito, se li avesse aiutati, lui l'avrebbe allenata e, sfruttando il momento più opportuno, le avrebbe offerto la possibilità di ottenere la sua vendetta.
Aveva accettato, senza esitazioni. Mai prima di quel giorno il suo sguardo era stato così deciso ed ora che solo pochi istanti la separavano dalla realizzazione del suo scopo, non poteva che essere soddisfatta di quell'accordo.
Di fronte alla sua immagine riflessa, si lasciò andare ad un leggero sorriso di compiacimento, afferò il mantello nero a nuvole rosse appoggiato sulla sedia ed uscì per raggiungere il compagno di missione.

- Vi ricordo che, oltre alla cattura del demone volpe, esigo che mi riportiate indietro quella traditrice di Konan. La voglio viva, desidero sistemarla con le mie mani - Esclamò il leader prima di congedare i suoi subordinati.

- Certamente - Risposero la ragazza e l'altro prima di abbandonare il covo.

- Hinata -

- Sì - rispose lei voltandosi verso Pain.

- Ti prometto che mi occuperò io stesso del tuo villaggio. Solo tramite il dolore si può comprendere l'importanza della pace e loro proveranno la stessa sofferenza che hanno inferto a te -

Non rispose, si limitò ad annuire per poi raggiungere il compagno.



Durante il tragitto che li conduceva verso Konoha, Hinata non riuscì a far altro che pensare a Neji.
Se l'avesse vista ora probabilmente non l'avrebbe capita, non avrebbe condiviso i suoi propositi, ne era sicura. Ma ormai il dado era stato tratto, ormai era giunto il momento d'agire.

- Itachi-san ricordati che prima di occuparmi della volpe ho quella questione da sistemare -

- Lo so. Ne avevamo già parlato e gli accordi sono accordi. Credi di aver bisogno d'aiuto? -

- No, me la caverò benissimo da sola -





In un’ignara Konoha, il quinto Hokage aveva indetto una riunione a cui erano presenti Jiraya, Hiashi Hyuuga, Kakashi e Konan.

- Grazie alle tue informazioni, Konan, siamo certi che ben presto ci troveremo ad affrontare l'Akatsuki. Credo che non aspetteranno troppo per agire. Notizie di Hinata Hyuuga? -

- Nessuna, spiacenti - Rispose il ninja dal volto semicoperto.

- Non mi preoccuperei Hokage-sama. Mia figlia è sempre stata un'incapace, una vergogna per il clan Hyuuga. Non sarà un pericolo per la sicurezza del nostro villaggio -

La donna non rispose, forse ammutolita dallo stupore per l'affermazione di Hiashi, quell'uomo non sarebbe mai cambiato.
Volse poi lo sguardo verso gli altri presenti.

- Kakashi, Jiraya voglio che Naruto sia in grado di difendersi, voglio che seguiate insieme i suoi allenamenti, non possiamo farci cogliere impreparati -

- Certamente Hokage-sama - Rispose il ninja-copia.

- Non temere Tsunade, Naruto è molto migliorato. Si è impegnato in quest'ultimo periodo sottoponendosi ad allenamenti intensi. Merita la nostra fiducia - affermò il sannin

- Lo sò perfettamente, Jiraya, ma non voglio correre rischi. Ve lo affido, andate! -

I quattro abbandonarono l'ufficio e, mentre Jiraya si dileguava con la solita scusa delle sue ricerche e l'austero Hyuuga si defilava, Kakashi e Konan camminavano fianco a fianco per le strade del villaggio.
Gli occhi di lei si muovevano osservando l'ambiente circostante: da diversi mesi che viveva a Konoha, ma ogni volta restava piacevolmente stupita dalla bellezza di quel luogo.
Sospirò profondamente prima di rivolgersi al compagno.

- Non posso credere che Pein voglia distruggere tutto questo. Se solo potesse vedere, se solo volesse vedere capirebbe che in fondo la pace si può ottenere anche senza la violenza. Qui è tutto così bello: gli abitanti si aiutano, si sostengono, hanno fiducia gli uni negli altri. Sembrano vivere tutti in perfetta armonia -

- E' la volontà di fuoco, l'eredità del Terzo Hokage. Noi siamo una grande famiglia - Le rispose lui sorridendole con l'unico occhio scoperto.

Non era la prima volta che si ritrovava a passeggiare con lui, il famoso Kakashi dello Sharingan, l'abile ninja-copia della foglia. Le piaceva la sua compagnia, nonostante non fosse una persona di molte parole e poi aveva sempre uno strano libro per le mani. Si conoscevano da poco, ma si era guadagnato il suo rispetto con quel suo attaccamento ai compagni e al lavoro di squadra. Lo osservava spesso durante gli allenamenti con i suoi allievi, Naruto e Sakura.

- Che ne dici di fare uno spuntino? - Chiese Kakashi mentre si trovarvano a passare davanti all'Ichiraku Ramen.

La donna annuì ed insieme entrarono nel locale dal quale proveniva una voce inconfondibile.

- Kakashi-sensei!- gridò il biondino seduto sullo sgabello.

 - Naruto possibile che tu viva unicamente di ramen! -

- Le ho lasciato giusto il conto da pagare, devo correre da Sakura! - affermò il ragazzino uscendo come un razzo.

- Ma guarda te... dove è finito il rispetto... solo qualche anno fa non si sarebbe permesso una cosa del genere...- disse il ninja-copia con aria depressa mentre scuoteva mestamente il capo.

Quel quadretto, quasi comico, fece sorridere l'ex nukenin. Da quando aveva accettato di seguire Jiraya abbandonando l'Akatsuki si ritrovava spesso a sorridere.
Per anni, mentre era al fianco di Pein, aveva dimenticato cosa volesse dire essere veramente felici, le mancavano le risate e il calore dell'affetto che aveva provato nel periodo in cui Jiraya si era occupato di loro, quando erano solo dei ragazzini. Le risultò impossibile, vedendo il giovane Naruto anch'egli allievo del Sannin, vedendo il suo sorriso, il suo carattere così solare, non chiedersi se anche Pein avrebbe potuto essere così se i tragici episodi che segnarono le loro esistenze non fossero mai accaduti.

- Anche Naruto ha sofferto molto - Affermò Kakashi quasi avesse letto nei pensieri della donna - E' cresciuto solo, senza genitori e, sin dall’infanzia, nessuno al villaggio gli rivolgeva la parola. Gli abitanti lo evitavano, non volevano aver a che fare con un mostro, com’erano soliti definirlo. Tutti gli portavano rancore, quasi dovesse espiare le colpe della Volpe -

- Eppure, vedendolo ora, non si direbbe che abbia conosciuto così tanto odio -

- Ha lottato per farsi accettare, si è impegnato dando tutto se stesso. Il suo sogno è diventare Hokage, vuole proteggere le stesse persone che inizialmente lo detestavano. Darebbe la sua vita per il villaggio. Ora la maggior parte di loro gli vogliono bene, lo stimano. Naruto ha una strana forza, è capace di creare un legame con chiunque venga in contatto con lui. Tutti quelli che sono entrati nella sua vita, anche se per brevi istanti, non hanno potuto far altro che diventare suoi amici. In lui è riposta la fiducia di molti. Che ti prende? - Chiese vedendo lo sguardo assente della ragazza.

- Niente, è solo che mi chiedo se... se quel ragazzo sarebbe capace di cambiare anche ... -

- Pein? bè, tutto è possibile per il ninja più imprevedibile della Foglia - Rispose lui sorridendo sotto la maschera.






Angolo dell'autrice:
Spero che questo accenno di trama vi abbia incuriosito almento un pochino e mi auguro di vedere qualche commento.
Al prossimo capitolo^^

Neji4ever


   
 
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