Una nuova vita

Non sapeva esattamente come si erano ritrovati in quella situazione, ma sapeva perfettamente come sarebbe finita. Erano numerose le volte in cui reprimeva i suoi piaceri e non sapeva dire esattamente come ci riuscisse ma alla fine non era riuscito a trattenersi. Aveva viaggiato a lungo e ne aveva incontrati tanti di ragazzi che lo facevano eccitare spaventosamente, eppure doveva placare il suo appetito sessuale per non essere scoperto. Ripensò a quando lo fece con lui la prima volta, quando la guerra di Marineford era terminata e insieme erano tornati a casa per separarsi in un secondo momento e re-incontrarsi anni dopo.
Quella sera la taverna era quasi vuota, logico dato che era ormai molto tardi, vi era entrato poche ore prima ma solo dopo aveva ordinato un bicchierino. Bicchierino che diede inizio ad una catena di bicchieri vuoti sul tavolo, per fortuna reggeva l'alcol e non era ancora ubriaco. Fece per portare alla bocca quello che doveva essere il dodicesimo o il quindicesimo bicchiere riempito di vodka, quando una voce lo fece fermare.

"Ace!" - era suo fratello Rufy che aveva sul viso un'espressione preoccupata.

"Perché sei qui?" - disse con tono pacato.

"Ma che domande fai? Ti stavo cercando. Mi avevi detto che saresti tornato subito a casa e invece sono passate ore! Credevo ti fosse successo qualcosa."

Lo sguardo del minore cadde sul bicchiere che suo fratello reggeva nella mano e lì capì di dover interrompere la scampagnata del fratello prima che fosse troppo tardi.

"Sei ubriaco?" - chiese quasi con esitazione, mostrando una certa paura nel chiederlo.

"No" - rispose il più grande con tono quasi freddo - "Sai che reggo benissimo l'alcol, nemmeno una botte da cento litri mi farebbe raggiungere il limite di sopportazione."

Il minore si avvicinò di più e allontanati via il bicchiere e la bottiglia, chiese alla signorina dietro il bancone di farle sparire. Poi tese la mano al fratello.

"Avanti torniamo a casa."

Dopo averlo fissato con uno sguardo di rimprovero, Ace si alzò e uscì dalla taverna ignorando Rufy che continuava a chiamarlo.
Si diresse verso il parco della città e con la notte a fare da dominatrice del cielo e un solo palo della luce a fargli compagnia si sedette su una panchina.
Trasse un sospiro di sollievo, e si mise a pensare alla battaglia di Marineford e a come sia miracolosamente sopravvissuto. Il tutto era stato possibile grazie a suo fratello, che ora però voleva solo respingere e tenerlo fuori dalla sua vita per un po'.

"Sapevo che saresti venuto qui."

Voltò la testa di scatto, meravigliandosi di trovarsi davanti Rufy che lo aveva seguito senza che se ne accorgesse.

"So perché mi respingi, ma sai meglio di me che questa storia non può andare avanti."

"Lasciami in pace, per favore"

"NO!" - la sua voce adesso emanava rabbia e Ace poteva capirne il motivo. - "Parliamone una volta per tutte."

"E di cosa vuoi parlare?"

"Del bacio. Di quel bacio che mi hai dato prima che te ne scappassi alla taverna per annegare il senso di colpa nell'alcol."

" Se è per questo allora possiamo anche non parlarne."

"Sappi che comunque la cosa non mi ha dato fastidio, se non l'avessi fatto tu... prima o poi lo avrei fatto io"

"Ma che cosa..." - stava per ribattere ma venne interrotto dal fratellino che non aveva ancora terminato la frase e lo guardava dritto negli occhi.

"Vorrei solo sapere perché, se non ti spiace ma anche se non vuoi dirmelo sappi che ciò che provo per te non muterà mai. Vorrei essere qualcosa di più di un semplice fratello per te Ace. Dammi almeno una possibilità."

Era allibito, non riusciva a credere che quelle parole fossero uscite proprio dalla bocca del fratello e cominciò a considerare l'idea che forse la Vodka in qualche modo gli aveva dato alla testa. 
Ma la domanda a cui doveva dare più peso in quel momento era il perché del suo gesto. Cosa lo aveva spinto a baciare suo fratello minore? Ripensò ancora una volta alla paura di essere etichettato come "sbagliato" dai suoi compagni di ciurma, quando facevano le loro scorribande c'era sempre qualcuno che in un certo senso gli ricordava Rufy e ogni volta pensava a come sarebbe stato poter stringere tra le sue braccia il corpo del minore, però non doveva lasciar trapelare nulla quando era in loro compagnia. I pregiudizi sull'essere il figlio dell'ex re dei pirata aveva influenzato parecchio la sua vita.
Poi venne a sapere dai suoi stessi uomini che loro avevano capito tutto e che non ostante ciò lo volevano comunque bene. L'imbarazzo però di dire una cosa del genere a Rufy, con la paura di un rifiuto lo faceva esasperare ancora di più. Ecco perché prima lo aveva colto di sorpresa e gli aveva infilato la lingua in bocca tenendolo strettamente saldato al suo petto. Per togliersi almeno una volta la soddisfazione di baciare le sue labbra.

"L'ho fatto perché... perché io ti amo. Ogni volta che incontravo qualcuno, che in qualche modo mi ricordava te, mi veniva in automatico pensarti e pian piano ho finito con il rendermi conto che la distanza tra noi mi stava distruggendo."

Rufy non disse nulla, semplicemente, si sedette vicino a lui e gli premette le labbra sulle sue. Un bacio che ben presto li avrebbe condotti ad altro.

"Tu non sai da quando volevo farlo."

"Ti amo, Ace."

"Ti amo anche io, e davvero tu non sai quanto."

Insieme erano pronti ad affrontare una nuova vita.