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Autore: Dangerous_Mind    05/01/2017    1 recensioni
"Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo.
Ti aspetterò laggiù”.
La meravigliosa storia d'amore fra la Regina Anna e D'Artagnan vista con gli occhi di lei.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TREDICESIMO 
 
Pioveva forte.
Pioveva come se tutta l’acqua del mondo volesse sommergere Parigi.
Pioveva come se qualche esotico Dio dell’acqua avesse improvvisamente preso in odio quel triste lembo di terra ed avesse deciso di scagliargli contro tutta la sua ira. Il cielo rombava minacciosamente in lontananza e periodici bagliori elettrici pulsavano nelle viscere delle dense nubi nere. L’estate era così: tutto sarebbe passato con la stessa velocità con cui era iniziato.

Anna era fuori, si era nascosta nei giardini ed era zuppa dalla testa ai piedi. Oltre il rumore dell’acqua poteva sentire le urla dei domestici che continuavano incessantemente e disperatamente a chiamarla.
«Maestà? Maestà? Dove siete?»
Non l’avrebbero trovata almeno finché lei non avesse deciso di tornare di sua spontanea volontà.  
Avanzò nel giardino e si piegò sulla vasca di una grande fontana spenta. L’acqua le rimandò il ritratto di una giovane donna con il viso pallido e i lunghi capelli castani incollati al viso. Sembrava uno spettro.
Ebbe pietà di sé e si allontanò da quel crudele specchio.     
 

D’Artagnan era al quartier generale e, nell’asciutto tepore del suo ufficio, osservava distrattamente l’esterno. Fuori c’era un forte temporale ed il campo d’addestramento dei moschettieri era praticamente allagato. L’indomani l’addestramento sarebbe sicuramente saltato, maledizione.
Tuttavia, oltre la siepe che divideva il campo dai giardini, poté scorgere nutriti gruppi di servi, armati di cappucci per proteggersi dalla pioggia, correre avanti e indietro sul prato. Cosa stava accadendo?
«La Principessa è scomparsa. Di nuovo.»
Athos entrò e si accomodò alla scrivania affianco.
Porthos, intanto, se ne stava in un angolo a scribacchiare documenti come se la cosa non lo riguardasse.
«La principessa Anna?» Chiese D’Artagnan.
«E chi altri sennò?»
D’Artagnan tornò a guardare fuori mentre un’ombra di preoccupazione gli calava sul volto.
«Forse dovremmo andare a vedere.»
«No Charles, non ci compete. Insomma, non è la prima volta che la Principessa fa una cosa del genere. Sono beghe fra reali. Restiamone fuori, i nostri compiti sono altri.»
D’Artagnan si rassegnò. Aveva anche una vaga idea di dove lei potesse essere ma era più che certo che neppure la sua presenza sarebbe stata gradita. Forse Anna aveva solo bisogno di stare sola.
 

Si era liberata delle scarpe ed aveva trovato quasi piacevole il contatto con la ruvida pietra del sentiero che stava risalendo. Forse portava alle stalle o forse ad un laghetto artificiale, non ricordava. Tuttavia pensò valesse la pena di continuare senza meta precisa. Era come in un sogno lucido, non sentiva né la pioggia e neppure i richiami incalzanti dei servi. Sentiva che si stava svestendo di quelle sovrastrutture che la rendevano prigioniera e provava un meraviglioso senso di eccitazione nell’essere sola e non vista, libera di fare qualsiasi cosa. Fu così che deviò il suo percorso dal sentiero al prato. Era passato più di un anno da quando, con le dame di corte, nella residenza reale di provincia, aveva camminato a piedi nudi sull’erba. Era umida e sentì le piante dei piedi inzaccherarsi di terra. Sorrise.
Si spinse ancora oltre, verso il lago artificiale, dove un grande albero riparava la riva dalla pioggia. Si stese in terra, chiuse gli occhi ed inspirò l’aria pregna di odori. Si posò le mani sul ventre che, sotto la sottile stoffa umida, era ancora piatto e liscio. Che strana sensazione. Era quello lo scopo della vita? Apprezzare il creato e tutte le creature del Signore non era forse il sommo fine a cui tendeva l’intelligenza umana? Anna espirò e pregò che qualche forza misteriosa la conducesse altrove, via per sempre. 

 
«Signore mio, che giornata!»
Fu Aramis, questa volta, ad entrare al quartier generale dei Moschettieri. Era bagnato fradicio.
«Cosa ti è successo? Perché sei così in ritardo?» Chiese Athos.
«La principessa Anna.» Aramis si tolse il mantello e lo appese alla spalliera di una sedia adiacente al camino. Sperava si sarebbe asciugato in fretta.
«La Principessa?» D’Artagnan, che stava compilando dei documenti, alzò gli occhi.
«Sì. L’ho ritrovata quasi per caso. Era al laghetto artificiale a sud della tenuta. Credo non stia molto bene.» Aramis intanto si era liberato di guanti, cappello e stivali e si stava scaldando vicino al fuoco.
Porthos, che fino ad allora se ne era stato zitto, diede voce ai suoi pensieri: «Come darle torto? Quella povera ragazza deve vedersela proprio brutta. Aver a che fare ogni giorno con la Regina Madre…»
«Smettila! Stai parlando della Regina di Francia! E questi non sono affari nostri!» Athos era particolarmente intollerante quando, anche se solo in via confidenziale, si facevano determinate affermazioni sulla famiglia reale. Da quel punto di vista era molto conservatore. D’Artagnan era d’accordo.
«Va bene, ma ho detto solo la verità. Razza di ipocriti.» Porthos sospirò, fece spallucce e tornò al suo lavoro.
Il fuoco scoppiettante era l’unico rumore nel silenzio. D’Artagnan era alla finestra ed osservava il punto in cui, oltre la siepe e nascosto fra gli alberi, vi era il laghetto.
«Cosa credi che abbia, Aramis?» D’Artagnan non riuscì a trattenere la sua necessità di sapere. Athos gli lanciò un’occhiataccia che lui ignorò.
«Non sono un medico, posso solo fare supposizioni…»

 
C’era una donna di bianco vestita, era seduta su di una nuvola ed aveva una scintillante corona poggiata sulla testa. Attorno a lei putti e satiri suonavano la tromba e la cingevano con un nastro d’oro. Un fascio di luce discendeva dal cielo e l’avvolgeva come a voler attribuire il suo potere a volontà divina. Anna non aveva mai fatto caso all’affresco che dominava il soffitto della sua stanza e lo trovò terribilmente bello.
Era al caldo, all’asciutto e avvolta in una coperta morbida e profumata. Fuori continuava a tuonare ed il grigiore del cielo rendeva scura e tetra la sua stanza. Una morente fiamma danzava sul ceppo consumato di una candela proiettando ombre traballanti sull’armadio.
«Brigitte?» Anna chiamò debolmente.
Qualcosa sobbalzò e poi si scosse. L’aveva svegliata?
«Maestà?»
Anna sapeva che da quel punto in poi il vuoto che aveva in petto era destinato solo a farsi più profondo. Pregò che esistesse un modo per non sentire, per anestetizzarsi, per rendersi momentaneamente sorda durante quella ramanzina che lei sapeva di meritare ma che, tuttavia, riteneva ingiusta. Provò a concentrarsi su altro, a ripensare al laghetto, all’erba bagnata sotto i piedi, al rumore della pioggia sulle fronde degli alberi ed alla sensazione di essere libera.
«…e che non accada mai più!!» Brigitte aveva parlato ma Anna non l’aveva sentita.
«Sì, Brigitte. Te lo prometto.»
Poi pensò a D’Artagnan. Lo odiava e non sapeva da dove provenisse tutto quel rancore. Avrebbe voluto sfogare su di lui la sua rabbia, picchiarlo, prenderlo a schiaffi e urlargli contro. In verità non sapeva neppure cosa avrebbe voluto rinfacciargli ma aveva bisogno di qualcuno che condividesse con lei quel profondo malessere. Era sola, come sempre.

«Mia cara, nelle tue condizioni non dovresti fare certe cose!» Aveva sentito i passi pesanti e veloci della Regina Madre già parecchi secondi prima che lei entrasse. Era rossa in volto ed aveva le labbra strette in un’espressione di profonda disapprovazione.
«Perdonatemi Vostra Maestà è che io…io…»
«Mio figlio non saprà nulla di tutto ciò. Appena tornerà ed apprenderà della vostra gravidanza sarà immensamente felice e potremo dimenticare questa giornata.»
Anna sperava che quella parola non venisse mai pronunciata.
Gravidanza”.
Sospettava di essere incinta ma quel termine le fece male ugualmente.
Ne era in grado? Era in grado di far nascere una nuova vita e di crescerla nel modo corretto? A tutto ciò si sommava la questione di Madame Hautefort, la lontananza di D’Artagnan e l’imminente ritorno di suo marito. Gli occhi le si inumidirono ma non pianse. 
  
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